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Autore: ElisaJ7B    02/07/2013    2 recensioni
[Amnesia:The Dark Descent]
Daniel come al solito è molto distratto e ha combinato un grosso guaio...
Riuscirà Alexander a risolverlo? E in fretta.
Genere: Comico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente, erano ancora abbracciati sotto le coperte.

Il temporale era cessato durante la notte e il sole splendeva alto nel cielo.

 

Il primo ad aprire gli occhi fu Daniel, che cominciò ad accarezzare i capelli del barone per svegliarlo.

Dopo qualche minuto anche Alexander si svegliò e fece un grande sbadiglio.

 

“Non dormivo così bene da tanto tempo.” Ammise il bambino.

“Perché non rimane così allora?

Voglio dire, perché vuole tornare ad essere anziano?”

 

Sul volto del barone si formò una smorfia, poi spiegò.

“Ho già vissuto queste esperienze, molto tempo fa. Non voglio riviverle di nuovo.

 

Voglio soltanto riavere la mia vita indietro.

 

Se vuoi vedila dal punto di vista sociale.

Cosa credi che penseranno i miei colleghi? Non vorranno trattare con un bambino!

Come faccio a tenere sotto controllo Brennenburg e il castello in queste condizioni?”

 

“Lei è così saggio, barone.”

Ad un certo punto cominciarono a sentire un odore strano.

 

Alexander arrossì vertiginosamente e bisbigliò:

“Daniel… temo di essermi fatto la cacca addosso.”

 

Il ragazzo cercò di trattenersi dal ridere, ma non ci riuscì, scoppiando in una forte risata.

Il barone si coprì il viso con entrambe le mani per la vergogna.

 

Daniel gli diede un bacio gentile sulla testa.

Poi lo prese in braccio e andò in bagno per cambiarlo.

 

 

 

 

Nel corso della mattinata, i due passarono molto tempo nel laboratorio.

Alexander aveva estratto qualche fiala del suo sangue e le aveva posizionate in fila sul tavolino.

 

Il barone cominciò a dare ordini.

“Ora, non resta che iniziare gli esperimenti. Abbiamo già perso troppo tempo.

Se non ci muoviamo gli effetti potrebbero diventare permanenti.”

 

Afferrò una provetta dal tavolo.

“Tu mi farai da assistente, esegui tutto quello che ti dico io.”

 

Daniel annuì. Appoggiò sul tavolino tutti gli ingredienti necessari per un probabile antidoto.

Alexander armeggiava con gli alambicchi e le erbe con aria sicura, consapevole di ciò che faceva.

Visto da fuori sembrava un piccolo genio.

 

Un bambino così piccolo alle prese con la scienza.

 

 

 

 

Erano passati solo tre giorni dall’incidente, ma il barone era sempre più deciso nel suo intento.

Subito dopo pranzo si erano recati nel laboratorio per fare altri esperimenti.

 

I primi test erano falliti miseramente.

 

In un caso, alcuni cani su cui erano state fatte le prove tornarono cuccioli. Tutto l’opposto di ciò che stavano cercando.

In un altro, molti animali morirono a causa della pozione. Probabilmente aveva creato un potente veleno,

ma non era ciò che stava cercando.

 

Finalmente, dopo molti test, Alexander sembrava aver trovato un vaccino.

Il fumo rosso usciva lentamente dalla provetta, dall’aria per niente invitante.

 

L’effetto era quello desiderato.

Era un liquido in grado di far invecchiare la materia organica.

 

“Siete certo che vada bene?” Chiese titubante Daniel.

“Ne sono totalmente sicuro. Sulle altre creature ha funzionato.”

“Quanta ne deve prendere? C’è una dose prestabilita?”

 

L’espressione tranquilla del barone cambiò all’istante.

 

Adesso era molto preoccupato.

Aveva pensato a tutto, alla qualità degli ingredienti, gli effetti che avrebbe avuto,

ma non alla quantità che avrebbe dovuto ingerire.

 

Se ne bevesse troppo, l’antidoto potrebbe ucciderlo.

Invecchiarlo fino ad essere a un passo dalla morte.

 

Aveva la pozione in mano, o meglio, ciò che ne rimaneva.

L’aveva sprecata sugli animali e lo stesso valeva per il resto delle sostanze che lo componevano.

