Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Angelo 1996    03/07/2013    1 recensioni
Questa One-Shot ricalca gli avvenimente di un episodio della terza serie del noto anime "Lupin III" nella quale sono stati mutati alcuno aspetti della trama ed è stato introdotto un nuovo personaggio.
Si parla della ricerca di un favoloso tesoro scomparso per quattromila anni fa.
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Il tesoro dei Megas

Durante una temperata notte in Arabia dei suoni di passi si udirono echeggiare tra i vicoli;
gli artefici di tali rumori erano un ragazzo molto altro, con la barba, vestito con un abito scuro e con un cappello in testa ed un magro bambino con una folta chioma riccia che indossava un semplice completo nero.
I due si dirigevano in un locale, l’unico rimasto aperto in quel desolato paese; entrarono e scrutarono la situazione poi Jigen, il giovane, individuò l’uomo che lo ha spinto ad intraprendere quel viaggio allora si avvicina al bancone e ci fa scorrere una bottiglia di liquore per poi appoggiarsi e attendere di essere notato.
“Salve Gallauco, saranno secoli che non ci vediamo.”
L’uomo lo guarda e riconoscendolo esclama
“Jigen ma guarda, sei proprio tu; di un po’ amico dove diavolo ti eri andato a cacciare?”
Egli si avvicinò e gli offrì un’amichevole pacca sulla spalla,
“A me lo chiedi? Pensavo che tu fossi morto poi un giorno ti ho visto in un reportage del telegiornale ma non ti ho trovato in ottime condizioni… Colpa nel nostro maledetto mestiere di mercenari”
Gallauco si sedette e rispose ridendo “Quella volta me la sono cavata per un pelo ”
“Bhe, ormai la bufera è passata, immagino che tu ora sia in cerca di altri contratti”
Lui guardò il ragazzo con fare enigmatico e gli rispose con un tono discreto “Può darsi…”
Jigen comprese di aver toccato un tasto decisamente scomodo così si affrettò a replicare rimanendo serio e calmo, come sua abitudine.
“Va bene, come vuoi: se non desideri parlarne infondo non è affar mio”
La risata bonaria del signore che indossa una fascia azzurra sul capo scoppiò fragorosamente e decise di cambiare argomento
“Il vecchio Jigen, non ci vediamo da quanto tempo? Otto o nove anni e non sei cambiato affatto!”
Detto ciò si sporse per guardare dietro le spalle del compare e individuò il bimbo il quale si aggrappò con entrambe le mani al bancone e osservava la scena con disinvoltura e discrezione attraverso i suoi grandi occhi color ocra.
“Ehi, di un po’… quel piccoletto è con te?”
Il giovane si sistemò il cappello e rispose
“Si certo, si chiama Angelo e sebbene è così piccolo è un eccellente tiratore”
Gallauco si mise a ridere un’altra volta stappando la bottiglia e versandone il contenuto in un bicchiere
“Se è così ti faccio i complimenti; come avrai già capito il mio nome è Gallauco”
Una violenta esplosione scosse la terra devastando il locale e costringendo i presenti ad uscire in gran fretta
“è l’esercito regolare” mormorò l’uomo mentre conduceva i due in un luogo più sicuro

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Un
ragazzo dormiva tranquillo nel letto di un Hotel di periferia quando venne bruscamente destato dal forte boato dell’esplosione di alcune bombe
“Ma cos’è la fine del mondo?” Mormorò cadendo dal suo giaciglio.
La porta si aprì improvvisamente ed entrò un giovane samurai dai lunghi capelli neri che enunciò la situazione molto preoccupato
“Lupin, è una battaglia!”
“è, una battaglia?” ripeté l’altro avvicinandosi alla finestra “Jigen mi aveva assicurato che il paese era tranquillo, per questo mi ero deciso a venire qui! A proposito: dov’è andato?”
