Fanfic su artisti musicali > All Time Low
Segui la storia  |       
Autore: Aine Walsh    03/07/2013    3 recensioni
Durante un’intervista, Alex conosce Kylie e ne è talmente attratto da passare una notte insieme a lei. Il giorno dopo i due decidono di fingere che non sia successo nulla, ma se invece non fosse così? Se invece fosse accaduto qualcosa di totalmente… Imprevisto?
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Rian Dawson, Zack Merrick
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Allora, uhm, da dove comincio?
È dura scrivere qualcosa, specie perchè credo che questa storia (e la sottoscritta) sia finita nei meandri oscuri della sezione, quelli che mai nessuno va a guardare...
Va bene, facciamo una sintesi: poco fa ho deciso di prendermi un'ora libera per spulciare un po' tra i vecchi files del computer, quando mi trovo sottomano questa storia. La guardo e penso "Cacchio, dovrei proprio finirla", quindi clicco per vedere dove ero arrivata. Scorro fino alla fine e mi accorgo della presenza di questo 12esimo capitolo. Apro in fretta Efp e mi assicuro di averlo postato, ma... no, non l'avevo mai pubblicato. Cosa che mi premuro a fare adesso.
*Voce fuori campo* E te ne accorgi solo ora? Dopo quasi sette mesi di totale abbandono? è.è
Eh, sì. Sono una brutta persona, lo so.
Brutta come questo capitolo che però posto perchè mi sembra giusto (e chi lo sa più cos'è giusto, a questo punto?) nei confronti chi mi segue. Seguiva. Aveva seguito sperando che io aggiornassi presto ç_ç *si fustiga*

Quindi, beh, questo sfortunato Capitolo 12 non è affatto un granchè (strano ma vero, credo/spero/prego di essere migliorata nel frattempo. Perchè sì, non ve l'ho ancora detto, ma ho controllato anche la data dell'ultima modifica del documento e mi sono accorta che risaliva ai primi di Gennaio O.o), ma spero davvero che possiate perdonare questa distratta e sciagurata maturanda che promette di impegnarsi a finire questa storia, dovesse pure impiegarci anni (Dio Santo, di sbrigarmi un po' prima).

Grazie a te, a te, a te e a te che ti stai grattando il capo chiedendoti che diavoleria sia questa. Hai ragione.


A.



12. «Oggi è il gran giorno»

