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Autore: _Any    30/06/2013    7 recensioni
Avete presente quelle storie dove una ragazza ribelle e contro la società incontra uno dei Green Day e se ne innamora?
Ecco.
SCORDATEVELE.
Alice è tutt'altro che perfetta. Non è una ribelle, è timida, impacciata, maldestra e si lascia manipolare troppo facilmente.
Ha una sorella gemella e nessun amico, eppure le va bene così.
Ma una telefonata anonima metterà seriamente in crisi il suo piccolo mondo.
E se ci fosse qualcosa di buono anche nell'oscurità che circonda la sua gabbietta dorata?
Varrà davvero la pena di uscire?
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19 novembre 1988


«Cosa? Non se ne parla, andrò io a cercarlo.» tentò di fermarmi Billie.

Lo so, stavi solo cercando di proteggermi, ma oramai non ce n'era bisogno.

Prima o poi sarebbe dovuto arrivare il momento in cui l'avrei incontrato, anche se tutti continuavano ad opporsi.

«BJ, il concerto è in pericolo e abbiamo solo 45 minuti! Se proprio ci tieni cercalo anche tu, non possiamo permetterci di perdere altro tempo a discutere!» dissi muovendo qualche passo indietro, poi mi voltai e iniziai a correre.

Sì, sì, sì! Finalmente mi stavo liberando di quel velo di protezione così pesante che mi avevano imposto!

Solo ora capivo che io avevo sempre voluto farlo, avevo sempre voluto incontrare Tré, ma non avevo mai avuto il coraggio di cedere al mio istinto.

Che stupida!

Correre a quel modo mi stava liberando di tutto, a ogni passo cadeva un peso da me.

Un passo, cadde la mia paura.

Due passi, cadde la mia inettitudine.

Tre passi, cadde la mia indecisione.

Cadevano e di certo non sarei tornata indietro a raccoglierle.

Ero libera per la prima volta in tutta la mia vita!

Avevo preso una decisione da sola, seguendo l'istinto, senza neanche ragionare ed era perfetto così!


Mi fermai ansimante, di Tré non c'era traccia.

Controllai l'orologio, mancavano 38 minuti all'inizio del concerto.

Ripresi un attimo fiato, mi sentivo scoraggiata.

Avevo pensato che fosse probabile che si trovasse in quel posto, dopotutto il 7-11 era stato un rifugio per tutti noi per un bel po' di tempo.

Forse però era troppo ovvio, dopotutto lui aveva deciso di sparire, forse aveva scelto un posto più nascosto.

La mia corsa doveva riprendere, non avevo tempo.


Meno 30 minuti, bussai alla porta di casa sua.

Mi aprì una ragazza, supposi fosse sua sorella.

«Sì? Chi sei?» mi chiese.

«Tr... Frank è in casa?» chiesi col fiatone ignorando totalmente la sua domanda.

«Eh? Cosa? No... Ma chi sei, scusa?» mi chiese di nuovo perplessa.

«Grazie mille, perdona il disturbo!» la ignorai correndo già via.

Non avevo tempo per fermarmi a presentarmi, dannazione.

Dovevo correre, correre via da quella situazione!

Se l'avessi trovato mi sarei lasciata dietro tutto quello che ero stata prima, non mi importava di nient'altro.

Avevo tentato molte volte di combattere la mia debolezza, avevo sempre fallito.

Ma non quella volta!


Meno 27.

La mia corsa disperata stava iniziando a farsi troppo pesante.

Il mio corpo mi implorava di fermarmi.

Non ce la facevo più a continuare.

Ero al parco, mi lasciai cadere su una panchina, quella su cui lui mi aveva trovata quando ero fuggita di casa.

Quella da cui era iniziato tutto.

La mia testa mi diceva di correre ancora, di continuare per non fallire di nuovo.

Mi diceva che dovevo essere io a trovarlo, non doveva essere Billie o un altro di loro.

Ero io quella che aveva qualcosa da dirgli.

E non sapevo neanche cosa, a pensarci bene.

Cercai di riprendere fiato, non ce la facevo più.

Ero immersa nel silenzio di quella giornata quasi invernale, il vento mi stava facendo rabbrividire e la tensione non contribuiva a farmi stare meglio.

Dannazione.

Perché non lo trovavo?

Non avevo idea di dove cercare ancora.

Dove diamine si era cacciato?

Mi chinai in avanti, respirando affannosamente.