“è uscito a passeggiare e Angelo lo ha accompagnato”
Il ragazzo dai capelli corti ed i basettoni si batté una mano in fronte
“Ah ecco, lo sapevo! Ma proprio ora dovevano andarci, in questa situazione rischiamo di andare all’altro mondo senza aver trovato il tesoro della dinastia Megas! ”
Improvvisamente una bomba colpì il luogo nel quale si trovavano, fecero appena in tempo a mettersi al riparo che le macerie ricoprirono il terreno.
“Uh, ma che corrente d’aria c’è in questo albergo”
Commentò ironicamente Lupin costringendo Goemon a sorridere prima di allontanarsi da quel pericoloso posto.
A poca distanza da li un uomo, vestito con un lungo impermeabile marrone percorreva rapidamente una strada evitando goffamente di essere colpito dalle bombe
“Accidenti, un giorno o l’altro ci rimetto la pelle per inseguire Lupin e i suoi amici” commentò a se stesso prima che il suo ricercato prediletto attirasse la sua attenzione
“Ehi, caro Zazzà attento a quei confetti!” sgommando vicino a lui Lupin gli impedì di localizzare un ordigno il quale esplose proprio li vicino facendo si che i sensi dell’ispettore lo abbandonassero per un po’.
“Ecco… Ne ero sicuro ” gemette prima di assopirsi del tutto.

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I carro armati e i soldati percorrevano soddisfatti le vie polverose del grande paese ormai distrutto mentre Lupin e Goemon osservavano la tragica situazione dall’alto di un promontorio.
“Che peccato: una così bella città distrutta in una sola notte. Non abbiamo più avuto notizie di Jigen e Angelo, spero si siano messi in salvo.”
Constatò il ragazzo indossante una giacca rosa
“torno in città e li vado a cercare” Commentò il samurai deciso
“bene, io li cerco nei dintorni; probabilmente sono rimasti in compagnia di quell’amico mercenario di Jigen”
“Va bene” i due si concessero un veloce abbraccio come saluto poi il giovane dai lunghi capelli corvini scese a grandi balzi il pendio scosceso
“Fa attenzione; i militari stanno arrestando tutte le persone sospette ” lo avvertì Lupin
“Si, lo so” rispose Goemon di rimando.
“Conciato in quel modo strano dubito che riesca ad oltrepassare le linee” Commentò pensieroso il giovane riferendosi al poco usuale Kimono dell’amico.
All’interno di un lussuoso ufficio climatizzato un militare comunicò al suo capo che tutti gli edifici sono stati distrutti eccezione fatta del municipio e che la situazione è sotto controllo.
“Questa feccia di popolazione non ha più bisogno case”
fu il commento del generale il quale si alzò e andò alla finestra per osservare le sue truppe
“Tra non molto destituirò il presidente e mi sostituirò a lui, concentrerò il tutto il potere politico ed economico nelle mie mani” detto ciò egli si guardò allo specchio ed iniziò a ridere malevolmente.
“Lasciatemi, lasciatemi ” gridò invano l’ispettore Zenigata catturato da tre soldati “Non sono un guerrigliero lo volete capire!”
Il generale, disturbato nella sua vanità, si precipitò al portone e chiese “Chi è che grida? ”
Una guardia gli comunicò di aver arrestare un tipo sospetto che sembra proprio un guerrigliero ma questo si difese “Non sono un guerrigliero: sono l’ispettore Zenigata dell'interpol!”
Un militare, dalle colossali dimensioni, afferrò il capo dell’onesto uomo e lo spinse con violenza a terra ringhiando
“Bada a come parli, rivolgiti con rispetto al nostro generale Repton”
“Hai qualche documento per dimostrare ciò che hai detto? ”
continuò quest’ultimo
“Ma certo generale” Disse Zenigata soddisfatto estraendo dalla tasca interna della giacca il proprio libretto della polizia Metropolitana ma, malauguratamente, questo si sbriciolò lasciando il proprietario stupito ma non si perse d’animo e mostrò immediatamente le manette. La sfortuna perseguita il nostro poliziotto difatti venne scambiato per un evaso.
