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Autore: xingchan    02/07/2013    2 recensioni
"Se dovessimo dare una forma alla Nera Signora, senza alcun dubbio avrebbe l'aspetto di un'arma da fuoco."
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alex Louis Armostrong
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Only Humans'
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Alex

Con gli occhi di un essere umano





Era stato inviato come uno dei tanti soldati con il preciso compito di sedare una rivolta. Solo, che quello che era un semplice intervento militare si era poi rivelato essere una vera e propria guerra fratricida, di quelle che non conoscono tregua e che spazzano via popoli interi.


Lì, in mezzo a centinaia di uomini pesantemente armati, alcuni della propria alchimia, alla quale aveva sempre attribuito un valore positivo, il gigante buono prestava attenzione ad ogni singola parola che il Comandante Supremo pronunciava dall'alto, dalla sua torre di controllo che, per qualche strana ragione, lo rendeva superiore a tutta quella marmaglia di uomini. Non perchè fosse semplicemente la persona con i gradi più alti di tutto l'esercito, ma perchè su di lui aleggiava una sorta di misteriosa forza, che lo faceva sembrare temibile e privo di una qualsivoglia idea di vulnerabilità. Un uomo perfetto. Un uomo che non sapeva cosa fosse l'amore e la pietà, e di conseguenza non ne era succube.


"Quest'oggi avete una nazione, la vostra, da difendere." disse, utilizzando dei concetti che gli erano totalmente estranei e costruiti soltanto per incitare i suoi uomini a combattere.


Alla base dei suoi ordini militari non vi era di certo il desiderio di proteggere Amestris da una popolazione mite e chiusa nei suoi ideali e nel suo credo, ovvero tutto l'opposto di quello che si spifferava in giro sul loro conto, diffuso per lo più dai primi mezzi di comunicazione in voga.


La popolazione era a conoscenza dell'incidente che scatenò la guerra, il soldato che sparò per errore ad un bambino, ma nessuno, nemmeno quelle reclute che combattevano per il puro scopo di proteggere la pace dello Stato, sapeva che più che di incidente si trattava di un'istigazione che, se portata avanti con la dovuta minuziosità, avrebbe ridotto il paese in una terra desolata ed i suoi abitanti in entità indefinite di energia.


Ma questi devastanti particolari Alex Louis Armstrong non poteva saperli. Egli era una delle tante menti inizialmente manipolate dal potere della propaganda totalitaria che divulgava un'immagine patriottistica e magnanima dell'esercito Amestresiano e denigrava Ishval.


"Il popolo di Ishval non ha accettato la nostra trattazione di pace" mentì spudoratamente il Fuhrer, "arrivando a queste conclusioni drastiche."


Quelle parole dannatamente fasulle furono il moto propulsore per cui ogni militare indistintamente aveva accolto lo sterminio, tranne per chi stava comodamente ad osservare tutto al riparo e che già era a conoscenza della fine, vale a dire alcuni pezzi grossi allettati dalla proposta dell'immortalità. Erano davvero pochi, un'élite in piena regola che, con vigliaccheria, si nascondevano dietro l'imponente figura di King Bradley.


Ishval veniva ritratta come un nemico, che progettava piani dediti alla sofferenza ed allo svilimento altrui; i quali abitanti, se lasciati vivere e proliferare, avrebbero portato soltanto alla rovina dell'intera Amestris.


Una mentalità erronea che non faceva altro che sviluppare un razzismo sempre crescente, che sfociò numerose volte in una serie di episodi di xenofobia del tutto immotivati. E che ora aveva concesso spazio ad un genocidio, fra l'appoggio di molti ed indifferenza di altri.


Le truppe si divisero in squadre, composta da dieci alchimisti di Stato ciascuna. In quella di Alex Louis Armstrong c'erano soldati semplici che lui stesso riconobbe, avendoli conosciuti in Accademia e condividendo con loro quelle speranze e ideali che facevano brillare i loro occhi, tanto erano profondi.


Ma ora che li vedeva dopo qualche anno, nei loro sguardi c'era soltanto uno scarno disegno di ciò che stavano commettendo, quasi fossero tanti strumenti che, al minimo comando del loro capo, sarebbero stati in grado di radere al suolo il mondo intero.


Spenti, imperturbabili, con neanche una piccola scia di sentimento solidale o caritatevole nelle loro espressioni impassibili come maschere funerarie, quei volti erano di per sé tanti presagi di morte.


La stessa che si presentò sotto le spoglie di cannoni, arsenali, bombe e proiettili di fucile qualche istante dopo, rovesciando a terra un fiume di corpi senza vita; e fra quei cadaveri, alcuni ancora tutti interi, altri lacerati e dilaniati dalle esplosioni, vi era anche il corpicino di un bambino. Il colpo sferrato con maggiore violenza è stato senza dubbio la presa di coscienza che uno dei suoi proiettili aveva preso proprio quel giovane Ishvalan, lo stesso che vide poco prima correre fra le macerie dopo aver inciso una frase agghiacciante su di un muro del loro tempio.


Se dovessimo dare una forma alla Nera Signora, senza alcun dubbio avrebbe l'aspetto di un'arma da fuoco.


Per lui la morte era l'esercito di Amestris, ed anche Alex Louis Armstong ne faceva parte. Dunque anche lui rappresentava il male incarnato.


