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Autore: Sharel    02/07/2013    3 recensioni
«Lo desideri, non è vero?» chiese con sfrontatezza, le unghie che cercavano di grattare via la pelle del collo.
Assottigliai gli occhi, intontito dalla fragranza di lavanda e lillà che percepivo prendermi alla gola: non avevo sentito mai niente di così profumato, dolce e intossicante come l’odore del sangue di quel ragazzino!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kaname Kuran, Zero Kiryu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non vi abituate a vedermi così spesso! Questa FF era in fermo da un bel po' di tempo, da quando scrissi The Fallen, ci ho solo messo un bel po' per decidere di finirla. Mi mancavano solo parti finali, per cui mi sono rimboccata le maniche e ho deciso di finirla. Bisogna cavalcare l'ispirazione fin che c'è! E spero anche di riuscire a postare la long che da tanto tempo ho in cantina (ovviamente sempre su questi due!), ma prima la finisco, così non lascio le cose in sospeso^.- Sappiate che queste shot malinconiche e tristi non erano per niente nel mio stile e spero di abbandonarle dopo questa, perchè in questo fandom c'è bisogno di più azione e meno lascrime e rimpianti! Quindi, se tutto va bene, la prossima storia dovrebbe essere a rating rosso :D per la mia gioia, ovvio u.u
Vi lascio a quest'ultima FF malinconica! Ps: non capisco bene se le mie storie tendono all'angst...se pensate che il tag sia inutile fatemelo sapere! :)
*buona lettura*











IRIDESCENT


La prima volta che lo vidi fu come un fulmine a ciel sereno. Mi avevano suggerito un luogo dove poteva trovarsi Yuuki, la mia sorellina scomparsa; ed invece che una bambina dai capelli cioccolato e gli occhi ciliegio, mi ritrovai di fronte due enormi occhi ametista, dei sottili argentei capelli d’angelo, un infantile volto niveo e delle sottili labbra rosse…il tutto coronato da delle gote deliziosamente rosate a causa del freddo. Un brivido mi scivolò lungo la schiena. Vicino a lui si trovava la sua copia identica, tuttavia nell’osservarlo non provai lo stesso brivido.
«Sembra che nella loro discendenza, gli Hunter abbiano trovato dei gemelli» mi disse Takuma, seduto accanto a me nella macchina.
Cercando di distogliere lo sguardo da quel bambino, mi si affollarono nella mente tutte le immagini dei piani per il mio futuro; quei due sarebbero potuti essere delle buone pedine per quello che avevo in mente. Vidi lo sguardo preoccupato e confuso di Takuma, ma non volli farci caso e ordinai semplicemente all’autista di partire.
Qualunque fossero stati i miei piani, non mi aspettai di ritrovarmi quello stesso ragazzo a casa di Kaien Cross, dopo che la sua famiglia fu sterminata.  Quando i miei occhi incrociarono i suoi, sentii di nuovo quella scarica. Tuttavia quello che vidi in quelle polle ametista non era serenità o affetto, ma solo un forte rancore ed una crescente rabbia per il Vampiro che aveva di fronte. Forse da una parte ne rimasi scosso, ma sorrisi nel vedere quel ragazzino di poco meno di quindici anni cercare con tutte le sue forse di affrontare quella nuova vita che si spalancava di fronte a lui. Sarebbe stata incredibilmente dura se non fosse sceso a patti con se stesso e avesse accettato la bestia che dentro di lui cresceva e aveva sete di sangue. Per ricordare a se stesso l’odio che provava, si era tatuato un simbolo proprio dove Shizuka lo aveva morso, peccato che la prima volta lo trovai completamente imbrattato di sangue.
«Lo desideri, non è vero?» chiese con sfrontatezza, le unghie che cercavano di grattare via la pelle del collo.
