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Autore: AngieJ    02/07/2013    3 recensioni
Peter: I think that I would be happy to stay here for the rest of my life.
Olivia: We should probably get her home soon. Get her into a bath, which is never easy.
Peter: I nominate you for that one. Etta! It's time to go. Come on, kiddo. It's time to go home.
One shot che prende spunto dall'ultima scena dell'episodio finale di Fringe. Cosa è accaduto quel giorno al parco? La mia storia cerca di raccontare ciò che, purtroppo, non abbiamo visto.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Olivia Dunham, Peter Bishop
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Peter: I think that I would be happy to stay here for the rest of my life.
Olivia: We should probably get her home soon. Get her into a bath, which is never easy.
Peter: I nominate you for that one. Etta! It's time to go. Come on, kiddo. It's time to go home.

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La piccola Etta rialzò lo sguardo dal mazzetto di fiori che stringeva in mano e, rimettendosi in piedi dopo aver trascorso gli ultimi dieci minuti inginocchiata a raccogliere quelle bocche di leone, decise di raggiungere il papà che l'aveva appena chiamata. Quel giorno era stato uno dei più belli per lei, la mamma e il papà le avevano permesso di giocare tutto il pomeriggio al parco, aveva potuto raccogliere tanti fiori che avrebbe poi regalato alle zie Astrid e Nina non appena le avrebbe viste, ed aveva anche fatto la conoscenza di una nuova amica, una piccola coccinella che dal petalo di una magherita si era posata sul suo ditino. L'aveva ammirata felice,  pensando che somigliasse un po' alla zia Astrid, per via del viso scuro, ed aveva sorriso ripensando a quando gliel'avrebbe detto. La coccinella era rimasta ferma però solamente per pochissimo tempo sul suo ditino e, purtroppo, era volata via. Avrebbe voluto portarla con se, mostrarle la casa dove abitava, farle vedere tutti gli altri suoi amici, ma sapeva che probabilmente anche lei aveva una casa, una mamma e un papà che la stavano aspettando, quindi la lasciò andare.
Quando arrivò tra le braccia del papà strinse le manine attorno alla sue spalle e, lasciandosi abbracciare, ascoltò tutto ciò che le disse.

"Torniamo a casa tesoro, ok? Così mamma può farti il bagno mentre il papà prepara la cena, va bene?"
"Ok, daddy, ma il bagno non lo faccio però!"
"Ah, non lo fai? Ma tu sai che le bambine che non fanno il bagno vengono rapite dai mostri cattivi? Arrgh!" replicò Peter, avvicinando il braccino della piccola alla sua bocca e fingendo di morderlo. Etta rise fragorosamente, richiamando anche l'attenzione di Olivia che nel frattempo aveva raccolto tutta la roba da picnic che avevano portato con loro e li aveva raggiunti per dirigersi verso la macchina.
"Non ci credo, i mostri esistono solo nelle favole! Io non li ho mai visti! Diglielo mamma!" replicò la piccola, avvolgendo il collo del padre con entrambe le braccia e ridendo divertita.
"Beh, perché hai sempre fatto il bagno. Loro prendono solo le bambine che non lo fanno!" continuò Peter ridacchiando, rivolgendo uno sguardo complice verso Olivia che rispose, prontamente, con uno dei suoi sorrisi, prima di allungare una mano verso la testolina di Etta carezzarla dolcemente e lasciare un bacio casto sulle labbra del marito.
"Non so chi è più bambino fra i due.." mormorò ancora la donna sulle labbra di Peter "E tu, piccola birbantella, vedremo una volta a casa chi è che non farà il bagno!" sentenziò sorridendo, avviandosi verso l'auto parcheggiata poco più avanti.

Da quando Etta era venuta al mondo aveva mostrato, sin da subito, di aver ereditato una buona dose di testardaggine dai geni Bishop/Dunham. Poteva avere gli occhi di Peter, lo stesso sorriso e le guance paffute, i capelli di Olivia, ma la testardaggine.. quella l'aveva ereditata da entrambi e questo voleva dire solamente una cosa: da grande sarebbe stata una ribelle. Olivia se l'immaginava già, bellissima e intelligente come poche, ma al tempo stesso così testarda da non ascoltare nessuno. Sarebbe stata, probabilmente, l'incubo di Peter che, protettivo com'era, non avrebbe di certo apprezzato i suoi tentativi di ribellione giovanile, ma al tempo stesso il loro orgoglio.. il loro tesoro più prezioso.
Con quei pensieri, la donna ripose nel bagagliaio la cesta da picnic e prese posto in auto, mentre il marito pensava ad allacciare le cinture del sedile passeggero su cui era seduta Etta. Una volta che anche Peter fu in auto, gli rivolse uno sguardo ed un sorriso e poi,  aspettando che partisse, si voltò a guardare la figlia che teneva il viso già appiccicato al finestrino. Era una bambina curiosa, questo probabilmente l'aveva ereditato dai suoi geni. Aveva sempre voglia di scoprire, vedere e, spesso, faceva anche domande che probabilmente nessun bambino della sua età avrebbe mai fatto - come quella volta in cui, guardando le foto della gravidanza e della sua nascita, aveva chiesto a Peter se fosse uscita dall'ombelico della mamma, lasciando il povero uomo incapace di rispondere.- Etta racchiudeva in se tutte le qualità che avevano fatto innamorare Olivia di Peter - anche il suono della sua risata, a tratti, le ricordava quella del marito-  e, probabilmente, Peter avrebbe detto il contrario parlando della loro bambina, ma Olivia pensò che era proprio questo che amava di più dell'essere una famiglia.