 
Kylie scese di tutta fretta le scale, accennò un breve saluto mentre afferrava la borsa dall’attaccapanni e appoggiò la mano sulla maniglia, senza però avere il tempo di aprire la porta ed uscire.
«Dove stai andando?» chiese Zachary, spontaneo.
La rossa sospirò.
«E’ oggi?!» s’intromise Rian, sbucando da chissà dove.
«Purtroppo sì» fece lei con un filo di voce.
«Buongiorno, bella gente! – esclamò un raggiante Jack mentre faceva il suo ingresso in soggiorno – Che sono queste facce?» domandò poi, notando l’aria che tirava.
«Oggi è il gran giorno» rispose Merrick.
Bassam addentò il suo croissant, masticando pensieroso. «Quindi, oggi si saprà se sarai una importante donna in carriera o se sarai condannata a lavorare in questa casa come inserviente, giusto?».
Kylie abbozzò una risata.
Erano già passati undici giorni dal suo trasloco in quella casa ed era felice di poter confermare che si stava trovando veramente bene, proprio come aveva pensato. I ragazzi la facevano divertire davvero tanto ed erano molto più che premurosi nei suoi confronti, come fossero tanti Hunter con qualche anno in meno (e con una naturale e forte propensione al sesso femminile e non a quello maschile, ovviamente); in più, erano diventati più ordinati e spesso si dividevano le faccende di casa per evitare che la loro ospite si stancasse troppo (ad essere onesti, la ragazza non aveva nemmeno sperato in una cosa simile).
Insomma, durante quel periodo, Kylie ebbe l’ennesima conferma di potersi trovare bene anche senza la presenza di una figura femminile al suo fianco.
«Sono sicuro che andrà tutto bene, non hai niente da temere» la rassicurò Robert dandole una lieve pacca sulla spalla.
«Me lo auguro; perdere il lavoro sarebbe un bel problema. Anche se non è che abbia lavorato nel vero senso del termine finora, ma… – guardò distrattamente l’orologio, s’interruppe, tornò a fissarlo – Cazzo, ma è tardissimo! Devo scappare! Pregate per me, razza di fannulloni!» esclamò con un sorriso mentre si precipitava ad aprire la porta.
«Aspetta, aspetta, aspetta !» le urlò dietro Alexander uscendo fuori casa.
«E tu da dove sei saltato fuori? – ridacchiò Kylie – Credevo stessi dormendo».
«Infatti, era così fino a… Venti minuti fa, più o meno. Poi è suonata la sveglia e mi sono accorto di aver dormito un po’ troppo e… Ma perché non sali in macchina? Dai, ti accompagno io!».
«No, non credo proprio… Sembri un barbone. E comunque, non ne ho bisogno».
«Sì, invece».
«No, invece. Sono ancora in grado di guidare e preferisco andare in redazione da sola… Non si sa mai». La frase completa sarebbe stata Non si sa mai cosa sarei in grado di fare se mi dicessero di no, ma la ragazza si fermò, convinta del fatto che Alex non l’avrebbe mai lasciata uscire da sola se avesse aggiunto quelle parole.
«Prenditi del tempo per te: ultimamente non hai fatto altro che sgobbare. Per adesso non c’è alcun motivo di essere così… così apprensivi, ecco. Fai colazione, schiaccia un pisolino, strimpella la chitarra… Potresti anche sbarazzarti di quella brutta barbetta e andare dai tuoi genitori per far loro sapere che saranno nonni tra sette mesi».
Will sospirò mentre alzava il capo ad ammirare il cielo terso, azzurro intenso: erano veramente poche le nuvole che lo attraversavano con fare minaccioso. In più, il freddo era ormai svanito del tutto e le temperature avevano iniziato a salire; quelli erano i giorni ideali per una scampagnata.
«Come fai a sapere che non sanno già tutto?».
Kylie sorrise, avvicinandosi per dargli un leggero bacio sulla guancia. «Ricordati che leggo Sir Arthur Conan Doyle. Certe domande potresti anche non farle».
Alex la guardò salire in macchina, mettere in moto e partire, ansioso tanto quanto di lei di sapere cosa la rivista le avesse riservato. Tuttavia, anche dopo che il veicolo si fosse allontanato, restò impalato sulla soglia di casa con fare pensieroso.
Era vero, i suoi genitori non sapevano ancora nulla della gravidanza, né tantomeno di Kylie, e non ci volle molto a capire che era arrivato il momento di metterli a conoscenza della svolta che la sua vita stava per prendere.
Da quando aveva saputo di diventare padre aveva riflettuto molto sulla sua famiglia e sulle conseguenze che la notizia avrebbe comportato; aveva anche cercato di prepararsi un discorso, ma senza riuscirci.
Aveva ventiquattro anni, pensava, e molti suoi coetanei erano già genitori. Peccato solo che tutti loro fossero già accasati, mentre lui e la Thompson non solo non erano sposati, ma non avevano nemmeno le basi per uno straccio di relazione. La lo storia somigliava più ad una di quelle commedie romantiche di secondo ordine, quelle in cui ci si sarebbe potuto aspettare di tutto, senza mai arrivare ad indovinare il finale.
Sospirò, si strinse nelle spalle e rientrò in casa; poco più di un’ora dopo saliva sulla sua auto, diretto verso la sua vecchia casa.
 
