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Autore: DDimples    30/06/2013    2 recensioni
Quando arrivammo a Roma fui il primo di noi sei a scendere dall’aereo, trattenendomi a stento dal baciare il terreno. Fu David a farlo. Si inginocchiò e poi si distese con eleganza sulla bella pista sporca dove c’erano passate centinaia di ruote di aerei. E naturalmente la baciò.
-Oh, ehi, David!- Esclamò Seb scendendo dall’aereo ancora assonnato. –Hai trovato finalmente una ragazza! Complimenti amico!-
-Stà zitto.- Ribatté David.
-Per favore! Cerchiamo di non attirare troppo l’attenzione.- Sbottai io.
-Rilassati Chuck.- Mi rispose Pierre sbadigliando con una calma irritante. –Siamo in vacanza!-
Già. Una rilassante vacanza. Questo doveva essere.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chuck Comeau, Jeff Stinco, Nuovo personaggio, Pierre Bouvier, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ebbeeeeene, questa è la mia prima fanficiton. Vi dico subito che non aggiornerò con regolarità la storia, visto che siamo in estate e sarò spesso via, e anche che la mia ispirazione va e viene quando gli pare.
Ma, basta parlare, leggiamo piuttosto.
Aurevoir *saluta con la mano* 

*




~~Instabilità. Questo è tutto quello che ricordo del volo, visto che dormì per tutta la durata tranne i primi dieci minuti. Questo perché volammo in piena notte, e non perché mi sentissi tranquillo. No, non lo ero per niente, dato che era un aereo vecchio e mal ridotto. Ma che ci vuoi fare, sono voli last minute.
Ah, un’altra cosa ricordo. Che Pierre crollò sulla mia spalla prima ancora di decollare, e che a fine tragitto mi aveva lasciato una chiazza di bava e una spalla dolorante. Quando arrivammo a Roma fui il primo di noi sei a scendere dall’aereo, trattenendomi a stento dal baciare il terreno. Fu David a farlo. Si inginocchiò e poi si distese con eleganza sulla bella pista sporca dove c’erano passate centinaia di ruote di aerei. E naturalmente la baciò.
-Oh, ehi, David!- Esclamò Seb scendendo dall’aereo ancora assonnato. –Hai trovato finalmente una ragazza! Complimenti amico!-
-Stà zitto.- Ribatté David.
-Per favore! Cerchiamo di non attirare troppo l’attenzione.- Sbottai io.
-Rilassati Chuck.- Mi rispose Pierre sbadigliando con una calma irritante. –Siamo in vacanza!-
Già. Una rilassante vacanza. Questo doveva essere.
Ci avviammo dentro l’aeroporto per prendere le nostre valigie, e dato che non c’è mai fine al peggio, persi anche la valigia. Non bastava il volo in piena notte, con una grandissima possibilità di cadere da un momento all’altro, e i sedili scomodi, no! Dovevo anche perdere la valigia.
Una volta informatomi, scoprì che la valigia era stata caricata sul volo sbagliato, e che a qualunque aeroporto fosse arrivata l’avrebbero rispedita all’indirizzo scritto nell’etichetta. Già, peccato che l’indirizzo fosse quello di casa mia, e quindi mi resi conto che la valigia sarebbe andata in Canada mentre io mi facevo una vacanza in Italia. Menomale che le cose importanti erano nel bagaglio a mano.
-Allora Jeff, - Disse Patrick mentre ce ne stavamo uscendo dall’aeroporto. –Dove ci aspettava il tuo amico?
-Ha detto che ci avrebbe aspettato fuori.- Rispose Jeff.
Più che amico, era un suo lontano, lontano, lontano parente che di cognome faceva comunque Stinco. Si era offerto di ospitarci, così che potessimo risparmiare sull’Hotel.  Non appena uscimmo dall’aeroporto fummo abbagliati da un sole primaverile quasi estivo delle dieci, e ci accorgemmo che era un po’ troppo caldo per essere maggio. Non facemmo in tempo a chiedere a Jeff dove diavolo si fosse cacciato il suo amico che lui corse ad abbracciare un ragazzo sui vent’anni, o forse la stessa età di Jeff, cioè ventuno. No, parliamoci chiari. Sarebbero stati ventuno ad agosto. Il ragazzo aveva una folta chioma mossa, a differenza di Jeff, di colore castano chiaro, e due grandi occhi verdi.
-Ragazzi,- Disse Jeff sorridendoci. -Lui è Samuele, mio…lontano parente!
-È un piacere per me conoscervi, - Ci disse. –Jeff mi ha detto che state pensando di fare musica.
-Già!- Risposi io. –La band ce l’abbiamo, ma ci manca un contratto con una casa discografica! Ci stiamo lavorando.
-Lui è Chuck, quello è Pierre, poi c’è David, Sébastien, che puoi chiamare Seb, e infine c’è Patrick, che non suona nessun strumento ma che ci aiuta.- Spiegò Jeff indicandoci uno ad uno.
-Ok, se per voi va bene direi di avviarsi a casa, così potrete posare i vostri bagagli e mettervi qualcosa di più leggero e non soffrire il caldo.- Disse Samuele quasi leggendomi nel pensiero.