Assottigliai gli occhi, intontito dalla fragranza di lavanda e lillà che percepivo prendermi alla gola: non avevo sentito mai niente di così profumato, dolce e intossicante come l’odore del sangue di quel ragazzino! Avevo iniziato a odiarlo, perché non potevo farlo mio e non potevo fare mio quel sangue, quando invece avrei voluto entrambi: al diavolo la convivenza pacifica, al diavolo tutti i miei subdoli piani, al diavolo ogni cosa! Volevo solo che quel piccolo arrogante ragazzo non potesse vivere senza di me, non avrebbe mai potuto fare a meno di me.
Egoisticamente, con il tempo riuscii a legare (se non la sua anima) almeno la bestia dentro di lui a me: gli feci bere il mio sangue usando come scusa il fatto che lui dovesse essere lo scudo di Yuuki. E mentre io ero orgoglioso di averlo legato a me in qualche modo, vedevo in lui l’odio aumentare esponenzialmente. Avrei voluto assaggiare il suo sangue, corposo e voluttuoso, e fare miei corpo ed anima. Quando per la prima volta capii veramente il significato di quelle parole mi spaventai, confuso ed oltraggiato verso me stesso e verso di lui. Non era possibile che io volessi qualcosa da un Level E…non era possibile che l’unica cosa che avessi in testa fossero i suoi occhi ametista e le sue labbra piene e sicuramente, atrocemente morbide! Era oltremodo impossibile!  Eppure…l’ultima volta che gli feci bere il mio sangue, trovarmi di fronte quegli amareggiati occhi cremisi e quelle labbra sporche di sangue, così erotico, dannato e sensuale mi spinse quasi ad annullare quella distanza che c’era tra di noi e baciarlo: sentire il mio sangue mischiato con il suo sapore; magari mordergli leggermente il labbro e saziarmi finalmente dell’ossessione del suo sangue. In preda alla lussuria più sfrenata lo avrei spogliato, lo avrei sottomesso, lo avrei fatto finalmente mio sotto ogni stramaledetto punto di vista. Ma la consapevolezza che i tempi erano stretti e che Rido era sulle mie tracce mi fece desistere.
Quando tutta quella storia finì, ce ne andammo come se niente fosse mai successo; senza salutare nessuno…come avrei voluto ritardare di almeno un giorno quella partenza! Andare da lui e dirgli finalmente ogni cosa, spiegargli il motivo di alcuni miei comportamenti; che il mio disinteresse per lui era una facciata; che non avrei mai voluto che suo fratello perdesse la vita in quella battaglia senza senso…ma Rido era un nemico da sconfiggere che comunque avrebbe aleggiato sulla mia testa fino a quando non fossi morto.
Per tutto l’anno che seguì, divenne la mia perenne ossessione; avevo fatto bene a far tornare la memoria a Yuuki, non avrei mai voluto che rimanesse con lui quando io non avrei potuto averne l’opportunità: ero geloso di chiunque gli si avvicinasse. La mia dolce e atroce ossessione mi fece compagnia per molto tempo, la portavo sempre con me, e gli altri non riuscivano a capire lo strano atteggiamento che alcune volte tenevo: come quando m’isolavo, come quando per alcuni istanti non prestavo attenzione a ciò di cui discutevamo; mi vedevano sempre più spesso a osservare pensieroso qualsiasi cosa. Persino Yuuki non riusciva a capacitarsi di quel comportamento, visto e considerato che aveva libero accesso ai miei ricordi quando beveva il mio sangue. Ma ero diventato un maestro anche a nascondere quelli, di sentimenti e ricordi.
