Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Sakura_____    02/07/2013    1 recensioni
Sasori odiava aspettare, eppure l'attesa era piacevole se dietro di lui c'era Komushi.
Anche il silenzio in quella grande stanza buia era più bello se interrotto dalle sue parole.
E il ritorno a casa era meno pesante se Komushi gli parlava dei suoi sogni.
Poi anche lui cadde, rompendosi.
!!SPOILER!! Episodio 319 di Naruto per chi non segue l'anime.
{A Komushi che ha saputo aspettare Sasori.}
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akasuna no Sasori , Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Wait
Wait


Sasori odiava aspettare ed odiava che qualcuno dovesse aspettarlo.
Così si affrettava sempre a finire tutto ciò che sua nonna o le alte sfere del Villaggio gli imponevano, rimanendo anche tutta la notte a lavorare su quei pezzi pregiati di legno scolpiti nei minimi dettagli, che avrebbero realizzato un'altra delle sue potentissime armi.

Komushi aspettava in silenzio seduto a terra, con le gambe incrociate, che l'amico finisse; senza lamentarsi a proposito del fatto che Sasori non ci fosse mai per lui, che lo ignorava, che quella stanza era buia e tetra. Semplicemente aspettava, lui ne era capace.
Il rosso sapeva bene che quel suo amico era solo una copertura che sua nonna aveva architettato con l'unico obiettivo di comunicare, attraverso Komushi, col nipote. Eppure quel ragazzo non aveva lo stesso sguardo colmo di odio di tutti gli altri e non aspettava Sasori per fargli più domande possibili da riferire alla vecchia Chijo, gli chiedeva come era andata la giornata, se era stanco e se voleva fare una passeggiata con lui.
Così dopo poco Sasori, anche se finiva prima il lavoro, ne cominciava uno nuovo e con quella scusa attendeva il suo arrivo.
"Eccomi Sasori, scusa ma mi hanno trattenuto!" eccolo qui quello strano ragazzo, venuto in ritardo per prendere alcune marionette commissionate.
Sasori non si voltava nemmeno a guardarlo che riprendeva a provare il braccio di legno, sicuro però che l'amico stesse sorridendo.
Komushi allora fissava estasiato le marionette abilmente preparate da Sasori e raccontava di come anche lui volesse diventare un bravo marionettista. Infine le prendeva e le portava da chi erano state ordinate per poi tornare in quella stanza buia ad aspettare il rosso.
Quando finalmente Sasori finiva l'altro si alzava in piedi e lo seguiva, in qualunque posto il primo decidesse di andare. A volte stava in silenzio, altre parlava a raffica dei suoi sogni o del tempo, anche se il rosso non gli rispondeva, lo stava ascoltando.
Magari non parlava, ma il giovane marionettista era un buon ascoltatore. Komushi sapeva controllarsi, non metteva mai pressione a Sasori e rispettava i suoi spazi e i suoi silenzi. Poche volte il rosso lo degnava di uno sguardo.

