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Autore: ContessaDeWinter    02/07/2013    2 recensioni
Dalla storia:
Albus ha paura della sua famiglia, ha sempre covato questo sentimento, in cuor suo.
Ma è grazie a Scorpius se è riuscito ad ammetterlo razionalmente.

Seconda Classificata al contest "Is This The End?" indetto da SilverKiria sul Forum di EFP
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Nome su FFZ: ContessaDeWinter
Coppia scelta: Albus Severus/Scorpius
Parola chiave scelta: A=Famiglia
Titolo della Storia: Home.
Tipo di Storia: One-shot (1.691 parole circa)
Rating: Arancione
Genere: Romantico, Introspettivo
Avvertimenti: Scena iniziale lievemente lime
Introduzione: "Albus ha paura della sua famiglia, ha sempre covato questo sentimento, in cuor suo. Ma è grazie a Scorpius se è riuscito ad ammetterlo razionalmente." 

NdA: Ho tratto, in parte, ispirazione da una famosa canzone dei Linkin Park che si intitola “The Messenger”. Questa è la prima one-shot di una serie che avevo intenzione di pubblicare su EFP già da un po’. Questo contest è stato un pretesto per mettermi davanti al pc ed iniziare seriamente a produrre. Ringrazio SilverKiria per il giudizio puntuale e preciso ed, ovviamente, per aver indetto questo contest.
Baci,
_ContessaDeWinter



 

Home

When you feel you’re alone
Cut off from this cruel world
Your instincts telling you to run

Listen to your heart
Those angel voices
They’ll sing to you
They’ll be your guide
back home


Linkin Park – The Messenger

 
 
