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Autore: Xyloto    01/07/2013    4 recensioni
[SPOILER 3x04]
[...] Derek sospira pesantemente. « Non posso riportare le cose a come erano prima, Stiles. Non posso permettere che Isaac e Boyd corrano altri rischi, non dopo tutto quello che hanno passato in questi ultimi quattro mesi. Non posso – » si blocca, alla ricerca delle parole giuste da utilizzare. Si passa stancamente una mano sul viso, prima di riprendere, « Non posso chiedere a Scott di aiutarmi, non dopo tutti i sacrifici che ha fatto per riprendere a vivere una vita normale e ... non posso … semplicemente non posso permettere che succeda qualcosa a tutti voi, non di nuovo. »
È quasi un sussurro, ma Stiles lo sente. Sente il peso di quelle parole, sente quanto sia difficile per lui ammetterlo ad alta voce. Sente l’affetto celato dietro quella confessione, la disperazione di un uomo che ha perso tutto ed è stanco, stanco di vedere le persone che ama scivolare inesorabilmente via da lui.
E lo comprende. Stiles comprende le sue ragioni, semplicemente perché le condivide, ma ancora pensa che insieme, tutti insieme, possano trovare una soluzione.
[Sterek]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Fandom: Teen Wolf.
Personaggi/ Pairing: Derek Hale, Stiles Stilinski, Cora Hale / Sterek.
Rating: Arancione.
Capitoli: Unico.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo, Romantico. 
Warning: SPOILER 3x04, One Shot, What If, Missing Moments, Possibili OOC.
Words: 8.559.
Note: in fondo.
Summary: Scott manda Stiles da Derek per cercare di capire per quale motivo abbia cacciato Isaac via dall'appartamento. Stiles sa che c'è qualcosa sotto, qualcosa che Derek non sta dicendo loro, che sta nascondendo loro ed è determinato a scoprire di cosa si tratti. Perché Derek non è costretto ad affrontare tutto da solo. Ha un branco, una famiglia. Deve solo capirlo.

Disclaimer:  I personaggi appartengono a Jeff Davis e ad MTV; non vi è alcun scopo di lucro.



It's never too late.
 

"I try to live without you,
everytime I do I feel dead.
I know what's best for me, 
but I want you instead."

 


La pioggia si infrange violenta contro le ampie finestre del loft.
Un tuono in lontananza scuote impercettibilmente i vetri, mentre un lampo illumina completamente a giorno la stanza.
Derek sembra non accorgersi neanche della tempesta al di fuori delle mura del suo appartamento, nonostante i suoi sensi gli gridino a gran voce di tornare nei boschi ai confini di Beacon Hills e di correre, correre fino al sorgere del sole, annusare a pieni polmoni il profumo di terra bagnata, quell’odore che sa tanto di casa, di famiglia, di ricordi.

Sono ormai due giorni che piove ininterrottamente. Da quando Deucalion gli ha fatto visita.
Sono ormai due giorni che Isaac ha lasciato l’appartamento.
Aveva gli occhi lucidi di lacrime, quando se ne è andato, il volto attraversato da mille domande a cui non ha saputo dare voce e da mille emozioni a cui Derek ancora non vuole dare un nome.

Incomprensione. Dolore. Solitudine. Abbandono.

‘Ho fatto qualcosa di sbagliato, Derek?’

E Derek avrebbe voluto dirgli che no, diamine! Non ha fatto nulla di male. Che se sta agendo in questo modo è per proteggerlo, per tenerlo alla larga dal branco di Alpha, da se stesso.

Ma non l’ha fatto, perché sa che ferirlo è stato il modo più semplice per allontanarlo. Per tenerlo alla larga da quell’immenso casino che è diventata la sua vita.
Se solo non avesse mai morso quei ragazzi …
No, probabilmente l’avrebbe fatto comunque, perché aveva bisogno di un branco per difendersi dai cacciatori; perché, in fondo, lui non è altro che un assetato di potere, proprio come tutti gli altri.

Sei come tutti gli altri Derek, proprio come loro …  proprio come Deucalion … Non sei altro che un …

« Sei un codardo! »

Derek non fa neanche in tempo a voltarsi per vedere la porta del loft spalancarsi; Stiles si fionda verso di lui, completamente zuppo di pioggia da capo a piede. Trema visibilmente e Derek non sa se sia per il vento gelido autunnale o per la rabbia.
Può percepirla vibrare, sotto la pelle del ragazzo.

Non ha idea del perché non lo abbia sentito arrivare; soprattutto, non ha idea di come non abbia fatto a sentire il cigolio della marmitta di quel catorcio che Stiles si ostina ancora a chiamare auto.

Era davvero così preso dai suoi pensieri al punto da non percepire il battito irregolare del ragazzo? E se al posto di quel petulante di Stiles fosse arrivato un Alpha?

Derek si allontana dalla finestra, le braccia incrociate al petto. Sospirando pesantemente, lancia uno sguardo di intesa a Cora, rannicchiata sulla vecchia poltrona in pelle che Derek ha trovato in saldo al mercato dell’usato. Gli ricorda quella su cui si rilassava suo padre dopo una lunga giornata di caccia nei boschi; quella su cui sua madre era solita sedersi per leggere uno dei grossi tomi antichi conservati nella grande libreria di casa Hale, poi andati distrutti nell’incendio; quella per cui lui e Laura litigavano a suon di artigli e morsi, pur di avere il posto d’onore sulle gambe di zio Peter, quando ancora era sano di mente. Inutile dire che Laura aveva sempre la meglio: sapeva essere spietata, la ragazza.
Già alla tenera età di dieci anni, Derek era convinto che sua sorella avesse la stoffa dell’Alpha; in realtà le spettava di diritto, in quanto primogenita.
Generalmente, nella gerarchia dei licantropi, se un lupo Alpha è in punto di morte, indistintamente se per il progredire dell’età o per ferite da battaglia, è consentito al figlio o alla figlia maggiore sottrarre i poteri al suddetto mediante un rituale che Derek tutt’ora non ha ben presente, in quanto a lui è bastato tagliare la gola a suo zio, che a sua volta aveva sottratto i poteri a Laura uccidendola spietatamente senza alcun rimorso, la quale li aveva ottenuti invece da un anziano della famiglia.

Deglutisce il groppo formatosi in gola e rivolge la sua attenzione al ragazzo che, incurante, gocciola sul pavimento.
E dire che, neanche due giorni fa, ha dovuto scrostare il suo stesso sangue in quello stesso punto.

« Che diavolo ci fai qui, Stiles? » chiede, cercando di suonare infastidito e scontroso, ma perfino alle orecchie umane di Stiles deve suonare come un patetico tentativo. Sembra più esausto, stanco, frustrato.

« Che diavolo ti è preso l’altro giorno? » va subito al punto l’umano, soffermandosi solo alcuni secondi ad osservare Cora, rendendosi conto che è la prima volta che incontra la misteriosa sorella minore di Derek.

Derek avrebbe dovuto immaginare che Isaac si sarebbe rivolto a Scott, ovviamente, e che Scott avrebbe raccontato tutto al suo migliore amico.Ovviamente.

Anche Stiles ha incrociato le braccia al petto, gli occhi furenti e il viso contratto dalla rabbia. Non sembra neanche lontanamente preoccupato dalla presenza di Cora, la quale non fa altro che alternare lo sguardo dal fratello a quel ragazzo chiaramente umano.
La giovane Hale è visibilmente sorpresa dalla sfacciataggine con cui lo sconosciuto si rivolge a Derek – un licantropo, un Alpha! – ma comprende dopo uno scambio di sguardi più profondo degli altri che ormai i due abbiano superato la fase del ‘Io umano, tu lupo cattivo che può tagliarmi la gola con i denti se solo volessi.’

