Sub Rosa
Mi inginocchio senza pensarci due volte, senza neppure una minima traccia di
esitazione. Eppure agli occhi di qualunque passante questo gesto sembrerebbe
sicuramente folle.
Non so quanto tempo ho prima che le telecamere mi inquadrino e la polizia mandi
qualcuno a chiedermi spiegazioni. O forse si faranno solo una bella risata.
Sì, sicuramente sarà così. Dopotutto che male potrebbe fare un bislacco
signore di mezza età inginocchiato nel bel mezzo dei giardini delle Tuileries?
Chino il capo verso le lastre di vetro sotto il mio ginocchio.
Un eccentrico professore universitario. E non avrebbero tutti i torti.
Sono uno studioso, non un uomo d’azione. Ho passato tutta la vita sui libri
alla ricerca della verità oltre i simboli, armato solo di intelligenza e
pazienza, sperando di incontrarla tra le pagine ingiallite dal tempo, tra le
parole di uomini morti da centinaia di anni.
Non sono certo come gli antichi paladini, energici uomini nelle loro armature
scintillanti. Loro la inseguivano in groppa a possenti destrieri, la cacciavano
a colpi di spada. Avrebbero voluto portarla in dono a splendide vergini vestite
di bianco; che ironia vero? Il Santo Graal, la verità tanto desiderata li
avrebbe forse fatti recedere raccapricciati una volta che l’avessero avuta tra
le mani, tanto lontana era da quello in cui loro credevano.
E tutti gli altri invece? Gli altri cercatori che si sono succeduti nel corso
dei secoli: maghi, folli, politici, generali. La desideravano per il proprio
signore, di volta in volta assiso sul trono di Roma, di Avignone, di Praga, di
Londra. O di Berlino, seduto all’ombra di una bandiera con la croce uncinata
ricamata sopra.
Per loro la verità era il potere assoluto che avrebbe scosso il mondo e l’avrebbe
posto sotto il loro tallone.
Ed è forse solo per un beffardo scherzo del destino che sia stata invece posta
nelle mie mani?
Sono stati immeritevoli tutti loro e sono invece io l’unico degno, che tiene
in mano il capo di una incomprensibile catena di eventi che mi ha portato qui,
questa notte, sulla tomba della Maddalena? O è stata solo fortuna? O, al
contrario, forse lei sapeva che con me sarebbe stata al sicuro? Che sarebbe
uscita da una tomba di pietra per entrare in una di carne e sangue, perché io
non l’avrei mai rivelata?
È questo che tu vuoi, Signora? A differenza di quello che mi ha urlato Teabing
mentre lo stavano portando via, forse tu non vuoi andare libera per il mondo,
sulla bocca di sei miliardi di persone che potrebbero stuprare ancora il tuo
messaggio.
Ma, come la Speranza, tu vuoi rimanere nel vaso, ed essere di conforto a pochi,
selezionati cercatori. Giunti a te attraverso mille traversie. Puri di cuore.
Vergini in un modo che il Vaticano non potrebbe mai capire. Spogli di ambizioni,
desideri, voglie di possesso. Ingenui come una ragazzina di quattordici anni.
Un sorriso mi accarezza le labbra. Ti ho appena scoperta e già mi pongo nuove
domande. Com’è strano l’animo umano, non credi?
Richiamo alla mente gli occhi verdi, profondi, di Sophie Neveu.Mi viene un
brivido se penso che davvero lei è l’ultimo anello della catena che ho
seguito fino a qui.
Quello che così tanti nei secoli hanno voluto, desiderato, ucciso per avere.
La sua antica progenitrice doveva avere la pelle scura e i capelli neri dei
semiti. Ma forse nel suo volto splendevano gli stessi occhi di smeraldo dei
popoli indoeuropei. Mi piace pensarlo.
Chissà quanto avrà sofferto, quella donna. Ripudiata dai suoi stessi compagni.
Minacciata. Costretta a fuggire, ad abbandonare la propria casa. Dimenticata
dopo la sua morte. Ricordata nei secoli come una prostituta. Neanche le sue ossa
hanno mai potuto riposare in pace, ma hanno dovuto peregrinare per il mondo.
Deglutisco, improvvisamente commosso.
Quanto vorrei portare un fiore su questo sepolcro senza nome. Non in nome della
verità, ma in memoria della povera donna che l’ha incarnata.
Chissà se potrai mai perdonare il genere umano?
Mi rialzo lentamente. Sì, domani le porterò un bellissimo fiore.
Le hai chiesto cosa desideri davvero. Ti sei ripromesso di tornare
visitarla. Ora cammini tranquillo nel deserto che è Parigi questa notte. Lei
riconosce sul tuo viso il sorriso consapevole e sereno di chi custodisce il
segreto. Lo ha visto altre volte, ogni volta un segreto diverso, ogni volta lo
stesso, ma occultato sotto veli differenti.