Lo rividi dopo un anno, a quella riunione in cui avrei presentato a tutti i Nobili e ai pochi Hunter la nuova Principessa dei Vampiri: Yuuki Kuran, ritrovata dopo tanto tempo. Era fantastico con quel faccino imbronciato e la voglia che si leggeva in viso di lasciare quella ridicola farsa: lo avrei seguito molto volentieri. Tuttavia ci fu una cosa che mi diede molto fastidio: la presenza di quel nuovo Hunter che, a quanto avevo sentito, era il nuovo insegnante della Cross Academy. Doveva aver passato tanto tempo con lui, e la cosa m’irritava non poco, vista la mia possessività esagerata: se una cosa era mia, nessuno doveva azzardarsi ad avvicinarglisi. Lo vedevo l’affiatamento unito e solido che avevano, e mi rendeva ancora più nervoso e scostante, perché non c’era motivo per cui Zero avrebbe dovuto comportarsi così con me: gli avevo fatto troppo male in quegli anni. Cercai il più possibile di non pensarci, anche se quando sparivano da sotto i miei occhi, una pallottola si conficcava sempre nel mio stomaco.
Qualche mese dopo mi spiazzò la decisione di Yuuki di ricostruire la Night Class, ed io andai praticamente nel pallone: non potevo permettere che lei gli si avvicinasse di nuovo, non dopo tutto quello che avevo fatto per tenerli lontani! Tuttavia Yuuki sapeva essere più cocciuta di me, quindi alla fine la lasciai andare con la promessa che avrebbe bevuto solo da me…potevo sembrare un fidanzatino possessivo, in realtà ero uno spasimante geloso: non volevo in nessun modo che Yuuki avesse la possibilità di bere quel nettare che io agognavo assaggiare da quattro o cinque anni. E quando la vidi sulle sue spalle, ad annusare il sangue dal suo collo, pronta ad affondare i canini in quella dolce e profumata pelle nivea non ci vidi più: mi palesai ai suoi occhi, pronto a soddisfare la sua Blood Lust.
«Fratello…» sussurrò fievole, stanca e a malapena cosciente.
Ero fin troppo felice che Yuuki si fosse fermata dal bere il suo sangue, ma non potevo permettere che una cosa del genere succedesse di nuovo.
Pur di vederlo diedi un altro ballo in onore di Yuuki, di modo che la Nobiltà potesse avere sempre ben presente a chi sottostare.
Ti vidi, e il mio stomaco non poté fare a meno di contrarsi in una morsa spaventosa. Iniziavi ad essere lo spettro di quel magnifico ragazzo che la mia mente cercava sempre di riportare a galla; ma il mio ricordo non ti rendeva affatto giustizia: le sue labbra non erano piene e rosse come le tue, i suoi capelli non riuscivano a gareggiare con quei fili argentei di cui gli angeli ti avevano fatto dono, i suoi occhi non erano luminosi eppure spenti come quelli che mi ritrovavo di fronte.
Ti guardasti intorno con indifferenza, come se neanche t’importasse troppo essere lì; come se tutto quello fosse destinato a finire. E mentre accompagnavo Yuuki in giro per la sala, ero comunque attento a quali fossero le tue mosse. Poi a un certo punto incontrasti i miei occhi, e quello che vidi mi rese confuso: non capivo perché te ne stavi lì a osservarmi dopo che per tutta la serata non avevi fatto altro che evitare il mio sguardo; c’erano odio, rancore, rabbia nei tuoi occhi, tutti sentimenti di cui mi avevi già reso partecipe. Ma c’era anche solitudine, amarezza, rimpianto…morte. Non sapevo bene quali fossero quelli che volevi trasmettermi, ma quel leggero sorriso sulle labbra mi sorprese più d’ogni altra cosa avresti potuto fare in quel momento: un pallido sorriso che per la prima volta in assoluto regalavi a me! E se in un primo momento ne fui estremamente felice, quello dopo mi ritrovai spiaccicato a terra, paralizzato: eri uscito dalla sala, con un portamento convito, deciso e determinato che fu come una doccia gelata per me. Dovevo raggiungerti e dirti qualsiasi cosa mi passasse per la testa, non potevo lasciarti andare così, semplicemente.
