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Autore: Telyn    03/07/2013    1 recensioni
L'hanno portato al S. Mungo, l'ospedale dei maghi. È sdraiato in un letto, tenuto sotto osservazione. In un modo o nell'altro l'ha capito: l'hanno portato nel reparto dei matti. Ha riconosciuto quell'uomo, quello che sorride di continuo e probabilmente dice mucchi di scemenze - ringrazia di non poterlo sentire -: era nelle prime foto di Colin, quelle che aveva fatto l'anno in cui non c'era lui.
Partecipa al contest "Stavolta il contest me lo organizzi tu!" indetto da Elizha e alla settimana delle songfic indetta da Pseudopolis Yard
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dennis Canon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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specchietto (anche se stavolta non è messo a cavolo):

AUTORE (su EFP e sul forum): Telyn su efp e TelynBia sul forum
TITOLO: Deafening silence
PACCHETTO: Dennis Canon, L'onda di Hokusai
INTRODUZIONE: L'hanno portato al S. Mungo, l'ospedale dei maghi. È sdraiato in un letto, tenuto sotto osservazione. In un modo o nell'altro l'ha capito: l'hanno portato nel reparto dei matti.
GENERE: Angst, introspettivo
RATING: giallo
NdA: Se fossi la mia versione di OpenOffice mi odierei, per il modo in cui viene sovrasfruttata in alcuni periodi e lasciata a marcire in altri. E non mi capirei neanche, perché mica è normale scrivere a litri due giorni prima dell'esame e niente durante l'anno. Probabilmente ho qualche problemino, sì.
Comunque, scemenzuola. Spero che non faccia troppo schifo e che Dennis non sia troppo OOC, perché partecipa ad un contest :S
Il prompt era il quadro dell'onda di Hokusai (qui), e in più partecipa anche alla settimana delle songfic *incensiamo le admin per la proroga*
la canzone citata di tanto in tanto è questa, se v'interessa :)
Spero che a qualcuno sia piaciuta :)

Bi

Deafening Silence


 


Ends of my mind, my thoughts trembling
The ends of time, time always mattering

Stanno ancora tentando di dirglielo. Non lo sanno ancora, che lui sa. Cioè, non è che sappia proprio tutto tipo serial killer. Sa quello che stanno tentando di dirgli, e sente le loro parole come fuori da una bolla in mezzo all'acqua.

Colin è morto. Questo gli vogliono dire: è morto. Da eroe, dicono, quando interpretano la sua faccia come tristezza.

Beh, Dennis è triste. Ma si sente chiuso nella sua bolla, non capisce fino in fondo quello che gli dicono. C'è qualcuno che se ne accorge, cercano di sorreggerlo, lo portano in Infermieria. Urlano, preoccupati. Dennis, però, non è vicino a loro. È più lontano: forse è stata un'onda troppo grande, ma c'è qualcosa che l'ha portato via.


 

The silence is deafening to my ears
How could the obvious be ignored?

L'hanno portato al S. Mungo, l'ospedale dei maghi. È sdraiato in un letto, tenuto sotto osservazione. In un modo o nell'altro l'ha capito: l'hanno portato nel reparto dei matti. Ha riconosciuto quell'uomo, quello che sorride di continuo e probabilmente dice mucchi di scemenze - ringrazia di non poterlo sentire -: era nelle prime foto di Colin, quelle che aveva fatto l'anno in cui non c'era lui.

Dennis sente qualcosa come... rabbia, sotto di sé. Non sa bene per cosa sia: forse per Colin, che se n'è andato senza chiedergli niente, forse rabbia per loro che l'hanno lasciato combattere come un adulto. La sente, la rabbia.
È come una bollicina piccola, e affianco a lei ci sono il dolore riflesso negli occhi dei suoi e il silenzio, quello forte che col chiasso che fa non gli fa sentire niente.
I suoi gli fanno foto, gli scrivono. È l'unico modo che ha per comunicare con "l'esterno", dato che non sente più niente. Hanno scritto che hanno preso casa a Londra, per stare vicino a lui. A Dennis piacerebbe, se fossero
davvero vicino a lui e potesse sentirli.


 

The silence is threatening then she appears
The ceremony will always be performed

L'hanno trasferito.
All'inizio del corridoio c'è un nome che ha decifrato benissimo:
"Reparto Lungodegenti". Se l'ha decifrato vuol dirre che matto non è, e se qualcuno gli scrivesse o ci fosse una penna da qualche parte lo direbbe.

Sua madre si è rassegnata, in qualche modo, e non ha bisogno di sentire i suoi sospiri per sapere che appartengono a pianti senza fine e senza lacrime. Le Medimaghe sono stupide, semplicemente stupide. Non capiscono gli scoppi di magia involontaria, non capiscono la rabbia che ormai gli scorre nelle vene insieme a quelle cosine rosse che ci sono dentro il sangue - gliel'avevano detto tra i Babbani, quello -.

Sente solo la rabbia. Non le loro parole vuote, non le loro carezze, solo rabbia.
Rabbia per Colin, che è rimasto stecchito,
morto come un qualsiasi topo davanti al veleno!, in mezzo a uno qualunque dei corridoi. Rabbia per loro, che lo guardano con pietà e tristezza.
Dennis non può più fare niente. C'è solo sua madre, i suoi disegni, e il mantello scuro con cui viene ogni giorno. E la macchina fotografica, che ogni giorno ha una sua nuova foto.
Quelle foto finiscono sulla tomba di Colin, lo sa. Sua madre
non sente, e la macchina fotografica non può vedere la rabbia che gli scorre dentro, intrappolata nella sua bolla di silenzio.
È come un'onda, ormai. Uno tsunami, un'onda anomala intrappolata nella sua immobilità come un dipinto giapponese.
Colin sarebbe in grado di metterla ai bordi, quella bolla che ormai ha invaso tutta la sua mente.
Ma Colin non c'è più, e adesso l'unica cosa che può sentire è il silenzio assordante della sua tomba.

 

  
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