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Autore: yuriuniversekwon    02/07/2013    1 recensioni
..'Una scena da film, tutto intorno a te sparisce, c'è solo lei, bella, che cammina verso di te con un ché di impacciato. E lì ho capito che mi ero innamorata di una donna. Sino a quel momento era una figura astratta, che mi dava conforto e sicurezza, ero consapevole che fosse una ragazza, ma nella mia testa questo dato non è mai stato importate. Con lei ero felice. Punto.'
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: Bondage | Contesto: Universitario
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Innamorarsi per telefono? È possibile. Per la precisione tramite sms. È successo a me. Poco prima di natale mi accorgo che quella ragazza con cui usavo tutti i messaggi della promozione natalizia, era diventata qualcosa di più che uno sfogo per i miei problemi e per l'amore non ricambiato per il mio ragazzo. Così mi decido, perché continuare a stare con una persona quando per tutto il tempo pensi ad un'altra? Dopo 2 anni lascio il mio ragazzo, 2 anni di amore non corrisposto, ma ho tenuto duro sino a che potevo.
Lei è stata come una ventata di aria fresca. Tutto il giorno a mandarci sms e quando quelli finivano, usavamo anche gli mms solo per il testo, in totale circa 200 al giorno. Quando vedevo un suo messaggio mi batteva forte il cuore e mi appariva un sorriso ebete sulla faccia.
Era diventata la mia migliore amica a distanza. Io abitavo a Torino, lei in un paesino a 50 km. Ma nonostante tutto ogni volta che le scrivevo mi sembrava di conoscerla da sempre, nonostante non ci fossimo mai incontrate. Solo un paio di telefonate per un'amica in comune, grazie alla quale ho conosciuto lei.
Mi sono resa conto di amarla poco prima di capodanno. Fuori al freddo avevo solo voglia di abbracciarla per scaldarmi e scaldarla. Eppure negavo a me stessa di provare un sentimento così. Erano solo sms! Nonostante ciò in un messaggio le ho detto che avrei voluto abbracciarla, coccolarla e... baciarla... volevo sprofondare. Lei ha risposto con 2 parole, anche io.
Dopo le feste abbiamo cominciato a sentirci anche tramite telefono, 4 ore attaccata al cordless nella speranza che la batteria reggesse ancora 5 minuti per sentire la sua voce, per farla ridere ancora una volta, per chiederle com'era andata la sua giornata o se aveva mangiato. Infine un pomeriggio sono uscite 2 parole "ti amo". Lei è rimasta in silenzio, non ha risposto. 2 giorni dopo, prima di chiudere l'ennesima telefonata sussurra che anche lei mi ama. Volevo uscire di casa ed urlarlo al mondo intero. E, sempre per telefono, mi ha chiesto di essere la sua ragazza. Non ho pensato ai 50 km, non ho pensato alla reazione delle persone a me care, non ho pensato alla difficoltà di vederci, entrambe sedicenni. Si. Si, voglio essere la tua ragazza. Sognavo il suo viso anche ad occhi aperti, così dopo 3 giorni dal fatidico "si" sono andata a prenderla in stazione. Una scena da film, tutto intorno a te sparisce, c'è solo lei, bella, che cammina verso di te con un ché di impacciato. E lì ho capito che mi ero innamorata di una donna. Sino a quel momento era una figura astratta, che mi dava conforto e sicurezza, ero consapevole che fosse una ragazza, ma nella mia testa questo dato non è mai stato importate. Con lei ero felice. Punto. Ho passato il week end più bello della mia vita. Ricordo che durante il nostro primo bacio pensavo "oddio, sto baciando una ragazza e le sue labbra sono così morbide"! 
Mia madre si è accorta che ero cambiata dopo circa 3 mesi dal nostro primo incontro. I miei si sono separati quando io ero alle elementari, e mia madre mi ha sempre insegnato a rispettare tutti, indipendentemente da sesso, colore della pelle, religione o età. si è dimostrata una donna vera, tutto arrosto e niente fumo, come mi piace dire. Le ho detto che ero innamorata di lei, che ero felice, che non volevo un'etichetta e che non sapevo cosa sarebbe successo. Lei mi ha abbracciata e mia ha detto che se ero felice io lo era anche lei. 
Sono una persona molto estroversa e sensibile, soffro quando devo mentire in merito a lei. Quindi l'ho detto a tutti, parenti, amici, vicini di casa, compagni di classe. Grazie a Dio, Buddha, Allah, Vishnu o chiunque sia, sono stata circondata di sorrisi e amicizia vera. Ho vissuto la mia storia con lei giorno per giorno, felice per l'amore che davo e che ricevevo. Ora, dopo 7 anni viviamo insieme in un piccolo paese, stiamo bene, e chi lo sa, questa mattina ho partecipato alla raccolta firme per il registro delle coppie di fatto. Ovviamente non è stato tutto perfetto. Per paura della reazione di mio padre i rapporti si sono logorati e lo ha saputo dopo 3 anni, e tutt'ora stiamo cercando di sistemare il nostro rapporto, nonostante la sua reazione positiva. Dalla parte di lei lo sanno in pochi, pochissimi e la sua famiglia l'ha saputo dopo 6 anni. Guardo al futuro, ad un matrimonio e ad un figlio. 
Voglio lottare per questi diritti. Pretendo questi diritti.
--LC 
 
Salve, sono E, e questa è la mia piccola e stupida testimonianza.
Nessun amore nella mia vita: sono ancora giovane e ho tante esperienze da fare, ma non mi serve essere innamorata per rendermi conto di essere bisessuale.
I segnali c’erano tutti: da almeno un paio d’anni mi soffermo a guardare sia i corpi delle donne che quelli degli uomini e provo la stessa emozione sia se un bel ragazzo mi fissa che se lo fa una bella ragazza, e mi battevo fino allo sfinimento quando si trattava di difendere i diritti degli omosessuali...
Ma ero ottusa e mi dicevo “Tanto sono etero convinta”. 
Quando guardavo i ragazzi per strada mi dicevo che erano bellissimi e dei gran fighi, quando guardavo le ragazze mi dicevo che ne ero semplicemente ammirata o invidiosa. Non avevo capito niente.
Poi, qualche mese fa, stavo vedendo un film con la mia migliore amica. Eravamo sedute sul divano e, ad un certo punto, lei mi ha messo una mano sulla coscia con molta naturalezza.
Questo gesto, nella sua semplicità, mi ha mandata in confusione.
Mi sono sentita arrossire e il cuore ha cominciato a battermi in modo assurdo... Ho avuto paura e questo terrore mi ha spinta a guardarmi dentro e a chiedermi “Ma sono proprio sicura di essere proprio eterosessuale?” 
Ma sto bene, perché adesso so quello che sono, e non è detto che le cose tra noi non possano migliorare, anche se non nel modo in cui io spero.
So che la mia famiglia non mi accetterebbe mai, ma almeno so ciò che sono ed è un bene.
Le mie amiche lo sanno e mi accettano per quella che sono, e non le ringrazierò mai abbastanza per questo.
Dopo tanta confusione e un po’ di paura, ora sto finalmente meglio, se non proprio bene.
Meglio tardi che mai, no?