“generale, sono una giornalista del New York Times , conosco l’ispettore Zenigata e posso affermare che quest’uomo non è chi dice di essere” Colei che espresse questa menzogna era una donna dai lunghi capelli castani e gli occhi color nocciola alla quale il generale Repton diede credito facendo incarcerare l’uomo che gridò “ Fujiko, ti farò condannare all’ergastolo ”
Lupin guidava tranquillo una jeep gialla tra i grandi canyon m,a ad un tratto, delle frane lo costrinsero a sbandare ed infine arrestare la sua corsa “ Salvo per un pelo” fece appena in tempo a pronunziare quelle parole che un gruppo di uomini armati lo circondò puntandogli contro i loro fucili “ Salve ragazzi, bella giornata oggi ” commentò il ragazzo allegro ma le armi da fuoco lo avvicinarono pericolosamente così fu costretto ad alzare le mani “Ok, come non detto”
Replicò a se stesso con l’immancabile sarcasmo che lo caratterizza.
In un edificio, incavato nella roccia e vicino ad un grande lago arroccato sulla cima della montagna, sono di guardia i ribelli.
Jigen e Angelo sono stati portati li, ma, dopo aver riposato un poco iniziarono a girovagare per il palazzo e, aprendo una delle tante porte, trovarono Gallauco intento ad armeggiare con il telegrafo. Il ragazzo si fece pensieroso; inarcò le sopracciglia e chiuse rumorosamente la porta attirando così l’attenzione di Gallauco il quale si voltò ed esclamò ridente
“Ehy Jigen, ciao Angelo! Come vedere un lavoro l'avevo già trovato: contatto i ribelli, sto trasmettendo il grosso delle truppe perché arriveranno a mezzanotte”
“Avevo immaginato che lavorassi per loro, presumo che domani sferrerete l'attacco”
Così dicendo si sedette sul divano facendo cenno al bambino di fare lo stesso ma questi si diresse invece verso la libreria ed iniziò ad osservarla meticolosamente ascoltando con attenzione ciò che i due si stavano dicendo.
“Stare qui con te mi fa ricordare quella calda estate di dieci anni fa a Dolminea” disse Jigen ricordando i primi anni della sua vita caratterizzati da innumerevoli battaglie per la libertà altrui
“Ricordi i vecchi tempi? Tutti i soldati ti consideravano un eroe in grado di mutare una sicura sconfitta in vittoria. La forza ed il coraggio con cui allora combattevi sono scolpiti nella mia mente in maniera indelebile”
Il bambino si voltò verso il ragazzo guardandolo con un sorriso benevolo ed un espressione affettuosa: sentirlo parlare in quel modo era uno dei pochi modi di far cambiare la sua espressione glaciale.
Purtroppo Gallauco non è di questo parere anzi, il ricordo gli brucia dentro facendolo sbottare in un grido di rabbia “Ora basta Jigen, a cosa serve ricordare il passato?” L'ira si tramutò presto in tristezza ed anche il tono utilizzato ne risentì divenendo più basso e malinconico
“Scusami, negli ultimi tempi le cose non sono andate così bene purtroppo”
Il giovane rimase serio: seduto sul divano con le gambe accavallate ed un braccio dietro lo schienale per sentire dove si trovava il bimbo il quale a sua volta era appoggiato al suddetto schienale.
