Ed eccomi di
nuovo qua! Ahahah, dovevate snobbarmi con la
prima che ho postato, colpa vostra u.u Sempre sterek, sempre a modo
mio. Spero
vi piaccia. Un bacione, Afu. Buona lettura (?)
Ps: È interamente
dedicato a te, tutto questo, ed è la tua
forza ad ispirarmi per queste cose.
Lui e
l’altro.
Lui ha
quell’incessante sicurezza di essere sbagliato.
Sbagliato per lui, per la sua famiglia ormai volata via, per il mondo
stesso.
Sbagliato per
quello che prova, per come il suo corpo
reagisce, per come i suoi occhi cambiano colore.
Sbagliato
perché vorrebbe non essere così; così
bello, così
impossibile, così chiuso nella gabbia che lui stesso si
è creato.
Lui ha
quell’incessante sicurezza di essere sbagliato.
Prova
così tanto rancore verso se stesso, che il suo sguardo
non vede altro e il
suo cuore non batte
più.
Prova
così tanto delusione per se stesso, che i suoi muscoli
non sono nient’altro che una punizione, visto che lui è bravo a fare solo quello.
A ringhiare, a
staccare la testa con un morso. Ad
allontanare le persone, a non fidarsi, a vivere costantemente nel
passato, a
non voler gioire, a scappare.
Lui ha
quell’incessante sicurezza di essere sbagliato, che
ogni notte lo porta a dormire da solo, in quel letto.
Solo al mondo,
solo per sempre; sembra che si sia fatto questa
promessa, e che sia l’unica che davvero vuole mantenere.
Lui ha
quell’incessante sicurezza di essere sbagliato, lui con quegli occhi verdi, che se solo
vorresti, ci vedresti il mondo.
L’altro,
invece, ha quell’incessante sicurezza di non essere
abbastanza. Abbastanza per suo padre, per il suo migliore amico, per il
mondo.
Di non essere
abbastanza tanto da non meritare quell’amore
di quella ragazza che tanto sogna, di non essere abbastanza tanto da
essere
sempre preso per ultimo, nei gruppi. Quell’incessante
sicurezza che lo fa
parlare, e parlare, senza essere ascoltato.
L’altro
ha quell’incessante sicurezza di non essere
abbastanza, che lo fa ridere a più non posso, che lo porta a
sognare, anziché
vivere.
Che lo porta a
guardarlo
da lontano, senza muoversi.
Quella sicurezza
che lo fa nascondere dietro chili di
simpatia, che a volte vorrebbe toglierseli via e mandare a fanculo il
Pianeta
Terra, perché sì, se lo merita.
Quella sicurezza
che lo fa correre vicino al suo amico, in
quel mondo così strano, perché senza di lui si
sentirebbe perso, e magari
finalmente si sente parte di qualcosa.
L’altro,
invece, ha quell’incessante sicurezza di non essere
abbastanza, e non importa se tutti gli dicono che non sia vero, non
importa se
ha ottimi risultati a scuola e sia un mago nel risolvere i problemi;
lui non si
sente abbastanza.
Forse,
semplicemente, non l’ha sentito dalla persona dalla
quale si aspetta quelle parole.
O forse, la
persona che glielo diceva meglio, che glielo
cantava e sussurrava la sera, mettendolo a letto, è
così lontana da lui, che
nemmeno dal terrazzo dell’ultimo piano di un palazzo la
potrebbe raggiungere.
Magari sta
semplicemente aspettando qualcun altro che glielo
dica.
Magari sta
aspettando lui,
ma è così sicuro che non arrivi.
L’altro,
quello con l’incessante sicurezza di non essere
abbastanza, e quei nei che creano percorsi sul suo corpo, percorsi che
le mani
di lui vorrebbero percorrere, su e
giù,
per tanto, tanto tempo.
Ma entrambi
rimangono là, fermi. Immobili nei loro pensieri,
nelle loro idee. Nei loro «Sono sbagliato per lui, lo
rovinerei.» e «Che se ne
fa di uno come me?».
Bloccati dalle
loro paure, imprigionati dalla vita che gli
ha sputato addosso così tante volte.
Bloccati nel
loro ciondolare con la testa, e sbuffare, e
rassegnarsi. Nel loro farsi vedere normali tutti i giorni, nel bloccare
odori
che potrebbero far capire tutto… come se non lo sapessero,
da loro stessi,
senza bisogno di odori, di sguardi, di occhiatacce esterne.
Come se non lo
sapessero che quel gioco ormai c’è da troppo
tempo, e che entrambi si sono stancati.
E vorrebbero
fare qualcosa, vorrebbero davvero. Ma sono
bloccati nelle loro posizioni, e la vita non è una scacchiera, e loro non
possono muoversi.
Vorrebbero
annullare le distanze, prendere la vita come
sarà, e viverla insieme.