--E
 
Sono una ragazza di 24 anni, originaria del sud. Fin da bambina ho sempre avuto difficoltà a scindere affetto ed amore, provando forti sentimenti per la mia amichetta alle elementari, così come per il mio primo "fidanzato" alle medie. Sono arrivata, alle superiori, a pensare che la mia migliore amica sarebbe stata la donna della mia vita. Ero gelosa del suo nuovo ragazzo, del fatto che la toccasse, e che lei provasse qualcosa per lui, ma non ho mai realizzato le modalità della mia gelosia, fino a poco tempo fa. I primi anni di università sono stati strani, ho iniziato a capire che mi piacevano anche le ragazze, ma non le ragazze a prescindere, solo quelle con cui, parlando e passando del tempo, trovavo un'affinità intellettuale profonda, un modo di scherzare che mi facesse pensare che con quella ragazza avrei voluto starci tutto il giorno, e che dopo un po' di tempo che ci conoscevamo, mi faceva venire voglia di darle piacere, di vedere la sua psiche nuda più che il suo corpo. Ho quindi realizzato che il mio concetto di attrazione si era esteso, pur essendo etero. E' stato difficile non tanto per me, quanto per i miei amici: che fossero etero o omosessuali, erano tutti straniti dal mio essere, definendomi "né carne né pesce", alcuni pensando fosse un modo per sentirsi diversa e basta. Un'amica addirittura si è risentita del fatto che non la trovassi attraente, che non ci avessi provato con lei. Ho avuto una storia con un'altra ragazza, ma per lei sono stata solo l'esperienza lesbo dell'università, anche se a me invece lei piaceva davvero. Il tipo di scherno che ho subito in quel periodo è stato molto fine, molto sottile, e fin troppo penetrante per me, visto che stavo ancora cercando di capire se ero "carne o pesce". Inutile dire che quelle persone non sono più mie amiche! Ora ho capito cosa sono: sono una ragazza a cui piace LA MENTE, in qualunque corpo essa si trovi. Perché quando c'è feeling intellettuale, il sesso, l'estetica, l'età, lo status sociale, vanno tutti a puttane! E per strada non guardo i culi delle ragazze esattamente come non guardo quelli dei ragazzi, perché non me ne faccio nulla di un bel culo! In questa società contorta, ho imparato una cosa fondamentale: l'estetica non è un merito, ci siamo nati, ma la mente è un'altra cosa: la mente te la costruisci con le tue forze, con la tua personalità! Perché da dove vengo io, l'omosessuale è ancora puntato a dito come il peggiore dei malati, ed io sono stata cresciuta con degli esempi scabrosi, ma non mi sono mai fatta influenzare ed ho deciso da sola cosa era giusto e cosa sbagliato. È questo che mi attrae: l'indipendenza intellettuale. E nessuno adesso potrà portarmelo via.
--Jolene 
 
 
Sono G., ho 13 anni e sono sicura al 100% di essere lesbica.
Perché ho "sottolineato" il fatto di essere sicura al 100%?
Bè, ecco che vi spiego la mia storia.
Quando avevo 10 anni iniziai a provare uno strano affetto (se così posso definirlo) per la mia migliore amica.
La conoscevo da circa 5 anni e a volte avevo voglia di abbracciarla, stringerla a me, coccolarla. Già conoscevo il mondo dell'omosessualità (anche se un po' superficialmente) per via della sorella di mia madre che è anche lei omosessuale.
Nonostante questo, io cercavo in tutti i modi di convincermi che non era così, non so per quale motivo lo facevo... mi ripetevo "non posso essere lesbica, non posso, è impossibile"... eppure era così.
Sono stata con un ragazzo per 9 mesi, il mio primo e ultimo ragazzo.
Volevo provare com'era stare e baciare un ragazzo, perché sinceramente mi sentivo esclusa e ancora bambina rispetto alle altre.
Dopo un'animata lite con questo ragazzo ci siamo lasciati, anche se per me non siamo mai stati insieme perché io non lo amavo in realtà.A seguito di questo episodio, parlai con mia zia (la sorella di mamma) dicendole come le cose stavano davvero. Lei con un sorriso mi disse: "piccola, ti capisco. Mi sembri convinta, e ne sono felice. Fai ciò che senti. Io sono qui per qualsiasi cosa."
Mi sono sentita molto sollevata, ero felice di avere qualcuno che mi capisse accanto.Nel marzo 2012 ebbi modo di conoscere una ragazza bisessuale del mio paese.La conoscevo solo di nome, l'avevo sentita nominare e qualche volta quando ero in compagnia delle mie "amiche", l'avevo anche incrociata sul corso del paese. Io m'innamorai subito di lei, era una cosa bellissima, il suo sguardo mi faceva perdere nel vuoto, il suo sorriso rendeva le mie giornate più belle.Ero convinta: "sono lesbica e sono innamorata di quella ragazza."
Con molta timidezza dichiarai il mio amore a questa ragazza, ma lei era fidanzata. Dopo tre mesi, passati comunque a parlare ogni giorno si dichiarò con una frase piuttosto buffa: "vorrei prendermi a padellate dal pentimento".
Io lì, scoppiai a ridere, ero felicissima. Era il 15 luglio, era finalmente mia.Quel giorno, quel 15 luglio io ero in vacanza e 4-5 giorni dopo tornai a casa, col cuore in gola... volevo vederla, vedere il suo sorriso.Arrivò il gran giorno, dissi a mia madre di portarmi a casa sua. Suonai al campanello, si affacciò con un sorrisone e mi aprì il portone del palazzo. Io corsi su per le scale, e la trovai lì. Sulla porta di casa ad aspettarmi. Ci abbracciamo forte, quasi da toglierci il respiro. Mi mancava il suo profumo.
Ci dammo il primo bacio. Non lo dimenticherò mai. Le sue labbra, le mie labbra, il caldo vento d'estate che entrava dalla finestra, i suoi occhi che luccicavano, il mio cuore che batteva fortissimo ... quel sentimento d'amore che ci univa.
Andammo dentro casa, passammo un pomeriggio fantastico.Proprio quel pomeriggio presi una decisione IMPORTANTISSIMA.
"Amore, metti le nostre foto su facebook, non voglio più nascondermi. Io ti amo.", le dissi. E così le nostre foto andarono a finire su facebook.Il giorno dopo uscimmo e tutti già lo sapevano.Mi prendevano in giro, mi urlavano "lesbica del cazzo" etc etc. Ma noi, rimanemmo mano nella mano. Una 13enne e una 15enne che si amavano.
Fu la mia prima ragazza, non la scorderò mai. Un giorno però, lei mi lasciò. Senza delle vere e proprie spiegazioni. E lì il momento tosto. Piangevo, piangevo tutti i giorni, la rivolevo accanto.Dopo un mesetto ridiventammo amiche e oggi parliamo e usciamo insieme, come prima di essere fidanzate. Bè, non proprio, il rapporto è cambiato, ma sono felice di poterla ancora abbracciare. 
Mia zia sapeva di questa relazione e lo disse a mia madre, inconsapevole del fatto che mia madre non sapeva nulla.
Così anche mia madre lo venne a sapere.Però le parlai chiaramente: "mamma sì, sono lesbica, ne sono convinta." Lei fece cenno di un sì con la testa e mi disse: "se sei felice per me è ok."Nonostante questa frase ancora a volte ha uscite del tipo: "non ti stai facendo una bella reputazione" ma non fa niente, perché io lo so che non mi odia per questo.
Ora vorrei parlarvi un po' della mia situazione familiare e un po' della mia vita in generale.
Mia madre e mio "padre" sono sposati da due anni e convivono da 15.
Ho una sorella di 9 anni che spesso mi dà contro per le mie scelte e per cose varie. Non ci vado molto d'accordo, mi ha più volte portato a cadere in una 'depressione'.Mio padre è sempre stato un violento, e mia madre stufa della situazione, proprio qualche giorno fa si è rivolta al telefono rosa, in modo tale che possa ricevere aiuto.
