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Autore: Valerjee    03/07/2013    5 recensioni
“Si sentiva invisibile, inadatta, incompresa.
E’ il destino di tutti quelli che sentono troppo.
Il destino di tutti quelli che amano troppo.”
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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She’s afraid to love.

 

“Si sentiva invisibile, inadatta, incompresa.
E’ il destino di tutti quelli che sentono troppo.
Il destino di tutti quelli che amano troppo.” [A. Vanligh]

 
 
 
 
 

Qualche giorno fa, fuori la terrazza di un ristorante, io e i miei amici ci siamo messi a parlare.
Abbiamo parlato dell’amore.


Julie ha detto che per lei l’amore non esiste. E’ una cosa che crea la nostra mente, che creiamo noi per aggrapparci disperatamente a qualcuno e sperare che ci salvi da noi stessi.
Ha detto che l’amore lo puoi controllare. Ha detto che puoi controllarli, i sentimenti.
Julie ha detto che secondo lei possiamo impedire a noi stessi di innamorarci. Ha detto che con un po’ di forza di volontà possiamo convincere il cervello, il cuore o qualunque altro organo a non entrare in quel circolo vizioso che è l’amore.


Allora Hélène, devota credente nell’amore, si è arrabbiata e le ha risposto che i sentimenti non li dominiamo noi.
Ha detto che se il cuore decide di innamorarsi, tu non ci puoi far niente. Ha detto che sarà inutile la lontananza, la freddezza, l’indifferenza.. l’amore ti resta dentro.
E non importa quanto riuscirai ad andare lontano. E non importa quanti muri erigerai intorno a te. E non importa quante volte abbasserai il tuo sguardo per non incrociare il suo.


L’amore ti resta appiccicato addosso.

L’amore è un po’ come quei pennarelli indelebili neri per scrivere sui CD.
Puoi provare a lavarlo via, puoi passarci sopra tutta la boccetta di sapone, puoi sfregarlo quasi fino a tirar via anche la pelle.
Lui resta lì.

E allora ti accorgi che solo il tempo lo può cancellare. E allora ti accorgi che giorno dopo giorno sbiadisce e alla fine quello che ne rimane è solo un lieve alone.

Lo stesso processo vale per l’amore.
 


E mentre le due discutevano, ho detto che secondo me nessuno di noi è in grado di comandare i sentimenti. Nessuno ha il potere di chiudere la porta in faccia all’amore e respingerlo.

Solo che ci sono persone che ne hanno talmente paura, che per proteggersi si allontanano.
Scappano dai sentimenti, scappano da quella persona, scappano da loro stesse.

Solo che ci sono persone che cercano di convincersi a non amare, perché hanno terribilmente paura.
Paura di soffrire, paura di far soffrire.
Paura di donarsi completamente all’altro, paura di non uscirne vivi.


Solo che ci sono persone che nelle storie ci si immergono con tutto il corpo, che amano di quell’amore malato, che si affezionano in modo talmente sbagliato che hanno bisogno di allontanarsi prima che sia troppo tardi.

Solo che ci sono persone che tremano ad ogni carezza. Che la notte hanno la mente piena di pensieri e paure tanto da non riuscire a dormire. Solo che ci sono persone con il cuore talmente pieno d’amore che, come una bomba, è pronto a scoppiare da un momento all’altro. E loro non ce la fanno a sopportare tutto questo.


Loro non l’hanno ancora capito come amare correttamente.

Loro amano così tanto da non essere in grado di abbracciare la persona che hanno accanto, da non essere in grado di dirle “mi manchi” anche se in quel momento ogni particella lo sta urlando. Amano così tanto da non riuscire a cacciarlo fuori tutto quell’amore.

Solo che ci sono persone che preferiscono allontanarsi, fingere un cuore di ghiaccio, rinchiudere in un cassetto i sentimenti , perché sanno che il proprio amore è sbagliato e insieme ad esso anche loro.

Solo che ci sono persone come me, che non saranno mai in grado di amare.
 



M’hanno fissata tutti.
Poi all’improvviso Dylan, squarciando il silenzio che si era creato, ha detto “Io l’ho capito. Dentro queste parole ci vivi tu..”
L’ho guardato e allora non ce l’ho fatta più. Gli occhi sono diventati lucidi, le lacrime hanno iniziato a scivolare lungo le guance e io ho chinato il capo.

L’aveva capito anche lui. Lui che per capire impiega secoli e alla fine gli sfugge sempre qualcosa. L’aveva capito anche lui che in quelle parole c’ero io.

L’avevano capito tutti che parlavo di te, che in qualche modo stavo cercando di spiegare perché me ne sono andata.


L’hanno capito tutti. Tutti, tranne te.


E se appena terminato di parlare mi stavano fissando tutti, adesso era quasi come se anche i muri avessero i loro occhi puntati su di me e sentivo i loro sguardi perforarmi, lacerarmi la pelle.
Julie poi mi ha appoggiato una mano sulla gamba e ha cercato di calmarmi.
 
