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Autore: Piccola_Autrice    02/07/2013    0 recensioni
Non so, scegliere tra due dolci occhi marroni o due occhi azzurri affascinanti. Le difficoltà nella vita si incontrano. La mia è piena di ostacoli, ma servono per renderla interessante. Alla mia età sbagliare capita spesso, ma sembra che io non riesca a fare UNA cosa giusta.
Sono Britney Thompson, questa è la mia vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Life


Capitolo 1. She had to be with me …
< Non ci credo!! > commentò sorpreso.
< Ti dico che ho preso il massimo. Credici Zayn. > ridacchiai io.
< Non sei mai andata bene in storia dell’arte. > mormorò lui, confuso.
< Mangi da me anche oggi? > chiesi sorridendo.
< Sì, i miei lavorano. > annunciò. Poi mi afferrò la mano e cominciò a correre.
< Forzaaa!! > urlò lui, girandosi verso di me.
< Ok, ma almeno rallenta!! > sbottai io ridendo.
< La corsa non è il tuo forte, vero Britney? > ridacchiò lui.
< Ma cosa c’è?! Ti faccio mangiare tutti i santi giorni da me, spesso dormi a casa mia, ti aiuto in matematica e in italiano e mi prendi anche in giro?! Bel migliore amico che ho. Ma perché faccio tutto questo? > chiesi irritata. Mi impuntai sull’asfalto, Zayn mi tirava il braccio, cercando di scuotermi.
< Vuoi sapere perché lo fai? > chiese lui con un sorrisetto malizioso sul viso.
< Si, e … Togliti quel sorriso dalle labbra. > grugnii.
sussurrò avvicinandosi a me. < Tu … > continuò, tirandomi a sé, in modo che i nostri volti fossero a nemmeno cinque centimetri di distanza l’uno dall’altro.
< Zayn, ma cos … > mormorai io, ma lui mi zittì sfiorando le mie labbra con il pollice. La faccia mi stava andando a fuoco, quindi immaginai che ero arrossita.
< Sei bella quando arrossisci. > ammise.
< Perché lo faccio? > lo incalzai.
< Perché ti piaccio e non poco. > sussurrò lui.
Non volevo che mi baciasse, era il mio migliore amico e BASTA, sarebbe stato così per sempre. Ma non riuscivo a muovermi, tremavo tra le sue braccia, davo al mio cervello ordini del tipo: “Britney, svegliati, ribellati, non farti baciare!” , ma non riuscivo a scuotermi, riuscivo solo a fissarlo intensamente, nei suoi grandi occhi marroni: mi accorsi che il colore andava scurendosi man mano che si allontanava dalla pupilla: da un marroncino tenue a un marrone, a un marrone quasi nero, che contornava l’iride.
Anche lui mi fissava negli occhi, con uno sguardo dolce, sincero, da amico … O da ragazzo innamorato?
Lo squillo del mio telefono interruppe quel momento. Lo presi in mano.
< Mio padre > dissi, spingendolo via.
Accettai la chiamata.
< Pronto? Papà? > dissi rispondendo.
< Tesoro, devi tornare subito a casa. > disse con voce roca e spenta. Che cosa era successo di tanto grave da far correre una ragazzina di quattordici anni a casa?
< Cosa è successo? > chiesi preoccupata.
< Te lo spigo quando torni. Viene anche Zayn? > chiese di rimando.
< Si … > mormorai, preoccupata.
< Va bene. Un bacio, ciao. > disse, attaccando.
< Cos’è successo? > chiese Zayn, preoccupato.
< Non lo so. Ma dobbiamo correre a casa. > dissi sconvolta.
Cominciammo a correre più velocemente possibile, arrivando a casa in meno di sei minuti.
Suonai il campanello, stringendo la mano di Zayn. Mi guardò intensamente come per dire: “Calma, non sarà nulla di grave.”.
Quanto vorrei che avesse avuto ragione.
Mio padre aprì la porta. Me lo ritrovai davanti in lacrime, che piangeva chissà per quale ragione. Istintivamente mi buttai nelle sue braccia, cercando di consolarlo, ma il dolore che provava dentro e che presto avrebbe investito anche me era troppo forte, lo strinsi ancora di più, un caldo abbraccio tra padre e figlia, per me era amore, per lui era un abbraccio di compassione. Rimanemmo così per circa due minuti, sotto lo sguardo del mio migliore amico, che rimaneva silenzioso.
Quando ci staccammo, dissi mormorando: < Entriamo? >.
Entrando, non vidi mia madre, che, anche se malata, solitamente accoglieva me e il moretto con un sorrisone.
< Papà … > mormorai.
Ripresi a stringere la mano di Zayn, cercando conforto nei suoi occhi, che però erano spenti, forse aveva intuito ciò che era successo.
< Zayn … > lo chiamai, ma nemmeno lui rispose.
Ero confusa, non capivo cosa succedeva, non mi ero mai sentita così a disagio, provavo una forte angoscia dentro di me, ma ero anche curiosa di sapere cosa era successo quel giorno, quel maledetto giorno della mia vita.
< Britney, devi sapere che … > disse, facendomi entrare in una stanza.
Ne uscii poco dopo, in lacrime.
< Papà … Mamma … Non può … Io dovevo dirle del voto!! Dovevo ancora innamorarmi e confidarmi con lei!! Doveva aiutarmi, dovevo ancora presentarle il mio primo ragazzo … Dovevo dirle ancora tutto, lei doveva essere qui, con me, ORA!! Non può essersene andata. > urlai tutto d’un fiato.
< Britney, ascolta … > cercò di dire mio padre.
< No, papà, no!! Il mondo mi odia. > mormorai, le lacrime che mi rigavano le guance, che correvano ininterrottamente sulle mie gote, dove era racchiuso tutto il mio immenso dolore.
Lasciai la mano di Zayn, la quale mi aveva dato conforto fino ad allora.
Aprii la porta e la sbattei dietro di me, poi mi diressi, correndo, solo Dio sa dove.