Faccio danza da 10 anni, scio e ho fatto anche pugilato (mi allena mio padre quando può). 
Ho 3 migliori amiche (e diciamo anche la mia prima ragazza), loro sono la mia vera famiglia.  
--G
 
La mia storia ha inizio con una fine. 
Io sono il frutto di un errore fatto a vent'anni dai miei genitori. Sono il punto d'arrivo di un famiglia che tale, non lo è mai stata. 
Sono un prodotto di litigate e vetri rotti, cicatrici ancora visibili, presenze vuote. 
Avevo quattro anni quando mio padre andò via di casa. 
Avevo sei anni quando mia madre mi spedì dal Canada a Roma, un biglietto di sola andata, uno. 
É da qui che inizia la mia storia. Mi chiamo Gabriel e ho compiuto da qualche mese, per la terza volta, sei anni. 
In realtà ne ho diciotto, è che crescere, a me, non mi è mai davvero piaciuto. Ho sempre voluto fermare il tempo a quei pomeriggi d'inverno in cui mia nonna mi preparava il thé caldo al limone e mio nonno mi aiutava a disegnare quei pini che si intravedevano dalla finestra, finché la sua mano non ha iniziato a tremare, sempre di più. Sono cresciuto con loro, no, non ho sbagliato a scrivere. Sono cresciuto con due persone che mi hanno sempre insegnato ad apprezzare gesti e valori, anche i più piccoli. Con loro ho capito che la vita la puoi vivere sorridendo a qualsiasi età, anche a sei anni, quando dentro ti senti terribilmente vuoto, che l'amore può essere vissuto, anche nella peggiore delle guerre e soprattutto può vincere. I miei nonni "genitori" mi hanno insegnato, che l'amore è qualcosa che si prova dentro. Nessuno ha mai spiegato che l'amore è un addizione tra uomo e donna o tra bianco e bianco. I miei nonni mi hanno insegnato che si può sposare l'arte, la musica, se stessi, la vicina di casa, il calcio o la moto, ma anche il proprio migliore amico. 
Non ho mai pensato che ci fosse qualcosa di sbagliato o inverso in me, semplicemente mentre la mia migliore amica parlava di quanto fosse carino il figlio del proprietario del bar vicino scuola, io le rispondevo di quanto fosse bello il mio migliore amico e quella volta in cui mi sfiorò la guancia con la mano destra e mi venne la pelle d'oca. A dieci anni nessuno dei due sapeva cosa era un gay o un omosessuale. Eravamo semplicemente due non più tanto bambini che parlavano della loro prima cotta. 
Non ho mai pensato che tra loro, l'amore sbagliato, era il mio. Era sicuro già dall'ora che non lo era e non lo sarà mai. 
Crescendo avevo ormai consolidato la mia preferenza verso ragazzi del mio stesso sesso. Avevo dato il mio primo bacio al mio migliore amico, etero, ma che si fece baciare e non mi giudicò mai per quella strana richiesta. Non mi ero mai nascosto con mio nonno, con mia nonna parlavo apertamente di tutto davanti ad una tazza di thé. Non mi avevano mai giudicato. Loro di una generazione così classicista, avevano accettato tranquillamente un nipote gay, anzi, me. Con il tempo però arrivò anche mia madre, mia sorella e il suo nuovo marito. Da quel momento iniziai a nascondere tutto, nascondermi anche da me stesso. Rifiutavo quello che ero stato per gli anni precedenti, il bambino con il sorriso leggero e l'allegria trasportatrice si era lasciato andare in un vortice di terrore. Sentivo parlare di "invertiti, persone che dovrebbero morire, malati, poco raccomandabili", io non ero ciò, ma iniziai comunque ad aver paura di quello che il futuro aveva in serbo per me, ma più di tutto avevo paura di cosa sarebbe potuto succedere se mia madre fosse venuta a conoscenza del bacio con Andrea, del fatto che mi piaceva Fabio, oppure che a veline e modelle preferivo gli skater. 
Ma purtroppo il tempo non è benevolo ed io non mi sono fermato di crescere a 6 anni. 
A quindici anni, dopo esserci trasferiti a Torino, il terzo giorno di scuola andai a finire contro un ragazzo. 
Spalle enormi ed occhi verde acqua. Scomparve subito dopo. 
Due anni più grande di me, rappresentante d'istituto ed etero. 
"Il mio solito culo!" Avevo nuovi amici, mi ero presentato a metà, alcuni segreti e la mia omosessualità l'avevo lasciata a Roma, non volevo essere ripreso a pugni come succedeva spesso, decisi di mettere in stand by i miei sentimenti, diciamo così. Non fu la cosa migliore. Era novembre inoltrato, ero a fumare fuori dal pub insieme ad un'amica (Che era in classe con lui), quando lui mi chiese se avevo d'accendere. Iniziammo a parlare, mi offrì da bere e mi riportò anche a casa, in moto. Mi offrì anche la sua giacca a vento. " Tanto ho la giacca di pelle e la felpa..". Stavo letteralmente gelando, capitemi, era novembre, ma rifiutai solo per non passare come "Frocio", più volte aveva detto quella parola, più volte avevo ricevuto una fitta allo stomaco "Io sono un frocio e cazzo, mi piaci tu", non potevo certo dirglielo. Mi riportò a casa, mi sfiorò le mani, ritornare a dieci anni quando Andrea mi sfiorò la guancia, chiuse la conversazione con "Cazzo, certo che puzziamo proprio parecchio d'alcool!" Il giorno dopo mi ritrovai un messaggio con scritto "Grazie per la serata! La prossima volta però accetta la giacca, non ti saresti così ghiacciato". Iniziammo a parlare, stessi gusti, stessa musica nell'iPod e la strana dipendenza per la cucina cinese. Avevo trovato la mia metà. Lui era appena diventato maggiorenne, erano settimane che massaggiavamo. Mi scrisse che io dovevo essere il primo che andava in macchina con lui, perché se moriva per un incidente, sarebbe morto con me. La trovai la cosa più dolce che mi avessero mai detto fino ad all'ora. Prendemmo del cinese e un film, sapeva che quello era il mio preferito. Eravamo in due divani opposti, io ero perso nel dialogo del film che conoscevo ormai a memoria che non mi accorsi che eravamo ormai faccia a faccia, mi baciò. In quel momento eravamo la cosa più perfetta. La migliore, che potesse mai accadere. 
Le voci iniziarono a girare veloci, ormai tutti erano a conoscenza della nostra storia. Ed il weekend a Londra non aveva certo spento il tutto. In quel weekend io feci l'amore per la prima volta. 
Mia madre doveva saperlo. Lui aveva avuto il coraggio di parlare tranquillamente con sua madre, che mi accettò come un secondo figlio. Mia madre invece? Era la domanda che più mi affliggeva, avevo paura di come avrebbe reagito. Ma dovevo essere coraggioso, non mi avevano certo insegnato ad andare contro i miei ideali. L'amore tra due persone dello stesso sesso è un ideale che va combattuto, che deve essere portato alla luce, non importa le conseguenze. 
Mi presentai durante l'ora di cena, mano nella mano con Riccardo. 