Chiamò due taxi (poiché in quel momento non erano disponibili taxi da otto posti) i cui tassisti, caricarono le nostre numerose valigie senza riuscire a trattenere qualche lamentela o offesa in dialetto. Uno era un po’ più grande, mentre l’altro più piccolo. Entrambi da cinque posti ciascuno. Decidemmo di dividerci tre e quattro, e nel taxi più grande ci montarono Jeff, Samuele, Pierre e Patrick. Mentre io, Seb e David, da poveri sfigati, entrammo in quello piccolo. Poiché dopo aver viaggiato tutta la notte le nostre menti sono sveglie, a nessuno di noi venne in mente di occupare il posto davanti, e ci stringemmo come idioti tutti e tre dietro. Feci il tremendo errore di mettermi in mezzo, e fu un viaggio infernale. Penso che la cosa che mi diede più fastidio, peggio dell’aria condizionata assente, fu il tassista che, con la radio a tutto volume cercava di intonare le canzoni che passavano. Quindi, oltre ad essere tutti e tre bagnati di sudore, avevamo i timpani fracassati.
L’unica nota positiva era che, sia io, sia Seb e sia David eravamo magrolini e con spalle di modeste dimensioni, così un po’ più larghi riuscimmo a stare. Anche se mancava l’aria, Seb era sul punto di svenire. La conclusione fu che non appena scendemmo dal taxi, considerammo che era stato un viaggio peggiore della traversata in aereo dove avevamo rischiato di morire.
Mmh. Non male direi.
Entrammo dentro la casa, di modeste dimensioni. Una volta entrati dentro ci accolse un ampio salotto, con tanto di televisore a quaranta pollici, mentre a sinistra c’era una tavola rettangolare che precedeva la cucina. Nel mezzo fra il salotto e la sala da pranzo c’era una porta, attraverso la quale si andava nel corridoio. Samuele ci mostrò nel corridoio due bagni e le due camere da letto. Disse che lui avrebbe dormito al piano di sopra, al quale si accedeva tramite una scala a chiocciola posta in fondo al corridoio, e poi precisò che i letti erano cinque, tre e due, e che uno si sarebbe dovuto accontentare del divano. Pierre si offrì volontario, ed io non protestai. Andai in camera con Jeff e Patrick, ultra contento di non dormire insieme a David, dato che l’ultima volta che lo avevo fatto non avevo dormito tutta la notte a causa del suo continuo parlare nel sonno. Informai tutti che mi sarei fatto vedere solo dopo essermi fatto una doccia, e anche Seb e David fecero lo stesso. Samuele ci aspettò in salotto e nonostante mi fossi fatto una doccia e me la fossi presa comoda, quando lo raggiunsi mi resi conto che ero stato il secondo. Nel salotto c’erano solo Samuele e Jeff, che parlavano un po’ degli anni passati. Mi avvicinai a loro, cercando di non inciampare nei vestiti che erano quelli che Patrick mi aveva prestato, e quindi ci sguazzavo dentro da quanto mi erano larghi. Quando mi vide, Samuele mi lanciò un sorriso.
-Oh! Bene Chuck! Pare che gli altri ancora non si siano degnati di raggiungerci! Comunque che dici? Pronto a divertirti?
Aveva una luce folle negli occhi, e ciò non mi piacque per niente.
-Direi di andarci piano con le cavolate!- Mi venne d’istinto dire.
-Si, beh, lui è molto…responsabile…- Disse Jeff notando lo stupore di Samuele.
-Oh, tranquillo Chuck! Responsabili lo saremo tutti, ognuno delle proprie azioni! Ci divertiremo un po’ e basta!- Rispose Samuele –Tanto siete tutti maggiorenni no?
-Beh, no, Seb non ancora!- Mi affrettai a rispondere io, sperando di aver buttato giù un folle piano di Samuele, anche se, se fosse stato qualcosa di folle, Seb sarebbe stato il primo ad andargli dietro. Era più per me il problema.
-E quanti anni ha?
-Diciassette! Diciotto a giugno!- Risposi io.
-Eh allora! È il quindici maggio! Sono diciotto per me!
-Non legalmente!- Ribattei io. Jeff mi guardò con aria di supplica, quasi per chiedermi di interrompere la conversazione. Per fortuna scesero tutti gli altri.
 -Allora, immagino sarete pronti per il divertimento!- Esclamò Samuele mentre gli lanciavo un’occhiataccia.
-Prontissimi!- Esclamò Seb, con gli occhi che gli brillavano.
-Cominceremo col vedere la città! Avete mai visitato Roma ragazzi? No? Beh, rimedieremo.-
Samuele, alzatosi, afferrò un mazzo di chiavi da sopra una mensola e se li mise in tasca, poi spalancò la porta di casa e ci fece cenno di uscire. Una volta fuori respirai profondamente.
“Che la nostra vacanza abbia inizio” pensai.
 
  
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