Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |       
Autore: _Princess_    14/01/2008    32 recensioni
“Per favore, mi scusi…” Una delle guardie si voltò e le rivolse uno sguardo interrogativo. “Ha visto una bambina?” gli chiese Nicole, sull’orlo delle lacrime. “È piccola, alta così,” e misurò circa un metro da terra con la mano. “Bionda…”
La guardia cambiò rapidamente espressione: sembrava quasi divertito. Nicole non condivideva il sentimento.
“Ha un vestitino rosso, per caso?” indagò l'uomo.
“Sì!” Nicole trasse un sospiro di sollievo, cominciando a riacquisire il controllo delle proprie emozioni. “L’ha vista?”
La guardia lanciò una rapida occhiata alla propria sinistra e le rivolse uno sguardo penetrante.
“Signorina, credo che l’intera arena l’abbia vista.” Disse, e si voltò ad additare il palco. E là, proprio al centro dello stage, tranquilla come se nulla fosse – come se non ci fosse stata tutta quella gente a guardarla a bocca aperta – c’era Emily, con il suo ragno di peluche in mano, e stava andando dritta dritta verso Bill.
Oh, merda.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Heart Of Everything' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota dell'Autrice: ho scritto questa storia senza il minimo scopo di lucro, per puro divertimento personale. Fatti e persone riportati non hanno la pretesa di rispecchiare la realtà o di rappresentarla in alcun modo, e qualunque dettaglio possiate riconoscere non appartiene a me.


---------------------


And I don't know where I am
Should she really say goodbye?
So happy and so young
And I stare... But...
I can't find myself
I can't find myself
I can't find myself
I can't find myself
I got lost in someone else

[The Cure, Lost]






***





“Farà schifo.” Imprecò Tom, ciondolando per il camerino con la quarta sigaretta della serata fra le dita ed assestando calci casuali a tutto ciò che gli capitava a tiro. Il countdown segnava dieci minuti allo spegnimento delle luci, seicentocinque secondi all’inizio dello show, e nessuno sembrava soddisfatto di qualcosa. “Farà tutto schifosamente schifo.”

Sprofondato in una poltrona con la testa fra le mani, Georg emise un rantolo frustrato.

“Il nuovo tecnico luci va licenziato prima di subito.” Si lamentò, sfregandosi gli occhi. “È un incompetente.”

“Vero,” confermò Bill, il respiro praticamente inesistente. “E per di più ha rotto già due dei nostri riflettori più costosi.”

Borbottii sommessi di assenso.

Andrà tutto male.

La tensione era palpabile ed in costante aumento, i loro muscoli rigidi e freddi, le loro menti in completo blackout. Quattro battiti cardiaci in fibrillazione.

Nulla funzionerà.

Chiusi in quella stanza troppo piccola, i quattro componenti dei Tokio Hotel respiravano la stessa aria densa di ansia e tensione, e si guardavano l’un l’altro pieni di sconforto.

“Un disastro, ecco cosa sarà,” berciò Gustav, strappandosi di dosso la cuffia connessa al riproduttore mp3. “Il peggio del peggio.”

Deluderemo tutti quanti.

Qualcuno bussò alla porta e li invitò ad uscire, e loro, obbedienti ma con una buona dose di riluttanza, seguirono Saki fino al backstage, dove decine di persone si affaccendavano per i preparativi dell’ultimo minuto.

Al di là dei pannelli scenografici, il pubblico già urlava in preda all’eccitazione.

Gustav serrò le dita fasciate di scotch bianco attorno alle proprie bacchette.

Merda.

Gli occhi di Bill si sgranarono mentre lui perdeva la cognizione di tempo e spazio.

Merda. Merda.

Tom si sistemò per la milionesima volta l’auricolare ed aggiustò senza alcun motivo la visiera del berretto.

Merda. Merda. Merda.

Il cuore di Georg si fermò nell’esatto istante in cui l’eco di una voce lontana ordinava loro di prepararsi.

Merda. Merda. Merda. Merda.

“Cinque secondi!”

E le luci si spensero.

“Quattro!”

E il pubblico esplose.

“Tre.”

Loro quattro sul palco.

“Due.”

Adrenalina alle stelle nel buio assoluto.

“Uno.”

Un’esplosione di luce su Bill con il microfono in mano, la mano tremante.

Urla, grida e strilli in un crescendo spaventoso di decibel ed isteria.

Pulsazioni intrappolate in emozioni soverchianti. Un attimo di nulla.

Poi l’ouverture.

“Ciao, Parigi!”

E tutto cominciò.

***


Parigi era magica. Lo era sempre stata, fin da quando Nicole era bambina e i suoi genitori portavano lei e sua sorella maggiore Brenda a fare shopping sugli Champs Elyseés per Natale, con tutti quei milioni di luci e persone che affollavano le strade. Certo, era molto diversa dalla sua Lipsia, ma forse era per quello che l’aveva sempre trovata così affascinante.

Ma adesso – in quel preciso istante – Parigi non era semplicemente magica… Parigi era magia pura.

E Nicole si mangiava con gli occhi lo spettacolo che aveva davanti a sé: un’arena immensa e colma fino all’ultimo centimetro occupabile, viva come se si fosse trattato di un’unica creatura pulsante di entusiasmo, e quella grande creatura, quella sera, aveva voce solo per loro, per i quattro ragazzi che, da laggiù, sul palco, venivano acclamati come divinità discese sulla terra.