"Lui è il mio ragazzo, quello che amo."Mia madre mi buttò fuori casa per circa cinque mesi. Al mio diciassettesimo compleanno disse che potevo tornare a casa solo se fossi andato da una psicologa per curare la mia malattia. La mia però non era mai stata una malattia, era amore, era amore per lui, per tutto quello che rappresentava, per quello che vivevamo insieme. Le conseguenze di una famiglia che si era allontanata da me faceva meno male di una vita senza di lui. Almeno la pensavo così. 
La mia famiglia poco a poco iniziò ad accettarmi, sempre rimanendo nei limiti. 
Ad oggi vivo una storia d'amore perfetta, non con Riccardo.
Ho trovato una persona che mi completa, che mi fa sentire me stesso e perfetto anche nei miei modi e nei miei difetti. È diventato lui la mia famiglia. Ad oggi Riccardo non è neanche più un amico ma devo ringraziarlo perché con lui ho affrontato le miei paure, non ho più paura di mostrare me stesso, ora non più.
--Gabriel
 
Ciao,sono una ragazza di 14 anni, soffro di dislessia quindi se trovate degli errori di grammatica, verbi o altro scusatemi.. Odio la mia età diversi motivi, tutti mi vedono come la ragazzina che ancora deve crescere che ora ha un periodo di confusione dell'adolescenza e quindi si inventa qualsiasi cazzata pur di essere al centro dell'attenzione.. io odio essere al centro dell'attenzione, cerco solo di far capire chi sono e di sembrare molto più grande visto che ho sempre frequentato persone di 3-4 anni più di me, odio la mia età anche perché in questa età ci sono molti " bimbominchia " come si suol dire, ma a questo ci arriveremo dopo. 
Ora inizio partendo da quand'ero piccola fino ad arrivare a ora, non ho avuto un'infanzia molto bella,quindi ora posso sembrare una depressa taglia vene hahaha, ma ora mi sono ripresa dal mio passato e sono una nuova persona. 
Cominciamo.. Sono stata vittima di bullismo dalle elementari alle scuole medie, alle elementari avevo una maestra bastarda che mi strappava i compiti davanti agli occhi, la mattina prima di andare a scuola vomitavo o scappavo da scuola, sia per lei che per i miei compagni di classe, ma questo è un conto a parte.. Mia madre, dopo avermi vista fuori scuola che mi tiravano i capelli i miei compagni di classe e la maestra intanto mi vedeva senza intervenire, mi aveva fatto cambiare scuola e quando ero entrata in classe c'era una bambina che mi attirava, non mi ricordo tanto bene che emozioni provavo, ma sono sicura che non era solo amicizia.. Qualche mese dopo essere stata in quella nuova classe io e questa bambina ci eravamo conosciute, la invitavo a casa a cantare con me (era la mia passione, anche se stonavo mi "liberavo").. Mi ricordo che quando era venuta a casa mia dopo un po' di volte, lei mi aveva chiesto se la potevo accompagnare in bagno, io ovviamente le avevo detto di si e quando eravamo entrate lei si era tirata su' la maglietta per farmi vedere il suo seno, voleva che anche io me la tiravo su', non sapevo che fare, non capivo, fino a quando non lo feci,ci siamo baciate a stampo e poi siamo ritornate nella mia camera a imparare una canzone, mi batteva il cuore a mille e non capivo anche le sensazioni che provavo, ma dopo quel giorno fino alla quinta avevamo sempre fatto finta di nulla. Non ci eravamo più viste,ognuna doveva prendere una scuola differente e quindi non ci siamo più viste.Passano gli anni, ero entrata alle medie e al secondo anno mi accorsi che mi piaceva una ragazza conosciuta in chat e mi accorsi anche che mi piacevano le ragazze, quindi dicevo di essere bisessuale.. A quella scuola media mi ero ritrovata in classe con una rumena, dei nomadi e nelle altre classi i miei compagni della mia prima scuola elementare. Quando avevo detto alla mia migliore amica che avevo l'attrazione per questa ragazza, del mio passato lei lo era andato e avevo appena scoperto della mia dislessia a dire a tutta la scuola,così che mi presero di nuovo sotto mira.. Dopo un po' di tempo mi ritrovai fuori scuola con una mia amica, stavo andando a casa con lei, mi vedevo che mi correvano dietro i bulli,nomadi e la rumena, mi circondarono, la mia amica era scappata e lì mi picchiarono di nuovo perché dicevano che ero contro natura, una vergogna per l'umanità.. A mia madre tornata a casa le avevo detto che mi avevano picchiata per il modo di vestire che avevo ( mi definivo emo, mi sfogavo truccandomi di pesante e con vestiti strani) e per degli impicci che avevo avuto, mia madre provò a denunciare la rumena ma non ci riuscì, intanto i professori che dicevano " non è colpa nostra" pero' loro mi guardavano dal tetto della scuola mentre venivo picchiata nel giardino della scuola..Lasciai scorrere e ora sono a questa mia nuova scuola, ora sono al primo superiore quindi ho cambiato quartiere, scuola, amicizie e tutto.. Per fortuna ora non sono presa sotto mira da nessuno, sono cambiata caratterialmente e sono qui, mi sono rialzata e vedo avanti con la testa alzata, il passato è passato, ora devo vivere il presente e chi mi odia me ne sbatto il cazzo.10 mesi fa' avevo conosciuto un'altra ragazza per chat e quindi mi ero dichiarata lesbica perché non ho mai avuto attrazione per il mio sesso opposto, ci piacevamo e quindi avevamo deciso di metterci insieme, ci sentivamo per telefono e mio padre a volte mi sentivo che ero un po' troppo "sdolcinata" e diversa da come mi comportavo con le altre mie amiche, quindi mi aveva domandato chi era, gli avevo detto che gli rispondevo dopo aver attaccato. Stavo pensando a cosa dirgli, cosa inventarmi, io ho un legame più stretto con lui che con mia madre, quindi dovevo dirgli la verità, era l'unica soluzione. Avevo attaccato al telefono, ero andata in cucina e con calma gli spiegai tutto, lo aveva accettato, non ci credevo, mi ero fatta problemi per nulla, pero' qualche giorno dopo mi aveva detto che gli pareva strano, io con una ragazza, pero' dovevo seguire il mio cuore, io devo farmi una vita come voglio io. Avevo detto cosa era successo ai miei amici, anche al gruppo in cui sono iscritta qui su' facebook, finalmente potevo dire chi ero, ma c'era ancora un'ostacolo: MIA MADRE. Ora andiamo un po' indietro nel tempo hahaha, in questo gruppo ci sono persone con i miei stessi gusti musicali, alcuni con l'orientamento sessuale come il mio e mi ha aiutata molto, mi sostiene, mi da' la forza di andare avanti e di non nascondermi, ci sono anche persone della mia città quindi avevo pensato che un giorno potevo vedermi con loro e finalmente stare con persone come me, potevo stare a mio agio.All'inizio dovevamo vederci al monumento più famoso della mia città, a mia madre avevo detto che in quel giorno andavo lì con delle mie amiche per passare un pomeriggio diverso invece di stare sempre nel mio quartiere, ma queste mie amiche alla fine le hanno detto che dovevo vedermi con dei miei amici " froci e lesbiche ", mia madre incazzata nera mi chiede spiegazioni, fino a un punto che mi urla contro: " PERCHE' X. (X = il mio nome) TU CREDI DI ESSERE COME LORO?! " non rispondevo.. " X. RISPONDIMI! " io: " ..forse.. " lei: " X.. sei ancora TROPPO PICCOLA per capire certe cose,ma per favore! ", e eccovi il motivo per cui odio la mia età, mi vergogno di essere una fottuta 14enne, odio i 14enni del mio quartiere perché come ho detto all'inizio, sono mocciosi, non fanno un minimo di ragionamento, fumano, si fanno bocciare, vanno a puttane per farsi " fighi " è inutile parlarci perché non capiscono e per colpa loro io posso sembrare così ma per non far capire la mia età cerco sempre di essere più grande, tanto che mi danno della 16enne per il fisico, ragionamenti e tutto. Passato sopo un periodo aveva accettato di vedermi con questi miei amici, ma che dovevo presentarglieli prima, lo feci e ora si è ricreduta, gli piacciono molto, li invita sempre a casa, ma io sono ancora qui, lei guscio, vado da una psicologa per capire come posso dirle tutto come ho fatto con mio padre, vorrei uscire, ma non so' come.