È strano, forse assurdo, ma Cora riesce quasi a percepire il peso della fiducia che Derek e Stiles – così sembra chiamarsi l’umano. Chi diavolo chiama suo figlio Stiles?! – ripongono l’uno nell’altro, nonostante non credeva possibile che suo fratello potesse mai fidarsi nuovamente degli esseri umani; riesce a sentire vibrare sotto la pelle del più giovane l’incredulità, l’incomprensione, la delusione ed è allora che la ragazza si chiede cosa sia successo negli ultimi due anni, cosa li abbia legati fino a quel punto.

« Non sono affari che ti riguardano, Stiles. Torna a casa. » sbotta Derek, quasi ringhiando.

Questo non sembra spaventare Stiles, il quale gli si avvicina così tanto che il licantropo può avvertire il suo respiro in pieno volto.

«Non sono affari miei? » sibila, puntando un dito contro il petto dell’uomo, che alza scetticamente un sopracciglio al tocco. «Oh, che sono affari miei! Sono affari miei da quando quello psicopatico di tuo zio – senza offesa, eh! » aggiunge voltandosi verso Cora, la quale si stringe nelle spalle con un sorrisetto divertito sulle labbra, nonostante non ci sia quasi nulla per cui ridere in tutta quella faccenda. « –  ha morso il mio migliore amico, da quando tu hai morso degli adolescenti disadattati e da quandoio ti ho salvato il culo più di una volta! » conclude, calcando volutamente qualsiasi aggettivo possessivo e pronome personale.

Derek sbuffa, scacciando la mano di Stiles e dandogli nuovamente le spalle, fissando lo sguardo sui solchi lasciati dalla pioggia sui vetri  opachi.

«Non ti ho mai chiesto di intrometterti. Né ti ho mai chiesto di salvarmi la vita. » borbotta, mentre il ricordo di quella notte in piscina gli provoca un brivido lungo la spina dorsale. Quella notte ha creduto di morire, ucciso dal suo stesso corpo inerme e, anche se ora gli sta rinfacciando tutto, è grato a Stiles per non aver esitato un attimo a gettarsi in acqua per recuperarlo, per aver tenuto duro fino all’arrivo di Scott, per aver messo a rischio la propria vita per quella di uno che non ha fatto altro che sbatterlo contro le pareti e ringhiargli contro. E forse gli avrà anche detto di non fidarsi di lui, quella notte, ma se c’è una persona di cui si fida ciecamente, oltre ai suoi Beta, è proprio Stiles.
Perché aldilà del disturbo comportamentale, delle chiacchiere infinite, della stupidità infantile, dello scoordinamento motorio e di tutti i difetti che Stiles può avere, c’è un ragazzo intelligente, caparbio, coraggioso.
E Derek sa che può fidarsi di lui. Che Stiles non è come lei, che non tutti gli esseri umani sono come Kate, che, anche se i sensi di colpa lo tormentano ancora, l’incendio non è stato colpa sua – di un adolescente che all’epoca non era in grado di distinguere l’amore dall’odio, dal disprezzo, dal pregiudizio – ma del mostro che a volte l’uomo può diventare.

Stiles non è così, Stiles è buono, puro d’animo.
Ed è per questo che, proprio come Isaac, deve allontanarlo da sé, dal mostro che lui puòdiventare e che sa che diventerà.

Tutti noi l’abbiamo fatto … Uccidere i nostri Beta …

«No, è vero. » ammette Stiles, dopo alcuni attimi di silenzio. « Ma se non fossi stato lì ogni volta, il tuo peloso culo mannaro non sarebbe sopravvissuto a lungo. In ogni caso, non è questo il punto, non sono qui per discutere con te della tua avversione per i ‘ringraziamenti’. »

« Allora puoi anche andartene. Non ho tempo da perdere. » sbotta il licantropo, voltandosi a fronteggiarlo di nuovo. I suoi occhi sfumano verso il rosso cremisi, ma sa che non saranno artigli o denti appuntiti a spaventare quel logorroico ragazzino.

« Oh, e dimmi … Se non sparisco immediatamente mi lanci contro qualche lampada, qualche sedia? Perché sai, se dovessi ferirmi, dopo dovresti dare spiegazioni ad uno sceriffo molto arrabbiato e a quel punto l’intera storia del branco di Alpha ti sembrerà una bazzecola al confronto! » dice, passandosi una mano fra i capelli bagnati nella speranza di allontanarli dalla fronte. Si sente tutto infreddolito e gli abiti bagnati cominciano a pesare come macigni, oltre che a solleticare in zone non proprio opportune. Si chiede se Derek sia tanto gentile da prestargli una maglia pulita, ma gli basta guardarlo stringere la mascella duramente alla sua battuta per capire che per lui, può anche morire congelato.

« No, ma potrei sempre tagliarti in due la gola, con i denti. » sibila fra i denti Derek, cominciando a sentirsi piuttosto infastidito. Con la coda dell’occhio può vedere Cora ridersela sotto i baffi e le ringhierebbe contro se non sapesse che sarebbe piuttosto controproducente. Le fa cenno con la testa di sparire al piano di sopra e senza dire una parola – ma continuando a ridacchiare – la vede avviarsi verso il piano superiore. Sa che con l’udito sviluppato ascolterà ogni attimo della conversazione, ma non averla presente, soprattutto mentre ride di lui, può essere d’aiuto al suo autocontrollo e a mantenere una certa dignità.
È l’Alpha, lui.
Anche se un mucchio di adolescenti continua a dimenticarsi questo piccolo dettaglio, specialmente Stiles.

« Comincia a puzzare di vecchio questa battuta, Derek. Dovresti aggiornare il tuo elenco di insulti e minacce. Ora, se non ti dispiace visto che ho anche io i miei problemi a cui pensare – sai, qualche omicidio di tanto in tanto, sacrifici umani … cose normalissime, insomma! – potresti dirmi perché hai mandato via Isaac? » chiede, dirigendosi verso la poltrona precedentemente occupata da Cora e spogliandosi della camicia ormai fradicia. Si buscherà una bronchite, di questo passo.

« Non c’è posto qui per lui, » argomenta Derek, ripetendogli le stesse parole che ha usato con Isaac. « Ora ho Cora di cui occuparmi. »

Stiles sbuffa una risata scettica. « Oh, andiamo! Lo sai anche tu che questa scusa non regge! Hai un intero loft a tua disposizione e non è che l’arredamento sia così elaborato, in quanto consiste solo di: un letto piazzato in un angolo, un tavolo e una manciata di sedie, un divano e una vecchia poltrona in pelle che, devo ammettere, è davvero molto comoda! » aggiunge, sprofondando la schiena stanca nello schienale morbido. Sono giorni duri anche per lui ed è tanto, parecchio, che non riposa come si deve. L’intera faccenda di Heather lo ha sconvolto, non ha idea di cosa stia succedendo ed è preoccupato per quelli che lo circondano. Senza contare che la sua stessa vita è a rischio tanto quanto quella degli altri. « Volendo, riusciresti a piazzare almeno altri due letti in questa stanza, per non parlare del piano di sopra che sarebbe completamente sgombro se non fosse per il bagno, la stanza di tua sorella, che prima apparteneva ad Isaac, e uno strano armadio pieno di vecchi vestiti e oggetti di natura sconosciuta che suppongo tu utilizzi per tenere i tuoi cuccioli a bada durante i giorni di luna piena e, sì!, se te lo stai chiedendo, ho curiosato in giro per casa tua quando tu e Scott mi avete abbandonato qui con Peter – con Peter, capisci? – la notte in cui siete andati alla banca. » conclude, poggiando i gomiti sui braccioli e congiungendo le mani sotto il mento, un sorrisetto beffardo ad arricciargli le labbra.