Albus gemette al contatto tra le labbra di Scorpius e il proprio collo, arrossendo innocentemente sulle gote. Non poté evitarlo.
Il giovane Malfoy godette alla vista del compagno contorcersi piacevolmente sotto di lui, ansimando come non ci fosse un domani. Ghignò, sentendo l’aria attorno a loro farsi rovente, surriscaldata dalla frizione delle loro membra eccitate.
Entrambi erano stesi placidamente sul letto di Albus (a casa Potter, per la precisione), intenti a coccolarsi da più di mezzora ed era assolutamente naturale la reazione scaturita da tutti quei baci e morsi sui loro bassi ventri.
Non erano mai giunti a quel punto (o, meglio, vi erano giunti, ma entrambi si erano interrotti per tempo). Eppure quel giorno nessuno dei due aveva intenzione di farlo. La tensione era palpabile, aleggiava attorno ai due giovani come una condanna.
Una meravigliosa condanna.
“Forse dovremmo fermarci, Scorp.” Sussurrò a mezza voce il moro, con tono non del tutto convinto. Perché, in cuor suo, Albus agognava tutto quello: voleva sentirlo, dentro di sé, anelava essere parte di Scorpius per la prima volta. Non aspettava altro.
Come un’ossessione recondita, quel desiderio si era insinuato nei suoi pensieri lentamente, per mesi, ed aveva dovuto fare violenza su sé stesso per non renderla manifesta davanti all’intera Hogwarts.
Davanti alla sua famiglia.
“Vuoi davvero che mi fermi?”
Quella domanda parve riecheggiare nel vuoto. Conteneva in sé molteplici significati ed Albus non riuscì a decifrarli completamente.
“Ti prego, Scorpius, lo sai che non posso risponderti.”
Il biondo, in cambio, lo baciò appassionatamente con tutta l’energia e l’audacia che possedeva. Si sdraiò sull’amico, confidente e amante, facendo scontrare i loro corpi.
Albus chiuse le palpebre, assimilando appieno quel contatto, quasi fosse una coltellata.
“Perché non potresti?” Chiese nuovamente Malfoy, guardandolo fisso con le palpebre leggermente socchiuse e gli occhi (di un grigio intrigante ed avvolgente, argento liquido) fissi in quelli dell’altro.
“Perché ti desidero con tutto me stesso, m- ma... ” Gemette, ancora, quando Scorpius fece ondulare il proprio bacino su di lui, per soddisfare almeno in parte la propria eccitazione.
Il moro strinse le ginocchia attorno ai fianchi del biondo, allacciando le braccia al suo collo e sfiorandogli i capelli corti con le dita affusolate, in una carezza leggera.
“Ma?”
“La mia famiglia sta per tornare a casa. Doveva solo andare a prendere gli ultimi regali di Natale, a Hogsmeade, e questa cosa è troppo importante da rischiare di essere interrotta, Scorpius. Quindi, ti prego... non è il momento adatto, non credi?” Concluse Potter, lasciando il tempo al compagno di controbattere.
Ma lui non disse niente. Si alzò lentamente dal letto, si aggiustò i pantaloni (di alta sartoria, naturalmente) sgualciti ed uscì dalla camera in silenzio.
Albus tremò leggermente: lo conosceva da anni e, ormai, sapeva a memoria ogni sua espressione facciale, il significato di ogni suo gesto, persino le emozioni che Scorpius stesso non accettava consciamente.
Quella volta, ebbe la spiacevole sensazione (confermata dal suo mutismo opprimente) che il biondo fosse leggermente alterato.
I loro litigi erano sempre stati caratterizzati da un gelido e destabilizzante rifiuto di parlare. A volte, non si rivolgevano neppure una sillaba per giorni interi, fino a quando uno dei due (solitamente Albus, il più ragionevole nella coppia) non cedeva, andando a chiedere scusa per primo all’altro.
Avevano caratteri diametralmente opposti e, probabilmente, era stato quello a farli avvicinare l’un l’altro (oltre all’essere finiti nella medesima casata, ad Hogwarts).
A Serpeverde, ragazzi miei,
troverete gli amici migliori.
Così era iniziata l’avventura del giovane Potter, alla Scuola di Magia e Stregoneria. Ma, per Albus, quella formula era stata riduttiva: sorprendentemente, aveva trovato molto più di quanto si fosse mai aspettato.
Scorpius Hyperion Malfoy era stata una rivelazione e non avrebbe mai immaginato sarebbe riuscito a entrargli dentro con così tanta forza da lasciarlo inerme, innamorato. Avrebbe potuto affrontare qualsiasi cosa, se solo il biondo glielo avesse chiesto (ed Albus non era un tipo coraggioso, affatto).
Qualsiasi cosa.
Eccetto una.
Il moro scacciò quei pensieri dalla testa, profondamente contrariato dalla reazione del compagno. Si alzò dal materasso e seguì il profumo del dopobarba alla menta elfica che Scorpius usava solitamente, giungendo sino alla cucina. Il ragazzo era lì, come nulla fosse, una maschera di freddezza sul volto, intento a prepararsi una tisana rilassante alla zucca.
Non lo degnò di uno sguardo.
“Possiamo parlarne, per favore, da persone civili?” Proruppe Albus, agitato.
“Perché dovremmo? Va tutto bene.” Finì con tono calmo e distaccato, prendendo la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni e accendendo, con un movimento fluido, una fiammella sul piano cottura, poggiandovi successivamente un pentolino di acqua fredda.
“Non è per nulla vero, lo vedo da come ti comporti in questo preciso momento.”
“Ti sbagli.”