Tu non la vedi quasi, troppo preso dai tuoi pensieri, almeno fino a quando una
folata di vento improvvisa ruba la sua sciarpa bianca e la porta via con sé. E
allora ricordi di essere un cavaliere. Ricordi il tuo ruolo e l’istinto che ha
avuto un grande peso nel tuo ingresso in quell’ordine millenario ti fa
allungare il braccio, avanzare di qualche passo e afferrare quella stoffa
leggera fra le dita. E solo allora la vedi mentre quasi le ruzzoli addosso per
recuperare il suo foulard.
Glielo porgi e sussurri un “Tenga” in francese, sorridendole.
Lei ricambia il sorriso avvolgendosi di nuovo la sciarpa intorno al collo. “Grazie”
ti risponde con un inglese privo di accento.
La guardi, Langdon, e qualcosa si muove dentro di te.
Lei sa. Ma non ti dice nulla. Lascia che sia tu a capire, a seguire le tracce,
gli indizi scritti sul suo volto. Hai ragione, Robert Langdon. La pelle scura
dei semiti, gli occhi verdi degli indoeuropei. Chakra. Infinito. Divinità.
Coincidenze? Non lo sai, Robert. Lei lo sa ma non ti aiuta. Non ti porge la
soluzione. Lei è in viaggio da molto, moltissimo tempo. Lei è stata la fonte
del Sang Real. Lei è stata l’origine del mondo. L’hai compreso? O l’hai
inseguita nella storia di una donna vissuta e morta due millenni prima?
È un attimo di smarrimento, ma vale quanto tutti quei giorni trascorsi a
inseguire il Calice. È come se il Significato avesse trovato la sua giusta
collocazione nel suo sguardo. Ma tu non ne possiedi il Codice, questa volta. Una
nuova ricerca.
Lei ti sorride di nuovo. Lei che sa che non andrai oltre, perché possiedi già
tutto ciò che ti è necessario per comprendere . E in lei ti sembra di scorgere
tracce del viso di Sophie. Del viso di Vittoria. Del viso di tua madre. Di ogni
donna che tu abbia mai incontrato.
“Buona serata” le sussurri e lei ti regala uno sguardo infinito.
“Buona serata anche a lei, professore.”
Prosegue per il suo cammino lasciando che siano solo i tuoi occhi seguirla. A
chiedersi come lei possa sapere, cercando l’ennesima spiegazione logica. Una
studentessa. Una giornalista. Qualunque genere di persona tu possa aver
incrociato nel tuo breve percorso in questo mondo.
Ma una risposta ce l’hai, e non sai se sia stata lei a donartela. Lei che
continua a sorridere anche se tu non puoi vederla, lei che spera che ci siano
altri come te, perché altri come te significheranno molti in grado di
spalancare la porta che conduce a quella luce che qualunque essere calpesti
questo modo imperfetto inconsciamente brama.
E tu senti come una litania. Un canto antico ripetersi nei tuoi pensieri. Un
canto che conosci benissimo. Un canto che ora non ha più punti oscuri.
“Perché, voi che mi odiate, mi amate,
ed odiate quelli che mi amano?
Voi che mi rinnegate, mi riconoscete,
e voi che mi riconoscete, mi rifiutate.
Voi che dite la verità su di me, mentite su di me,
e voi che avete mentito su di me,
dite la verità.
Voi che mi conoscete, ignoratemi,
e quelli che non mi hanno conosciuta,
lasciate che mi conoscano.
Perché Io sono il sapere e l’ignoranza.
Io sono la vergogna e l’impudenza.
Io sono la svergognata; Io sono colei che si vergogna.
Io sono la forza e la paura.
Io sono la guerra e la pace.
Prestatemi attenzione.
Io sono la disonorata e la grande.”
La lasci fuggire. Sai che vi ritroverete. Che ritroverai quello sguardo
altrove, forse in un altro volto, forse nel suo. Vuoi riprendere la tua strada.
Vuoi riprendere i tuoi pensieri. Ma qualcosa ti ferma di nuovo. Una rosa a i
tuoi piedi, dove poco prima c’era lei. Rossa e perfetta La raccogli e porgi di
nuovo quella domanda, stavolta non ad un simulacro di vetro, ma ad un volto che
ti ha permesso di guardare l’eterno. “È questo che tu vuoi, Signora?”
E la risposta che dai a te stesso è un sì. Perché da lei arriveranno solo
quelli in grado di vedere, di comprendere e di condividere la sua pena e la sua
gioia. Inali il profumo della rosa e ti senti finalmente in pace. Quello è il
fiore che le hai promesso e che domani le restituirai.
Note: I versi sono tratti da uno dei manoscritti gnostici ritrovati
nella località egizia di Nag Hammadi nel 1945 e più precisamente dal testo
conosciuto come ‘Il Tuono, Mente Perfetta’ o ‘Inno a Iside’.