Notai un piccolo sassolino a forma di cuoricino tra la ghiaia sotto la panchina.

Ecco a cosa mi aveva portato innamorarmi, a quella esasperazione!

Non ne potevo più, non ne potevo più di niente!

Dannazione!

Diedi un violento calcio all'indietro a quello stupido simbolo che mi stava causando tanti guai. Quest'ultimo partì, lo seguii con lo sguardo e solo allora notai un viale che non avevo mai visto prima.

Possibile? Vivevo in quella zona da anni, come facevo a non essermene mai accorta?

Aveva un qualcosa di... mistico, era inquietante.

Mi alzai dalla panchina, ancora un po' stanca, mi ci avvicinai.

Era come tutte le strade di Berkeley, non aveva niente di strano, però sembrava diverso allo stesso tempo.

Ho sempre pensato che tutte le cose succedono per un motivo nella vita, anche l'aver trovato quella strada, in quel momento, magari significava qualcosa.

Non era un pensiero razionale, ma non avevo nulla da perdere, non avevo idee su dove cercare ancora.

Mossi qualche passo, piano, non ne potevo più di correre.

Mi sentivo stanca, mi girava un po' la testa per la fatica, al punto che improvvisamente mi sentii mancare il terreno sotto i piedi.

Caddi a terra, in maniera ridicola.

«Ahi...» mormorai mettendomi seduta.

Sospirai.

Guardai dietro di me.

Non ero semplicemente caduta, ero inciampata.

Beh, almeno non stavo così tanto male da non avere più il senso dell'equilibrio.

Senza neanche alzarmi mi avvicinai al sasso che mi aveva fatto finire a terra.

Si trovava dentro il terreno e aveva un colore marroncino.

Non era un sasso, era un qualcosa di seppellito, avevo davvero paura di aver capito cosa fosse.

Mi feci coraggio, estrassi quell'oggetto dalla terra.

Lo tirai velocemente fuori e quella assurda certezza mi assalì.

Sì, era quello che pensavo.

Una bacchetta da batteria.

Impallidii stringendola nella mano.

Che significava?

Un gesto così strano e in un certo senso estremo, cosa poteva significare?

Perché Tré avrebbe dovuto fare una cosa del genere?

Forse era per lasciare una traccia?

Ora sì che ero preoccupata.

Mi alzai, con le poche forze che mi rimanevano.

Dovevo raggiungerlo, ovunque fosse.

Raccolsi la bacchetta, me la infilai in borsa.

Ricominciai a correre, anche se sbandando. Non riuscivo a mantenermi perfettamente in equilibrio, ma ero disperata, non potevo fare altro.

Inizia a percorrere quello strano viale, lasciavo che la strada scorresse veloce, anche se sembrava non finire mai.

Non c'era nulla lì, non c'erano case, non c'erano persone.

C'era solo il silenzio, la città sembrava lontana kilometri da me.

A ogni passo la tensione, la mia tensione, cresceva.

Avrei corso fino allo scadere del quarantacinquesimo minuto se necessario, non potevo arrendermi!

Quasi non riuscivo più a pensare, quasi non mi importava più di niente.

Non sapevo perché avesse fatto tutto ciò, ma dovevo trovarlo!

Improvvisamente vidi una luce in lontananza, quel viale buio era finito.

Finalmente la luce del sole.

Mi fermai per riprendere un attimo fiato.

D-dannazione...!

Avevo il cuore che batteva a una velocità vertiginosa, mi girava la testa!

La corsa e poi anche l'emozione mi stavano facendo quell'effetto?

B-beh, nessuno aveva detto che Tré fosse esattamente alla fine del viale, perché stavo reagendo così?

Era solo il pensiero di rivederlo che mi riduceva in quello stato?

Era un mese che non lo incontravo, anche se volevo.

Mi era stato impedito dalla mia stupida testa e anche da chi voleva aiutarmi.

Non ero arrabbiata con chi ci aveva provato, dopotutto avevano solo cercato di farmi stare bene.

No, no.

Ero arrabbiata col fatto che non ero stata in grado di capire fin da subito cosa dovevo fare.

Ma oramai era tardi e il passato non potevo cambiarlo.

Ma il futuro sì.

Ed era quello che avrei fatto quel giorno, pensai facendomi forza.

Feci quei pochi passi che mi separavano dall'uscita del viale con decisione.

Eccomi, ero lì.

Ero pronta, finalmente.

