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Autore: I Fiori del Male    01/07/2013    6 recensioni
Immerso nelle sabbie del tempo c'è un avvenimento importante nella vita di Oscar e di André ...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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UNDERWATER – Un ricordo perduto.

 
Estate 1768

Il caldo è insopportabile. Sotto quel sole cocente non c’è scampo nemmeno tra le fronde degli alberi, dove Oscar e André sono soliti rifugiarsi, ingozzandosi di ciliegie. La campagna verdeggiante di Arres tremola sotto lo sguardo dei due giovani, per effetto della calura, ma loro non mostrano alcun segno di volersi fermare. Continuano, ostinatamente, a cavalcare.

Fanno a gara a chi arriva prima al lago. Lo fanno sempre, ormai non c’è nemmeno più bisogno di darsi un segnale, sanno già quando partire, sanno dove arrivare, sanno che chi fa secondo dovrà sgattaiolare nelle cucine di palazzo Jarjayes come un ladro per rubare i biscotti al cioccolato di Marron.

André in particolare sa che toccherà a lui anche stavolta, perché contro Oscar non c’è partita. Corre veloce, la sua amica, veloce come il vento su Caesar. Anche lui ha montato spesso quel cavallo, ma non ricorda che abbia mai corso con tanta lena. È solo che Oscar è il jolly che cambia ogni cosa. Con lei i cavalli corrono più forte, le stoccate sono più veloci e potenti, il suo stesso cuore, se lei non c’è, rallenta i battiti.

Non se lo sa spiegare, non capisce se il suo mistero risiede in quei meravigliosi capelli biondi o nella profondità del suo sguardo turchese, magari nel modo in cui conserva grazia femminea in ogni cosa che tenta.

Potrebbe anche trovarsi incastrato tra le sue lunghe ciglia, questo oscuro arcano, per quel che ne sa lui, ma non ha senso pensarci troppo. Almeno non adesso che la vede sulla riva di quello specchio d’acqua ghiacciata così invitante, che gli fa una linguaccia e si congratula con lui per aver perso di nuovo.

“zitta, Oscar, sei solo fortunata.”

“si, certo, vincere sempre, fin dalla prima volta in cui ti ho sfidato, mi pare proprio solo fortuna.”

Una risata, limpida e forte ma anche dolce. La risata di Oscar. Se potesse catturarne il suono, lo terrebbe con se fino alla fine dei giorni. Ha solo quattordici anni, ma ama come amano gli adulti, André, con la bruciante consapevolezza che finirà solo per farsi del male. Ha quattordici anni e soffre delle differenze di rango, dei pettegolezzi della società.

“non mi pare che tu abbia vinto sempre.” Osserva lui, con disappunto.

“be, quasi! Io nemmeno me la ricordo, l’ultima volta che ho perso contro di te!”

“Mi prendi in giro! Vuoi fare a pugni, per caso? Ti stendo!”

Lei non risponde, perlomeno non a parole. Ha appena fatto quella domanda e si è già beccato un pugno alla bocca dello stomaco che lo piega in due per il dolore, pur non essendo particolarmente devastante. Quei pugni niente affatto mascolini lo inteneriscono. In essi vede gli sforzi di lei di cercare di essere alla pari col mondo maschilista in cui è cresciuta, con grande successo nella spada e nella pistola, un po’ meno nella lotta libera.

Si ricomincia. I colpi di André non sono molto forti, si sta trattenendo. Non lo fa di proposito, di certo non crede che Oscar ne uscirebbe distrutta. Semplicemente, dato che l’idea di picchiarla lo disgusta, cerca di uscirne al meglio possibile. Spera che lei lo capisca, ma no, non lo fa. Si sente offesa dalla sua premura.

“insomma, André! A che gioco stai giocando? Mettici più impegno!”

“ma Oscar ...”

“non venirmi a dire di nuovo che non ti fa piacere prendere a pugni una donna! IO NON SONO UNA DONNA ANDRE!”