La discussione venne interrotta da qualcuno che bussò alla porta, un soldato condusse lì Lupin che era stato catturato proprio dai ribelli
“Jigen, Angelo, finalmente”
I due nominati scattarono sull'attenti e andarono ad abbracciare l'amico “Lupin, sono felice di rivederti”
“Mi aspettavo di trovarvi qui, però ci avete fatto stare in pensiero”
“Oh...Mi dispiace ”
La ''riunione famigliare'' venne interrotta, fu il comandante delle truppe che si presentò con cordialità “Io sono Gallauco, piacere di conoscerti”
Il ragazzo strinse pacifico la mano presentandosi a sua volta “Piacere mio, mi chiamo Lupin; Jigen ci ha parlato tanto di te”
“Davvero? Non me lo aspettavo” commentò l'uomo ironico ma colpito da quanto gli venne riferito dal giovanotto che si era affacciato alla finestra. Dopo qualche istante di silenzio la voce allegra del ragazzo con la giacca rosa si levò pimpante
“Ed ora ragazzi, dobbiamo raggiungere le rovine della dinastia dei Megas,recuperare il tesoro e poi ce la squagliamo al più presto possibile da questo paese. È troppo pericoloso”
“Prima ce ne andiamo e meglio è, comunque da queste parti non credo ci sia nemmeno l'odore del tesoro che stiamo cercando”
“Che cosa vuoi dire”
“Che qui c'è solo sudore e fetore di morte.”
“Non credi ci sia il tesoro?”
Gallauco, che ascoltò tutta la conversazione, non poté fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata poi spiegò la situazione agli ignari cercatori d'oro.
“Questa è solo un' illusione collettiva: la dinastia dei Megas scomparì quattromila anni or sono e con lei anche il fantomatico tesoro di cui tanto si parlava, o almeno così dice la gente di questo luogo; di quel tesoro è rimasta solo la leggenda, nessuno ha mai avuto le prove che sia veramente esistito”
Lupin si lasciò cadere sul divano ed esclamò, momentaneamente avvilito “Questa proprio non ci voleva”
“C'è solo una persona che crede a questa favola: il generale Repton”
“Il generale Repton?” Riepetè Jigen sospettoso
“Si, è il capo dell'esercito. Io dico solo quello che si dice in giro, non so altro e, sinceramente, non ci tengo nemmeno”
Alcuni libri caddero a terra ed Angelo portò all'attenzione dei presenti la prova dell'esistenza di un tesoro anche se non si parlava della sua attuale posizione geografica difatti il testo riportava le descrizioni dei scribi dell'imperatore.
“Bhe, almeno ora sappiamo che da qualche parte ci deve pur essere qualcosa di interessante”
esordì Lupin facendo cenno agli amici di seguirlo
“Comunque domani in questa zona avverrà lo scontro decisivo fra i ribelli e l'esercito governativo. Se fossi in voi mi allontanerei subito da qui” concluse Gallauco scortandoli all'uscita del palazzo e salutandoli con la mano guardando la loro auto allontanarsi di gran carriera.
Lupin e Jigen si raccontarono gli avvenimenti dell'ultima giornata poi quest’ultimo disse “ferma la macchina Lupin, scusami ma ho una curiosità che mi voglio togliere” il bambino scese dalla vettura e si avvicinò all'amico
“Va bene ma state attenti, ci si vede più tardi”
Detto ciò diresse l'auto gialla lungo la strada collinare e si allontanò velocissimo.
Jigen guardò il piccolo, lo prese per mano e gli espose i suoi sospetti i quali trovarono subito conferma ed entrambi arrivarono ad una triste conclusione: Gallauco faceva il doppio gioco.

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Intanto Lupin si era furtivamente arrampicato sul municipio e ascoltava la stucchevole conversazione tra Fujiko ed il generale “Allora mio caro, esiste o no il favoloso tesoro” chiese la donna
“Ma certo che esiste, e finirà presto nelle mie mani così potrò regalarti una collana di diamanti” rispose lui entusiasta
“Uh che bello, ho sempre adorato gli uomini generosi” esclama la giovinetta lasciandosi cingere le spalle anche se con sommo disgusto ma quando il generale tentò di baciarla lei riuscì ad evitarlo scivolandogli dalle mani come se fosse una anguilla e lo ammonì con una frase tanto sarcastica quanto seducente “Non è questo il momento adatto, un bravo stratega deve saper aspettare...”
Improvvisamente un soldato bussò alla porta e comunicò che Gallauco prese contatto con loro.
