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Autore: redeagle86    15/01/2008    11 recensioni
Meritava di essere punito, perchè la sua colpa era troppo grave...
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La mia giustizia'
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LA MIA GIUSTIZIA

 

doveva pagare per ciò che aveva fatto...e giuro che avrebbe pagato molto caro...

 

 

Una fan-fiction liberamente tratta dalla ff “Two deaths” (su manga.it).

 

Una fan-fiction un po’ diversa dalle mie solite KxH. Non so definirla nemmeno io che l’ho scritta (cominciamo bene! NdTutti).

Solo un avvertimento: leggetela con due o tre pacchetti di fazzoletti vicino a voi!!!

 

Allora il 99,9% dei fans di Kei odia Brooklyn e desidera la sua morte! (io sono fra questi, quindi lo so benissimo!) Dopo aver letto questa ff lo odierete ancora di più, credetemi sulla parola!

 

********************************************************************************

 

Ci sono molti tipi di dolore…

 

Il tradimento di un amico fidato…

 

Un capriccio non soddisfatto…

 

Un amore finito…

 

Ma il peggiore è sicuramente quel boccone amaro chiamato verità. Soprattutto perché spesso lo si paga a caro prezzo.

 

Proprio come è successo a noi…

 

A me…

 

 

Avevo sempre considerato il beyblade un insulso gioco per bambini: due trottole di metallo e magnete che si scontrano in una scodella. Esisteva forse qualcosa di più stupido?

Non capivo quell’entusiasmo che invadeva gli animi dei ragazzi…finché non divenni parte del loro gruppo.

A poco a poco compresi che quella piccola trottola, combinata con l’energia dei bit-power e con la destrezza del blader, poteva anche diventare pericolosa.

Una vera e propria arma.

Ma eravamo convinti che non esistessero bit-power malvagi, che fossero semplicemente costretti a comportarsi così da blader senza scrupoli.

Due anni fa capimmo di aver torto.

 

Ci sbagliavamo. Ci sbagliavamo di grosso.

 

Sulla nostra via incontrammo un ostacolo. Un blader dall’anima nera, accompagnato da un bit- power altrettanto cupo.

Un bit-power malvagio fino al midollo.

 

Fu questa la verità che appresi: esistono bit-power buoni, ed altri cattivi.

E imparai che non esiste giustizia. Né terrena, né divina.

Ma ogni cosa ha un suo costo…

E quello fu altissimo.

 

Eravamo al torneo contro i Justice5. La Bega ci stava davanti con due vittorie e un pareggio.

Dovevamo vincere.

A qualsiasi costo.

Dovevamo vincere per fermare la follia di Borgof e salvare il beyblade.

Allora non sapevamo qual’era il prezzo che avremmo dovuto pagare.

I suoi passi echeggiavano già nel corridoio. Sarebbe stato lui a scendere in campo. E aveva il nome del suo avversario sulle labbra. Il suo orgoglio lo urlava a gran voce reclamando vendetta.

Un nome che ancora oggi suona come una nota stridente…

 

Brooklyn…

 

Dranzer resisteva disperatamente agli attacchi di Zeus, spronato dal suo altrettanto ostinato proprietario. La voglia di rivincita li teneva ancora in piedi, era tutto ciò di cui avevano bisogno per continuare a lottare, incuranti dei colpi tremendi che Brooklyn assestava loro.

Sarebbe andato fino in fondo, giocandosi tutto ciò che possedeva.

Erano state le sue parole. E Kei non era solito sprecarne inutilmente.

E la spuntò, come sempre. Ottenne una vittoria importante per sé stesso e per la squadra.

Eravamo felici…

 

Finché…

 

Finché Kei non perse i sensi fra le braccia di Takao.

-Kei…Kei! Kei!! KEI!!

Takao gridava e gridava, mentre le sue mani e i suoi vestiti si impregnavano di sangue. Ma non riusciva a svegliarlo.