 

“Daniel…”

Cominciò a dire.

 

“Questa provetta è l’ultima che rimane.

Potrebbe essere letale, quanto inefficiente. Chi può dirlo.”

 

“Lasci perdere! Non vale la pena rischiare di morire!”

 

Il ragazzo cercò di sfilargliela di mano, ma Alexander la mise velocemente in tasca.

“Stai calmo. Non ho intenzione di berla. Non ancora.”

 

“Mi prometta che non farà cose azzardate, signore.”

Gli occhi di Daniel erano tristi. Non voleva perdere un caro amico a causa della sua disattenzione.

 

“Sembri stanco. Perché non vai a riposarti, mh?” Alexander cambiò discorso.

 

“D’accordo, barone. Vado a riposarmi nella mia stanza, se ha bisogno di me, sarò là.”

Di fretta il ragazzo uscì dal laboratorio e andò nella sua camera.

 

“Finalmente solo… a volte quel ragazzo è davvero impossibile.” Borbottò il bambino.

 

Stette qualche istante a fissare il fluido cremisi all’interno della fiala.

Poi con un unico sorso ne bevve il contenuto e cominciò a tossire.

 

Sembrava che avesse appena bevuto del fuoco e si mise in ginocchio, la provetta rotta davanti a sé.

“Forse aveva ragione Daniel…!” mormorò, accasciandosi a terra.

Tutto diventò buio all’improvviso.

 

Alexander svenne sul pavimento del laboratorio.

 

 

 

 

Qualche ora dopo, il barone riaprì gli occhi.

Emise un piccolo sospiro. Almeno non era morto.

 

Per prima cosa guardò le sue mani.

Erano esili, vecchie e rugose. Rovinate dal tempo e dal lavoro.

 

Cercò di alzarsi in piedi, ma sentì uno strappo nel mezzo della schiena.

Riconobbe i dolori che lo affliggevano meno di una settimana prima.

Sorrise di nuovo.

 

Sotto di sé un piccolo pezzo di stoffa, probabilmente il vestito che indossava prima della trasformazione.

Alexander si guardò. Era nudo, percorreva con le dita le proprie cicatrici, i tagli e le ferite che aveva guadagnato negli anni.

Si passò una mano sul torace, le costole sporgevano e la pelle era ruvida.

 

Sorrise ancora di più quando si accorse di avere un piccolo taglio sulla gamba destra, quello che Daniel gli aveva provocato appena un mese prima.

Era passato troppo vicino a lui con una sega. Sempre il solito distratto.

 

Con fatica, si alzò in piedi.

Tutto era tornato delle dimensioni normali.

Aprì la porta del laboratorio e si condusse barcollando nella propria camera.

 

Prese la camicia, la giacca rossa e i pantaloni.

Gli stavano alla perfezione.

 

Stette molto tempo a guardarsi allo specchio, il suo volto magro e l’espressione impassibile.

Guardò il fisico un po’ scheletrico a cui era abituato, ma capace di contenere tutta la sua forza di demone.

L’altezza era rimasta invariata, esattamente identica a prima.

 

Era soddisfatto di vedere che i suoi trecento anni erano tornati.

E li portava più che bene.

 

Poco prima di uscire dalla stanza, afferrò una frusta che era appoggiata su un mobile.

Poi si diresse alla camera di Daniel.

 

Lui era lì che leggeva, sdraiato sopra il letto.

Aveva la testa tra le nuvole, come sempre.

 

Entrando, Alexander fece schioccare la frusta e il ragazzo sobbalzò al suono.

Daniel rimase senza parole, subito gli corse in contro e lo abbracciò piangendo dalla felicità.

Immerse il proprio volto nel suo petto, contento di esser tornato il più piccolo e indifeso della situazione.

 

“…signore!”

Sussurrò, alzando lo sguardo e azzardando un sorriso.

 

L’espressione di Alexander era più cattiva e sadica che mai. Incuteva paura soltanto a guardarlo.

Con un ghigno stampato sul volto, accarezzò la testa del ragazzo e sibilò:

 

“Andiamo, Daniel. Abbiamo dei prigionieri che ci aspettano.”

 

 

 

                                                                                                                                                                                                                                           Fine.

 

  
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