Lupin, che ascoltò tutto quanto, si lasciò sfuggire un sussurro colmo di stupore “Gallauco? Possibile che quell'uomo faccia il doppiogiochista?!”
Il generale Repton, molto soddisfatto, farfugliò tra se e se “Finalmente quei dannati ribelli si sono decisi ad attaccare e quel mercenario ci ha avvisati”
un ghigno malefico deformò il suo viso, già brutto di per se e arso dal tempo.
Lupin si affrettò a risalire l'edificio mediante la corda che aveva precedentemente agganciato ad un capitello “Accidenti, devo subito avvertire Jigen, chissà come ci rimarrà male” Purtroppo parte dell'argilla che forniva sostegno al gancio del ladro cedette ed egli cadde nel vuoto ma riuscì ad aggrapparsi ad una sporgenza anche se venne scoperto ed incarcerato.
Il suo compagno di prigionia altri non era che l'ispettore Zenigata il quale fu molto contento di vederlo e subito gridò “Ah! Lupin, stavolta non mi sfuggirai ti arresterò”
“Troppo tardi Zazzà, non puoi arrestarmi perché sono già in prigione”
“Smettila di contraddirmi! Le vedi queste manette? Le ho portate apposta per arrestare te”
“Facciamo un patto: mi metterai quei braccialetti quando sarò uscito di qui”
rispose il ragazzo allegro armeggiando nascostamente con la toppa della porta ed un un pieghettato fil di ferro
“Vuoi evadere davanti ad un ispettore di polizia? Come ti permetti!?” gridò l'uomo fiondandosi sulla porta della cella dalla quale uscì il ragazzo
“Oh, troppo tardi” Mormorò prima di perdere i sensi, un altra volta.
Lupin percorse velocemente i corridoi stando attento a non essere notato da alcuno, imboccò la via dell'uscita e si precipita in città dove incontrò la bella Fujiko con la quale condivise le poche informazioni sperando che lei avesse idea di dove si trovasse il tesoro che stavano cercando.
“Il generale ha intenzione di prendere il tesoro soltanto dopo aver sconfitto i ribelli, era molto eccitato all'idea” Spiegò la ragazza inginocchiandosi sul suolo pietroso dietro ad una colonna dove il giovane ladro si era nascosto
“Oh no è un vero pasticcio; ci ritroveremo immischiati in questo conflitto e io non voglio rischiare la pelle” Replicò lui preoccupato attirando così le indesiderate attenzioni di alcuni gendarmi che senza esitare iniziarono a sparare nella direzione dalla quale provenne un rumore sospetto; per fortuna in aiuto dei nostri eroi accorse Goemon che, con destrezza e precisione, neutralizzò con facilità e classe gli avversari ricevendo gli applausi sinceri dell'amico
“Bravo Goemon, sei stato fantastico!”

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Era quasi l'alba e Gallauco uscì dalla sua fortezza, prese una jeep e si diresse verso la città distrutta; guidando con attenzione individuò due figure e non ci mise molto a comprendere che si trattavano del suo amico Jigen e quello strano bambino
“Jigen,Angelo, che cosa ci fate da queste parti? Dove sono i vostri compagni?”
“Non lo so ma tu più tosto, dove stai andando?”chiese il giovane puntando lo sguardo di fronte a se
“Io? Sto solo facendo un giro di esplorazione”
“A vantaggio dei tuoi guerriglieri o delle truppe governative?”
Il volto del non più giovane uomo impallidì poi la sua voce incredula si alzò tra i picchi rocciosi
“Avevi già capito, vero?”
“So benissimo che la vita di un mercenario non ha regole ma io ti ho sempre ricordato in maniera differente”
La rabbia di Jigen lo indusse ad assumere una posa diversa: i muscoli tesi, i pugni serrati, e lo sguardo abbassato lo fecero sembrare più alto di quando non lo fosse già e questo fatto allarmò alquanto l'uomo ma lo lasciò parlare
“Che cosa ti è successo, perché ti sei venduto al miglior offerente?”