La piccola Etta si sporse dal sedile posteriore, aggrappandosi con le manine ai sedili anteriori, e richiamando l'attenzione del papà lo esortò a cominciare quel gioco che le piaceva tanto fare.

"Dad, cantiamo quella canzone?"
"Quale, kiddo?"
"Quella della barca che mi canti sempre.. mi piace!" rispose la piccola sorridendo. Peter la osservò dallo specchietto retrovisore e, sorridendo a sua volta, cominciò a cantare.
"Row, row, row your boat" intonò lentamente, in modo che Etta lo seguisse. La piccola, senza esitazione, lo seguì sicura e cominciò a canticchiare anche lei.
"Rororo yobot" ripetè, alzando le braccia in aria.
"Gently down the stream." continuò Peter, picchiettando il tempo sullo sterzo, mentre Olivia li osservava sorridendo.
"Genti datestrim" provò a ripetere, piegando leggermente le labbra in una smorfia a causa della difficoltà del verso che, ogni volta, non riusciva a pronunciare.
Peter sorrise nuovamente e poi concluse la canzone. "Merrily, merrily, merrily, merrily, Life is but a dream." rivolgendo lo sguardo verso Olivia che gli sorrise.
Etta ripetè sicura anche quegli ultimi versi, facendo un po' di confusione con le parole, e una volta che ebbe finito, si sporse ancora verso i sedili anteriori "Di nuovo, papà! Stavolta tutta tu!" e gridò, alzando i pugni chiusi in aria ed invitando Peter a cantarle quella canzone che amava tanto.
"Ok.." l'uomo ridacchiò, imboccando nel frattempo il vialetto di casa, e cantò ancora una volta quella canzone per sua figlia "Row, row, row your boat. Gently down the stream. Merrily, merrily, merrily, merrily, Life is but a dream." Parcheggiò l'auto su quelle ultime parole e poi si voltò verso Etta. "Pronta per il bagnetto?"

Etta fece una smorfia di disappunto dinnanzi a quelle parole e, non appena Olivia aprì lo sportello per poterle slacciare la cintura di sicurezza e farla scendere, sgattaiolò via dall'auto e cominciò a correre in casa, proprio dietro Peter che aveva già aperto la porta e poggiato il loro bottino da picnic sull'entrata.

"Etta! Vieni qui! Su, non fare i capricci!" urlò Olivia raggiungendoli in casa. Peter ridacchiò divertito nel rivedere quella scenetta così familiare e, fin troppo, ricorrente. Lanciò un segno d'intesa ad Olivia come a farle capire che ci avrebbe pensato lui, chiuse la porta alle loro spalle e invitò la moglie a salire di sopra per preparare, nel frattempo, la vasca da bagno.    

Convincere Etta a fare il bagno era un'impresa pressoché impossibile ma sapeva che, alla fine, ci sarebbe riuscito. Raggiunse Etta, che nel frattempo si era nascosta in salotto, e la rincorse attorno ai divani. "Vieni qui, piccola canaglia!" urlò ridacchiando, chinandosi sulle ginocchia per poterla prendere in braccio. "Noo!" continuò a ridere la piccola, mostrando le piccole fossette, sulle gote rosa, che Peter amava tanto. Peter osservò sua figlia incantato e si perse a contemplarne la bellezza. Aveva i tratti di Olivia, i suoi capelli, la sua bocca, i lineamenti del viso.. era meravigliosa esattamente come la donna di cui si era innamorato e ogni volta che la guardava sentiva il cuore scoppiare, come se non potesse contenere tutta la gioia che provava. Una gioia che andava anche oltre l'amore che aveva sempre provato per Olivia o per qualsiasi altra persona, quella sensazione di sapere che una parte di se stesso e della donna che amava era li tra le sue braccia, che il frutto dell'eterno amore che lui e Olivia provavano l'uno per l'altra riempiva ogni giorno la loro vita.