Esplose il caos.

La folla sulle tribune strillava.

I medici si erano precipitati verso di noi, portando Kei lontano.

La gente piangeva.

Noi piangevamo…

Accadde tutto così velocemente…

 

Il torneo fu sospeso, Kei ricoverato d’urgenza.

I ricordi di quel terribile giorno si sovrappongo come immagini indistinte. Ma non ho dimenticato niente. Nessuno ha potuto farlo.

Se solo chiudo gli occhi rivedo quella bianca, sterile stanza. E noi, lì per tutta la notte, ad attendere una risposta.

Kei era in coma, un coma irreversibile che lo trascinava via un po’ alla volta.

Questo era il prezzo della vittoria. Un prezzo che nessuno era disposto a pagare.

Dentro di noi speravamo che i medici si sbagliassero. Ci convincemmo che non c’era altra spiegazione: Kei era più forte di quello stato…

Ce l’avrebbe fatta, perché lui era sempre riuscito a cavarsela.

Ricordo le innumerevoli volte in cui mi sono seduta su quella sedia di plastica beige, accanto al suo letto. Afferravo la sua mano, pregando ogni volta che lui ricambiasse la stretta.

Non poteva essere vero.

Perché, maledizione, era ancora così bello? Voleva forse che la morte si invaghisse di lui?

 

Due settimane dopo arrivò la sconfitta…

Kei perdette la più importante delle sue battaglie. Quella con la morte.

 

Rei era pallido come un cadavere.

Non pianse mai davanti a noi, nemmeno al funerale, sebbene sapessimo che dentro stava malissimo.

Sparì il giorno dopo la funzione.

Rammento che mi disse:

-Se mi avessero aperto il petto e strappato il cuore, avrei provato meno dolore.

 

Max si chiuse in un forzato mutismo per più di una settimana e pianse ogni notte. Come tutti noi.

Anche lui se ne andato da tempo.

Non li biasimo, né li giudico: so che non dimenticheranno mai Kei.

 

Takao trascorse interminabili ore rinchiuso in palestra. Non riusciva ad accettare che il suo grande amico e rivale non ci fosse più. E una parte di lui si sentiva responsabile di quella morte.

In fondo al cuore so che non si è ancora dato pace.

 

E io…

 

Io passai attraverso varie fasi: la negazione, il dolore, la rabbia…

Provai rabbia verso di me, verso la Bega, verso i ragazzi…addirittura verso Kei.

I “se solo” mi tormentavano.

Se solo avessimo vinto le prime battaglie, se solo Takao avesse detto a Kei di fermarsi…se solo Kei non fosse stato il blader testardo e orgoglioso che era…

Se solo…

Poi, improvvisamente, tutto il mio odio si riversò verso un’unica persona, una persona che aveva continuato a vivere come se niente fosse successo…

 

Incidente…

Fu così che definirono la morte di Kei. Un incidente di gara.

Per noi non fu solo un incidente. Fu qualcosa che non si prevedeva che accadesse. Qualcosa che non sarebbe dovuto accadere.

Fu l’inizio della sofferenza, qualcosa da cui non ci riprenderemo mai.

Ormai abbiamo imparato a convivere con delle ferite che non si rimargineranno mai.

 

La sua lapide ha sempre fiori freschi.

Io, Takao e il prof passiamo spesso a trovarlo, gli raccontiamo come vanno le cose…

È stupido, ma ci fa sentire meglio. Sono convinta che i morti non scompaiano: ci sono anche se non si vedono e continuano a interessarsi delle faccende dei vivi…

 

Amavo Kei.

Lo amo ancora.

Lo amai dal primo momento in cui posai gli occhi su di lui. Così freddo, spavaldo, sicuro di sé…

Non era facile andare d’accordo con lui e ammetto che più di una volta mi diede veramente sui nervi. Non amavo il suo modo di trattare gli altri, la sua aria superiore…ma c’era in quel ragazzo una determinazione e una passione che lo rendevano speciale.