Derek vorrebbe strapparglielo a suon di pugni, quel sorriso, ma si limita a conficcarsi le unghie nel palmo della mano quasi a sangue, pur di mantenere il controllo.

«Quindi, lupacchione, » continua imperterrito Stiles, « perché hai dato di matto la notte scorsa? Ci sarà un motivo serio, o eri in quel periodo del mese? E non mi riferisco alla luna piena, eh! »

« Stiles … » comincia il licantropo, con un ringhio sommesso che gli scuote il petto, desideroso di attraversare le sue labbra e di infrangersi violento contro le pareti.

« No. » lo interrompe il ragazzo, all’improvviso tornato serio. I suoi occhi sono determinati, sicuri e Derek può notare quanto quel ragazzo sia cambiato, da quando si sono incontrati la prima volta nel bosco. Certo, è ancora logorroico e impertinente, ma sembra più sicuro di sé, più … Derek non riesce a trovare le parole per descriverlo e questo è spiazzante. « Non rifilarmi una delle tue balle, Derek. So … Sento che c’è qualcosa che non ci stai dicendo, qualcosa che ci stai nascondendo e non ho idea di cosa sia, ma sono certo che allontanare tutto e tutti e isolarti dal resto del mondo non è il modo più consigliato per affrontare qualsiasi cosa ti abbia spinto a cacciare via Isaac. »

« Non sai di cosa stai parlando. » risponde Derek atono, dopo un po’. È sconcertato da come Stiles riesca a capirlo con uno sguardo, da come Stiles sembri sempre sapere cosa gli passa per la testa. Mentirgli diventa sempre più difficile, ogni secondo che passa, e sa che rimanere in silenzio non farà altro che alimentare le convinzioni del ragazzo.

« So esattamente di cosa sto parlando. » lo contraddice Stiles, fissando lo sguardo in quello di Derek, ancora in piedi a qualche metro di distanza.

Ed è a quel punto, che Derek cede.
Semplicemente le sue spalle cadono giù, come se il peso che grava su di loro sia diventato improvvisamente troppo grande, e Stiles può finalmente vedere quanto l’uomo sia stanco, distrutto. Si sente quasi in colpa per averlo spinto sino a quel punto, a mostrarsi debole,umano agli occhi di un ragazzino, ma sa che è necessario affinché Derek si confidi con lui, che gli dica cosa c’è che non va. Perché, conoscendolo, arriverebbe a farsi uccidere pur di tenerli all’oscuro di tutto, pur di concedere loro l’opportunità di essere normali, di vivere una vita normale – come se fosse possibile, a Beacon Hills!
E questo è frustrante, per Stiles, perché Derek non è tenuto a dover affrontare tutto da solo; ha un branco, per l’amor di Dio! Forse un po’ piccolo, un po’ ammaccato e fragile, ma è per sempreil suo branco, la sua famiglia. È solo troppo occupato a comportarsi da eroe per accorgersi delle persone attorno a lui che gli vogliono bene, che si preoccupano per lui.
Stupido sourwolf!

« Cosa … Cosa dovrei fare secondo te, Stiles?! Credi che sia così semplice? Che parlando con il branco tutto si risolverà per magia? » sbotta, col respiro pensante. « Credi che dicendo loro che Deucalion vuole che li uccida, uno per uno, affinché aumenti il mio potere e mi unisca a lui, saranno ancora disposti a seguirmi? » si porta le mani ai capelli, in un gesto di pura disperazione e può sentire il cuore di Stiles accelerare i battiti, può sentire i suoi occhi sgranati su di lui, può quasi sentire il suo cervello processare le informazioni appena ricevute. Percepisce la sua comprensione; sa che ha capito perché ha dovuto mandar via Isaac.

Stiles non dice nulla per un po’, ed è strano, surreale, e per la prima volta in vita sua Derek vuole che Stiles parli, che dica qualcosa, qualsiasi cosa, perché quel silenzio sta diventando troppo pesante e ha il bisogno di sentire le sue opinioni, di sentirsi dire che troveranno una soluzione, che ...

« Non lo farai. » esordisce il ragazzo dopo quelle sembrano ore, passandosi nervoso una mano sulla bocca e riportando lo sguardo su di lui. Derek aggrotta le sopracciglia, non capendo a cosa si riferisca. « Non ucciderai il tuo branco. So che non lo farai. »

È il turno del licantropo di ridere scettico. « Chi ti dice che lo scopo di Deucalion non sia proprio quello di spingermi a farlo di mia spontanea volontà? Perché sai, ha dei metodi di convincimento davvero convincenti. »

Wow, è sarcasmo quello nella sua voce? 

« Non lo farai, Derek. » ripete Stiles, con voce più ferma, questa volta, e Derek sa dal battito del suo cuore, regolare, che non sta mentendo, che crede davvero a ciò che dice. « Se c’è una cosa di cui sono estremamente sicuro, oltre al fatto che tu sia un completo idiota, è che tu non ucciderai il tuo branco. »

« Come fai a dirlo? » chiede, sorvolando sull’offesa ricevuta, perché lui davvero non riesce a capirlo. Non riesce a capire come un semplice umano possa riporre tanta fiducia in lui, come faccia a sapere che la sete di potere non diventerà più forse del senso di famiglia del branco e non ucciderà i suoi Beta.
Isaac e Boyd, perché sono rimasti solo loro.

« Sei davvero così ottuso, Derek? » perde la calma Stiles, « Vuoi che ti elenchi una serie infinita di motivi per cui so per certo che tu non farai fuori il tuo branco? » chiede retoricamente, ma prende il lieve cenno di assenso e il silenzio di Derek come input per continuare. « Cristo, ma sei serio?! Okay allora, facciamolo! Devo ricordarti che non hai esitato un solo attimo ad entrare in quel caveau pur di salvare i tuoi Beta? Hai messo a rischio la tua stessa vita per la loro! Non credi che sia abbastanza per sapere che no, non ucciderai il tuo branco? » alza la voce, frustrato. Parlare con Derek è stressante.

Si sente stanco, sopraffatto da tutta quella storia. Vorrebbe solo tornare a casa, estorcere qualche altra informazione a suo padre per quanto riguarda quei fottuti omicidi e poi crollare a peso morto sul suo amatissimo letto e dimenticare per un paio d’ore quanto incasinata sia la sua vita.