Ti corsi praticamente incontro, seguendo il tuo profumo. Ti trovai in un piccolo spiazzo lasciato libero dagli alberi, tutto intento a osservare la tua Bloody Rose, come se stessi leggendo un libro. Un brivido di terrore mi corse lungo la spina dorsale.
«Zero!» dissi, abbastanza forte perché tu non potessi ignorare il mio richiamo.
Ti voltasti sorpreso verso di me, i tuoi occhi splendenti. Ci fu un attimo di silenzio; non sapevo bene cosa dire. L’importante era che avessi allontanato la tua attenzione dalla pistola.
«Ti serve qualcosa, Vampiro?» chiedesti acido, eppure non come una volta.
«Cos’hai intenzione di fare?» lanciai un veloce cenno verso la pistola.
«Non sono cose che t’interessano»
«Farai soffrire Yuuki se decidi di mettere fine alla tua vita»
Per cercare di placare la sua indole suicida tiravo sempre fuori il discorso di Yuuki; e sebbene inizialmente aveva un certo effetto su di lui, non potei fare a meno di notare quel moto d’indifferenza e fastidio nell’udire la mia frase.
«Non m’interessa molto di Yuuki, e tuttavia lei non può fare molto per me: morirò comunque nel giro di qualche anno»
Lo osservai incredulo, non potendo assolutamente credere a una cosa del genere e obbligando il mio cervello a non pensare a una conseguenza di quel gesto: un mondo senza Zero…non poteva essere!
«Di cosa stai parlando?» riuscii a malapena a sussurrare.
Alzasti un sopracciglio, forse non capendo bene la mia reazione.
«A quanto pare né le Blood Tables né qualsiasi altro sangue mi può tenere in vita»
«Non c’è niente che tu possa prendere per non rischiare di morire?»
Mi osservasti ancora più guardingo, non comprendendo il motivo di tanto interesse da parte mia.
«Sembra che solo un tipo di sangue sarebbe in grado di tenermi ancorato a questo mondo…»
Lasciasti la frase in sospeso, per studiare qualsiasi mia mossa. Ricambiai il tuo sguardo, cercando di trasmetterti sicurezza e qualsiasi altro sentimento positivo. Sapevo che in quel momento e dopo tutto quel tempo era perfettamente inutile, ma fare un tentativo non mi avrebbe ucciso.
«Perché tutto questo interesse, Kuran? Sempre per Yuuki? Non sei felice che finalmente mi levo dalla circolazione, taglio la corda?» il tuo ghignò era una sfida nei miei confronti, ma non sarei stato lo stesso di prima. Volevo un cambiamento tra noi, e un cambiamento avrei avuto!
«Non dire sciocchezze del genere! Come potrei essere felice? Sei stato la mia dannata ossessione per più di cinque anni, e hai il coraggio di chiedermi una cosa del genere?» sbottai involontariamente. Era il primo gesto sincero che facevo di fronte a te.
«Sono stato la tua ossessione? Volevi uccidermi a tal punto? Adesso saresti liberissimo di farlo» lo dicesti con un tono, come se non ti fosse importato molto, come se volessi sfidarmi ancora ed ancora solo per mostrare qualcosa; ma i tuoi attacchi avevano perso tutta la baldanza che avevano in precedenza, quando ancora stavamo sotto lo stesso tetto.
«Non ti ho mai voluto morto, dannazione! Lo avrei potuto fare da molto tempo, se avessi voluto…»
«Ti sono sempre servito come pedina per i tuoi scopi, non avresti mai potuto farlo» replicasti duro.
«Dannazione Zero!» esclamai frustato, scaraventandomi su di te. Ti tenni forte per le spalle, in modo da non lasciarti vie di fuga, mentre i nostri occhi bruciavano gli uni negli altri. Vedevo una specie di muro che m’impediva di andare più a fondo, ma quando apristi bocca per dire qualcosa, non ci vidi più: con rabbia e frustrazione mi avventai sulle tue labbra come se fossero l’unico antidoto a un veleno, e in parte era così. Eri stata la mia ossessione per anni, e solo ora che riuscivo a toccarti in maniera più profonda potevo sentire un po’ di sollievo. Esplorai la tua bocca senza un secondo di tregua, e tu mi lasciasti fare senza opporre resistenza: come dovevo interpretare una cosa del genere? Sapevo che non potevi provare niente per me, in alcun modo; ma non m’interessava, in quel momento volevo poter assaggiare e scoprire ogni tuo sapore, ogni linea e brandello di pelle delle tue labbra.
