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Autore: giuxbouvier    15/01/2008    6 recensioni
Trovai la mia vittima in un vicolo buoi e senza uscita, era seduta a terra, con il mento appoggiato sul petto ed era scosso dai singhiozzi. Gli chiesi che cosa gli fosse successo e lui mi raccontò la sua breve storia.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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But Would Anything Matter If You’re Already Dead?





E’ il tramonto.

Guardo la folla intorno a me .

Certe volte mi chiedo com’ è possibile che gli umani mi appaiano così…strani.

In fondo, una volta, ero anche io come loro.

E invece ora cosa sono? Una creatura della notte. Una specie di mostro che per avere una vita è costretto a negarne una agli altri.

Scelgo con cura le mie vittime, non uccido a caso.

Ormai ho imparato a leggere nei volti degli umani. Scelgo come mie prede quelli che hanno esaurito la voglia di vivere, quelli che in un certo senso mi chiedono di dargli la morte. Io mi limito ad accontentarli.

 

Quella sera era il crepuscolo e io passeggiavo fra la gente, troppo ceca e troppo stupida per far caso a una creatura strana come me.

Cercavo la mia vittima, una persona che quella sera avrebbe potuto vedere le sue preoccupazioni svanire, nell’istante in cui i miei canini affilati avrebbero lacerato la calda pelle del suo collo.

 

A volte mi sentivo bene dopo essermi cibato di una persona che soffriva molto.

Mi sentivo come se l’avessi liberata dalla sua prigione di ansie e timori. Ma poi mi costringevo a pensare che uccidere era comunque sbagliato.

Non potevo far altro, non c’erano vie d’uscita, era la selezione naturale, il più forte si ciba del più debole. Umani con animali. Vampiri con umani.

 

Trovai la mia vittima in un vicolo buoi e senza uscita, era seduta a terra, con il mento appoggiato sul petto ed era scosso dai singhiozzi.

Gli chiesi che cosa gli fosse successo e lui mi raccontò la sua breve storia:

“Mia moglie è morta la settimana scorsa, mi è stato negato l’affidamento della mia unica figlia. I miei amici non sanno fare altro che prendermi in giro e ricordarmi che razza di essere inutile sono, non so neanche prendermi cura della mia famiglia. Ho iniziato a bere. Ho speso tutti i soldi che mi erano rimasti in alcolici, sperando che mi aiutassero a dimenticare, ma ho solo peggiorato la situazione…”

“Frank, tu vuoi morire?” Gli domandai.

“C-come sai il mio nome?” Fu la sua risposta.

Come poteva sapere che riuscivo a leggergli nel pensiero. Avevo ascoltato la sua storia già prima che me ne parasse. L’avevo ascoltata nei suoi pensieri. Sapevo anche ciò che non mi aveva detto, le altre sventure che gli erano capitate e che lo avevano indotto ad odiare la vita.

“Non è importante, ora rispondi alla mia domanda. Vuoi morire?” Lo ripetei con tono duro, facendo preludere che non avrei accettato il silenzio come risposta.

“S-si.” Sussurrò lui, prima di scoppiare di nuovo in lacrime.

Era stato un sussurro quasi impercettibile, ma il mio udito di vampiro lo aveva captato comunque.

“Posso darti quello che vuoi.” Affermai.

“Cosa?” L’uomo seduto a terra, Frank, mi stava osservando con occhi attenti.

“Posso darti la morte.”

Frank si alzò in piedi e scrutò il mio viso.

“Tu non sei umano, vero?” Mi chiese.

Non vi fu risposta a quella domanda, né mai ci sarebbe stata. Avrebbe saputo capire da solo la mia natura.

 

Lo portai a casa mia.

Aveva accettato di buon grado l’idea della morte, come ogni persona depressa e scontenta della vita avrebbe fatto.

I suoi occhi erano luccicanti e sereni, si chiedevano se avrebbe provato dolore.

“Si, molto dolore.” Risposi alla domanda che si era posto solo mentalemente.

“Bene.” Pensò.

A quel punto mi sedetti sul letto e lo feci stendere vicino a me. Mi inginocchiai sul suo ventre e chinai il capo verso il suo collo.

Le labbra di Frank erano poco lontano dal mio orecchio, potevo sentire il suo respiro, che si sarebbe estinto da lì a qualche minuto.

Frank parlò, anzi sussurrò un’unica parola, o una parola unica, come preferite.

“Grazie.”

Quella parola mi fece lo stesso effetto di un paletto conficcato nel cuore o della luce del giorno che bruciava la mia pelle fino a renderla polvere.

Preso da un eccesso di foga scostai le labbra dal suo collo e le appoggiai sulle sue, calde e bagnate.

 

Mi aveva detto grazie. Io lo avrei ucciso e lui mi ringraziava.

Perché le persone vogliono morire? Non l’ho mai capito.

Quell’uomo mi appariva diverso dagli altri, lui voleva davvero la morte, l‘ avrebbe accolta a braccia aperte, come una vecchia amica. Invece, tutti quelli che avevo ucciso prima di lui avevano cercato di opporre resistenza, alla fine.

Lui era diverso. Non lo avrebbe fatto.

E’ per questo che decisi di fargli un ultimo piacere, prima di zittire per sempre il battito del suo cuore.

Feci l’amore con lui. Lo feci velocemente e con foga, senza curarmi del dolore che gli provocai.

Sapevo che gli sarebbe piaciuto morire così, sudato e ansimante, steso sotto il corpo freddo di un vampiro, con i suoi denti piantati nella gola, che piano piano prosciugavano il suo corpo da ogni piccola, misera goccia di sangue e da ogni piccola, misera traccia di vita.

 
Bene, ve l’ho detto che in questo periodo le idee per le fan fiction mi vengono in mente a milioni, solo all’ora sbagliata.

Infatti, questo “capolavoro” è stato scritto dalle 00.32 alle 01.30 di questa notte.

Ho sempre detto che amo la notte, e le fanfi si scrivono meglio di notte, c’è più ispirazione, nel mio caso anche più perversione.

In teoria era stata concepita come song fic, e come canzone avevo scelto Early Sunsets Over Monroeville.

Poi mi sono accorta che c’entrava troppo poco con la storia, anche se qualche riferimento c’è.

Per esempio quando Frank dice Grazie (And shoul I be shocked now, by the last thing you said?) e alla fine, quando Gerard, che, se non lo avete capito è il vampire, lo morde mentre sono ancora nel letto (But  does anyone notice, there’s a corpse in this bed?).

Dopo avervi raccontato la storia che c’è dietro la fanfi, cosa che tanto non vi interessava, ma ho scritto lo stesso, lascio a voi il compito di commentare, anche perché se non lo faceste voi chi lo farebbe? Io?

 

Vabbè, lasciatemi perdere, oggi parlo troppo…

 

Che la forza sia con voi.

Ju.

   
 
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