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Autore: LuLu96    01/07/2013    1 recensioni
"La domanda che mi risuonava nella testa era una sola.
Perchè?
Perchè Sherlock aveva deciso di morire?
Perchè aveva assecondato quella farsa?
Perchè non aveva reagito?
Perchè faceva così dannatamente, maledettamente male?"
Dopo la morte di Sherlock Holmes, John Watson non sa come fare per vivere. i dubbi lo attanagliano, ma c'è qualcosa, in un angolo della sua mente, che lo mette in allarme, che lo avverte che non tutto è perduto, anche se lui non riesce a sentirlo. Presto, però, la sua vita cambierà e tornerà di nuovo a splendere... giusto?
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ogni notte era la stessa storia, da settimane. Sentivo la sua voce, ascoltavo le sue parole e lo vedevo saltare nel vuoto. E non riuscivo a muovermi. Non riuscivo a dire niente, a fare un passo, non riuscivo ad arrivare a lui. E lo vedevo schiantarsi al suolo, senza vita. Le immagini della sua lapide mi tormentavano ogni volta che chiudevo gli occhi. Da quando lui... Da quando lui era... era.. Diamine, John!, da quando lui era morto, non ero più riuscito a vivere. Avevo sopravvissuto, forse, ma anche questo verbo risulterebbe un eufemismo di quello che John Watson era diventato.  Ero un corpo che si trascinava avanti e indietro, apatico, senza emozione alcuna, se non il dolore, il rimorso, il rimpianto, la nostalgia. Ogni tanto, anzi quasi tutte le sere, sentivo il suono melodioso del suo violino risuonare per tutta la casa, armonioso, elegante, raffinato, così come lui era. Così come lui era stato. Non riuscivo ad usare il tempo passato riferendomi a lui, anche se la mia psicologa aveva detto che era la cosa migliore da fare. Ma poi, cosa ci andavo a fare da quella, non aveva mai capito niente di me all'inizio, figuriamoci se poteva capire in quel momento. Fatto stava che il suono di quella melodia riscaldava l'appartamento, rendeva vivo il mio cuore e risvegliava inesorabilmente il mio dolore. Soffrivo tanto che mi dimessi dal lavoro e mi chiusi in casa. L'unica visita era quella del ragazzo che tutte le settimane veniva a portarmi una dose. Lo stesso spacciatore che Sh... Che lui aveva corrotto per far si che non gli vendesse niente nei periodi vuoti tra un caso e l'altro, quando la droga era l'unico modo per far tacere il suo cervello geniale e contorto. Sorrisi al ricordo di uno di quei periodi. Voltai istintivamente il viso verso lo smile disegnato in giallo sul muro di casa al quale sparava quando era annoiato. Sentivo anche quelli, gli spari, alcune volte. Rimbombavano tanto da far tremare le mura di casa, tanto che mi aspettavo di vedere la Signora Hudson salire preoccupata i gradini e rimproverare il mio... lui, per la confusione che regnava sovrana in casa. C'era ancora confusione. Non avevo toccato nessuna delle sue cose, nemmeno la tazza di tea lasciata mezza piena sul tavolo del salotto. Semplicemente non ci riuscivo. Avevo bisogno di sentire che lui c'era, che non era andato via, che non mi aveva lasciato.
Il mio migliore amico. Così lo avevo chiamato parlando con la psicologa. Ora mi trovavo a chiedermi cosa in realtà fosse per me. Era certo il mio migliore amico, ma era una definizione limitante, come avrebbe detto lui. No, era di più. Alzai il viso verso lo specchio.
Ma guardati. John Watson, capitano, soldato e medico militare, hai combattuto in Afghanistan con valore, ti sei distinto. E guardati ora. Non sei nemmeno il fantasma di ciò che eri. Sei fiacco, pallido, smunto, gli occhi cerchiati di nero per gli incubi e l'insonnia, rossi per la troppa droga, le guance scavate, l'aspetto malato. Non ti riconosci, eh? Hai avuto il coraggio di fare tante cose, sei passato attraverso migliaia di morti di colleghi, nemici ed amici, e quanto sei stato male per loro? Una notte, forse, due. Rivedi ancora i loro visi di notte, va bene, hai sofferto per loro, ottimo, ma l'hai superato in poco tempo. E ora guardati. Per un solo uomo, uno solo, John Watson è caduto. Ha perso se stesso.