Derek lo guarda incredulo per alcuni secondi, prima di ritrovare la vece per contraddirlo. « Erica è morta. Ed ero disposto ad uccidere Boyd e Cora, pur di fermali, durante la luna piena. »

« Primo: non è colpa tua se Erica è morta. » l’umano scandisce bene le parole, affinché quell’idiota di un mannaro le imprima bene nella sua testa bacata. « Non sappiamo cosa le sia successo, è vero, ma non è colpa tua e lo sanno anche Boyd, Isaac e Scott. E dovresti saperlo anche tu. Secondo: » continua, alzandosi nuovamente in piedi, incapace di rimanere immobile troppo a lungo e di non gesticolare, « non li hai uccisi. Scott ed Isaac ti hanno trovato quasi ridotto in fin di vita, a scuola, perché hai preferito lasciare che ti affettassero come un prosciutto e ti uccidessero, pur di salvarli e pur di salvare la signorina Blake. Quindi, smettila. Smettila di comportarti da martire e permettici di aiutarti. Smettila di tagliarci sempre fuori da tutto, soprattutto quando siamo nella merda fino al collo. »

Derek sospira pesantemente.  « Non posso riportare le cose a come erano prima, Stiles. Non posso permettere che Isaac e Boyd corrano altri rischi, non dopo tutto quello che hanno passato in questi ultimi quattro mesi. Non posso – » si blocca, alla ricerca delle parole giuste da utilizzare. Si passa stancamente una mano sul viso, prima di riprendere, « Non posso chiedere a Scott di aiutarmi, non dopo tutti i sacrifici che ha fatto per riprendere a vivere una vita normale e ... non posso … semplicemente non posso permettere che succeda qualcosa a tutti voi, non di nuovo. »

È quasi un sussurro, ma Stiles lo sente. Sente il peso di quelle parole, sente quanto sia difficile per lui ammetterlo ad alta voce. Sente l’affetto celato dietro quella confessione, la disperazione di un uomo che ha perso tutto ed è stanco, stanco di vedere le persone che ama scivolare inesorabilmente via da lui.
E lo comprende. Stiles comprende le sue ragioni, semplicemente perché le condivide, ma ancora pensa che insieme, tutti insieme, possano trovare una soluzione.

La voce di Stiles è morbida, tutta la rabbia evaporata improvvisamente,  quando parla. « Ora capisci perché so che non farai del male a nessuno di loro? » chiede con un accenno di sorriso sulle labbra, avvicinandosi al licantropo tanto che il suo petto quasi sfiora quello dell’altro. Può sentire anche a pochi centimetri di distanza il calore emesso dal corpo di Derek, e il contrasto con la sua pelle fredda e bagnata, lo fa rabbrividire percettibilmente. « Perché ti importa di loro. Perché sacrificheresti la tua stessa vita per quei ragazzi.Loro hanno bisogno di te allo stesso modo in cui tu hai bisogno di loro. Non devi affrontare tutto da solo, non quando hai un branco e … Scott, hai Scott! – il che implica che nel pacchetto McCall sono incluso anch’io, che tu ne sia felice o no! – Quindi  fanculo l’orgoglio! Parla con Isaac, capirà. Boyd sarà sicuramente dalla tua parte. A quella testa dura di Scott penso io. Ma non lasciarci indietro, non stavolta. »

Derek è rimasto ancora una volta senza parole, mentre quelle di Stiles lo hanno colpito nel profondo, riscaldato dall’interno. E l’idea di poter fare affidamento su qualcuno, di non essere più solo in quell’inferno, fa agitare il lupo che è in lui.
L’indomani chiarirà con Isaac e parlerà con Boyd; inoltre ora ha anche Cora. E Stiles, ha anche Stiles.
Rimetterà insieme i cocci e ripartirà da zero e sì, supereranno anche questo scoglio. Insieme.

Ma ora tutto questo può aspettare ancora un po’, perché Stiles lo sta baciando – o lui sta baciando Stiles?
Non può dirlo con certezza, perché sono appigliati disperatamente l’uno all’altro – Stiles con una mano stretta a pugno sulla sua maglia scolorita, Derek con le dita fra i capelli bagnati sulla nuca, tirando, accarezzando.

Non ha idea di come sia iniziato, o del perché si stiano baciando – forse la stanchezza di entrambi, magari un impulso dettato dall’intensità del momento, oppure un bisogno nascosto nei meandri delle loro menti –  e Derek sa che è sbagliato, che tutto questo non dovrebbe accadere, ma non riesce a respingere il calore di quella bocca, il bisogno sopraffacente di contatto.

È un bacio scoordinato, confuso. Stiles è insicuro, incerto su come muoversi e Derek, d’altro canto, non bacia qualcuno in questo modo da tempo.
Cercano l’uno le labbra dell’altro, senza poterne farne a meno.
Qualcuno geme, quando Stiles schiude finalmente le labbra. Nessuno dei due sa chi sia stato; forse entrambi.

Derek prende ad accarezzare la schiena dell’umano con la mano libera e Stiles sente bruciare ogni centimetro del suo corpo, nonostante sia bagnato da capo a piedi ; le gambe sembrano diventare improvvisamente di gelatina e aggrapparsi alle spalle di Derek è istintivo, per non cadere, per non affogare in quella marea di emozioni e sensazioni, completamente nuove e inesplorate, che minaccia di travolgerlo.
Derek non fa nulla per allontanarlo; cerca invece di avvicinarlo ancora di più, nonostante sia diventato fisicamente impossibile.

Si allontanano solo quando respirare diventa un bisogno impellente, ma nonostante il bacio sia stato interrotto, Derek continua a tenere una mano pressata sulla nuca e una alla base della schiena del ragazzo, quasi tema che possa scappare da un momento all’altro, scomparire davanti ai suoi occhi al minimo battito di ciglia.

Stiles non sembra del suo stesso avviso, in quanto allenta solo di poco la presa sulle spalle del licantropo. Sente le goti andare a fuoco e abbassa lo sguardo, imbarazzato; non sa cosa gli sia preso, davvero. Sa solo che in quel momento gli è sembrata la cosa più giusta da fare.
Anche senza i super poteri da lupo riesce a sentire il suo stesso cuore battere violento nel petto e il suo respiro è affannato.
Comincia a credere che venire qui non sia stata poi una mossa tanto intelligente e che manchi poco al suo inevitabile scontro con la prima parete disponibile, a meno che Derek non decida di farlo fuori subito, magari stringendo semplicemente la presa sul suo collo fino a soffocarlo. Merda.

Non accade nulla del genere.

Una mano gentile lo costringe ad alzare il mento e ad incontrare gli occhi verdi di Derek, resi scuri dalla parziale oscurità della stanza e da qualcosa che l’umano non riesce ad identificare. Sono bellissimi, e Stiles si chiede come abbia fatto a non notarli prima d’ora. Il suo sguardo scivola sulle sue labbra, rosse e umide, e sa di dover fare qualcosa, dire qualcosa, solo che non sa esattamente cosa.

« Io, uhm – » gracchia con voce roca, schiarendosi la gola incredibilmente arida. Dì qualcosa di intelligente, Stilinski! « Sì, uhm … davvero non so … non so cosa mi sia preso … io credo che – »

«Neanche io. » ammette Derek, appoggiando la fronte contro quella di Stiles.

Restano così, in piedi l’uno contro l’altro, per un tempo che ad entrambi sembra infinito, le punte dei loro nasi che si sfiorano di tanto in tanto, i loro respiri che quasi si fondono.

Stiles sorride nervosamente, mentre Derek tiene puntati gli occhi nei suoi, rimuginando su quanto sarebbe facile abituarsi a tutto quello: avere qualcuno con cui confidarsi, qualcuno che sappia ascoltarlo, qualcuno che lo appoggi, qualcuno che lo guidi attraverso l’oscurità della sua vita, qualcuno che gli gridi contro affinché capisca che non è solo; qualcuno che lo tenga stretto in quel modo, come se ne valga davvero la pena.

E Stiles è tutto quello.
È proprio lì, di fronte a lui, in attesa che Derek allunghi la mano e colga il suo aiuto, che accetti di combattere ancora una volta fianco a fianco, come degli alleati, come degli amici, come dei compagni.

E Derek lo fa.  Allunga la mano e accetta tutto ciò che quel semplice umano ha da dargli.

E Stiles gli facilita il percorso, protraendosi verso di lui e incontrandolo a metà strada, dove finalmente le loro labbra si ricongiungono, senza alcuna fretta, senza smania, perché c’è tempo.
Devono solo risistemare i casini nelle loro vite e ritrovare quella pace, quella tranquillità che, forse, non hanno mai realmente avuto.