Lasciai che la luce del sole mi accecasse un attimo.

Rimasi senza fiato.

Non avrei immaginato che dopo quel viale buio e solitario si aprisse un belvedere che dava sui monti intorno alla città e le campagne.

Era... bellissimo!

Faceva venire voglia di urlare!

Già, ma mi trattenni.

Sentii il mio cuore fermarsi quando vidi Tré pochi metri più in là, seduto sul muretto.

Tra le mani stringeva una canna o qualcosa di simile, guardava giù osservando il panorama.

Feci qualche passo verso di lui, nel silenzio, anche se la mia testa stava per scoppiare.

Immaginare di incontrarlo e averlo davanti per davvero era molto diverso, dopotutto.

Diamine, che confusione!

Cosa era che dovevo dirgli?

Ah, già, il concerto... me ne stavo dimenticando.

Che stupida.

Improvvisamente lui sospirò, iniziò a canticchiare qualcosa. Era una canzoncina sulle canne.

«Rolla, rolla, rolla una canna, girala alla fine, accendila, fatti un tiro e passala ai tuoi amici.» intonò senza distogliere lo sguardo dal paesaggio, poi si portò quella roba alle labbra e l'accese.

Sospirai, rumorosamente per il nervosismo.

Mi sentì.

Si voltò.

Rimanemmo entrambi paralizzati.

Ecco, ci stavamo guardando. Era da troppo tempo che non ci vedevamo.

«Lyss...?» mormorò lui perplesso.

Annuii facendo qualche passo in avanti verso di lui.

Già, ero proprio io.

Il cagnolino era tornato.

«Beh, è da un po' che non ci si vede, eh?» chiese lui con un tono di voce stranamente allegro, come se non fosse successo niente di niente in tutto quel tempo.

Quel modo di parlare mi diede decisamente fastidio.

Certo, non mi aspettavo che mi accogliesse con chissà quale cerimonia, ma il fatto che addirittura fingesse indifferenza mi diede fastidio.

Però... c'era qualcosa di anomalo nel suo modo di parlare.

Sembrava... esausto, come se non ce la facesse più neanche lui a reggere tutta quella situazione.

I suoi occhi erano stanchi.

«Cosa ci fai qui?» chiese dopo aver dato una boccata a quella canna.

Cosa ci facevo lì?

No, non era il momento di lasciarmi prendere dall'emozione.

Non dovevo più essere il cagnolino, non dovevo dimenticarmene.

«Vorrei chiederti la stessa cosa.» dissi con un tono di voce indefinito. «Perché sei sparito così? Il concerto inizierà tra meno di mezz'ora e con la tua fuga stai mettendo in pericolo...» iniziai.

«Ah, ho capito.» fui interrotta.

Iniziai a preoccuparmi, negli occhi di Tré era passato un fulmine di nervosismo.

Scese dal muretto, mi si avvicinò.

«Quando sono io a cercarti perché ti voglio parlare, ricorri ai mezzi più assurdi pur di evitarmi arrivando addirittura a sostituirti con tua sorella...» iniziò con un tono di voce sempre più pericoloso. «Ma se è Billie ad aver bisogno di me... allora cambia tutto, eh? Addirittura corri pur di trovarmi in tempo, giusto?» disse con rabbia guardandomi dritta negli occhi.

Cosa?

Abbassai lo sguardo intimidita.

D-dovevo solo riportarlo al Gilman, non dovevo perdere troppo tempo.

Forse avrei dovuto solo dargli ragione e muovermi a riportarlo lì?

«Comunque non ho intenzione di far saltare il concerto.» precisò all'improvviso, come se avesse letto nei miei pensieri.

Lo guardai perplessa, colta in fallo nella mia mente.

Perché? Perché doveva mettermi così in difficoltà? Voleva vendicarsi del fatto che per colpa mia non c'era più lo stesso rapporto di prima con gli altri?

Mi odiava, adesso?

«Io non volevo evitarti.» mormorai con la voce strozzata.

C-che diamine stavo dicendo?

Era patetico, non potevo parlare così all'improvviso.

Tré si allontanò di qualche passo da me.

«Lo so.» disse con voce totalmente diversa dopo.

Cosa?

Che... significava quel tono?

Alzai gli occhi interrogativa.

Che strana atmosfera.

Mi sembrava di essere in una sottospecie di sogno.

