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Autore: Claire DeLune    01/07/2013    1 recensioni
Noi donne abbiamo dei bisogni che forse confondiamo con dei doveri. Attività estetiche acquisiscono la stessa importanza di visite mediche importanti.
Cecilia Casiraghi, tra frasi sconnesse e dialoghi sgangherati, ci racconterà una sua giornata tipo.
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender, Incompiuta
- Questa storia fa parte della serie 'Sfaccettature di Vita'
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Gradisco volentieri ogni tipo di critica e consiglio.
Spero che vi piaccia e che mi aiuterete a migliorare.
Siate liberi di darmi spunti e di farmi notare eventuali errori di battitura (quando scrivo di fretta capita)
Mi auguro davvero che il mio stile di scrittura sia piacevole. Buona lettura :)

   Non volevo aspettare un mese per una visita, così prenotai privatamente. In effetti il tempo guadagnato con il doppio dei soldi in più, era solo la metà del tempo iniziale. 50€ per 15 giorni.

   Entrai nello studio, salutando educata.

   “Buongiorno”.

   La cassiera dietro il bancone mi guardò di sottecchi, “Ha una prenotazione?”.

   “Sì. Cecilia Casiraghi”.

   “Strappata in corsa al giorno 20 marzo del calendario persiano?”

   “Esattamente”, sorrisi.

   “Sì accomodi pure, mentre attende il dottore”.

   Mi incamminai verso le cyclette, inciampai su una scatola imballata con lo scotch. Sul cartone era stampato a lettere cubitali “ROMPERE”. Aprii la scatola e al suo interno trovai dei giocattoli che giocavano a shanghai con delle sigarette al mentolo.

   Li salutai cordialmente.

   “Chiudi stiamo suonando il clavicembalo elettrico” abbaiò l’alieno di gomma di Toy Story.

   “Mi scusi”.

   Mentre richiudevo la scatola, sentii un bit classico, seguito da un “Oooooooh” di ammirazione.

   Scavalcai la casa-scatola giocattolo, finalmente raggiunsi le poltrone, mi ci misi sopra stando eretta ed afferrai il manubrio.

   “Che ore sono, che ero sono?” urlò il pendolo.

   “Ehm... non lo so... il 29 febbraio koreano, forse. Non ho l’orologio”.

   “Nemmeno io”, sogghignò l’orologio coi numeri eschimesi.

   “Il dottore la sta aspettando, stanza Sottosopra”.

   Annuii.

   Entrai di schiena. Salutai il medico garbatamente.

   “Si accomodi. Bella giornata di luna, eh? Tolga i vestiti e si sistemi sul tapis-roulant”. Eseguii.

   Il dottore mi fece qualche domanda, mentre mi spalmava un cera gelida sulle cosce, “E’ asessuata?, fa uso di caffè decaffeinato o tè deteinato?, ha mai preso la tintarella ai capelli?”

   Feci spallucce ammodo.

   Il dottore accese il tapis-roulant su modalità “passeggiata”. Cominciai a correre frenetica. Poi egli cominciò ad amputarmi i peli delle gambe. Osservai il nastro adesivo telato americano - quello grigio s’intende - che sgraziatamente il medico mi posava attorno al fallo decisamente poco maschile. Solo in quel momento mi resi conto che il ginecologo si era fatto la ricostruzione delle unghie. La sua french era perfetta e scorticata.

   La velocità del tapis-roulant diminuì. Accellerai.

   “E’ pronta?”.

   “Vada”.

   Un netto strattone e via tutti i capelli del Sud. Piansi dal ridere. Che solletico!

   “Abbiamo finito, il suo apparato interno è in ottime condizioni”.

   “La ringrazio. Arrivederci”.

   Ritornai alla cassa dove c’era una nuova infermiera... o forse infermiere? Non lo so, aveva i baffi ed era un pescegatto fuor d’acqua.

   Gli mostrai la ricevuta.

   “Ah una Strappata in corsa, pinne e sfoltimento capelli. Sono 20 conchiglie”.

   Allungai il denaro.

   Ci salutammo gentilmente e saltai dalla finestra con il salvagente sgonfio.

   Ah a titolo informativo, io dal ginecologo non ci sono mai andata...
 


Note d'Autore

E' la prima volta che scrivo una storia Nonsense e mi stupivo sempre più ad ogni parola che mettevo nero su bianco, mentre scrivevo queste frasi demenziali. Il mio intento era di riuscire a far ridere qualcuno con un pizzico di follia (probabilmente mi è balentata in mente questa storiella assurda perché erano le 4 di notte e non riuscivo a dormire).

Spero davvero che abbia un minimo di filo logico, un senso in mezzo alla pazzia.

   
 
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