Forse, in effetti, un po’ lo erano.

Nicole li osservava rapita da non molto lontano, la mano di Emily stretta nella sua, mentre anche lei fissava i ragazzi come se fossero stati tutto ciò che al mondo c’era da vedere, gli occhioni spalancati dall’emozione.

“È bellissimo.” Aveva sussurrato Emily con un fil di voce, quando erano entrate e si erano sistemate davanti alle transenne, sulla sinistra del palco.

Ora tutto stava per finire, perché An Deiner Seite già risuonava con le sue prime note, e dopo quello, tutto si sarebbe spento, la folla sarebbe svanita, e tutto ciò che sarebbe rimasto della grande creatura adorante era un involucro di cemento vuoto e silenzioso, la cui anima stanca ma felice si sarebbe dispersa per la città raccontandosi quella serata che nessuno di loro avrebbe mai dimenticato. Magica, appunto.

Completamente ipnotizzata dalla bravura del gruppo, Nicole si raccolse rapidamente i capelli in una coda, facendo ben attenzione a non perdere nemmeno un nanosecondo del concerto che aveva atteso per mesi.

Forse anni, forse di più… Forse li aspetto da una vita, inconsciamente. Ed è valsa la pena di questa lunga attesa.

“Ti è piaciuto, vero, Emily?” domandò Nicole, sorridendo, lo sguardo concentrato su Bill che cominciava a cantare. Nessuna risposta le tornò indietro. “Emily?” guardò al proprio fianco e, con orrore, vide che Emily era scomparsa.

Tre secondi. Per tre miseri secondi – per quegli stupidi capelli – le aveva lasciato la mano, e ora lei era svanita nel nulla, e chissà dov’era finita, in mezzo a tutta quella gente. Chissà cosa le sarebbe potuto succedere.

Chissà… Che parola orribile, sembrava. Una porta aperta su mille possibilità, o anche di più.

Nicole sentì un vuoto soffocante scoppiarle nel cuore.

Panico.

“EMILY!”

***


“Mi scusi,” Nicole arrancò disperata tra la folla in direzione dei bodyguards, sforzandosi di non farsi soffocare dalla calca di ragazzine in delirio che la sballottavano in ogni direzione. “Per favore, mi scusi…” Una delle guardie si voltò e le rivolse uno sguardo interrogativo. “Ha visto una bambina?” gli chiese Nicole, sull’orlo delle lacrime. “È piccola, alta così,” e misurò circa un metro da terra con la mano. “Bionda…”

La guardia cambiò rapidamente espressione: sembrava quasi divertito. Nicole non condivideva il sentimento.

“Ha un vestitino rosso, per caso?” indagò l'uomo.

“Sì!” Nicole trasse un sospiro di sollievo, cominciando a riacquisire il controllo delle proprie emozioni. “L’ha vista?”

La guardia lanciò una rapida occhiata alla propria sinistra e le rivolse uno sguardo penetrante.

“Signorina, credo che l’intera arena l’abbia vista.” Disse, e si voltò ad additare il palco. E là, proprio al centro dello stage, tranquilla come se nulla fosse – come se non ci fosse stata tutta quella gente a guardarla a bocca aperta – c’era Emily, con il suo ragno di peluche in mano, e stava andando dritta dritta verso Bill.

La musica si era fermata, e tutti i presenti – band compresa – stavano fissando la bimba, e la indicavano, e bisbigliavano – qualcuno protestava – e lei se ne stava là, perfettamente a proprio agio nonostante il frastuono e le luci troppo forti che la facevano brillare come una piccola ciliegia fuori posto tra quella gente. Tutto attorno, diciottomila persone si chiedevano a voce alta cosa ci facesse una bambina di quattro anni sullo stage.

Ma Bill non si scompose troppo, almeno in confronto a chiunque altro. Andò verso Emily con un grande sorriso amichevole e le offrì la propria mano, che la piccola accettò senza troppi complimenti. Bill, apparentemente divertito, le fece salutare il pubblico, e lei lo assecondò, sventolando tutta compiaciuta la mano che ancora stringeva il grosso ragno nero.

Nicole imprecò fra sé e sé, mentre la mandibola le cedeva.

Lei non poteva saperlo, ma il suo pensiero riprese esattamente quello che i quattro ragazzi che ora sorridevano ad Emily avevano pensato solo un paio d’ore prima.

Oh, merda!


---------------------


Note: eccomi qui con la questa mia storia che da un po' mi frullava in testa. Non l'ho ancora sviluppata tutta, ma la trama è già ben delineata nella mia testa, e spero che vorrete onorare questo breve capitolo introduttivo (i prossimi saranno più lunghi) con delle recensioni. Ci sarà un po' di tutto nei futuri sviluppi: amicizia, amore, incompresioni, malintesi, gelosie, e immancabili impervisti. Per ora, grazie per aver letto fin qui, e danke a chi recensirà. Alla prossima!

P.S. Dimenticavo di aggiungere la traduzione della canzone che ho citato in apertura, per chi non sapesse l'inglese:

E io non so dove sono
Lei dovrebbe davvero dire addio?
Così felice e così giovane
E resto a guardare... Ma io...
Non riesco a trovare me stesso
Non riesco a trovare me stesso
Non riesco a trovare me stesso
Non riesco a trovare me stesso
Mi sono perso in qualcun altro
.
   
 
Leggi le 32 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: _Princess_