Forse era solo perché avevo il cuore che batteva troppo velocemente, forse era solo perché mi girava un po' la testa, ma tutto mi sembrava così evanescente, come se nulla fosse stato vero.

Né io né lui parlavamo in quel momento, dovevo dire qualcosa!

«Senti... di cosa mi volevi parlare?» gli chiesi all'improvviso, non sapendo neanche io dove presi il coraggio per farlo.

«Come?» chiese Tré colto alla sprovvista.

«Mi volevi parlare, no? L'hai detto anche tu adesso.» gli ricordai.

Mi fissò per qualche secondo, poi scoppiò a ridere all'improvviso di una risata lievemente isterica.

«Sai una cosa? Non ne ho la più pallida idea!» disse allontanandosi un po' da me.

«Come?»

«Davvero, è passato un mese e non ho capito bene neanche io cosa è che voglio dirti!» scosse la testa.

Incredibile.

La stessa identica cosa che era successa a me.

Non aveva senso!

«Lyss? Posso chiederti una cosa?» mi chiese all'improvviso dopo altri secondi di tesissimo silenzio, gettando via quello che era rimasto della canna.

«Sì?» chiesi timidamente.

Ed ecco che il mio tono di voce si faceva di nuovo debole.

«Tu... sei ancora innamorata di me?» mi chiese cogliendomi totalmente alla sprovvista.

Ma che razza di domanda era?!

Non volevo rispondergli e farmi di nuovo prendere in giro!

«C-che ti importa?» chiesi all'improvviso innervosita. «I-insomma, non c'è bisogno che ti preoccupi di una cosa del genere. N-non avremmo neanche dovuto iniziare a parlare di queste cose, l'unica cosa che ci dovrebbe importare adesso è il concerto, quindi...» iniziai a parlare senza fermarmi.

Ok, stavo andando in panico totale.

«Che te ne importa del concerto adesso? Ti ho già detto che non ho intenzione di farlo saltare, ma non credo che sarò in condizione di fare una buona esibizione se ci vado con tutti questi pensieri per la testa.» mi bloccò lui.

Ah, bene, mi ricattava.

Ma che credeva di fare?

Farmi anche prendere in giro così era troppo.

«... N-no, ok? Ci tieni proprio a saperlo? Allora ti dico di no!» dissi con voce troppo acuta.

Ma che diamine mi prendeva?

Ero di sicura arrossita miseramente, che figura.

Mi voltai iniziando a camminare come se avessi voluto andarmene.

«Perché menti così?» mi bloccarono le sue parole.

Mi voltai di nuovo verso di lui, arrabbiata.

«Chi sei tu per dire se mento o no? Ora sei così presuntuoso da non riuscire ad accettare che una delle tue ragazze non ci tiene più così tanto a te?» ringhiai quasi.

I miei pensieri stavano uscendo dalla mia bocca senza che neanche riuscissi a razionalizzarli.

Che mi prendeva?

«Io ci tengo a te!» mi disse lui raggiungendomi. «Qual è il tuo problema?» disse afferrandomi il polso, impedendomi di allontanarmi ancora. «Credi di essere troppo debole? È per questo che hai paura dei tuoi stessi sentimenti e lasci che siano gli altri a decidere per te? Chi ha deciso che mi devi odiare? Evelyn o Billie?» disse con rabbia anche maggiore della mia.

«Non ha senso quello che dici!» mi sentii quasi di svenire, la mia voce era uno squittio.

«Sì invece, lo sai benissimo!» mi strinse il polso più forte.

Ahi... faceva male...

«Mettitelo in testa una volta per tutte, Alice: tu non sei debole!» disse allentando la presa fino a lasciarmi.

«Tutti dicono e pensano il contrario, non ho mai fatto qualcosa per essere forte, mi sono sempre lasciata sopraffare dagli eventi!» gli dissi sentendomi la testa scoppiare.

«Sei stata tu a decidere di ospitare Billie, sei stata tu a decidere di staccarti da tua sorella, sei tu che sei scappata di casa e sei tu che hai trovato la forza di dirmi quello che pensavi, di dirmi che la situazione non ti andava bene. Sono gli altri che hanno deciso che tu sei debole, ma non è mai stato vero, Lyss! Anche io ci avevo creduto e anche tu.» disse lui, la sua voce era forte come non l'avevo mai sentita. Era davvero convinto di quello che stava dicendo.

Io ero... forte?