“Jigen, quanto tempo è trascorso da quando non usi più la pistola? Io ho sempre fatto questo lavoro, ho passato quasi tutta la vita a combattere ma ora sono stanco, come vedi sono diventato vecchio”
Jigen finalmente si calmò e ascoltava il caro maestro spiegare le sue ragioni in silenzio guardando il bambino e imitandone la posa composta sebbene preoccupata.
“Con il passare degli anni viene voglia di cambiare vita, qualcosa dentro di noi cede improvvisamente ed io mi sono promesso che avrei terminato di sognare; ma non è facile, non è facile vivere come tutti e ci vuole molto denaro per sperare di essere tranquilli. Il generale Repton mi ha fatto un'offerta che non mi sono sentito di rifiutare perciò toglietevi di mezzo!”
Il giovane con la barba si portò di fronte all'auto, immancabilmente Angelo lo seguì spostandosi fra i due
“No Gallauco, dovrai passare sul mio cadavere”
L'uomo scese e prese la sua posizione “Sapevo che saremo arrivati a questo prima o poi” disse slacciando la fondina della sua pistola; anche il ragazzo spostò la giacca affinché non intralciasse l'estrazione della sua magnum: Il suo sguardo azzurro incrociò quello ocra del bimbo che si allontanò da loro sedendosi su di una roccia.
I due rimasero immobili per molto tempo: il sole dell'aurora allungava le loro ombre tingendo il cielo di arancione, giallo e di un limpido celeste; ad un tratto Gallauco scattò ma Jigen fu più rapido e colpì la pistola avversaria facendola scivolare lontano
“Che strana ironia della sorte, dovevo proprio colpire l'uomo che, tanti anni fa, mi insegnò a sparare”
“Io però ti avevo sempre detto di colpire diritto al cuore”
“Evidentemente sono fuori esercizio ma preferisco così: mi darai altre lezioni” così dicendo ripose la pistola lasciando Gallauco incredulo; prima che potessero dirsi altro un forte rumore si udì rimbombare tra i canyon, un soldato sparava con il proprio fucile mitragliatore in quella direzione intenzionato a colpirli ma, per fortuna, l'uomo fece appena in tempo a salvare Jigen buttandosi, stretto a lui, lungo il pendio evitando così che il suo protetto si ferisse.
Il bambino, scontento di quell'interruzione, estrasse la propria arma e sparò prima al soldato uccidendolo e poi sulla vettura ma i suoi proiettili di piccolo calibro non poterono nulla contro il mezzo corazzato che avanzava sempre di più.
In tutto quel trambusto Gallauco rimase ferito così il ragazzo gli si avvicinò per cercare di aiutarlo “Maledetti, ti hanno colpito! Dov'è la mia pistola?”
L'odiosa risata del generale Repton si fece udire dai presenti e poi le sue parole da ipocrita spiegarono la motivazione di quel gesto
“Ecco la tua ricompensa mercenario, Repton ripaga così i traditori del tuo stampo: grazie alle tue informazioni non solo mi sbarazzerò i ribelli ma conquisterò la zona dove è nascosto il tesoro della dinastia Megas. Catturerò due piccioni con una sola fava! Addio Gallauco, ci rivedremo all'inferno” Così detto se ne andò in gran fretta seguito da alcuni carro armati.
“Quel maledetto ha ragione soltanto in una cosa: che sono stato giustamente punito, l'ho meritato” Sussurrò il combattente con un filo di voce; Jigen lo sosteneva cingendogli la schiena con un braccio e al sentire quelle parole comprese che la sua fine stava inesorabilmente giungendo ma non volle darsi per vinto “Sai Jigen quel piccoletto è molto bravo, ha talento come te e sarai tu ad insegnargli visto che ormai ti ho confidato tutte le mie esperienze poi, anche volendo, non mi rimarrebbe il tempo per dirti altro”
“Che dici Gallauco?”