Derek vorrebbe che quel momento duri all’infinito, ma quando sente sua sorella muovere dei passi al piano superiore per scendere di sotto, è costretto a staccarsi e, dopo aver dato un ultimo sguardo alle labbra di Stiles, lo allontana da sé, indicandogli con un cenno del capo il soffitto.

Il ragazzo annuisce, visibilmente stordito e con gli occhi appannati, lasciando che le braccia di ricadano lungo i fianchi come se non sappia bene cosa farci, spostando il suo peso da un piede all’altro. Apre la bocca per dire qualcosa ma, grazie a Dio, Cora fa il suo ingresso, un sorriso malizioso ad arricciarle le labbra.
Semplicemente, lei sa.

« Non vi sentivo più litigare, così ho pensato bene di venire a controllare chi di voi due fosse sopravvissuto. Sapete, l’intera storia del ‘nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive’. » esordisce la ragazza, gesticolando noncurante e prendendo posto su una delle sedie attorno al grosso tavolo accanto alla finestra.

Derek alza le sopracciglia e serra la mascella, cercando di non darle altro materiale con cui tormentarlo.

« Ehi! Solo perché sono stata in giro per anni, non vuol dire che i miei gusti in fatto di libri non siano migliori dei tuoi, Der Der. Non ero di certo io quella che passava i pomeriggi a lodare Tolkien e la sua spettacolare abilità nell’essere incredibilmente prolisso e noioso. » si giustifica la ragazza, fissando lo sguardo in quello del fratello maggiore, il quale non riesce a fermare il flusso di ricordi causati da quel dannato soprannome affibbiatogli anni e anni fa da Laura e da allora utilizzato da tutti i membri della sua famiglia.
Un tempo odiava quel nomignolo affettuoso. Ora è estremamente grato di poter sentire ancora qualcuno chiamarlo in quel modo ridicolo. A meno che non sia Peter, ovvio.   

Stiles ridacchia sommessamente, ancora immobile al centro della stanza, e quando i due Hale si voltano a guardarlo, sente le guance prendere fuoco definitivamente, tanto che riesce a percepire il loro calore senza neanche toccarle.
Tossicchia, imbarazzato. « Credo sia, uhm … credo sia il caso che io vada. » dice, recuperando la camicia umida dalla poltrona. Ha davvero bisogno di andare, ora. Di chiudersi nella sua amata Jeep, di sbattere ripetutamente la fronte contro il volante e di rimuginare su quanto accaduto in quel dannato loft. Qualsiasi cosa fosse.
Accidenti a Scott; sarebbe dovuto venire lui a prendere a calci in culo quel testardo di Derek, invece di delegare tutto a lui ancora una volta.
Ma se non fosse mai venuto … Se non fosse venuto qui, probabilmente Derek non gli avrebbe mai dato ascolto e avrebbe continuato con la sua stupida missione suicida e Stiles …  Stiles non poteva permetterlo.

« No. » lo richiama la voce del suddetto licantropo e Stiles semplicemente alza lo sguardo, la bocca spalancata in un’espressione di pura incredulità. Non può credere alle sue orecchie. « Resta. Tu … è tardi e sta diluviando e … se non togli quei vestiti bagnati, ti prenderai un malanno e … resta, se vuoi. » balbetta – balbetta! – Derek e Stiles sa che l’idea migliore sarebbe quella di andar via di lì subito, ma non può ignorare il tono quasi supplichevole con cui il maggiore degli Hale ha avanzato la richiesta. Non può ignorare l’aspettativa celata in quelle iridi verdi.
Così annuisce e basta, consapevole di quanto velocemente il suo cuore abbia ripreso a battere, ancora una volta. Derek e Cora hanno il buon senso di non dire nulla a riguardo.

« Potremmo ordinare una pizza, che ne dici big bro? » propone la giovane Hale e Derek si limita a passarle il cellulare, « Trovi il numero della pizzeria più vicina nella rubrica, » le dice, per poi dirigersi verso il letto e rovistare fra i cassetti del comodino alla ricerca di qualche T-shirt pulita e di vecchi pantaloni di tuta che sa a Stiles andranno decisamente larghi.  

« Vorrà dire che, uhm, chiamerò mio padre e gli dirò che passo la notte da Scott. »
L’umano recupera il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e digita velocemente il numero dello Sceriffo, il quale non sembra poi tanto sorpreso del fatto che il figlio passerà nuovamente la notte fuori casa. Dopo alcune raccomandazioni, gli augura la buonanotte e attacca.

Stiles sospira, consapevole di aver mentito ancora una volta a suo padre, anche se questa volta è per una giusta causa. Derek non lo ha ancora allontanato o sbattuto contro qualche superficie, il che vorrà dire qualcosa, no? Inoltre, non hanno ancora finito di discutere e Stiles ha bisogno di assicurarsi che Derek gli dia ascolto.

« Tieni, » gli dice Derek, porgendogli i vestiti puliti. « Puoi farti una doccia, mentre aspettiamo il fattorino. » gli suggerisce e Stiles non se lo fa ripetere due volte. Afferra i vesti, mormora un ‘grazie’ in risposta, evitando di guardarlo direttamente negli occhi, e sparisce al piano di sopra, chiudendosi la porta del bagno alle spalle e appoggiandosi contro di essa, lasciandosi sfuggire un sospiro pesante.

Rimane immobile per alcuni minuti, cercando di mettere ordine fra i suoi pensieri, nonostante l’unica cosa a cui riesca a pensare è il fatto che ha baciato Derek Hale. E diamine, è stato inaspettato, imprevedibile, spontaneo, istintivo.

Fanculo, è stato intenso. Baciare Derek è suggestivo, meraviglioso, un’esperienza assolutamente indescrivibile e Stiles ha come la sensazione che sarà difficile, stargli vicino, senza fissargli le labbra e desiderare di baciarle, fingere che non sia successo nulla fra di loro.
La realizzazione che, se Cora non li avesse interrotti, probabilmente nessuno dei due avrebbe interrotto il contatto, lo colpisce violenta come un pugno nello stomaco. Il respiro gli si blocca in gola, quando capisce di essere attratto da Derek e quasi fatica ad arrivare al lavandino; stringe saldamente i bordi per evitare che il tremore alle gambe lo faccia crollare come un peso morto al suolo e, riluttante, si guarda allo specchio. Quasi non si riconosce nel ragazzo sconvolto che lo fissa di rimando, con i capelli appiccicati alla fronte, gli occhi lucidi, le guance arrossate e il respiro affannato.

Si impone di darsi una calmata, ricordandosi che al piano di sotto ci sono due licantropi con il super udito e la super incapacità di rispettare la privacy altrui; l’ultima cosa che vuole adesso è che qualcuno salga a controllare perché il suo cuore sembra volergli sfuggire dal petto e perché abbia il fiatone di uno che ha corso per miglia intere.

Si strofina il volto con una mano, inspirando ed espirando profondamente. Si dice che non dovrebbe essere poi così sorpreso di provare attrazione per il licantropo: ha sempre trovato Derek un bel ragazzo, dotato del fascino del bello e dannato; certo, ha passato mesi ad odiarlo e ad esserne terrorizzato, ma dopo essere rimasti intrappolati per ore in una piscina ad aspettare che la paralisi passasse e che Scott decidesse finalmente di farsi vedere e di salvare i loro posteriori congelati, qualcosa cambia, no? Forse la vicinanza forzata, il contatto fisico … No, non è solo quello. Non è solo attrazione fisica, non è come quando era cotto di Lydia Martin, per la quale poi ha capito di non provare altro che un profondo affetto fraterno. C’è qualcos’altro, qualcosa che non è ancora in grado di definire … qualcosa che lo spinge verso Derek anche quando razionalmente sa che è pericoloso, che dovrebbe stargli alla larga, il più lontano possibile. Qualcosa che lo ha spinto a farlo salire nella sua Jeep, quando era crollato nel parcheggio della scuola con una pallottola nel braccio, nonostante la sua iniziale riluttanza; qualcosa che lo ha spinto a tenerlo a galla anche quando i muscoli gridavano pietà, anche quando avrebbe potuto lasciarlo annegare e trarsi in salvo. Qualcosa che lo ha spinto qui, questa sera, a cercare di convincere quel testone a farsi aiutare.