Così dicendo rivolge il suo ultimo pugno all’albero che sta dietro di lei, per poi accasciarsi contro di esso.

“non sottovalutarmi mai, André! Io non sono certo una di quelle ragazzine che un giorno popoleranno Versailles! Mettitelo in testa!”

In risposta, il silenzio. È difficile, per André, dimenticare che Oscar sia una donna. Lo sarebbe per chiunque, poiché la natura di certo non si è trattenuta con lei. Per salvarti dalla sua magia, lui lo sa bene, non devi mai sapere che è una donna. Coloro che non lo sanno riescono a starle vicino senza problemi, lui che ne è cosciente da sempre no. Certe volte vorrebbe non averlo mai saputo anche lui. A quest’ora non gli importerebbe nulla dello splendore dei suoi occhi e dei lunghi capelli mossi, di come la luce del sole, rifrangendosi su di essi, faccia prendere loro mille sfumature differenti, ciascuna di esse a suo modo incantevole. Sarebbe sordo alla poesia della sua voce e non noterebbe il dolce profumo di rose che si spande dalla sua pelle candida. Invece lo sapeva ed era stregato ed ogni volta che si misuravano con la spada o a pugni si feriva da solo per accontentarla.

“Lo so, Oscar ... lo so.” Il suo è un tono stanco. Stanco di tutta quell’assurda situazione! Se solo il generale si fosse rassegnato a non avere figli maschi allora ... ma così non l’avrebbe mai incontrata, la sua Oscar.
Gli appariva un’ipotesi peggiore, dopo aver vissuto con lei da sempre, ma in fondo il cuore di chi non vede non duole, pertanto forse sarebbe stato meglio che struggersi ogni notte di fronte all’impossibilità di amarla.

Ma ecco che mentre lui, convinto che sia finita, si perde nei suoi pensieri, lei lo attacca di nuovo. Mira un’altra volta allo stomaco, e anche se non del tutto pronto, guidato dall’istinto André evita di prendersi anche quel colpo, afferrandole il polso. La tira a se, senza volere, ma il lago a quel punto è troppo vicino, lei gli rovina addosso e finiscono entrambi in acqua.

Sott’acqua, André apre gli occhi e vede Oscar precipitare giù, colta impreparata, senza respiro. Si dibatte cercando di trattenere quel poco di ossigeno che le è rimasto. Nuota il più veloce possibile verso di lei, e poco dopo riesce ad afferrarla. Per un misero attimo, lei spalanca gli occhi e li punta su di lui, capendo che non c’è più niente da fare, che si trova nelle mani di André, e lui senza riflettere congiunge le sue labbra a quelle di Oscar, trasmettendole un po’ del suo respiro e tutto il suo amore. Lei non si muove, André ci mette poco a riportarla su, leggera com’è, tenendola per la vita sottile, per poi accorgersi che è svenuta, ma prima che lui possa fare qualcosa, rinviene dando qualche colpo di tosse, sputando un po’ d’acqua.

“Oscar! Stai bene?”

Lei si tira su a sedere. “si ... ma cos’è successo? Ricordo che siamo caduti in acqua ma poi ...mi hai riportata su? Grazie, André ...”

“avrei potuto fare altrimenti?” Risponde lui, ridendo, grattandosi dietro la testa per l’imbarazzo ... se solo lei sapesse a cosa è dovuto, il suo essere ancora viva ... ma non lo saprà mai.

 

‘Cause all I need,
is the love you breathe
Put your lips on me
And I can live
Underwater.
 



Per chi non se ne fosse accorto, questa one shot prende ispirazione dalla canzone Underwater di Mika, di cui mi sono innamorata al primo ascolto. Le ultime parole in corsivo sono proprio parole della canzone. Vi consiglio di ascoltarla, perché la trovo davvero molto bella 

Un bacio

Taiga chan
   
 
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