Lui, con la sua
incessante sicurezza di essere sbagliato,
dagli occhi verdi e il corpo muscoloso. E l’altro, con la sua
incessante
sicurezza di non essere abbastanza, dagli occhi grandi e profondi e i
tanti
nei.
E magari ci
riusciranno davvero, chi lo sa. Magari non è
semplicemente il periodo giusto per loro. Come i frutti, che escono
dalla terra
solo in determinate stagioni.
Magari stanno
solamente aspettando la primavera. O forse
l’inverno, per potersi scaldare a suon di abbracci e parole
sussurrate.
Magari il loro
momento non è ora ma poi. Magari, ora,
non capiscono nemmeno quanto
importanti diventeranno.
Bisogna solo
aspettare, allora, e stare a vedere come la
vita li farà unire, come dal solito salvataggio, si
arriverà a qualcosa di più.
Ad un
«grazie.» sussurrato da Derek-grande-lupo, tutto
bagnato, perché le abitudini sono dure a morire, e loro si
ritroveranno di
nuovo zuppi a dover combattere per le loro vite.
E Stiles
riuscirà a salvarlo, possibilmente, proprio per la
sua fragilità.
E
così poi, magari la vita li farà abbracciare,
perché sono
così grati che entrambi siano vivi; più di quanto
lo siano per loro stessi.
E le loro
magliette bagnate creeranno una sorta di magia, in
quell’abbraccio, come se ci fosse la colla e non li
farà più allontanare.
Staccare.
Allora si
scuseranno, magari, e Stiles diventerà tutto
rosso, perché l’incessante sicurezza di non essere
abbastanza è sempre lì
presente, anche dopo tutto quello.
Magari,
però, poi, Derek sorriderà alla visione di quelle
guance rosse, che fanno spiccare ancora di più quei nei e
quel naso all’insù, e
Stiles inizierà a sentirsi abbastanza
per
qualcosa. Qualcuno.
E allora
sorriderà a sua volta, con quei suoi sorrisi che
non hai bisogno di interpretare, perché te la sbattono in
faccia la felicità, e
Derek saprà che sta sorridendo a lui,
grazie a lui. E quel lucchetto che gli tieni imprigionato il
cuore si
spezzerà, e quell’incessante sicurezza di essere
sbagliato lo lascerà pian
piano.
Perché
la loro non sarà una storia facile; non si
sveglieranno un giorno, e si ritroveranno fidanzati.
Sarà
molto più di questo.
Sarà
cancellarsi insieme tutte quelle paure scritte sulle
loro anime, sarà un abbracciarsi e darsi forza a vicenda,
senza chiedere per
forza altro.
Sarà
vivere ogni giorno, e abituarsi a farlo di nuovo. Sarà
piangere per le loro perdite, e sapere che finalmente qualcosa non
andrà via.
Sarà
dirlo a Scott, a Peter che sogghigna e li manda a quel
paese, perché lui lo sapeva già.
Sarà
salvare Scott da un attacco di panico, anche se non
dovrebbe più averli.
Sarà
ridere a quella visione, a lasciarlo cullare da un
Isaac ridacchiante, che si congratula con loro.
Sarà
vedere Derek cambiare, e aprirsi di più. Parlare tanto,
con l’altro, ogni notte.
Sarà
addormentarsi abbracciati, ancora vestiti, e con gli
occhi leggermente bagnati.
Sarà
svegliarsi e sentire i loro corpi vicini, e sorridere
ad occhi chiusi.
Sarà
credere in qualcosa, finalmente.
Saranno molto
più di una semplice coppia; saranno un
tutt’uno, entrambi più sorridenti, di quei sorrisi
veri, che Stiles ormai non
era più abituato a fare, e Derek si era completamente
dimenticato come quegli
angoli si potessero alzare in su.
Saranno loro
stessi… loro stessi, come entrambi si ero
dimenticati di essere.
E
magari da lassù qualcuno sorriderà, e
dirà finalmente
ce l’hanno fatta, e daranno un cinque al destino e
si congratuleranno con
quello.
Non vi so dire
quando lui
e l’altro iniziarono ad
essere loro
stessi, non vi so dire quando iniziarono ad essere un
tutt’uno né quando ci
sarà quell’ennesimo salvataggio.
Vi posso dire
che ci sarà.
E lo sanno pure
loro. Se
lo leggono negli occhi.
E quale miglior
modo di incominciare un amore,
se non dirselo con gli occhi?
Con tutti quei
grazie non detti, con tutte quelle battute
malcelate, con tutti quegli sbuffi e ringhi. Con tutti quei trovarsi
insieme
anche non si vorrebbe, ogni volta. Con tutti quegli sguardi, che si
sono già
conosciuti, e già si piacciono.
Con tutto
quell’amore che sta nascendo, e vi giuro, vi
giuro, sarà bellissimo.