Del resto non poteva ammettere che tornare in quel luogo chiamato casa con Komushi rendeva il tutto quasi più bello, per lui che non aveva mai ricevuto la compagnia di qualcuno, nemmeno dall'unico parente che gli era rimasto. Poteva sembrare che non gli importasse, ma non era così. Quel rompiscatole che fungeva da mezzo di comunicazione tra Sasori e sua nonna, lo avrebbe aspettato per sempre, senza pretendere nulla e senza cercare di forzare il muro che il rosso aveva costruito attorno a sé per non soffrire.
"Sasori, mi hanno scelto in una missione molto importante! Dicono che si rischia anche la vita per portarla al termine!" esclamò Komushi tutto soddisfatto, Sasori lo fissò calmo anche se dentro sé pensò che quell'incosciente non era consapevole del rischio che stava correndo. Lui continuava a guardarlo sorridente e il rosso allora si era rimesso a lavorare con cura a quel braccio che doveva sistemare sulla sua marionetta più importante, quella che lo avrebbe portato ad essere il marionettista più temuto.
Anche quella sera alla luce tenua e movimentata della candela Sasori era rimasto a finire il suo lavoro, muovendo quelle dita con i fili di chakra e Komushi era fermo tutto il tempo dietro di lui, finchè entrambi non avevano chiuso quella grande porta facendo definitivamente piombare nel buio quella stanza.
La mattina seguente il marionettista aveva svolto i suoi compiti in modo impeccabile, ma sentiva che il silenzio nella stanza era troppo pesante. Non che lui non si sentisse a suo agio, bensì lo preferiva, eppure il silenzio con Komushi era più piacevole, si.
Del resto doveva solo tornare da quella missione, solo che lui odiava aspettarlo.
Quando poi gli si era presentato davanti, gli occhi nocciola di Sasori, abili nell'osservare ogni dettaglio, notarono subito la manica vuota dell'amico. Il rosso non fece domande di cui conosceva già la risposta. Gli aveva detto che quella missione era pericolosa, e lui aveva perso un braccio in un qualche scontro.
Fu allora che gli venne in mente. Alla sua opera finale mancavano ancora gli arti inferiori e quel braccio che provava e migliorava da giorni poteva essere utilizzato per altri scopi.
Da quel giorno Komushi ottenne nuovamente il suo braccio e non riuscì a frenare la sua contentezza difronte allo sguardo severo ed indagatore della vecchia Chijo. Così suo nipote poteva unire umano e marionetta.
Poi come in un incubo quel legno aveva esteso un infezione verso la spalla destra e Komushi stava rischiando la vita. Un attimo prima era assieme a Sasori, suo amico, e quello successivo lottava su quel lettino mentre la vecchia Chijo tentava di frenare l'infezione.
Il rosso non si era nemmeno reso conto di ciò che era effettivamente successo che si ritrovò il corpo dell'amico coperto da quel lenzuolo bianco e sua madre che lo supplicava di riportare in vita il figlio.
Lui che aveva potuto donargli un nuovo arto, ora poteva donargli una nuova vita.

Così Komushi era caduto, come anni prima erano caduti i suoi genitori.
Il marionettista non era riuscito a mantenere saldi i fili di chakra alla sua vita, che l'amico era precipitato a terra, rompendosi.

Per questo Sasori odiava aspettare, perchè significava avere fiducia che qualcuno tornasse.
Alla fine nessuno tornava e lui cercava di colmare quel vuoto sostituendo al loro cuore del legno.

Alla luce di quella candela, ormai consumata, Sasori aveva creato una nuova vita al suo unico amico e mentre lui continuava nel suo lavoro, quel Komushi senza cuore restava seduto ad aspettarlo.
Forse Sasori odiava doverlo fare, eppure si era affezionato a quel ragazzo che sapeva aspettarlo senza pretendere nulla, che lo accompagnava a casa, rendendo quel suo rientro meno tedioso.
Komushi era entrato nella vita del giovane marionettista per pedinarlo e riferire ogni suo movimento alla nonna; mai quel ragazzo aveva approfittato di quell'amicizia che era riuscito ad ottenere con tanta fatica.
Allora Sasori gli aveva dedicato un posto accanto ai suoi genitori, tra le marionette e in quel cuore che lo teneva ancora attaccato alla vita.










Appunti dell'autrice:


Questo è il risultato dopo aver visto l'episodio 319 di Naruto con un pezzo dell'adolescenza penso (?) di Sasori e Komushi, questo suo unico amico e voi non potete immaginare le lacrime versate sulla tastiera quando quest'ultimo è morto, lasciando Sasori di nuovo solo T_T
Perciò mi sentivo in obbligo di ringraziare Komushi di essere stato vicino al marionettista ed è uscita questa storia triste all 'inverosimile che almeno spero vi piaccia ;)
Vi ringrazio dell'attenzione e di aver letto!
Alla prossima,
Sakura_____
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Sakura_____