Geme, frustrato. Possibile che i suoi problemi non abbiano mai fine?

Sì spoglia rapidamente, poggiando il cellulare e i vestiti puliti sul lavandino. Mette i suoi nell’asciugatrice e si infila sotto il getto cocente della doccia, cercando di tenere la mente sgombra, per quanto difficile possa risultare. Lascia che l’acqua calda gli riscaldi i piedi – finalmente può sentire di nuovo le punte delle dita! – e quando si ritiene soddisfatto abbastanza, esce dal box e si avvolge in uno dei tanti asciugamani candidi e nuovi di zecca che trova nel mobile sotto il lavandino. Friziona i capelli fin quando non sono quasi completamente asciutti e cerca di dar loro una sistemata, anche se è solo uno spreco di tempo; rimette i suoi boxer e fruga nel cassetto della biancheria di Derek, ignorando l’imbarazzo che quel gesto gli provoca, alla ricerca di un paio di calzini asciutti. Sorride quando nota che sono tutti spaiati, in disordine. A volte dimentica che Derek ha pur sempre un lato umano.
Una volta terminata la ricerca, indossa i pantaloni della tuta, confortato dalla morbidezza del tessuto contro gli arti stanchi. Stringe i lacci, così da evitare che gli scivolino giù per i fianchi stretti e infila la testa nella maglietta scura, che gli calza leggermente larga sulle spalle. Deve trattenersi dal sospirare come una ragazzina innamorata, quando il profumo di ammorbidente misto a quello di Derek – terra bagnata, muschio, pioggia –gli solletica le narici. Si sente completamente avvolto da esso, come se fosse ancora avvinghiato a Derek, come se fosse ancora stretto fra le sue braccia sicure, protettive.
Lo stomaco gli si chiude in una morsa piacevole difficile da ignorare e Stiles capisce di essere fottuto
E questo, lo sa, non è che l’inizio.

Da una sistemata al bagno, giusto per tenersi occupato e lontano da Derek per almeno altri cinque minuti, e poi recupera il cellulare, conscio che non può indugiare oltre. Deglutisce rumorosamente e spinge la maniglia verso il basso, inspirando profondamente. Può farcela, può tornare al piano di sotto e guardare Derek in faccia, anche dopo la realizzazione del secolo – così vuole chiamarla.

Con il cuore in gola – perché ovviamente quel bastardo deve riprendere a battere furiosamente come un dannato, come se lui non sia perennemente circondato da licantropi con le orecchie di Dumbo – scende le scale, scalzo.
Cora è sul divano a giocare col cellulare e gli sorride genuinamente quando lo vede sedersi accanto a lei, mentre Derek è dall’altro lato della stanza, in cucina, intento a recuperare qualche birra e qualche coca dal frigo in attesa della pizza. Si chiede se sia voltato di spalle di proposito, per evitare di incontrare il suo sguardo, e Stiles lo capirebbe, se fosse così, perché anche lui non sa come comportarsi. Si chiede, inoltre, se abbia riflettuto su quanto accaduto, mentre lui era sotto la doccia. Stiles è sicuro che l’abbia fatto, anche se non sa esattamente a cosa abbia pensato, a quali conclusioni eclatanti sia giunto e se, una volta che Cora sarà andata a letto, ne parleranno, o se semplicemente si ignoreranno, uno nel proprio letto e l’altro sul divano, fin quando l’imbarazzo non sarà sparito del tutto. A Stiles questa opzione non dispiace affatto.

Sobbalza quando si rende conto che sta fissando spudoratamente Derek e che Derek lo sta fissando di rimando, con un angolo della bocca sollevato in quel che l’umano suppone essere un accenno di sorriso. Ricambia il sorriso, improvvisamente sollevato e rilassato dal fatto che il lupo, almeno, non sembra essere incazzato a morte con lui. Sente la tensione scemare man mano e si tranquillizza abbastanza da poter scambiare qualche parola o due con Cora, ridacchiando quando la ragazza impreca non riuscendo a far esplodere tutte le caramelle nel tempo prestabilito sul suo cellulare.

Derek li osserva interagire da lontano, appoggiato contro il frigo, le braccia incrociate. Potrebbe unirsi a loro, sedersi sul divano accanto all’umano, ma non vuole rendere la situazione ancora più imbarazzante di quanto già non sia. Cora, di tanto in tanto, continua a lanciargli quegli sguardi saputi che gli mandano il sangue al cervello e se si trattiene dal fare battutine equivoche è solo perché suo fratello le ha chiesto gentilmente di non farlo.

Mentre Stiles era al piano di sopra, Derek ha avuto modo di riflettere, di considerare i pro e i contro: sa che qualcosa è cambiato fra di loro, ora, e non può semplicemente ignorare quel qualcosa, non quando gli ha fatto sciogliere piacevolmente le membra e lo ha fatto sentire così bene con se stesso per la prima volta da anni. Si è rassegnato all’idea che non può allontanare Stiles da sé, non ora che il ragazzo ha affondato le radici nella sua pelle, nella sua mente,nel suo cuore. È troppo tardi per fare un passo indietro; il lupo in lui lo ha sempre saputo, ma Derek non ha mai voluto dargli ascolto, scegliendo di ignorare i suoi ululati soddisfatti quando Stiles è nei paraggi, i suoi ringhi di rabbia quando Stiles è in pericolo, i suoi uggiolii feriti quando Stiles non gli presta attenzione.

Una voce – che somiglia fin troppo a quella di Peter – gli sussurra maligna che non merita questa opportunità, che sarà pericoloso per entrambi, che farà male proprio come l’ultima volta, solo che l’unico a rimanerne scottato sarà lui.
Derek la zittisce, dicendole che sa di non meritare tutto quello, ma che non vuole rinunciarvi e che, dannazione, Stiles non è come Kate; non lo sedurrà solo per poter accedere al suo cuore, non lo spoglierà di tutte le sue difese solo per poter fare terra bruciata attorno a lui, letteralmente. Le dice che farà di tutto pur di tenerlo al sicuro, pur di proteggere lui e il suo branco, la sua famiglia.

Non è solo, non più.
Gli basta incontrare gli occhi ambrati di Stiles e il suo sorriso, per capirlo.
 

-   -   -   -   -

 
Il fattorino arriva con la pizza intorno alle nove.
Derek paga il conto e lo ringrazia, chiudendosi la porta scorrevole del loft alle spalle e dirigendosi verso la cucina con i cartoni fumanti. Viene raggiunto poco dopo da Stiles e da Cora, la quale provvede ad apparecchiare il piccolo tavolo quadrato, posto in un angolo della stanza con la parete sfondata, per tre persone.
Stiles prende posto accanto a Derek, con grande sorpresa di quest’ultimo, e stappa immediatamente la sua coca-cola, prendendone un generoso sorso. Derek si chiede se sia una buona idea lasciare che la beva tutta, essendo il ragazzo già iperattivo di suo, ma poi con una scrollata di spalle pensa che peggio di così non può diventare.