--X
 
ciao sono una ragazza di quasi 17 anni e volevo raccontarvi la mia storia...credo che tutto sia iniziato quando ero in seconda media e avevo un amica a cui volevo molto bene e sentivo qualcosa di diverso ma non sapevo cosa..sapevo cos' erano i gay ma non mi era mai passato per la testa...poi in terza media ero andata a fare una vacanza con la mia migliore amica e quando la abbracciavo sentivo le così dette "farfalle" ma, anche stavolta non sapendo che sensazione fosse, le ho represse...in prima superiore c è stata la svolta nella mia vita...ho conosciuto questa ragazza con cui ho legato subito...parlavamo di tutto, eravamo sempre insieme...sentivo quel bisogno di abbraciarla, di stringerla a me e darle tutto l' amore possibile...volevo stare con lei..ho capito di essermi innamorata...ho capito di essere bisessuale...non so se sono lesbica perchè se mi innamoro di una ragazza penso che potrebbe sempre piacermi in futuro un ragazzo..ogni volta che la abbracciavo o la tenevo per mano sentivo un emozione grandissima, inspiegabile..quando lo dissi alla mia migliore amica non mi parlò più per una settimana..ma poi mi accettò così com ero...alla fine un giorno, molto timidamente, le scritti: ti amo! e lei: si anche io! e io: ma io ti amo davvero! non l aveva capito..allora con tutta la vergogna del mondo le ho scritto: ...mi sono innamorata di te...
mio dio è stato difficilissimo dirle i miei sentimenti...purtroppo lei aveva il ragazzo...a san valentino le ho fatto un regalo..e lei a fine scuola è venuta da me e mi ha detto amore dammi un bacino! e così, la baciai...cazzo che sensazione stupenda!!! e tutti i giorni io aspettavo la fine della scuola per ricevere quel bacio dolcissimo...le sue labbre appoggiate alle mia mi facevano sentire così bene! ma non mi bastava..volevo esprimerle tutto il mio amore non con un semplice bacio a "stampo"...glielo chiesi e la sua risposta è stata: amore più del bacio a stampo non posso perchè ho il ragazzo..dio che delusione!! io la amavo..e così per sei mesi l ho aspettata, ma niente..dopo quasi tre anni che ci conosciamo siamo ancora amiche e le voglio molto bene..durante questo periodo che va fino ad adesso ho avuto altre storie con ragazzi e quasi avevo dimenticato la parola lesbica o bisessuale...ma adesso mi ritrovo punto e accapo..ho conosciuto lei..dio quanto sei bella!! soffrivo perchè mi piaceva il mio migliore amico ed ero gelosa di lui..lo sono ancora, ma quando c è lei dimentico tutto..quando la abbraccio mi ritrovo dall altra parte dell universo, esistiamo solo io e lei!! non so se sia amore..e lei non credo che ricambi ma io sento quello stesso bisogno che avevo tre anni fa..di vivere una storia d amore con lei!! sei perfetta, bellissima..ma ogni volta che si desidera così ardentemente qualcuno e lui o lei non ricambia si ricevono solo delusioni!! vorrei trovare una "lei" che mi faccia sentire unica in questo mondo crudele dove la discriminazione e il razzismo si tengono per mano..e a coloro che lo sono sai che vi dico? fottetevi e favevi i cazzi vostri!! sono nata in una famiglia molto credente e se lo sapessero credo che mi ucciderebbero..ero solo ruiscita a dirlo a mia sorella che non approvava ma era ovvio..ora crede che sia tutto apposto ma non è così..ringrazio di avere trovato questa pagina dove posso esprimere liberamente chi sono e spero di trovare qualcuno che mi renda felice nonostante quello che pensa la gente!!
--Anonima
 
Per oggi sarò Enne.
Vorrei condividere con voi le mie paure, gioie, difficoltà; nella speranza di poter essere di conforto a qualcuno, e così inizio la mia storia.
Ho 19 anni da pochi giorni, ma per capirci qualcosa bisogna guardare indietro nel tempo.
Da sempre sono stata additata come la bambina stramba, quella diversa, troppo introversa, quasi intrappolata in un mondo tutto suo.
Me l'hanno ripetuto talmente tante volte da farmi credere che io non fossi, realmente, “normale”.
Probabilmente non avevano tutti i torti.
Non ho mai cercato di farmi capire e scoprire dagli altri in modi “convenzionali”, neanche da bimba mi è mai scappato un “ti voglio bene” per mia madre, anche se è la donna più importante della mia vita e il bene che provo per lei è innegabile.
Al contrario preferivo spendere il mio tempo con lei, disegnare, cantare le canzoni di Cocciante di cui neanche capivo il senso, farmi leggere un'infinità di pagine prima di addormentarmi, preferivo dedicarle il mio tempo e che lei dedicasse il suo tempo a me. Questo era il mio modo di dirle che le volevo bene.
Tuttavia il tempo non aspetta nessuno, gli anni passavano e così mi trovai costretta sempre più ad abbandonare il mio mondo fantastico per entrare in quello vero, quello reale.
L'inizio delle elementari segnò questo passaggio per me.
E' stato il primo vero momento in cui mi sono relazionata con qualcun altro, qualcuno della mia stessa età, per lo meno.
Era qualcosa di difficilissimo per me, conformarmi ed adattarmi.
Ma c'era lei, Effe. Una bimba piccina, minuta, sempre col sorriso sulle guance e quelle fossettine che sapevano di buono.
Lei è stata la prima a capirmi, è stata la prima a volerci provare davvero, ed io gliene ero tanto grata.
Ora come ora so che la mia era più che semplice gratitudine, lei aveva monopolizzato il mio piccolo modo di bambina e stavo bene, se lei c'era.
Le medie sono state l'anno dei cambiamenti, ormai avevo capito come raggirare le persone per non farmi deridere completamente, sapevo fingere normalità, più o meno, ancora dovevo perfezionare la tecnica.
Avevo la mia cerchia di amiche, e da qui la grande scoperta.
Un giorno d'estate (avevo 13 anni all'epoca), io e una mia compagna decidiamo di esplorare lo strano ed oscuro mondo di internet creando un contatto di msn per divertirci un po'.
Fingevamo di essere un certo Marco per adescare e deridere un po' le nostre compagne più antipatiche.
La cosa andò avanti per qualche settimana, finchè questa mia compagna si stufò, ma io no.
Io continuavo ad entrare ed aggiungere ragazze a caso, mi divertivo troppo a parlare con loro, mi sentivo realizzata quando si affezionavano a quel “Marco” che aveva tanto di me.
Mi bastava sapere che per una volta, io piacevo alla gente, piacevo per quel che ero, ma se ero qualcun altro. Contraddittorio direi.
E dato che da cosa nasce cosa, piano piano le ragazze con cui chattavo si affezionavo sempre più, dichiarando, a volte, i loro sentimenti.