Chiusi gli occhi ripugnato dalla vista di me stesso. Non sapevo cosa ero diventato. Non mi importava, in ogni caso, la mia vita si era fermata su quel marciapiede troppo duro e freddo e tremendamente troppo lontano. Tutte le sere mi maledicevo per non aver capito le sue intenzioni. Avrei potuto fermarlo, intercettarlo prima che toccasse terra. Ma no, ero stato stupido, ero stato un'idiota, e non l'avevo capito. Mi sembrava di aver visto lacrime sul suo volto mentre parlava, ma lui non piangeva. Mai. Non avevo creduto alle sue parole per un istante. Non ero un genio ma di certo conosceo il... conoscevo il mio migliore amico, e in quel momento si stava inventando tutto. Non era vero niente. Aveva perso. Moriarty era morto, la polizia diceva che era stato lui ad ucciderlo, ma ero sicuro che non era così, ma lui, il grande... Per Dio, John, di il suo nome!... Sherlock Holmes aveva perso. Ed aveva perso la partita più importante.Non riuscivo a capirne il motivo, però. Perchè cedere a quel criminale? Perchè dare la sua vita per una finzione? Avevo indagato, i primi tempi, ma non ero arrivato a nessuna conclusione. Per un po' Lestrade mi aveva aiutato, nemmeno lui credeva che Sherlock avesse detto la verità, su quel cornicione, anche lui era convinto della sua innocenza. Eppure, il fenomeno del "genio psicopatico" aveva infettato i giornali per dei giorni, prima di scemare lentamente, la stessa gente che aveva chiesto il suo aiuto, che lo aveva visto risolvere dei casi impossibili per loro, che aveva amato il suo personaggio così intriso nel mistero, ora lo ripudiavano coma la peggio infezione, la più brutale epidemia, il suo solo nome era diventato sinonimo di scandalo e risentimento, di pazzia, per essere pian piano dimenticato. Sherlock Holmes aveva avuto il suo momento di maggiore fama per l'ultima cosa che aveva fatto, la peggiore e più falsa, vedendo cancellati anni e anni di servizi per lo stato e per i suoi cittadini. In un moto di rabbia probabilmente ingigantito per la droga tirai un pugno al divano, poi un calcio all'armadio, sbattei i pugni chiusi contro la parete per poi lasciarvi scivolare la schiena contro, in preda alla rabbia e alla disperazione più cieca. Gli occhi mi si riempirono di lacrime. Appoggiai i gomiti alle ginocchia e la fronte alle mani. Non potevo resistere. Non seppi quanto rimasi in quella posizione, il calcolo del tempo era diventato superfluo, inutile, noioso e troppo spaventoso per essere tenuto. Dopo queli che potevano essere dieci minuti, un'ora o pochi secondi, mi alzai e mi diressi al camino, al teschio, che era la mia unica compagnia, sotto al quale avevo nascosto il mio tesoro più grande. Allungai la mano quasi senza guardare sicuro di trovare il pacchettino con la roba dentro, ma questo non c'era. Ero sicuro che non lo avessi messo da nessun'altra parte, era la mia unica certezza, e che la Signora Hudson non lo avesse spostato, non entrava nell'appartamento da quando avevo lasciato il lavoro. Era semplicemente sparita, di nuovo. Non era la prima volta che succedeva e non riuscivo a darmi una dannata spiegazione. Imprecai senza timore di essere sentito. Mi diressi al frigo per vedere se c'era rimasto qualcosa di commestibile. Aprii lo sportello e una testa mozzata mi apparve davanti. Sospirai mentre sentivo un altro pezzo del mio cuore sgretolarsi. Chiusi l'anta, la riaprii e la testa era scomparsa. Un altro scherzo della mia mente malata. La domanda che mi risuonava nella testa era una sola.
Perchè?
Perchè Sherlock aveva deciso di morire?
Perchè aveva assecondato quella farsa?
Perchè non aveva reagito?
Perchè faceva così maledettamente, dannatamente male?



Lulu's corner

Heilà! Ciao a tutti! Mi presento, mi chiamo Lulu, e questa è la mia fic in questo fandom, scoperto da poco e letteralmente fantastico! Beh, che dire, la coppia Johnlock, protagonista dalla storia, mi ha catturata subito e le lacrime sono state impossibili da evitare nell'ultima scena dell'ultimo episodio... sigh D:
Questo capitolo l'ho scritto di getto, catturata da un'ispirazione, prima che potesse svanire, e postato subito, appena riletto.
In ogni caso spero davvero che vi piaccia e che mi lasciate qualche commentino e parere :D

Per ogni capitolo sceglierò un titolo che sia una frase significativa per il capitolo stesso, quella che raccoglie in essa il senso generale dell'intero capitolo stesso.
Beh, che dire, vi lascio andare!
Un bacio a tutti,
Lulu :D
   
 
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