Mi staccai, quando finalmente tornai in me, senza però guardarti negli occhi: non ne avevo il coraggio…non sapevo a cosa sarei andato in contro nel lasciar incrociare le nostre iridi.
«Ti sei divertito?» chiedesti con voce fievole, per cercare di trattenere la rabbia che ti stava montando dentro. Ti sentivo tremare leggermente, sotto le mie dita. «Dimmi, Vampiro, da quanto tempo ne sei al corrente? È un altro modo per umiliarmi, come se già non lo avessi fatto abbastanza? Non puoi semplicemente lasciarmi andare, devi sempre mettere la firma sull’ultimo atto!»
Parlavi in modo scollegato, senza che io capissi niente di quello che dicevi. Di cosa stavi parlando?
«Non capisco di cosa…» provai a dire.
«Certo! Perché io ci dovrei credere! Come se non sapessi che faresti di tutto per umiliarmi, persino usare questa stupida, strana e insensata attrazione che provo per te! Come se tu non sapessi che sono innamorato di te!»
Com’era possibile? Quelle parole non potevano essere vere! La mia eterna ossessione non poteva provare quei sentimenti per il sottoscritto…avevo sempre pensato che saremmo morti odiandoci, e invece le tue splendide labbra riuscirono a stupirmi una volta di più. Osservai con attenzione i tuoi occhi, per essere sicuro che mi stessi dicendo la verità; non sarei riuscito a reggere una bugia così.
«Stai dicendo sul serio?» riuscii solo a chiedere.
«Ancora che continui con questa farsa? Vuoi continuare a umiliarmi ancora per molto?» risposi astioso. Le tue polle ametiste che mi guardavano con un misto di odio e rancore, ma potevo anche scorgervi quel sentimento che volevi nascondere a tutti i costi.
«Non ce la faccio più, Kuran» continuò con un sussurro. «Non riesco più a tenere imprigionata la Bestia che è in me…lasciami andare. Non mi tenere ancorato ancora a questa vita...» la voce come una supplica.
«Non posso, Zero»
«Dovrò essere ancora per molto una pedina nelle tue mani?!» esclamasti adirato. I tuoi occhi che sprizzavano l’antico fuoco che avevi dentro.
Scossi la testa, incredulo. Cos’avevano fatto i miei anni di strategia, di menefreghismo e assoluta indifferenza? Come avevo potuto rendere Zero così debole? Perché lo sapevo, la colpa maggiore l’avevo io. Io che avevo cercato sempre di sminuirlo, umiliarlo e farlo credere sempre non all’altezza della situazione.
«Non voglio lasciarti andare, Zero. Ti voglio ancora su questa terra, forte e determinato com’eri un tempo, prima che uno stupido Vampiro ti facesse credere di non valere niente. Voglio rivedere il fuoco delle emozioni nei tuoi occhi; voglio quello Zero dai chiari occhi ametista, non quello con le striature rubino, preda della Bestia… Qual è il sangue che può aiutarti, Zero?»
«Che vai blaterando? Perché dovresti aiutarmi? Perché tutto questo interesse, ora?»
«Perché sono stato uno stupido, perché mi sono voltato dall’altra parte non appena mi sei iniziato a entrare nella mente, perché non ho voluto capire subito i miei sentimenti…perché solo adesso riesco a essere sincero…»
Potevo andare avanti? Vedevo nei tuoi occhi l’incredulità, il non volermi stare a sentire. Avevi paura che tutto quello potesse essere solo una grande bugia. Ma come potevo farti capire che finalmente potevo essere sincero con me stesso e di fronte a te?