Io ero in crisi più totale, tutto ciò mi mandava in pappa il cervello: che fare allora?
Decisi di rivelare la mia vera identità ad alcune di loro, svelai il mio vero volto, quello di Enne.
La maggior parte non capì, la prese male, ma una no, provò a vedere oltre le mie menzogne.
Lei fu la mia prima ragazza e la mia prima storia a distanza, 600 km ci dividevano.
Ma cosa sono 600 km per due ragazzine alle prese con il primo, ingenuo, ardente, amore?
Ci vedemmo più e più volte, tutt'ora, pur essendo finita da anni, cerchiamo di incontrarci, studio e soldi permettendo.
Fino ai 16 anni ho vissuto questa situazione come qualcosa di idilliaco, leggero.
Ero talmente ingenua da non pensare neppure che io fossi lesbica, pur avendo avuto diverse ragazze.
Per me non c'era malizia, perversione, non mi sembrava di fare nulla di sbagliato.
Mi sentivo importante, compresa e fondamentale per qualcuno, come mai lo ero stata prima d'allora.
Ma il tempo non sempre migliora la situazione.
Le angosce e gli attacchi di panico arrivarono, un periodo molto buio quello dei miei 16 anni.
La consapevolezza di vivere qualcosa di sbagliato, anormale, iniziava a pervadere mente e corpo.
Stavo iniziando ad ammettere a me stessa che forse la mia non era solo una fase, che non sarebbe passata.
Provai a liberarmi da questo peso interiore facendo coming out con gli amici più cari, la presero tutti più che bene, non avevo dubbi.
Le persone al mio fianco le scelgo con attenzione, ma non posso sceglierle tutte.
I miei genitori, la mia famiglia, quella non ho potuto sceglierla.
Apparentemente la famiglia perfetta, la cui unica pecca era quella di avere una figlia un po' troppo particolare.
Anche se loro cercavano di non farmelo pesare in alcun modo io lo sentivo, lo sentivo forte di non essere come avevano sempre immaginato, mi sentivo delusa da me stessa proprio perchè sapevo bene di non essere all'altezza delle aspettative.
In questo periodo grigio in cui non vedevo nulla di positivo conobbi lei.
Tutto ciò che non avevo avuto il coraggio di essere, di pensare, di provare fino ad allora lo sperimentai con lei.
Mi entrò dentro in una maniera così profonda da lavare via ogni tristezza, ogni pensiero sbagliato. 
Portò via la parte peggiore che era rimasta aggrovigliata dentro me.
Stiamo insieme da 2 anni e mezzo, lei è la mia seconda storia a distanza, questa volta però i chilometri sono 1200.
Ma non importa, le difficoltà saranno anche tante, ma l'amore è infinito.
Non ho ancora avuto la forza di confessare la realtà ai miei genitori, anche se sarei molto tentata, almeno con mia madre.
Poco importa, quando lei sarà qui, non avrò più nulla da perdere; è lei la mia famiglia.
Non abbiate paura di essere chi siete, nei vostri modi speciali.
Ci sarà sempre chi è disposto a comprendervi e farvi sentire a casa nella vostra anima, altro che quattro mura di cemento.
--Enne.
 
Alors. Ciao a tutti, per oggi sarò J. e sono una quattordicenne che frequenta un liceo scientifico in una città del nord Italia.
Premetto che non sono un ragazzo né una ragazza - capirete meglio poi - e che uso il pronome femminile solo per un'abitudine che ritengo un po' ipocrita da parte mia, ma non riesco a togliermi dalla mente. (Ah, quanto odio i pronomi.)
Sono nata da due neosposi che stavano insieme da dieci anni. Quando si sono separati, io sono andata a vivere con mia madre. Ai tempi frequentavo l'asilo e tutti i bambini mi assillavano chiedendomi come fosse non vivere con mamma e papà. Mi chiedevano anche perché giocassi con i maschi, avessi i capelli corti, a Carnevale mi travestissi da Zorro e come fosse portare gli occhiali.
Insomma, la gente intorno a me ha inizato a rompere le scatole un po' troppo precocemente.
Stavo con mio padre dal venerdì alla domenica - ad oggi lo vedo di meno, a causa della scuola che dura fino al sabato - e avevo, e ho tuttora, un ottimo rapporto con i miei.
Dico queste cose per svariati motivi: non ho avuto traumi infantili per cui mi ritrovo così. Io sono così e basta. Non credo di esserci nata, perché penso che la nostra sessualità dipenda da fattori psicologici.
Quando entrai alle elementari ero l'unica femmina che giocava sia con le bambine che con i bambini. Difendevo le prime dai secondi (ma anche viceversa: tutti i bambini sono un po' crudeli!) e ero amica di tutti. Non sono mai stata considerata "normale": ho sempre amato leggere e scrivere, creandomi mondi immaginari. La mia fantasia mi ha portato a immedesimarmi in personaggi fittizi di entrambi i sessi: Mewberry, il detective Conan, Harry Potter, Lady Oscar, Goku, e vari personaggi di anime che vedevo in TV.
Mi ricordo benissimo la mia scenata davanti al McDonald's risalente a quando avevo sei anni: mano per mano con mia mamma, le urlai contro "Io sono un maschio, non mi interessa cosa dici tu!", mentre lei tentava di convincermi che in realtà ero una femmina. Era il periodo in cui ero fissata con il detective Conan. Però chiedevo anche vestiti da principessa a Santa Lucia, e il mio colore preferito era il rosa.
I miei compagni non la prendevano come una vergogna: per loro ero "quella che legge tanto e che immagina troppo", non "la malata che crede di essere un maschio". Da loro non era percepito come un problema - almeno fino alle medie.
Alle medie le cose cambiarono un po'. Non mi immedesimavo più in personaggi del sesso opposto, convinta che fosse sbagliato e un po' influenzata dai miei compagni.
Tuttavia una ragazza prese a insultarmi: forse a causa dei miei comportamenti decisi, della mia sincerità, del fatto che non mi interessasse essere alla moda come le altre ragazze; fatto sta che prese a chiamarmi "trans". Oggi so che, se usato come parola semplicemente descrittiva, è un termine che comprende tutte le persone che non rientrano nel sistema binario dei generi - in sostanza, quindi, io sarei trans.
Solo che lei, un po' come tutti a quest'età, lo intendeva come un insulto, e lo accompagnava a varie frecciatine, parolacce e via dicendo.
Arrivammo a picchiarci negli spogliatoi della scuola, fatto che fu ripreso da una stro*za con il cellulare e fatto circolare nella scuola. Seguirono convocazioni dei genitori, note e cavoli vari.
A quel periodo ne succedette un altro di totale chiusura in me stessa. Quell'avvenimento, insieme ad un esperienza traumatica di "amicizia" in quinta elementare che ebbe i suoi effetti con un anno di ritardo, mi fece perdere quasi tutta la mia autostima - che ancora oggi non ho recuperato, a dire la verità - e mi fece cominciare a pensare, tanto.
Fu l'inizio violento della mia adolescenza, del forgiarsi del mio carattere.
Succedette un anno buio, in cui iniziai a sviluppare tra milioni di difficoltà - tra compagni idioti, mamma che non capisce mai abbastanza e così via - le mie idee di giustizia, i miei gusti, il mio modo di pensare.
In terza media, circa un anno fa, iniziai a fare le prime scoperte precise sul sesso.