Derek ci prava davvero ad ignorare il modo in cui il collo dell’adolescente si tende quando deglutisce, cerca con tutto se stesso di non seguire con lo sguardo la goccia beffarda della bevanda scura che gli scappa dalle labbra. Sono cose difficili da ignorare, soprattutto quando ha avuto un assaggio di Stiles.

Stiles sembra non accorgersi di tutte quelle attenzioni, troppo preso dal divorare famelicamente la sua fetta di pizza; Derek lo guarda metà affascinato metà disgustato, mentre Cora ogni tanto si lascia sfuggire qualche verso schifato.
Durante la cena si parla del più e del meno; Cora racconta a Stiles di come abbia fatto a ritrovarsi rinchiusa in quel caveau con Boyd ed Erica, tralasciando i dettagli della morte di quest’ultima per rispetto di suo fratello, che ancora non riesce a perdonarsi il fatto di non essersi mai accorto che sua sorella fosse sopravvissuta all’incendio, di non averla mai cercata; Derek gli racconta dell’arrivo di Deucalion, delle sue minacce, del modo in cui sembrasse conoscere i suoi punti deboli e quali tasti toccare per farlo cedere. Gli confida le sue preoccupazioni e non può non soffermarsi a pensare a quanto sia semplice, parlare con qualcuno e alleggerire il peso sulle sue spalle.

Stiles parla loro, invece, degli omicidi, di come sia arrivato alla conclusione che si tratti di sacrifici umani, di come gli risulti dannatamente difficile ricostruire uno schema e giungere all’assassino. Cora commette il grave errore di fargli notare che non è tenuto a farlo, che non spetta a lui indagare su quelle morti; Stiles alza lo sguardo dalle sue patatine, dimenticandosi completamente di quella che stava per portare alla bocca. La guarda sconvolto.

« Non posso starmene con le mani in mano ad aspettare che qualcun altro muoia sotto i miei occhi senza che io abbia fatto qualcosa per impedirlo. » le risponde fra i denti, adirato con se stesso per non essere in grado di giungere ad una svolta in fretta. Adirato con tutti coloro che non sembrano capire quanto bisogno abbia di fare qualcosa, di sentirsi utile, di poter aiutare. « Sono stanco di vedere le persone che amo perennemente in pericolo. Se c’è qualcosa … anche la più insignificante che io possa fare per aiutare, io devo agire, non mi importa dei rischi.» mormora, abbassando gli occhi sulle mani strette a pugno sulle cosce. Avverte quasi fisicamente lo sguardo penetrante di Derek su di sé ed è così concentrato su di esso che quasi sobbalza quando una grossa mano si posa su una delle sue, leggera, quasi a chiedere il permesso per un contatto più profondo.

« Ce la farai, tu … noi troveremo una soluzione anche a questo. » gli dice Derek, stringendo la presa sulla sua mano quando Stiles alza di colpo il capo, preso alla sprovvista dalle sue parole. Può sentire le lacrime pungere negli angoli degli occhi e tenta di ricacciarle indietro. Lo guarda, in soggezione, quasi dimenticandosi della presenza di Cora; non ha bisogno di chiedergli se creda davvero ha ciò che gli ha detto, non ha bisogno di contare i battiti del suo cuore, perché gli basta guardarlo negli occhi e leggervi la sincerità, la determinazione.
Annuisce lentamente, senza spezzare il contatto visivo né spostare la sua mano da quella di Derek, che rimane lì, calda e costante sulla sua per il resto della cena.

È quasi mezzanotte quando, sbadigliando, Cora dà loro la buonanotte. Anche Stiles si alza, stirandosi rumorosamente e stropicciandosi gli occhi con il dorso della mano. Domani è sabato, quindi non dovrà svegliarsi all’alba per arrivare in orario a scuola. Anche se è molto tardi, non gli va ancora di provare ad addormentarsi, perciò si trascina sul divano, aspettando che Derek lo raggiunga e si sieda accanto a lui.

« Allora, quali sono i piani per domani? » domanda Stiles, reclinando la testa contro lo schienale morbido.

Derek aggrotta la fronte. « Di cosa stai parlando? »

« Devi parlare con Isaac, lo sai. » gli ricorda l’umano, con tono pratico. Derek si irrigidisce; aveva dimenticato quel dettaglio.

« Non sono sicuro voglia vedermi dopo che – » comincia il licantropo.

« Verrò con te; magari se gli parlo prima io sarà più propenso ad ascoltarti. Adesso dorme a casa di Scott e io devo discutere di un paio di cosette con quell’idiota, quindi potremmo andare insieme. Sempre … sempre che tu sia d’accordo, ovvio! » aggiunge in fretta, sperando di non aver osato troppo.

Derek semplicemente annuisce, senza aggiungere nulla.
Il silenzio cala fra di loro, rotto solo dal rumore delle dita di Stiles che tamburellano nervose contro il suo stesso ginocchio. Per la prima volta in vita sua, non sa che dire. Rimangono così per un po’, ognuno perso nei propri pensieri.

« Allora, uhm … r-riguardo a prima … » butta fuori dopo un po’ Stiles, senza neanche rendersi conto di aver aperto bocca per parlare. Accidenti.        

Derek si volta a guardarlo, inarcando un sopracciglio aspettando che continui.
Stiles si schiarisce la gola, ponderando bene quali parole usare. Non è mai stato così imbarazzato in vita sua ed è quasi certo che le sue orecchie stiano per prendere fuoco.

« Mi … mi riferisco al, uhm … » deglutisce, inghiottendo la saliva in eccesso. « Ecco, mi riferivo al b-bacio ... mi chiedevo come, come dobbiamo comportarci … » lascia la frase in sospeso, sperando che Derek capisca.

« Tu cosa vuoi, Stiles? » chiede semplicemente Derek. Stiles non capisce il senso della domanda.

« È una domanda trabocchetto, non è vero? » chiede di rimando, assottigliando gli occhi con sospetto.

Derek ride, una risata vera, senza il suo solito scherno caratterizzante. Stiles rimane quasi incantato ad osservarlo, per la prima volta rilassato e senza quel cipiglio preoccupato a deformargli la fronte. « No, Stiles. Intendevo sul serio. » dice, una volta tornato serio. « Non posso sapere come comportarci d’ora in poi se non so prima cosa tu voglia da tutto ciò. È anche vero, però, che non possiamo neanche fingere che non sia accaduto nulla. »

« Già. » concorda Stiles, grattandosi distrattamente la nuca. Cosa vuole, lui? « Non lo so. » ammette, sincero. « Ma qualsiasi cosa ci sia fra noi … Potrei abituarmici, sai? »

« Anch’io. »

« Bene. » dice solo Stiles, torturandosi il labbro inferiore con i denti. È una sorta di dichiarazione, quella? In realtà non gli importa; c’è qualcosa, però, che deve chiedere, un bisogno che deve soddisfare « Quindi- uhm, ora … volendo, potremmo – »

« Sì. » esala Derek, prima di afferrarlo per la T-shirt e di baciarlo con urgenza, come se non stesse aspettando altro che quelle parole. Inizialmente Stiles geme per la sorpresa, ma poi chiude le mani a coppa sul viso dell’altro e lo avvicina quanto più possibile. Schiude le labbra per Derek, che non se lo fa ripetere due volte e introduce la lingua fra di esse, leccandole, mordendole.
In qualche modo si ritrovano stesi sul divano, Stiles di schiena e Derek fra le cosce aperte del ragazzo, appoggiato al ventre magro del ragazzo.