«Voglio solo sapere cosa pensi davvero, non voglio sapere cosa pensano gli altri, Alice.» concluse sospirando alla fine. Era esausto, come me.

Io...

Aveva appena affermato l'esatto contrario di quello che avevo pensato per anni, ero confusa! Cosa avrei dovuto dirgli?

Diceva che ero forte, ma ero sempre stata solo una stupida debole, no?

No?

N-non capivo!

Non capivo più niente!

No, no, no, non dovevo fare così.

Non importava del passato.

Io volevo essere forte, non importava com'era il mio passato.

Era nel presente che dovevo agire, questo contava.

Magari lui aveva ragione.

Io ero forte.

Io sono forte.

Alzai lo sguardo, trovai il coraggio di guardarlo dritto negli occhi nonostante il rossore pietoso sul mio viso.

Cosa pensavo davvero?

«Io ti amo.» confessai, senza neanche pensare.

Non avevo balbettato, l'avevo detto sul serio?

«P-però non mi lascerò usare.» dichiarai subito dopo abbassando lo sguardo.

«... Non voglio usarti. Non avrebbe senso.» disse lui allontanandosi un po'.

«Vuoi fare finta di niente allora?» chiesi con un filo di voce.

Tré vacillò, sembrava indeciso.

Che gli aveva preso? Era stato così sicuro di sé fino a quel momento, così aggressivo...

Anche lui abbassò lo sguardo, solo dopo un po' parlò.

«Non ci arrivi proprio, eh? Non hai proprio messo in conto la possibilità che potessi innamorarmi anche io di te?» confessò a bassa voce, quasi come se stesse parlando tra sé e sé.

Eh?

Come?

Mi sentii di svenire, non avrei retto quella conversazione ancora a lungo.

«Ti comporti come se di te non me importasse nulla, lo hai sempre dato per scontato, ma in realtà io ci tengo a te, Lyss.» aggiunse poi.

N-non potevo crederci.

Scoppiai a ridere, istericamente.

Tré mi fissò perplesso, preoccupato dal mio scoppio improvviso.

Era... questo?

Tutta quella tensione accumulata per questo?

«Non ci posso credere! Non ci posso credere! Era questo che mi volevi dire e io ho fatto di tutto pur di impedirtelo?» risi per l'ironia di quella situazione.

No, no, dovevo calmarmi, probabilmente sembravo del tutto impazzita in quel momento.

Improvvisamente la tensione si era allentata.

Altro che atmosfera romantica, quella conversazione era stata un incubo!

Mi venne quasi da piangere. Quando non c'è più la tensione della rabbia, tutto si trasforma in depressione.

«Sono un'idiota! Sono una dannata idiota!» riuscii a malapena a calmarmi dopo qualche secondo.

Rimasi in silenzio come una stupida, volevo dire qualcosa ma non riuscivo più a parlare.

Lasciai solo che le braccia di Tré mi stringessero.

Meglio, molto meglio.

Era solo di quello che avevo bisogno.

«Scusami. Sono un disastro.» gli sussurrai.

«Come se io fossi molto meglio.» mi sorrise lui rassicurante, prima di appoggiare con delicatezza le sue labbra sulle mie.

Finalmente.


«Che cazzo di fine avevi fatto razza di coglione?!» urlò Billie non appena ci vide arrivare.

«Ah, ecco, diciamo che l'atmosfera era un po' tesa e avevo solo bisogno di rilassarmi un po' e poi qui al Gilman non si può fumare quindi...» iniziò Tré con nonchalance.

«Non me ne fotte un cazzo di quello che volevi fare! Giuro che se non suoni decentemente ti spacco la grancassa sulla testa!» esplose mio cugino provocando le risate di tutti.

Alla fine anche lui cedette e scoppiò a ridere per le sue stesse parole.

La tensione era svanita del tutto per la prima volta dopo mesi.

Era... meraviglioso!

«Dai, diamoci una mossa. Dobbiamo iniziare tra pochissimo.» sorrise Mike. «Voi due andate a prendere posto.» aggiunse poi guardando me e Vyol.

«Vi voglio in prima fila, mi raccomando!» mi fece l'occhiolino Tré.

«Ah, già!» mi ricordai all'improvviso. «Hai “perso” questa prima.» gli sorrisi porgendogli la bacchetta trovata a terra.


«Ehi, Lyss, ma si può sapere che è successo tra voi due?» mi chiese Vyol mentre ci facevamo spazio tra la folla del Gilman.