Non dico che prima non sapessi nulla, anzi, per essere una preadolescente sapevo anche troppo. Sono questi, d'altronde, gli anni 2000.
Però prima di quel momento non avevo pensato seriamente all'omosessualtà come qualcosa di esistente. Più come a una malattia rara, o qualcosa del genere. La transessualità, malgrado tutto, mi sembrava anche più esotica.
Fino a quel momento non avevo mai provato qualcosa di più per una femmina. Mi ero presa una bella sbandata per un bambino molto carino e antipatico in quarta elementare, ma per il resto era solo l'accontentare i miei "corteggiatori" con qualche bigliettino romantico e sporadicissimi bacetti a stampo. (Bei tempi!)
Però, pensandoci, mi accorsi che non era una cosa poi così strana l'essere innamorati di una persona dello stesso sesso. E nemmeno non sentirsi del genere assegnato.A giugno dell'anno scorso V., la mia migliore amica, mi fece conoscere il telefilm "Skins" e mi innamorai di Franky, la ragazza androgina e pansessuale della quinta serie. Mi identificavo molto in Franky e devo dire che inconsciamente ho iniziato a vestirmi come lei. (Guardando nel mio armadio e nello specchio esattamente ora, direi che esteticamente sono a metà tra Franky, un ragazzo anni '50 e un hippie.)Ad agosto capii cosa sono.Sono un umano che non vuole imporsi limitazioni o etichette: la sessualità è molto libera e fluida, quindi per non incatenarmi mi definisco una queer pansessuale. Non appartengo a un genere prestabilito, e nei generi non credo nemmeno, essendo una sostenitrice della teoria queer; e non amo solo un genere o due generi, sempre per la teoria queer e visto che potrei essere definita "sapiosessuale" - mi piacciono i cervelli, insomma!
Ecco, quest'ultimo punto è un po' complicato. Non mi innamoro del corpo di una persona, mi innamoro della personalità, dell'acume. È vero che al momento, come inclinazione mutevole e che è puramente di preferenza estetica e non sentimentale o sessuale, direi che il corpo di una certa categoria di uomini è più piacevole. Non è una questione di sesso: sottolineo il "di una certa categoria" (un David Bowie da giovane, un Andrej Pejic, uno Stav Strashko e così via; insomma gente molto androgina, ma senza tette, perché in questo periodo non so perché mi sembrano superflue! LOL). Però non cerco persone con questo fisico, ma con una certa intelligenza e carattere.Insomma, spero di essermi spiegata.Ad agosto ho fatto coming out con me stessa, a settembre con V. (che ai tempi pensava di essere lesbica, ma ora mi sembra un po' confusa), a ottobre ho provato a farmi sfuggire qualche parola rivelatrice con mia madre (che ha pensato stessi scherzando o che fossi confusa; in ogni caso non ha afferrato) e a novembre ho scoperto che tre mie amiche, che già avevano formato un gruppetto, sono bisessuali.E qui arrivano le cose che voi umani non potreste neanche immaginare.Queste tre ragazze sono il principale motivo per cui ho quasi vergogna a fare una vera e propria dichiarazione pubblica sulla mia sessualità. Un giorno, prima di Natale, sono andata con loro all'Arcigay, e durante il viaggio mi hanno raccontato un po' come vivono la loro sessualità. In sostanza: a quattordici anni fanno cose a tre e tradiscono i loro pseudo-fidanzati con tremila persone diverse.Se dicessi in giro che sono bisessuale (con la gente di solito semplifico, per non spiegare che a me non piacciono i corpi ma i cervelli; anche perché dicessi anche solo "io sono pansessuale" nessuno capirebbe) e che sono anche amica loro, probabilmente tutti mi inquadrerebbero in questo giro malsano e avrei anche problemi con il fidanzato musulmano di una delle tre.Io adoro quelle tre scellerate, soprattutto le due che conosco da tempo, però non ho la minima voglia di rovinarmi la vita per errori altrui.Senza contare che nella mia scuola - a cui però non sono iscritte né V. né le altre tre succitate amiche - la bisessualità è vista come una moda e i gay come una specie di terzo genere.
Insomma, riassumendo: per la gente sono una specie di alieno, per le tre amiche bisex una che dice di essere bisessuale ma che poi non ha mai fatto niente quindi è una pivella verginella, e per mia mamma una ragazzina dolce e confusa. Se volessi confessare alla ragazza che mi piace i sentimenti che provo, non ho la minima idea di come reagirebbe. Se anche a lei piacessero le ragazze, come dirle che io non ho genere?Ecco, vi ho narrato la mia storia tra adolescenti esaltate, omofobia sottile e ignoranza. Nulla più del solito, solo uno scorcio in più sulla vita di una fettina della comunità LGBT  Spero di non avervi annoiato eccessivamente con questo testo. Grazie di avermi letto!Vi auguro un anno felice, anzi, una vita felice e libera!
--J.
 
Questa mattina la prof di filosofia ha aperto una discussione sulle unioni omosessuali, i matrimoni e le adozioni che ne derivano. Un argomento interessante e senza dubbio di attualitá ma forse sarebbe stato meglio se non avessimo affrontato la lezione dalla quale ne sono uscita più sconcertata e confusa di prima. 
Sono una ragazza e non credo che abbia bisogno di specificare se sono etero o no, ho 16 anni e spesso mi sono detta che questo è solo un numero, nulla di più, un numero che di certo non può impedire a me stessa di liberare al mondo intero o meglio (se sono stata esagerata) alle persone più care le mie sensazioni, senza vergognarmi di ciò che provo; altre volte invece cerco di autoconvincermi il sedicesimo è uno di quegli anni in cui ancora non si è sicuri di chi si è veramente, in cui si ha solo bisogno di tempo per riordinare i pezzi del puzzle. Il il mio puzzle non l'ho ancora finito e credo che non riuscirò mai a terminarlo se per una buona volta non saprò "accettarmi" fino in fondo. Molto probabilmente non si tratta nemmeno di accettare o rifiutare bensì di capire e portare avanti una di quelle che chi non sa cosa vuol dire provare simili sensazioni , chiama "scelta". Sì, perché credono che gay si diventi, sostengono che esserlo sia frutto di una scelta, un po' come scegliere di essere vegetariani. Una scelta. 
"Poverino," dicono fingendo di piagnucolare "è nato così, cosa ci puoi fare.". Ma stiamo, per caso, parlando di un tumore? O forse di una deformazione genetica? Magari di una malattia infettiva? Assurdo. Tutto questo non ha senso. 
Non ha senso sentire il tuo compagno di classe urlare: "Ma quelli si offendono se poi li chiamano gay. Non dovrebbero se lo fossero!" con un tono così disprezzante da non andare di pari passo con il contenuto delle sue parole che uscivano dalla bocca senza prima passare per il cervello. Ci siamo davvero fermati a queste banalitá? I tempi dei "bianchi" e dei "neri" sono ormai passati, quando passerá quest'epoca degli "etero" e dei "gay"? 
Invece di andare avanti, torniamo indietro.
Ascoltare opinioni diverse non mi dispiace affatto, anzi, ma molte volte mi accorgo che non sono sincere, bensì finte e per di più moraliste da far venire la nausea. 
"Matrimonio vuol dire unione tra un uomo e una donna, posso accettare un amore tra persone dello stesso sesso perché questo non lo si deve negare a nessuno ma, stiamo attenti a non superare certi limiti." dice la prof. Bene, se il matrimonio unisce uomo e donna e quindi tattando di persone dello stesso sesso ha un uso improprio, cambiandone il nome sarebbe tutto più accettabile? Cazzate. 