Gli altri hanno continuato a parlare, ma solo una cosa ricordo con nitidezza.
Ricordo ciò che ha detto ad un certo punto Hélène.

“L’amore è come una sedia.”
 

Quella frase m’ha affondato il cuore.
E mi sono resa conto che non c’è frase migliore per descrivere l’amore.
E’ proprio come una sedia.
Della sedia non puoi fare a meno; non sei comodo senza. Ti impedisce di sporcarti. E’ quella cosa che desideri dopo un giorno faticoso, quando sei stanco, quando sei felice, quando vuoi leggere, quando sei triste, quando mangi.
Della sedia ne hai sempre bisogno.
Così è per l’amore.


Senza amore vedi tutto grigio e sei scomodo ovunque.
Senza amore sei sporco.
L’amore è quella persona per la quale metti da parte la stanchezza dopo una giornata di lavoro.
L’amore sono quelle braccia dove ti rifugi quando sei triste, quando sei felice.
L’amore è quando qualcuno si preoccupa se hai mangiato.
L’amore è farsi il solletico fino alle lacrime e poi baciarsi.
Dell’amore non puoi farne a meno.

L’amore è come una sedia.
 



E mentre riflettevo su quelle parole, mentre gli altri discutevano su cosa fosse realmente l’amore, mentre le voci si facevano sempre più lontane.. io ho pensato a Louis. A te.


Ho pensato a quando t’ho lasciato e ho messo avanti le scuse che ero stanca delle continue discussioni, che ne avevo abbastanza delle tue lamentele sul mio carattere, che io non sarei mai cambiata e tantomeno tu.
Ti ho detto che era giusto in quel modo, perché così avrebbe fatto meno male.

Non era vero. Fa male ancora adesso. Fa male forte.
 



E mentre gli altri ridevano dei loro pareri, io ho pensato ai tuoi occhi lucidi quando mi supplicavi di rifletterci bene perché stavo sbagliando.
Tra le voci confuse mi è tornato in mente il momento in cui t’ho baciato tra le lacrime dicendoti di non volerti lasciare e invece il giorno dopo l’ho fatto.
Mi sono tornate nella mente le notti insonni passate a chiedermi se era realmente giusto in quel modo.

No, forse non lo era.



Mi sono ricordata delle settimane senza parlarci, delle tue offese, del mio messaggio di buona Pasqua, del nostro incontro. Mi sono ricordata che provavi ad essere freddo e distaccato ma alla fine c’hai rinunciato, perché lo sapevi anche tu che non lo eri.
Io invece ci sono sempre riuscita benissimo.
 



Hélène e Julie ora avevano iniziato un nuovo argomento, ma io stavo ancora pensando a te.



Poi mi sono ricordata di quando abbiamo smesso di parlarci per l’ennesima volta. L’ho deciso io perché tu t’eri arrabbiato ancora. Eppure tu non mi hai più cercata.. E forse avrei dovuto capirlo che eri stanco. Avrei dovuto capire che stare dietro a me è faticoso. Avrei dovuto capire che ero inadatta a te.
Io non sono adatta per nessuno.



E con gli occhi lucidi, i capelli scompigliati e le guance ancora umide m’è tornato alla mente quando m’hanno detto, m’hai detto, che ti piaceva lei.
Ho sentito le gambe sciogliersi come burro al sole.


Ti piaceva lei perché c’è sempre stata, ventiquattro ore su ventiquattro.
Perché lei non ti ha abbandonato.



E allora il cuore, la testa, le gambe, la milza; ho sentito rompersi e crollare al suolo tutto. E per un istante ho pensato che potessero scomparire anche le macerie che ne rimanevano. Ho provato a cercare un appiglio a cui aggrapparmi; un sorriso, una carezza, una parola, una speranza. Ma non c’era niente e allora mi sono lasciata andare, permettendo al dolore di trascinarmi giù.
 


Alla fine m’è tornato in mente quando m’hanno detto, m’ha detto, che le piacevi.


Me l’ha detto il ventisette maggio, alla seconda ora, durante spagnolo, davanti a tutte.
Ma sai la cosa orribile? Che io l’ho capito subito, appena ha sussurrato “Ti devo dire una cosa”. L’ho letto nel suo sguardo imbarazzato, nella voce tremolante, nei suoi gesti impacciati, nelle guance tinte di rosso.
Ma sai la cosa orribile? Non sono riuscita a risponderle nulla più di un semplice “Okay”.
Le parole mi sono morte in gola, anzi, non sono neanche mai nate. In quel momento non provavo altro che schifo, schifo e ancora schifo. Anzi, forse insieme allo schifo ero anche colma di tanta delusione.
Perché da lei non me lo sarei mai aspettata. Perché lei c’era dopo ogni discussione con te, pronta a consolarmi e a darmi consigli. Perché lei lo ripeteva di continuo che eravate solo amici e che non avrei mai dovuto dubitarne.