"Papà.." chiamò la voce di Etta, ancora affannata per la corsa appena fatta ".. ma se faccio il bagno, dopo mi racconti una storia?" domandò la piccola, stringendosi con la manina ai capelli scompigliati di Peter.
Peter la guardò in quegli occhi profondi e azzurri e le sorrise dolcemente "Ancora meglio, tesoro.." rispose, indicando il grande televisore posto al centro del salone ".. ne guarderemo una!"

Etta spalancò gli occhi felice, si avvicinò alla guancia di Peter e dopo avergli lasciato un bacio, si lasciò mettere a terra e raggiunse il piano di sopra senza ulteriori lamentele. Avrebbe fatto il bagno, così come la mamma e il papà volevano, e dopo avrebbe potuto vedere tutti i cartoni che voleva insieme a loro, proprio come facevano sempre, perchè quelli erano i suoi momenti preferiti.

Olivia aveva appena finito di miscelare l'acqua calda con quella fredda, per renderla tiepida, ed aggiunto il bagnosciuma alla pesca e la paperetta che ad Etta piaceva tanto, quando la piccola entrò in bagnò.

"Eccoti qua, piccola peste!" esclamò Liv, abbracciando la figlia e cominciandole a sfilare i vestiti. "A quanto pare papà è riuscito a convincerti.." continuò, riponendo il vestitino nella cesta dei panni sporchi e prendendo Etta in braccio per poterla immergere nella vasca.
"Mi ha promesso che dopo guardiamo un cartone!" rispose Etta, entrando in acqua e prendendo subito la sua paperella per giocare.
"Un cartone, eh?" disse Olivia, mostrando stupore, mentre con una spugna accarezzava lentamente la pelle della piccola "E che cartone vuoi vedere?" continuò a chiederle, sperando così di tenerla ferma e facilitare quel compito, quasi sempre impossibile.
"Quello col coniglietto!" disse sicura Etta, schizzando l'acqua con le manine e soffiando sulle bolle di sapone che volavano via "Anzi no, quello del trenino!"
"E allora vada per quello del trenino!" aggiunse Olivia, prendendo lo shampoo per poterle lavare anche i capelli "Tesoro, adesso rimani ferma così laviamo i capelli!" l'avvertì, prima che la bambina potesse sfuggirle come al suo solito, costringendola a bagnarsi fin sopra i gomiti per tenerla ferma. Etta le fece un sorrisetto e, come previsto, si spostò facendo schizzare l'acqua da tutte le parti e cominciando a ridere.
"Ah ah, mamma che sei buffa!" esclamò vedendo delle bolle di sapone volare sul viso di Olivia.
"Ah, sono buffa? E se faccio così?" Olivia prese un po' di schiuma e, avvicinandosi alla figlia, gliela lasciò sul nasino, facendola ridere ancora più forte. "Adesso siamo buffe entrambe!" Etta continuò a ridere, schizzando l'acqua della vasca, e Olivia rise insieme a lei, consapevole che, nonostante le ore spese a convincere la figlia a fare il bagno e le lamentele di quest'ultima, quello era uno dei momenti che più amava.

Dal piano di sotto, Peter aveva finito di mettere ordine tra la roba che avevano portato con loro per il picnic di quel pomeriggio e nel sentire le risate delle sue donne alzò lo sguardo verso le scale, sorridendo di rimando. Quel suono era uno dei più belli che potesse udire, l'unico che non avrebbe mai voluto smettere di ascoltare. Il suono delle risate delle sue donne, delle persone più importanti della sua vita, l'unica melodia capace di fargli sentire il cuore stracolmo di felicità.
Continuò ad ascoltare quelle risa, perdendosi nei suoi pensieri, mentre distrattamente controllava la posta. Alcune bollette da pagare, pubblicità stupide che avrebbe ignorato e poi una busta, bianca, spoglia ma con sopra un nome che catturò la sua attenzione. La aprì subito, curioso di sapere cosa contenesse e, quando ne estrasse il contenuto, rimase per un secondo sorpreso nel trovare un solo foglio, con nessuna scritta, e solamente un disegno. Un tulipano bianco. Un disegno così semplice eppure così particolare, capace di risvegliare un misto di emozioni nel suo cuore. Serenità, amore, fiducia, gioia, senso di famiglia.. speranza. Emozioni che, fondendosi alle risa di Etta e Olivia, lo fecero sentire finalmente completo e consapevole di aver trovato il suo posto nel mondo.

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Questa è la mia seconda fiction su Fringe qui sui EFP (la prima dovrei ancora completarla, ma purtroppo non riesco mai a trovare un po' di tempo libero e per questo chiedo scusa). Questa storia è un "missing moment", ossia uno di quei momenti che purtroppo nella serie non ci hanno mostrato e che io, invece, avrei tanto voluto vedere. Spero vi sia piaciuta e, che dire, aspetto i vostri commenti! :3

A presto, Angie.
  
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