Zayn’s point of view

< Britney! > urlò il signor Thompson.
< Vado io, signore. > dissi, correndo incontro alla mia migliore amica, che, per quanto fosse negata a correre a scuola, era dannatamente veloce fuori dall’edificio scolastico.
“Dove può essere andata?” mi chiesi, spremendomi le meningi.
Poi mi ricordai del lago. Amava quel posto, soprattutto perché aveva scoperto che da una sporgenza vicino alla cascata si vedeva tutta Boston.
Corsi verso il lago, certo di trovarvi Britney, e fu così.
Era rannicchiata su una panchina, le gambe piegate vicino al petto, con le braccia attorno alle ginocchia, il mento che poggiava sul dorso delle mani e le lacrime che correvano a fiumi sulle sue guance delicate.
Singhiozzava in silenzio; pensavo non mi avesse notato, così mi avvicinai silenziosamente.
< Zayn, finiscila di fare lo scemo. Vieni qua e abbracciami. > mormorò tra un singhiozzo e l’altro.

Britney’s point of view

Avevo disperato bisogno di un abbraccio, di una consolazione, di qualcuno che mi stringesse a sé dicendomi: “Shh, va tutto bene.”.
Zayn si sedette affianco a me e allargò le braccia.
Mi accoccolai tra le sue braccia, abbandonandomi ad un pianto disperato.
Lo strinsi a me, non volevo assolutamente lasciare andare anche lui, il mio migliore amico.
Mi strinse forte a lui, mi disse quella frase che tanto aspettavo, quella frase che ebbe il potere di farmi dimenticare per un istante tutto quel dolore. Fu solo un istante, ma il mio cuore si alleggerì di un peso enorme.
< Shh, va tutto bene. > mi sussurrò lui.
< Grazie. > mormorai io, calmandomi un po’.
< Hei … Guardami. > disse prendendomi il viso tra le mani. < Passerà. Immagino il dolore che provi ora, ma passerà. Te lo prometto. >.
< Grazie, non so come farei senza di te. > dissi.
Un pensiero mi frullò in testa, decisi di ascoltarlo.
Guardando Zayn negli occhi feci per baciargli la guancia, ma lui si spostò leggermente in modo che le mie labbra si congiungessero con le sue. In quel momento l’angoscia che avevo nel cuore sparì. Di nuovo.



Space for me.
Buonsalve, popolo di efp.
Sono qui, con una nuova storia, ovviamente non molto decente, ma diciamo abbastanza leggibile. Allor, in questo primo capitolo introduco un po' il mondo di Britney a quattordici anni.
Come penso abbiate notato Zayn è il migliore amico della ragazza, si conoscono da anni e robetta varia.
L'ultimo fatto so che è avventato, ma serve per i capitoli seguenti.
Beh, spero sia di vostro gradimento, anche se non credo.
Mmh ... Mi pare sia tutto. Vi rimando al prossimo capitolo.
Un bacio

 

Dal capitolo 2:

< Piacere! >
< Il piacere è mio, splendore. > disse Louis, sorridendo.
Oddio. Quel sorriso. È stupendo.


Piccola_Autrice
 


   
 
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