“Ascoltate, c'è un solo modo per sconfiggere l'esercito governativo: il lago sopra la strada”
Il discorso venne interrotto assieme al respiro, il sangue arrestò la sua corsa ed il cuore cessò di battere ma l'espressione dell'uomo non mostrava sofferenza anzi; serbava che sorridesse mentre il vento scuoteva la fascia azzurra che gli pendeva dalla fronte.
Jigen rimase in silenzio per un po stendendo al suolo la salma e rimanendo inginocchiato accanto ad essa assieme al bambino che nel contempo si era avvicinato ed aveva osservato silenziosamente la scena quindi pose un'ossuta mano sulla spalla dell'amico.
Il motore di un carro armato faceva un gran baccano così Jigen si precipitò sulla strada recuperando la sua Magnum; si sorprese nel vedere Lupin alla guida del mezzo il quale li salutò “Jigen, Angelo, visto che bel giocattolo? Piccolino adesso ti insegno a guidarlo, ti va?”
“Lupin! Adesso non abbiamo tempo, dobbiamo andare”
“Ehy Jigen perché mi spingi?”
“Vi spiegherò dopo” Commentò il giovane col pizzetto sedendosi sulla postazione di vedetta mentre la piccola comitiva, composta da Lupin Goemon e Fujiko, faceva spazio al bambino al fine di lasciarlo guidare alla massima velocità.
La rocciosa strada scorreva veloce sotto i cingoli d'acciaio del panzer e, dopo aver superato ripidi tornati giunsero sulla sommità della montagna dove si trovava il grande lago.
Jigen Lupin e Angelo portano in gran fretta i pesanti missili, trovati nell'automezzo, vicino alla riva Est del lago proprio quella che da sulla strada poi sparano l'ultimo proiettile facendo saltare il tutto.
L'argine si distrusse e l'acqua irrompette prepotentemente lungo la via dalla quale stavano salendo le truppe dell'esercito regolare delle quali venne spazzato via anche il ricordo; soltanto i rottami delle macchine da guerra rimase a fare da monito lungo il canyon.
“Gallauco sei stato vendicato” sussurrò Jigen osservando tristemente quanto accadde.
Il prosciugamento del lago portò alla luce anche il tesoro tanto cercato ed ovviamente la prima a notarlo fu Fujiko che enunciò felicemente “Lupin guarda! Il tesoro della dinastia dei Megas”
Il giovanotto dalla giacca rosa voleva seguire il passo sicuro della donna ma venne trattenuto per una manica dal bambino poi Jigen parlò “Lupin, fai conto di non aver mai trovato quel tesoro”
“Ma che dici? È lì a portata di mano”
Il bimbo indicò il luogo dove i ribelli riposavano ancora ignari degli avvenimenti accaduti durante la notte quindi il ragazzo col cappello spiegò “Con quelle ricchezze i ribelli potranno vincere la guerra” gli sguardi dei due si incrociarono e si compresero in un muto accordo come solo due veri amici sono capaci di fare poi Lupin si incamminò verso il carro armato usato per arrivare fin li seguito dalle piccanti proteste di Fujiko per nulla contenta di lasciare li tutto quell'oro
“Ti ringrazio Lupin”
Era il tramonto, Jigen e Angelo diedero una degna sepoltura all'amico Gallauco; il ragazzo ammirava i caldi colori del tramonto sperando che esso riuscisse a scaldare anche il suo cuore ma, forse, c'era già un modo efficace per farlo: il giovane si accovacciò all'altezza di Angelo il quale gli si avvicinò e lo abbracciò con tutta la tenerezza di cui era capace.
In questo modo Jigen poté finalmente lenire il suo dolore e salutare per l'ultima volta l'uomo che gli aveva insegnato molto.
“Addio Gallauco”
Mormorò incamminandosi verso il sole che lentamente tramontava dietro la collina.
Fine
  
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