* * *
 
Kylie entrò in ufficio piano, con passi misurati e timorosi, tenendo lo sguardo basso: avrebbe preferito ricordare quella mitologica redazione per come l’aveva vissuta nei mesi precedenti, piuttosto che vederla secondo l’ottica dell’abbandono e del fallimento.
Non aveva paura, era una cosa da sciocchi, ma era incredibilmente ansiosa e preoccupata e migliaia di  domande e pensieri le invadevano la mente, stordendola.
«Heyhey, chi si vede!» esclamò Aaron girandosi sulla sua bella poltrona in pelle. Lui si occupava delle vignette satiriche, il che era una gran cosa perché sapeva che mai nessuno lo avrebbe rimpiazzato perché mai a nessuno sarebbe venuto in mente di farlo.
«Allora? Emozionata?» domandò JJ tutta su di giri.
«Se per emozionata intendi che sto per farmela sotto, direi che sì, sono emozionata» spiegò Kylie con un filo di voce.
«Su su, andrà benissimo!».
«È da parecchio che non viene rinnovato il personale, abbiamo bisogno di carne fresca» ammiccò il disegnatore.
Il solo pensiero di una fetta di carne ebbe l’effetto di far venire la nausea alla Thompson, che represse a stento un conato.
«L’importante è non dimostrarsi agitati… Che poi non c’è neppure motivo di esserlo: Wenner è tutto fumo e niente arrosto, e tu sei veramente in gamba. Quindi entra lì dentro e fagli vedere chi sei!» esclamò Jane spingendo l’amica in avanti verso l’ufficio.
Kylie avanzò quasi meccanicamente e, arrivata davanti alla porta del direttore, si girò giusto per vedere Aaron e JJ alzare i pollici in segno di buona fortuna. Si spostò una ciocca dietro l’orecchio, sorrise forzatamente e bussò.
Si sarebbe aspettata di tutto, tranne che lo stesso Jann Wenner si alzasse per aprirle personalmente.
Kylie non poté fare a meno di arrossire visibilmente a quella manifestazione di inaspettata cortesia, ma una parte della tensione svanì non appena l’anziano disse: «Ah, sei tu? Pensavo fosse Dave… Lo avrei licenziato già da tempo, se non fosse così schifosamente geniale». Aprì le labbra in un ghigno, si sedette sulla sua poltrona e si accese una sigaretta.
Fumo. Altra cosa che nauseava la ragazza, troppo imbarazzata e tesa anche per poter solo balbettare qualcosa, preferendo ammirare le foto, gli articoli e gli attestati sparsi per tutto il perimetro della stanza.
«Ti siedi o vuoi restare lì impalata?» le chiese il direttore alzando lo sguardo dai fogli che stava consultando.
«Sì, signore» mormorò appena Kylie.
«Allora, allora, vediamo un po’… Kylie Thompson, Annapolis, vent’anni e niente Università. Neppure il College… Uhm, non è un problema. Se avessi seguito una strada diversa, magari ora non saresti qui, davanti ad un vecchio folle che sproloquia, chiedendoti quand’è che finirà, eh? Tranquilla, sarò breve. Sicuramente sei stata informata del bilancio di assunzioni degli ultimi tempi, vero? Brian li ha fatti secchi tutti. Ma con te… – alzò lo sguardo e lo piantò dritto negli occhi della rossa – Pare che il suo temibile spirito critico sia stato placato. Ha scritto un’ottima relazione sul tuo conto, signorina. Dice che sei sveglia e acuta e che sai tenere testa a chiunque senza troppe difficoltà. Aggiunge anche che le vostre idee sui My2Pounds coincidono, interessante».
Kylie lo ascoltava con la massima attenzione, pendendo letteralmente dalle sue labbra.
E così Brian, lo spietato Brian Mills, aveva scritto un recensione favorevole su di lei. Davvero l’aveva trovata così sorprendente, energica e dotata di animo come Jann Wenner stava continuando a leggere?
«Bene, questo è ciò che scrive Brian. Ma Brian non è il direttore» precisò l’uomo con una strana espressione di divertimento dipinta sul volto.
Quell’ultima frase bastò a far crollare le già deboli speranze che la Thompson aveva nutrito ascoltando il discorso dell’anziano che aveva di fronte.
Wenner si stropicciò gli occhi fingendo di riflettere e quell’atteggiamento indignò l’animo di Kylie per due motivi: il primo, perché stava inutilmente perdendo tempo, ignaro di star facendo del male non ad una, ma a due persone; il secondo, perché entrambi sapevano che lui aveva già preso la sua decisione e che quindi non ci fosse nient’altro su cui ponderare.
«Brian è il mio braccio destro, qui dentro lo sanno tutti, persino i muri, ed è logico che il suo parere influenzi un buon quaranta percento delle mie scelte… com’è anche giusto che a me spetti il sessanta percento di tale libertà. I tuoi colleghi ti avranno sicuramente detto che non assumiamo gente dall’Alba dei Tempi, o sbaglio? Il fatto è che voi della nuova generazione siete, come dire, spenti. Non avete abbastanza inventiva, non avete la scintilla, vi manca un po’ di sana competizione. Prendete tutto alla leggera, non vi affaticate e credete che tutto vi sia dovuto».
Altra pausa.
Kylie pensò che, dopotutto, l’uomo non aveva avuto torto a definirsi un vecchio folle che sproloquia. Istintivamente, si portò una mano alla pancia e la sfiorò.
«Tuttavia, – proseguì il direttore accendendosi un’altra sigaretta – credo che tu abbia delle potenzialità. Sei piccata, lungimirante, hai lo stile giusto e una buona conoscenza della storia della musica che ti permette di fare paragoni anche abbastanza azzardati. Quindi… Benvenuta a bordo» concluse con un sorriso incoraggiante mentre le tendeva la mano.
Benvenuta a bordo, tre semplici parole in grado di cambiare una vita.
Ce l’aveva fatta, era entrata, era ufficialmente parte di quella redazione ed era anche l’ultima recluta degli ultimi due anni, mandando con ciò a quel paese i pregiudizi di alcuni e le scommesse di altri.
Nemmeno lei seppe come riuscì a tenere sotto controllo tutta l’euforia e la gioia che le vibravano sotto pelle, ma, quando parlò, sembrò estremamente calma e soddisfatta della notizia.
«La ringrazio, signore, è un grande piacere poter lavorare per lei» disse con semplicità afferrandogli la stretta.
«Sì, me lo dicono in tanti. – scherzò Wenner alzandosi per accompagnarla alla porta – Confido in te, signorina Thompson, e spero vivamente che non mi deluderai. Adesso vai a scegliere la tua scrivania e prenditi il fine settimana libero: ti voglio carica per lunedì».
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > All Time Low / Vai alla pagina dell'autore: Aine Walsh