«Non riesco a credere che tu possa scherza su queste cose, Kuran»
«Non sto scherzando, non potrei mai. Non su questo! Qual è il sangue che ti può aiutare, Zero. Come posso farti capire che non sto giocando con i tuoi sentimenti? Sarebbe come giocare con i miei! Non lo vedi? Provo le stesse cose che provi tu! Anch’io ho passato anni senza poter allontanare l’ossessione che avevo per te!»
«Basta scherzare, Kuran! Mi hai preso per stupido una volta di troppo. Lasciami in pace!»
Provasti ad andartene, ma cavolo! non potevo lasciartelo fare. Ti afferrai per un braccio, e prima che avessi anche solo il tempo di dire ah, feci collidere le nostre bocche. Vidi i tuoi occhi sgranarsi, ma io chiusi i miei e decisi di lasciarmi andare. Se proprio doveva essere la prima e ultima volta che assaggiavo queste tue labbra…almeno me le sarei godute fino alla fine!
Provasti a divincolarti, ma strinsi più forte il braccio e riuscii ad approfondire il bacio. Rincorsi la tua lingua per un po’, consapevole che non saresti diventato partecipe tutt’a un tratto; ma il tuo profumo di lavanda era così intossicante che non mi diedi pena di interrompere. Quando fui sul punto di separarci, sentii la tua lingua che timidamente dava leggeri colpi alla mia. Il mio cuore ebbe un sussulto, e ti baciai ancora più a fondo, prima di mettere qualche centimetro tra di noi. I tuoi occhi erano leggermente socchiusi e vacui, le gote avevano una leggera sfumatura pesca ed eri fin troppo irresistibile. Solo io dovevo avere il permesso di poterti vedere in quello stato.
«Kaname…» sussurrasti incredulo.
«Non permetterò più a nessuno di farti del male, Zero. A me in primis. Sei troppo importante perché io possa tenerti ancora lontano da me. Come posso aiutarti? Qual è il sangue che ti serve per tenere a bada la Bestia?»
Mi guardasti ancora per qualche secondo, e ti vidi arrossire d’improvviso. Chissà che pensieri stavi facendo!
«Il tuo sangue, Kaname» mi dissi alla fine. «Solo il tuo sangue può tenermi in vita. E che io sia dannato, non mi sarei mai presentato alla tua porta a implorare il tuo sangue»
«Lo so, Zero. E, infatti, ti stavi per uccidere»
Distogliesti lo sguardo, arrossendo leggermente. Ti baciai un’altra volta, prima di far scontrare nuovamente le nostre iridi.
«Allora mordimi, Zero. Prendi il mio sangue»
Mi guardasti ancora un po’ sconvolto e incredulo, ma alla fine sentii le tue labbra sul mio collo; il tuo fiato leggero carezzare la mia pelle. Il morso mi fece attorcigliare lo stomaco: nessuno era mai stato tanto dolce e riverente in un atto del genere e i tuoi canini in me mi erano mancati come l’aria che si respira. Non avrei mai potuto immaginare che mi avresti fatto sentire così completo solo prelevando un po’ di sangue da me. Oh, Zero
Sentii il tuo respiro farsi affannato, le tue membra tremare leggermente; e quando ci separammo, vidi i tuoi occhi rubino guardarmi con un misto di adorazione e amore. La Bestia che albergava in te aveva apprezzato lo spuntino.
Mi baciasti, così, senza che io dovessi anche solo provare a convincerti. Sentii il sapore del mio sangue misto al tuo odore, e la cosa mi elettrizzò tanto da poter sentire anch’io il richiamo del tuo sangue. Ma ancora non era il momento, per quello…per quello ci sarebbe stato tempo.
L’importante era averti tra le braccia e fare in modo che non potessi più sfuggirmi via.
  
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