In tutta la classe su 27 persone sono riuscita a conciliare le mie opinioni con solo 2 persone perché il resto era convinto che un bambino abbia bisogno di entrambe le figure genitoriali ovvero madre e padre, e un altra buona parte non considerava nemmeno l'argomento. 
In conclusione, credo davvero di essermi vergognata per tutta la lezione di vivere tra menti limitate e ignoranti senza speranza, facendo accrescere in me un senso di pertubazione e inquietudine. Spero che le cose cambino al più presto e che io, come molti altri adolescenti, possa vivere in pace la mia sessualitá senza voltarmi e trovarmi mille dita puntate contro. 
La vita è una e va vissuta trattenendo la propria serenità interiore e aiutando gli altri a farlo.
--F.
 
Ok, il mio coming out non è particolarmente emozionante, tanto meno si può dire che sia quel coming out liberatorio e che ti trasferisca da una persona non più in una gabbia ma in una persona normale e che debba essere accettata da tutti. Il mio coming out? Sì, anche se ho dodici anni uno sforzo l'ho fatto: l'età è solo uno stupido numero, e ho ancora tempo.
Mi firmerò con Sara, il mio vero nome: perché nascondersi, tra persone come me?
Mi sono sempre distinta da mia sorella, soprattutto nei modi di fare: ero molto socievole, pratica, "maschiaccia", per dirla tutta, e tutt'ora odio make up e moda.
Tutto è iniziato un paio di mesi fa, mentre cominciai a scoprire varie cose sull'omofobia e l'omosessualità (in realtà ero così presa a difendere quest'ultima che non ricordo nemmeno come sia iniziata la mia battaglia) ed iniziai a diventare particolarmente agguerrita nei confronti degli omofobi: credevo che avessero torto su tutto, che la loro concezione di amore si basasse sulla procreazione di una persona e sulle loro parti intime anziché su quello che un essere abbia davvero dentro. E penso che abbiano ancora torto.
Ma la mia era un'ossessione che si faceva vedere: condividevo petizioni, stati su Facebook, cercavo di assicurarmi che tutte le persone attorno a me non fossero omofobe. A parte i miei nonni, s'intende: con loro non c'era niente da fare nonostante avessi trascorso un pomeriggio a parlare con loro sull'omosessualità.
Ma la cosa che più mi dava fastidio è che i miei, persone sposate religiosamente, non facessero nulla, né caldo né freddo: gli parlavo di quanto il Papa mi desse fastidio (infatti sono atea) e loro si limitavano ad annuire. Potrò sembrare stupida, ma volevo spronarli a partecipare a questa mia difesa dell'amore e i diritti comuni: in fondo erano innamorati, per loro l'amore sarebbe dovuto essere tutto!
Lentamente stava prendendo vita in me una strana sensazione, una sorta di attrazione al corpo femmine e una paura verso gli uomini e agli stupri che facessero alle donne. Non per tutti, s'intende, quelli che m'ispiravano antipatia e con la faccia da maniaci.
Mi accorsi della mia compagna di banco, M., e di come stesse crescendo: era bella, dolce, mi capiva e m'incoraggiava dicendomi che fossi bella nonostante fossi (sia) grassa.
Un giorno per scherzo le dissi di essere bisessuale, lei si soffermò e mi chiese se fosse vero. Le dissi che non ero certa e lei mi chiese di ripensarci: avevo la sensazione che anche se fosse contro gli omofobi avesse una piccola paura ad avere degli omosessuali attorno a sé. Passarono un paio di settimane e trovai il coraggio di fare il mio primo piccolo coming out ad una mia cara amica, G., alla quale io chattavo sempre e viceversa per scambiare notizie. Ero felicissima al pensiero che mi accettasse, che mi ritenesse più grande di mente e quindi prendesse seriamente la scoperta di me stessa, ma dopo mi sentivo sempre più triste: credevo che il mio fosse un momento, mi sentivo una cappa pulsare nella testa al desiderio di dichiararmi anche ai miei, ma mi bloccava sempre lo stesso solito numero: l'età. Mi avrebbero presa sul serio? Mi avrebbero ascoltata, derisa, portata da uno psicologo?
Eppure non sarei riuscita mai ad aspettare almeno un paio d'anni per essere certa della mia bisessualità: dovevo dirlo.
Lasciai scorrere l'altra metà di dicembre, dicendo di me anche a mia sorella (che sicuramente non mi crede) lasciando cadere delle lacrime di tanto in tanto per la mia situazione. Odiavo e odio la mia vita. Ma poi avevo programmato di invitare M. a casa mia: volevo dirle che avevo pensato molto intensamente alla mia decisione. Anzi, sull'analisi del mio orientamento sessuale. Ma da codarda non l'ho fatto, sono stata zitta.
Ieri stavo con mia madre nell'auto, avevo il cuore a mille e una voglia matta di dirle di me. Stavo in silenzio, cercavo di non piangere, poi mi chiese che avessi.
"Niente" risposi
"Dimmi" continuò
"Non mi accetteresti e rideresti"
"Non rido, giuro"
"Mi porteresti da uno psicologo" dissi, pensando a quando in pizzeria le chiesi che avrebbe fatto se suo figlio fosse stato gay.
Restai in silenzio.
"Ti piacciono le donne?" chiese, probabilmente ricollegando il fatto che prima mi fossi chiesta che fosse successo con gli omosessuali in Uganda.
Annuii.
Rise.
"Ma io me lo sento dentro!" ribattei alla sua risata, furente del fatto che rise lo stesso anche se aveva promesso di non farlo.
Si fece seria.
"Ti attrae il fisico femminile?"
"Sì, direi di sì"
"Baceresti una donna? Lo faresti con una donna?"
"Certo, provo quasi invidia quando due donne si baciano!"
"E con gli uomini?"
"Loro mi fanno un po' paura, mi troverei più a mio agio con una donna"
"Tesoro" cominciò "sei nella pubertà, il tuo carattere deve ancora emergere, è come se stesse avvenendo un'esplosione nella tua sessualità. Aspetta a prendere decisioni affrettate".
A cena mi disse che per lei era innaturale vedere due uomini amarsi e baciarsi: capii che ero incappata davanti a una montagna che non avrei potuto superare. Eppure mi sembrava che un po' interessata e dalla parte degli omosessuali lo fosse.
Forse non mi sono mai capita meglio di prima: non riesco a immaginarmi davvero un bacio con ragazzo, quindi mi direi più tendente al lesbica.Sono riuscita a dire come sono realmente a cinque o sei persone che mi hanno accolta benissimo .
E così è finito il mio piccolo coming out. Vorrei trovare una ragazza che mi ami, ma temo che alla mia età molte persone non siano omosessuali e potrebbero prenderlo per un capriccio e poi chi è omosessuale/bisessuale/transessuale a dodici anni?
Ripeto che l'eta è un numero, e può essere nemica anche di chi dentro ne dimostra una più alta. L'omosessualità però è una cosa con cui si nasce, quindi la si può trovare molto prima di quanto non si creda. Se siete giovani, magari vi sentite come mi sono sentita io, parlate, non tenete tutto dentro, e se cercano di farvi dimenticare l'argomento come hanno fatto con me opponetevi e fatevi ascoltare: mia madre comincia a credermi seriamente e già mi sta capendo. Siate voi stessi.
--Sara
 
 
 
È L'AMORE CHE CREA UNA FAMIGLIA.
{Tutte le storie che sono state lette sono state ispirate a storie reali.}
 
  
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