«Parliamo dopo il concerto, ok?» le risposi sbrigativa.

Ora avevo bisogno solo di rilassarmi un po'.

Il Gilman non era molto grande, eppure era affollatissimo. Era l'unico locale punk di Berkeley rimasto dopo la chiusura del Mabuhay Gardens e il Farm, forse era per quello che vi si era riversata tanta gente così in fretta.

Dopo poco si accesero le luci sul piccolo palco, i Green Day fecero il loro ingresso prendendo i loro posti immediatamente.

Attaccarono subito con una canzone. Sì, la conoscevo era “1'000 hours”! Era una delle mie preferite!

Iniziai a cantare insieme a Vyol.

Erano in pochi a conoscerli, però anche chi non sapeva le parole delle canzoni si muoveva a ritmo, tutti erano coinvolti.

Come sempre era stupendo!

Amavo il fatto che inizialmente la canzone fosse solo con voce, chitarra e grancassa, che solo dopo esplodesse davvero. Creava tensione, creava aspettativa.

Perfetto!

Ovviamente non ci fu neanche un errore, tutti sembravano perfettamente a loro agio.

Billie ringraziò il pubblico dicendo che non poteva credere di non essere più solo il ragazzino che ascoltava, di essere finalmente dall'altra parte, il pubblico reagì con un boato.

No, dovevano permettergli di continuare a suonare lì, lo meritavano.

Nonostante tutta la tensione di poco prima, erano di nuovo lì più forti.

Erano tornati ed erano grandiosi!

E... beh, per una volta me ne presi anche un po' il merito, per una volta non avevo rovinato tutto come era accaduto in passato.

Perché io... ero forte!


Con un ultimo accordo e un'ultima rullata sui tom, il concerto finì.

Era stato semplicemente grandioso, non c'era troppo da dire.

Dopo qualche minuto la gente iniziò ad uscire dal locale, a muoversi.

Afferrai la mano di Vyol.

«Andiamo nel backstage?» le chiesi.

«Sì! Ah... Lyss? Credo che... vorrei parlare di quella cosa a Billie.» rispose lei quasi sottovoce mentre iniziavamo a camminare.

Non la potevo vedere dritta in viso, ma immaginai che stesse arrossendo.

Cosa?

Voleva... dichiararsi?

In quel momento?

Non poteva! Billie provava dei sentimenti nei miei confronti e lei neanche lo sapeva!

Dovevo dirle qualcosa?

«Ehm... Vyol...»

«Non ti preoccupare! Giuro che non farò scenate anche se mi dovesse dire di no. Io glielo voglio dire.» iniziò lei sognante.

«Vyol non è una buona idea dirglielo in questo momento.» risposi secca.

Lei si bloccò.

«Alice, perché mi dici questo?» mi chiese perplessa.

«S-siamo appena usciti da un periodo di forte tensione, credo che non sia il momento adatto...» cercai di giustificarmi.

«Ma io... insomma, sono anni che aspetto e avevo detto che mi sarei dichiarata solo quando avrebbero ottenuto qualche cosa di importante con la band, ricordi?» mi chiese.

«Sì, me lo ricordo, però oggi secondo me è meglio evitare.» cercai di convincerla disperatamente.

«Se non è oggi sarà domani, capirai che cambia! Io lo voglio fare!» si lamentò lei. «Davvero, non capisco perché ti preoccupi tanto!» disse lasciandomi la mano. «Sono stanca di aspettare.» concluse con tono drammatico prima di correre nel backstage lasciandomi indietro.

Diamine, perché era così impulsiva?

Sì, lo sapevo, in quel momento le sembrava la cosa giusta da fare, probabilmente era anche lei un turbinio di sentimenti confusi...

Però forse era giusto così.

La scelta era tra il lasciare che si dichiarasse e l'impedirglielo per sempre.

Prima o poi l'avrebbe fatto e non avrebbe neanche aspettato troppo a lungo.

Anche lei aveva fatto una scelta e non volevo fermarla.


«Alice, che fine avevi fatto?» mi chiese Mike appena riuscii ad entrare.

«Ho perso Vyol nella folla, scusate.» sorrisi.

Sentii il suono della porta sul retro che si chiudeva.

A quanto pare era già partita all'attacco.

Troppo tardi.

«Lyss! Com'è andata?» mi saltellò incontro Tré.

«Benissimo!» sorrisi un po' sovrappensiero.