A giudicare dal suo aspetto, quel ragazzino doveva avere all'incirca sette o otto anni. Probabilmente non aveva nemmeno iniziato gli studi, si sorprese a pensare Alex. Ed in quell'infausto momento, invece di essere a giocare con i suoi amici o aiutare il proprio padre, giaceva lì a terra, morto, con il volto infantile contratto per il dolore e due rivoli di sangue che scorrevano uno dalla bocca, un altro partendo dalla tempia. Le braccia erano abbandonate in modo scomposto, come se le ossa fossero troppo fragili per dare un contegno al loro involucro di carne.


A quella vista, Armstrong ovattò la sequenza di spari intorno a lui per avvicinarsi al cadavere di quel bambino. Ma per chissà quale motivo, le gambe gli si fecero di argilla facendolo barcollare e prendendo addirittura a tremare convulsamente, impedendogli di avanzare verso di lui. Come se avesse paura che il giovane fosse in grado di ritornare in vita da un momento all'altro ed urlargli in faccia ciò che lui faticava ad ammettere: che lo aveva ucciso lui, che gli aveva negato la vita, la stessa che ancora dimorava nel corpo del soldato, mentre egli, senza più soffio vitale, era costretto a decomporsi fino a ridursi in un ammasso di ossa secche e fragili.


Ma non appena ebbe modo di toccarlo e di prenderlo fra le braccia bagnate delle sue lacrime, sentì che quella scintilla di pentimento gli avrebbe divampato dentro attenuando in qualche maniera la sua colpa.


Tutte pie illusioni.


Tastando la sua pelle ancora dolce e vellutata celata da uno spesso velo di polvere, Alex avvertì una sensazione peggiore. Il calore stava abbandonando piano piano il corpo, quasi fosse una tangibile testimonianza del volo della sua anima. E come essa se ne andava serenamente, senza avere nessun segno sul petto della sua purezza, così la macchia sulla coscienza del militare si faceva sempre più larga. E fu in quel preciso istante che si rese conto che era schierato dalla parte sbagliata.


A che diavolo giovava all'esercito la morte di migliaia di innocenti?  Come si potevano accusare uomini giusti, donne, anziani e bambini di mettere a repentaglio un intero paese? Ma soprattutto, era quella l'alchimia alla quale aveva dedicato la sua esistenza?


Alex non ebbe mai la lucidità adatta per rispondere a queste domande e per descrivere l'orrenda morìa che imperversava davanti ai suoi occhi azzurri. Aveva soltanto una risposta rovesciata a tutte le sue aspettative fra le mani. In quel bimbo aveva trovato la sua forma personale all'idea della morte, come quel ragazzo aveva focalizzato la sua nelle armi.


Che avrebbe fatto se al posto di quel bambino ci fosse stato qualcuno a lui caro? Suo padre, sua madre o le sue sorelle? Si sarebbe scagliato contro il suo stesso esercito, magari portandosi dietro una taglia, come un comune ricercato? Avrebbe disertato o espresso tutta la sua rabbia verso l'ingiustizia a cui stava assistendo?


"Questa guerra è completamente sbagliata, signore!"


Una frase che avrebbe compromesso la sua fedeltà all'esercito, certo, ma che importava ormai? La gente moriva, i soldati se ne infischiavano quando invece avrebbero dovuto ribellarsi, e continuavano a mandare avanti i loro abomini come macchine programmate per uccidere.


Udì a malapena il suo superiore che gli imponeva di lasciare il campo di battaglia ordinando di sostituirlo, se così si poteva definire, annebbiato com'era dalla disperazione di sentirsi d'improvviso vuoto di tutti quei buoni propositi che covava nel cuore e che ora aveva sotterrato nella sabbia dorata del sud-est. Rimase interdetto da alcune risatine di qualche veterano ma non disse nulla. Scomparve attraverso i resti delle abitazioni con ancora quel corpo gelido stretto al proprio petto, sebbene ormai non avesse più bisogno di protezione.


Gli altri suoi commilitoni attribuivano tutta quella sensibilità, rara soprattutto all'interno di un esercito potente e devastatore come quello di Amestris, alla sua totale incapacità di mantenere saldi i suoi nervi ed alla sua volontaria negligenza nei confronti degli ordini dei suoi superiori. Perchè normalmente sono sempre i più sensibili ad essere bollati come deboli, quando invece è molto più facile mostrare il lato duro e impertinente di se stessi. Per quello che credeva Armstrong, è da eroi dare prova di posserede un'anima, di dare una pur minima traccia di umanità che c'è in ogni uomo. Non quella interpretata come crudele, spietata, che non si ferma davanti a niente; ma quella semplice, pura, libera da ogni pregiudizio e discriminazione.


"Le loro erano tutte calunnie dettate dal desiderio di affermazione delle loro personalità, apparentemente salde, ma in realtà soggiogate da un freddo regime dittatoriale. Fu anche questo a scatenare l'Inferno di Ishval. Io lo so, ne sono stato partecipe..." gli disse una volta il colonnello Mustang intuendo i suoi pensieri e chiudendo con vergogna i suoi occhi.


"Sì, ma... lei, signore, non è come loro. Preferirei lasciare il vero Inferno a chi se lo merita." Rivide ancora quell'incisione dopo anni, quando si unì agli altri per collaborare in modo da rimettere in piedi Ishval. Con le dita vi passò sopra come una carezza, e da quel giorno la incise anche nel suo cuore.








NDA

Questa one-shot era in fase di lavorazione già da tempo. Quanto non saprei dire. Forse un paio di mesi, o qualcosa in meno. Fatto sta che fra ieri ed oggi qualcosa ha dato l'avvio per concluderla.

A presto.

   
 
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