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Autore: Oruas    01/07/2013    1 recensioni
La notte devastava i miei pensieri, mescolava le mie idee, amalgamava i miei dubbi ma nulla era più nitido e sinistro di quell'uomo.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era l'alba. La sveglia puntava sul tetto le sei spaccate del mattino, i miei occhi attraversavano i contorni dei numeri e si perdevano su immagini sfogate, afferravano il giorno e iniziavano a colorare gli oggetti intorno a me. Ero stanca, incredibilmente stanca. La notte devastava i miei pensieri, mescolava le mie idee, amalgamava i miei dubbi ma nulla era più nitido e sinistro di quell'uomo. Un uomo silenzioso, Era di media altezza, gli occhi infinitamente grandi e labbra ingarbugliate tra i peli neri della barba. Trascorreva le sue giornate passeggiando tra i miei sogni, con passo armonico sembrava danzare tra un sogno e l'altro e li viveva tutti dal primo all'ultimo istante. Sembra un uomo sicuro di se, portava sul viso una strana dolcezza ma tra i tratti perfettamente disegnati del volto si intravedeva una macchia, una macchia nera...aveva una strana forma, si estendeva tra l'oboe dell'orecchio sinistro attraversando il profilo della mascella per poi concludersi sulla parte sensibile del collo. Ecco, adesso ricordo bene la sua forma: era una croce. Ok, adesso la sveglia punta le 06:10 devo spolverare ogni dubbio ed ogni accenno di malinconia dal viso, alzare la testa dal cuscino deformato e invadere il mio corpo dalla sensazione fredda del pavimento nel momento in cui i miei piedi nudi decideranno di portarmi ad una posiziona idonea per iniziare una faticosa giornata di lavoro. Caffè, caffè, caffè...la mia mente non pensa ad altro adesso. Ho bisogno di sentire il caldo del caffè attraversarmi la gola e raggiungere l'intestino, lasciarsi in bocca uno strato delicato di dolce amaro che tra la lingua e i denti un po troppo larghi lasci l'enebriante profumo di buon mattino. Nulla però riusciva a cancellare la sua immagine, era determinata e ripetitiva...sembrava spiarmi da dentro ed io dovevo portarla con me ad ogni costo. E così le mie giornate scivolavano dal calendario, ininterrottamente. Un giorno, mi sedetti su una vecchia panchina che portava con se nomi di grandi amori perduti, mi leccai la punta del dito e mi persi tra le righe di quel libro immaginandomi lontana da lì, in un'altra vita dove la solitudine non sarebbe stata la mia migliore amica e una musica di fottofondo mi avesse seguito come un ombra avvighiandosi alle mie emozioni. bastò un attimo, un attimo quasi impercettibile e lo vidi. Era lì fermo e mi osservava...portava una camicia a quadri ed un pantalone scuro, il suo sguardo attraversò il mio corpo e sentii la pelle accartocciarsi, il cuore bussare al petto, le mani sudare e persi per pochi secondi consapevolezza di me. Lui girò la testa, e la luce del sole illuminò il collo e quella indimenticabile macchia. Mi alzai, chiusi gli occhi e cominciai a contare...1, 2, 3, 4...sentii dei passi venire verso di me, erano calmi ma devastavano i miei timpani. Abbi coraggio, su, non mollare apri gli occhi, fallo...ma era come scavare un muro con le unghia delle mani. Aprii gli occhi, era sparito. Tornai a casa sotto il pianto di un Dio che vorrei conoscere e persi anche io la mia fermezza, mescolando la pioggia ai miei perchè. Il pigiama di flanella consolò la mia coscienza e le mie mani strinsero le morbide lenzuola, chiusi gli occhi : Ero pronta, questa volta non avevo paura...lo avrei incontrato e avrei risposto a tutte le mie domande, sarebbe stata l'ultima immancabile volta. Lo vidi, oh si. Lo vidi ed il mio cuore si fermò. Non conosco quell'uomo ma riuscì a legarmi a se come due ricci nel fondo del male. Che qualcuno mi aiuti, voglio vivere voglio vivere voglio vivere ma lui mi porta con se e il mio corpo è estasiato, non pone resistenza e mi lascio inebriare da quelle incredibili sensazioni per non risvegliarmi più. Adesso, adesso non vedo più la superficie del mare, adesso non vedo più le mie mani screpolate, il mio viso sbavato dalla matita, i miei capelli scivolare sulle spalle. Sono all'inferno e il buio mi devasta.
  
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