Nessuno di noi seppe mai cosa gli fosse accaduto sotto Borgof, cosa avesse visto o fosse stato costretto a fare, da renderlo così rigido e chiuso.

Poi era cambiato, senza abbandonare mai del tutto la sua impassibilità: aveva superato le sue ombre, o almeno una parte.

Era unico.

Ed era morto.

Mentre il suo assassino proseguiva a calpestare questa terra, continuava a squadrare gli altri blader come insignificanti insetti.

Lui e il suo maledetto talento.

Lui, l’offesa maggiore per i blader e il beyblade.

-Perdonami, amore mio. So che non approverai il mio gesto, ma non posso permettere che il suo crimine resti impunito.

Sfioro la foto.

Ripenso a tutte le volte che sono arrossita davanti a lui, a tutte le mie figuracce…cosa avrei dato per essere in grado di celare i miei sentimenti…

Non sono mai riuscita a confessargli il mio amore.

E sarà per sempre il mio rimpianto più grande.

Infilo una mano in tasca e lascio sulla terra una cosa che porto con me da quel maledetto mattino. Non può seguirmi questa volta.

Il sole del pomeriggio si riflette su ciò che resta del fedele Dranzer.

 

Takao sorride nel vedermi sulla porta. Un sorriso triste, ma caldo e sincero.

Non è più il ragazzo allegro e spensierato di due anni prima. La morte di Kei ha lasciato su di lui un segno che nemmeno tutto il tempo del mondo potrà mai cancellare. Hitoshi ha provato a telefonargli diverse volte, ma per Takao ha smesso di esistere. Lui afferma di non avere più un fratello. Non potrà mai perdonargli ciò che ha fatto.

A volte ho l’impressione che speri di vivere solo un brutto sogno, che in realtà Kei non sia morto.

Forse, perché è ciò che provo anch’io.

È vero, dovrei smettere…

Dovrei rassegnarmi…

Ma non è così semplice.

-Come stai, Hila?

-Abbastanza bene.

Lui mi guarda. Sa cos’ho intenzione di fare. Non perché io glielo abbia confessato, ma perché è il mio migliore amico e non posso nascondergli nulla.

Non so se approva o meno, ma non tenterà di fermarmi. Ha capito che non lo ascolterei.

Improvvisamente mi prende una mano e sussurra:

-Kei ti amava.

Sgrano gli occhi: ero sicura che niente potesse più stupirmi.

-Cosa?

-Me lo disse quella mattina. Credo che dentro di sé sapesse come sarebbe potuta andare a finire.

Resto lì intontita per alcuni minuti, la mente attraversata da mille pensieri.

Lo amavo…

Mi amava…

Avremmo potuto essere felici…

Invece Brooklyn ci aveva strappato tutto.

Esco dalla casa di Takao ancora più decisa nel mio compito.

La giustizia degli uomini non ha fatto nulla.

Dio ha chiamato a sé Kei e non è intervenuto su quel demonio.

 

Per una volta andrò contro ogni legge…

Contro ogni essere, persona o divinità che sia…

 

Per una volta le mie azioni andranno contro tutti…

 

Per una volta si compirà una sola giustizia…

La mia.

 

Guardo un’ultima volta il biglietto, dove le scritte sono ormai scolorite.

Mi ci sono voluti due anni per scovarlo.

Quell’indirizzo è segnato nel mio cuore.

La luce rossastra del tramonto illumina la via che ho deciso di seguire.

 

Dio, il destino, o come si voleva chiamarlo, aveva fatto qualcosa di tremendo, crudele e inutile.

Ma io porrò rimedio a questo.

Otterrò la giustizia che ci hanno negato.

Per me, per Kei, per i ragazzi.

 

Quella di Kei non sarà l’unica morte.

 

FINE

 

 

 

Ok, è una ff deprimente, me ne rendo conto. Ma spero che vi piaccia comunque.

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