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Autore: Magnesium    01/07/2013    0 recensioni
Lettera a un' amica persa
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cara G. Mi ricordo quante volte ti ho fatto piangere con tutti i miei scherzi. Quando ti dicevo come si scriveva il tuo nome, e ne ho fatto una storia lunghissima, anche se ero consapevole di aver torto. Volevo stuzzicarti. Mi piaceva farti arrabbiare. Quella volta che, alzando il banco con le ginocchia ti continuavo a ripetere che io ero più ganza, perché il mio era più alto del tuo. Tu lo dicesti alla maestra. Io pensavo che mi avrebbero bocciata. Quando ti preparai un biscotto ripieno di purè, aceto, sale e pepe. Quando mio fratello ti chiamava “cacca” e io ridevo. O nel periodo in cui venivo in vacanza con te e dopo una settimana insieme ancora litigavamo su quanta sabbia bagnata e quanta asciutta andava nel nostro “gateau au chocolat”. Ti prendevo in giro quando non potevi fare il bagno perché “avevi appena mangiato”. Però penso di averti anche fatto ridere. Almeno un po’. Quando (e ancora non andava di moda) ci facevamo le foto truzze, “sputavamo fuoco” davanti al computer, sottovoce e sotto le coperte la sera ci raccontavamo di quanti sguardi ci aveva degnato LUI in quel giorno. Quando quell’estate avevo la fissa di pettinarmi i capelli minimo 5 volte al giorno. Quando facevamo i ricami “punto-croce”, che io non sapevo fare. Quando abbiamo guardato “shining” e tu ti sei aggrappata al mio braccio quando, per scherzo, ho iniziato a scrivere sulla macchina e è entrato il gatto. Quando mi rubavi il mio preziosissimo peluche. O quando facevamo battaglie all’ultimo sangue in Super Mario preistorico. I nostri bellissimi doccia party. Non so quanto ti sono stata vicina, ma so che tu per me c’eri sempre. Sempre. Il giorno in cui si separarono i miei genitori, quando il mio cane sembrava morisse, quando, il mio LUI si era messo con un’altra. Mi dicevi quanto fosse brutto e stupido in realtà. E quanto meritavo io di essere felice. Quante volte sei venuta da me, quante volte sono venuta io a casa tua.. non lo so. Ho perso il conto. Non sempre è finita bene. Però riuscivamo sempre a fare pace. Siamo andate in crisi, per un motivo banalissimo, inesistente. Per colpa mia, ovviamente. Scrivevo sul cellulare il nome del ragazzo che ti piaceva. Ti ho detto che il t9 non conosce quel nome. Quando mi hai chiesto perché lo scrivevo, te l’ho tenuto nascosto. Per bizza, o non so. Non c’era niente da nascondere. Quella notte abbiamo “lottato”. Quanti pizzicotti, quante gomitate. E hai i gomiti duri, fidati. Il giorno dopo sono tornata a casa, un viaggio in macchina così silenzioso non l’ho mai vissuto. Mia madre mi ha chiesto “Com’è andata?” E io mi sono messa a piangere. E da lì, si, abbiamo fatto pace. E rilitigato. E rifatto pace. Ma non ci siamo mai più avvicinate quanto prima. Ci siamo allontanate sempre più, e ora, ora chi siamo noi? Sconosciute. Sto ascoltando una canzone in questo momento.. dice così: “This song says: no matter who you are, no matter where you go in your life. At some point you go need somebody to stand by you” Ed è fottutamente vero. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia vicino. E non sai quanto mi rende triste il fatto che non ci sei più tu per me, e io non ci sono per te. O meglio: io ci sono, tu anche… ma non funziona. Non so chi c’è ora al tuo fianco. Quale amica sta con te, ti aiuta a superare le crisi adolescenziali. Sarai in buone mani?. Lo spero. Perché te lo meriti. Non so se leggerai mai cosa ho scritto, non credo. Se fosse il caso: sappi che ci sono. Sappi che ti penso. Odio il mio orgoglio che mi impedisce di scriverti. Ma d’altronde cosa cambierebbe? Cosa potrei scrivere? Ti abbraccio, e spero che un giorno, magari, penserai a me, e ti verrà un sorriso sulla faccia. Nel frattempo io vado avanti. La vita è la fuori, che mi aspetta. Senza di te. M.”
  
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