“No, per Salazar! No! Lo vedi? Non riesci neppure a guardarmi negli occhi. Ed io non so il perché.” Albus alzò la voce, nervoso, e il lampadario della cucina tremolò un poco. La luce si spense, per pochi attimi.
Succedeva sempre così, quando perdeva il totale controllo delle proprie emozioni.
Scorpius scosse la testa. “Non lo immagini, il motivo?” Chiese “Non lo sospetti minimamente? Non capisci qual è il problema?”
La rabbia traboccava da ogni singola sillaba, velenosa, nascosta tra la miriade di sentimenti che il biondo si ostinava a nascondergli. Albus tremò, impaurito dalla sua reazione come raramente si era ritrovato a fare.
“Se è per quello che ti ho detto prima, i- io…” Balbettò, incerto, abbassando lo sguardo affranto.
Non voleva discutere con il compagno. Non quel giorno.
Non la Vigilia di Natale.
Albus era rimasto felicemente colpito di come il padre di Scorpius, Draco, avesse accettato che il figlio passasse le vacanze invernali a casa Potter: sarebbe stato il Natale migliore di sempre.
Perciò non voleva litigare con lui, nella maniera più assoluta.
“Se ti ho fatto qualcosa, dimmelo Scorp e tentiamo di chiarirla. Non voglio bisticciare con te per tutta la sera.” Sussurrò ancora, guardando il biondo appoggiarsi al piano cottura dietro di sé mentre le mani andavano a scompigliare i capelli color grano, in un gesto di avvilimento malamente represso.
Albus rimase attento, aspettandosi qualsiasi cosa. L’attesa lo logorò fino a quando Scorpius, con voce solenne e profonda, non rispose ai suoi dubbi.
“Vorrei solo… non dover nascondere quello che provo per te, Al, perché negarlo mi distrugge.”
Il moro arrossì furiosamente, guardando il compagno accostarsi a lui a passo lento e cadenzato per poi essere afferrato e sbattuto al muro da quest’ultimo. Percepì il respiro accelerato di Scorpius sulla guancia, sul collo, sulle labbra. Il suo odore era così forte da farlo sciogliere, come una ragazzina davanti al proprio ragazzo.
Tentò di contenersi, benché fosse un’impresa ardua.
“E vorrei, - Proseguì Malfoy – con tutto il cuore, non doverlo celare sempre, per paura che uno dei tuoi cugini, fratelli o chi per loro venga a saperlo. È frustrante e destabilizzante.”
Albus lo baciò, non potendo resistere ulteriormente. Il brivido che lo attraversò gli squarciò il petto, una lama invisibile che s’insinuò dentro di lui, sino a fargli perdere coscienza di tutto. La realtà sfumò, passando in secondo piano, mescolandosi con i tormenti interiori e le parole non dette che attendevano di essere pronunciate da entrambi.
Il fiato si fece pesante, tra loro, quando si staccarono.
“Ti amo, Albus, come non ho mai amato nessuno. E vorrei che fossi fiero di noi due, anche davanti alla tua famiglia. Perché è questo il problema: hai paura di loro. Hai paura del loro giudizio, costantemente, e non solo quando si tratta di ciò che ci lega,” Pronunciò, dolcemente. “ma per qualsiasi cosa. Odio vederti insicuro di te stesso, delle tue capacità e delle tue doti. Perché sei una persona meravigliosa e, di certo, James non è migliore di te! Devi affrontare tutto questo.” Continuò “Devi sradicare la paura insensata che hai nei loro confronti.”
Gli sguardi s’incrociarono, vibranti di energia e desiderio: il grigio argenteo incontrò il verde selvatico, si intrecciarono maggiormente, indissolubili nella loro intensità.
“E, se vorrai, io sarò accanto a te, quando succederà. Te lo giuro. Non ti lascerò da solo.” Concluse Scorpius, abbracciandolo ed inspirando il suo odore muschiato. La rabbia si attenuò, gradatamente, fino a scomparire del tutto dal suo animo, sostituita da un senso di protezione impellente verso la creatura che stringeva tra le braccia.
Ogni cosa ruotava attorno ad Albus, seppur senza volerlo.
Lui era il centro dei suoi pensieri.
“Ed io ti giuro che lo farò. Ho solo bisogno di tempo... ma te lo prometto: lo farò. Presto.” Borbottò il moro, nascondendo il viso nel petto ampio (merito di tutti gli allenamenti di Quidditch) dell’amante, desiderando rimanere lì per un indefinito numero di ore, mesi, anni.
“Mi fido di te, Al. So che riuscirai.”
E capì, proprio in quel momento, che non gli importava (e mai gli sarebbe importato) ciò avrebbe avuto da controbattere la sua famiglia inerente alla propria relazione con Scorpius.
Loro non avrebbero mai potuto comprendere quel sentimento, quel legame. Non avrebbero mai potuto vedere oltre le apparenze (avevano faticato persino ad accettare che il giovane Malfoy fosse divenuto il suo migliore amico, figuriamoci il suo fidanzato).
Sarebbero sempre rimasti incapaci di oltrepassare le antiche rivalità, incapaci di affrontare il fatto che Scorpius rappresentasse la sua vera casa, il porto sicuro a cui far ritorno nei momenti difficili, le braccia tra cui avrebbe sempre trovato la pace e mille altre cose.
Albus gli doveva molto.
“Grazie, Scorpius.” Sussurrò, tra le lacrime di commozione.
“Ti amo, non dimenticarlo mai.”
Le parole non servirono più, sostituite dal sentimento che traspariva dagli occhi di entrambri.
La realtà scomparve attorno a loro.
 
 
  
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