Perché a detta sua, tu non gli saresti mai piaciuto.
Perché a detta tua, lei non ti sarebbe mai piaciuta.

 


In quel momento mi sono sentita tradita. Dannazione, lei sapeva tutto. Perché?!



Insieme allo schifo m’è tornato alla mente lo sguardo delle altre puntato addosso, la voglia di alzarmi e correre via, il “Non è colpa mia” che ha ripetuto tra i denti, la nostra discussione via twitter, lei che mi ha detto "A lui non rinuncerò mai".
E vorrei andare da lei e urlarle che non ti amerà mai come ho fatto io. E vorrei urlarle che non l’amerai mai come hai amato me. Vorrei sbatterle in faccia il dolore, lo schifo, tutto. Vorrei che la smettesse di far finta di niente. Vorrei smettere di far finta di niente.



Poi mi sono messa a pensare a tutte le cose che amo e mi sono resa conto che sono davvero tante.


Il caffè amaro, i lacci nelle scarpe, il rumore della pioggia, lo smalto fucsia, le lettere d’amore.

Il sapore di fragola delle tue labbra.

Le canzoni tristi, guardare fuori dal finestrino, le cuffiette nelle orecchie, l’inglese.

Le tue facce buffe.

I centri commerciali, i post-it colorati, la pizza, i libri che parlano di storie vere, guardare le persone negli occhi.

Le camicie che ogni volta ti rubavo.

Gli autobus vuoti, i segreti sussurrati all’orecchio, le farfalle, la brezza marina, le fotografie.

I pancakes caldi che mi preparavi tutte le mattine.

Il gelato, il foglio bianco di Word, il vento, le parole, il bucato pulito.

Le tue magliette strambe e le bretelle.

L’odore della benzina, il cappuccino con il cornetto ai frutti di bosco, le risposte taglienti, le sorprese.

Le carezze e i “ti amo” sussurrati all’una di notte.

I sorrisi, gli abbracci, le passeggiate con la bicicletta, il pane fresco, il rumore delle chiavi nella toppa.

I tuoi occhi di ghiaccio dove morivo e rinascevo tutte le volte.
 
Allora mi sono messa a pensare a tutte le cose che amo e mi sono resa conto che più di tutte amo te, Louis.



E mi dispiace per essere andata via quel giorno.
Mi dispiace perché non avrei voluto farlo. Mi dispiace perché forse era giusto in quel modo.
 
Perché vedi, quando una persona non è capace di amare, fa soffrire.
Quando una persona non è capace di amare, non merita qualcuno accanto.
Quando una persona non è capace di amare, è giusto che vada via.

 
Perché vedi; ci sono persone che nelle storie ci si immergono con tutto il corpo, che amano di quell’amore malato, che si affezionano in modo talmente sbagliato che hanno bisogno di allontanarsi prima che sia troppo tardi.
 

Mi dispiace perché non sono mai riuscita a farti una carezza, a darti un bacio, ad abbracciarti.
Mi dispiace perché di amarti, lo dicevo raramente.
Mi dispiace perché hai dovuto combattere sempre contro la mia freddezza.
Mi dispiace perché ho avuto paura.
 

Scusa per aver messo davanti mille scuse, quando ti ho lasciato. Scusa ma non potevo dirti il vero motivo.
Scusa, ma non l’avresti mai compreso.

Nessuno ci riesce. Neanch’io.


Sai, quando sei me, amare diventa impossibile.
Perché io dell’amore ho sempre avuto paura. I legami mi spaventano da morire, perché quando ti leghi così tanto a qualcuno poi hai l’ansia di venire abbandonato. E allora lo fai prima tu. E allora preferisci starci male solo tu, per sempre.


Perché quando sei come me, il dolore te lo porti dentro a vita.




Tra il vociferare dei miei amici, ho capito che ti amerò fino alla fine. Che una parte del tuo amore vivrà in me fino alla fine.



All’improvviso ho alzato lo sguardo e ho visto gli altri sorridermi e mi sono resa conto che l’amore è anche quello. Anche il loro è amore.
E mi sono resa conto che alla fine l’amore non fa paura.
 

 
 

«Quando l'amore vi chiama, seguitelo, anche se le sue vie sono ardue e ripide.» [K. Gibran]
 

 
 
 

“Quello che amo di noi è che siamo stati in grado di essere tutto
anche quando non eravamo niente.”









 









Hello piccoli raggi di sole!!
Questa one-shot l'ho scritta un po' di tempo fa,
ma non ho mai avuto il coraggio necessario per pubblicarla.
E' abbastanza importante per me, perchè d'ora in poi non ho intenzione più di scrivere
riguardo questo capitolo della mia vita.
E' decisamente l'ora di guardare avanti!
Soo, se mi lasciaste una recensioncina mi farebbe moolto moolto piacere!! :))
Un grande bacio, Ele.

  
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