« Forse … forse dovremmo andare a letto. » ansima il più grande, staccandosi quanto basta per guardare negli occhi l’adolescente.

« Se mi stai proponendo di fare cose sconce sul tuo letto mentre tua sorella è al piano di sopra, probabilmente a spiarci, non c’è neanche bisogno che tu me lo chieda. » ironizza Stiles, cercando di calmare il respiro.

« Non è propriamente ciò che intendevo, ma potrei prendere in considerazione l’idea per quando sarai maggiorenne. » risponde Derek, poggiando la fronte contro quella dell’altro.

Stiles non è sicuro se sia serio o meno, perché andiamo, crede davvero che se mai le cose fra di loro dovessero funzionare, dovranno attendere che compia diciotto anni per del sano sesso? È pur sempre un dannato adolescente con degli ormoni, lui! Vergine, tra l’altro.
Nel dubbio sbuffa una risata, socchiudendo gli occhi per mettere a fuoco i contorni del viso di Derek nella semi oscurità.

« Stiles, è davvero tardi. » mormora Derek dopo un po’, carezzandogli distrattamente un fianco. « Domani dobbiamo andare da Scott. »

« Uhm, va bene. » si arrende, spostandosi per alzarsi. « Dimmi solo dove posso trovare delle coperte per la notte. »

« Puoi dormire nel mio letto. »

« Oh no, davvero. Non c’è bisogno che mi lasci il tuo – »

« Intendevo con me. » specifica Derek.

« Oh. » borbotta Stiles. « Oh. »  ripete, un ampio sorriso si forma sulle sue labbra. « Bé, se la metti così … »

È strano, all’inizio. Sono stesi uno di fronte all’altro, senza neanche il minimo sfioramento, come se non avessero appena pomiciato selvaggiamente sul divano. Poi, inconsciamente, si muovono uno verso l’altro; Derek fa scivolare un braccio attorno le spalle di Stiles, mentre quest’ultimo gli circonda la vita, poggiando la testa sul suo petto.

È semplice, pensa Derek.

« Grazie. »  sussurra, quando il respiro di Stiles si fa più pesante, segno che sta per addormentarsi. Non c’è bisogno che specifichi a cosa si riferisce.

Grazie, per essere venuto qui a farmi aprire gli occhi. Grazie, per avere fiducia in me. Grazie, per essere rimasto.

« Quando vuoi, sourwolf. » risponde Stiles, la voce già impastata di sonno.

Derek lo tira più vicino, stringendo la presa sulle sue spalle e affondando una mano nei suoi capelli morbidi.

È con Stiles addormentato fra le sue braccia, un’espressione rilassata sul viso, che l’Alpha capisce il vero significato di branco.

Non è solo questione di forza fisica, non è solo questione di numero. Branco è fiducia. È unione. È appartenenza. Stiles non è un licantropo, ma fa parte del branco, solo che Derek non lo ha mai realizzato prima, troppo preso a tenere conto soltanto delle qualità genetiche. Stiles fa parte del branco perché è sempre lì quando questo ha bisogno di lui. È sempre lì, con la sua particolare tenacia e col suo carattere impertinente a riportarli sulla strada giusta.

È sempre lì.

E Derek non è solo.

Finalmente l’ha capito davvero.

The End.
 

Spazio autrice: 
Salve!
Innanzitutto grazie a chiunque abbia avuto il fegato di arrivare fin qui. Mi rendo conto che sia una pappardella da leggere, ma non me la sono sentita di dividere la storia in capitoli, non avrebbe avuto senso.
Ci tengo a specificare che sia il titolo che la frase in alto a destra, sono tratti da due canzoni dei Three Days Grace (che ho scoperto di recente grazie ad una mia amica) che sono, rispettivamente, Never Too Late e Over And Over. Non riesco a non pensare a Stiles e Derek quando le ascolto, quindi se avete tempo, mettete le cuffie e crogiolatevi nei feels.
Anyway, veniamo alla OS: la fanfiction è nata in seguito alla 3x04 ed è, per sommi capi, ciò che io vorrei accadesse nella 3x05. In realtà, mi basterebbe che qualcuno prendesse Derek e lo scuotesse fin quando l'Alpha non si rende conto di quanto stia agendo da idiota, ma un po' di Sterek non mi dispiacerebbe. 
Per quanto riguarda i personaggi, so che probabilmente risulteranno un po' OOC, ma ho duvuto adattarli alla trama.
Da precisare:

  1. Non ci sono accenni alla Mrs.Blake/Darek per il semplice fatto che, non avendo ancora interagito molto nello show, non risulta essere di rilievo per la storia. Non odio né ho istinti omicidi nei confronti della professoressa, semplicemente mi è indifferente.Trovo stupido criticare un personaggio solo perché è di 'intralcio' ad un pairing, soprattutto quando ancora non ha mostrato i suoi potenziali (nel caso ne abbia), quindi aspetto di scoprire qualcosa di più su questa Jennifer. Non mi interessa che si intrometta nello Sterek; tendo in genere a separare il canon dal fanon anche se, da accanita Sterek shipper, vorrei che ci fosse più interazione fra di loro. *Sigh*
    Inoltre, come avrete notato, si parla poco di Lydia. Per quanto Jeff continui a ripetere che Stiles la ami ancora, io non lo vedo più ossessionato come una volta, lo vedo solo genuinamente preoccupato per un'amica.
  2. Il riferimento a Tolkien è ispirato ad una conversazione che ho avuto con una mia amica; non vuole essere in alcun modo offensivo per chiunque sia un fan del Signore degli Anelli. Spero apprezziate la citazione della profezia in Harry Potter, non sono riuscita a trattenermi dall'inserirla!   
  3. Cora. La adoro. Avevo bisogno di scrivere di lei, di farla interagire con Stiles, anche se sappiamo poco o nulla su di lei. Non ho specificato come si sia stata catturata da Deucalion, né come sia sopravvissuta all'incendio perché voglio aspettare che il buon caro vecchio Jeff si decida a darci spiegazioni. Il suo carattere è totalmente inventato; mi piace pensarla come più estroversa di Derek, più sarcastica. Spero di aver fatto un buon lavoro a descriverla così come io la immagino. (Il gioco contro cui impreca, tanto per speficare, è Candy Crush. Ho una fissa malsana per quel gioco.)
  4. La disposizione del mobilio nel loft di Derek è puramente inventata, eccetto per quella del salone principale. Ho anche riguardato il video pubblicato da MTV con Mr. Hoechlin, ma non è che ci abbia ricavato un granché. Però, insomma, Derek dovrà pur avere un bagno, una cucina!
  5. Per chiunque si aspettasse un po' di smut alla fine ... Bé, spiecente di aver deluso le vostre aspettative; nella prima stesura della OS era previsto qualcosina a sfondo rosso, ma mi sembrava troppo innaturale, troppo forzato. Sono due personaggi che si sono appena avvicinati, hanno appena capito di provare qualcosa l'uno per l'altro, hanno bisogno dei loro tempi per capire cosa sta succedendo. Farli finire sul pavimento a copulare, come direbbe Castiel, senza un motivo e solo per far audience, sarebbe stato scontato e scadente. Saranno pure un adolescente con gli ormoni in subbuglio e un uomo con dei bisogni, ma sono stufa di leggerli che si saltano addosso senza un perché, senza una spiegazione logica dietro le loro azioni. Ero addirittura tentata di cancellare il bacio, per questo motivo, ma questa scena non voleva proprio abbandonarmi, mentre scrivevo, per cui l'ho lasciata intatta. Spero l'appreziate.
Detto questo, grazie ancora per l'attenzione.
Alla prossima :)


   
 
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