«... Sicura?» chiese notando la mia espressione.

«Sì, sì! Scusami, oggi è stata una giornata un po' stancante.» sorrisi.

Potevo solo sperare che non la prendesse troppo male.


La porta si riaprì.

Vyol entrò dentro il backstage con gli occhi rossi e col trucco un po' sciolto, Billie la seguì subito dopo richiudendo la porta.

Era accaduto quello che temevo.

«Vyol! Che è successo?» le chiese Mike sinceramente preoccupato appena la vide.

«Lascia stare, ne parliamo dopo.» rispose lei con un sorriso un po' malinconico.

Immediatamente mi avvicinai a Billie.

«Che vi siete detti?» gli chiesi a bassa voce, anche se riuscivo già a immaginarlo.

Billie sospirò.

«Mi si è dichiarata e l'ho rifiutata. Starà male per un po', forse verrà da te a piangere dicendo che la sua vita è finita e che è destinata a rimanere sola... è più o meno quello che ha detto a me.» mi rispose con lo stesso tono di voce per non farsi sentire.

«E tu che le hai risposto?»

«Che non ha il diritto di dirlo, lei non è sola. Mike le muore dietro e lei lo ignora. Lui le si è addirittura dichiarato e lei non gli ha neanche risposto.»

Eh?

Cosa?!

Era lei la ragazza segreta di Mike?

Improvvisamente caddi dalle nuvole e a stento mi trattenni dal cacciare un urletto di stupore.

Ma certo, era ovvio! Tutto tornava così! Ero stata un'idiota a non capirlo prima!

«Anche se non vuole stare con lui non ha il diritto di dire che è sola. E poi, sai... non è finita finché non sei sottoterra, no?» mi sorrise Billie.

Gli sorrisi a mia volta.

«Giusto.» gli dissi semplicemente senza aggiungere nient'altro.

Era così che volevo ragionare.

Per quanto nella vita ti possa andare male, finché sei vivo, finché hai una famiglia, degli amici che ti vogliono bene, una sola persona nel mondo che pensa di amarti... beh, allora vale la pena di combattere perché non è finita finché non sei sottoterra, non è finita finché non è troppo tardi.

«Ah, comunque, Billie... volevo solo ringraziarti, per tutto l'aiuto che mi hai dato in questo periodo. Grazie.» gli sorrisi dolcemente.


«E... quindi al 99% ci fanno suonare di nuovo lì.» concluse il suo calcolo statistico Tré mentre mi riaccompagnava a casa dopo che tutti gli altri se n'erano andati: Vyol era uscita con Mike e Billie invece doveva andare in un'altra direzione, quindi eravamo rimasti solo noi due.

«Beh, è ottimo, no?» sorrisi.

«Già! E c'è anche il 78% di probabilità che tra un paio d'anni i Green Day saranno famosi con regolare contratto discografico.» sorrise anche lui.

«Ora non esagerare.» gli risposi ridendo.

«E perché no? Se non ci credi certe cose non si avverano.» mi riprese.

«Ok, ok. Allora mi preparo. Tra un paio d'anni sarò la cugina di un cantante famoso in tutto il mondo!» esclamai.

«Ti conviene farti autografare qualcosa nel frattempo, sai quanti soldi potresti farci?» scherzò Tré facendomi scoppiare a ridere di nuovo.

«Allora domani ti porto un po' di cose da firmare, ok?» sorrisi aprendo il cancelletto del giardino di casa mia.

Già ero arrivata e non me ne ero neanche accorta...

«Questo significa che domani ci vedremo?» mi chiese lui seguendomi nel giardino.

«Se ti va...» gli sorrisi fermandomi davanti alla porta di casa.

Mi voltai, Tré mi sorrise, poi appoggiò le sue labbra sulle mie con delicatezza.

Chiusi gli occhi.

«Allora a domani, Lyss.»

Nota: questo non è l'ultimo capitolo.

_________________________________Authoress' words

Alloraaaa! Questo capitolo è molto più lungo dei precedenti, sono ben nove pagine.

Non ho molto da dire se non che sono esausta e sto scrivendo da ore.

E che a quanto pare ho tendenza al fluff. u.u

Bene, a parte questo, vi dico che vi aspetto domenica prossima con l'ultimissimo capitolo, stesso giorno, stesso sito, non potete sbagliare!

Yeeeeeeh!

*sviene per la fatica*

   
 
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