Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |      
Autore: Lorelei    03/07/2013    3 recensioni
Questa storia è basata sulla fiaba originale "la Sirenetta" di Andersen.
Courtney è la più giovane principessa del mare e, come le sue sorelle Bridgette, Sierra e Lindsay, è incuriosita dal mondo degli uomini. Al suo quindicesimo compleanno riceve il permesso di lasciare il perfetto e meraviglioso regno delle sirene per esplorare la superficie, ma una volta messa la testa fuori dall'acqua si accorgerà di dover abbandonare la sua amata perfezione se vuole ottenere un'anima e non dissolversi in schiuma marina.
Un po' di tempo fa scrissi una versione di Biancaneve con Gwen come protagonista. Si può dire che questa storia appartenga al suo stesso genere, anche se la prima era sul genere comico/parodia, mentre questa è più seria...che dire, speriamo bene!
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gli esseri umani non lo sanno, e forse non lo sapranno mai, ma la perfezione esiste, si trova nascosta nelle profondità del mare.
Fra perle, anemoni e pesci, lungo gli stupendi fondali marini, si estende il dominio delle sirene, le meravigliose creature acquatiche.
Nel loro regno non esistono crimini e sofferenze, tutti vivono felici nel rispetto di ciò che li circonda.
Su di loro regna con giustizia il saggio re del mare, ed egli con amore ha cresciuto le sue figlie.
 
Questa storia parla della più giovane di queste principesse, una bella sirenetta dai capelli castani di nome Courtney.
Lei e le sue sorelle amavano passare il tempo ascoltando i racconti della loro nonna, in particolare quelli sulla terra degli uomini.
“Sapeste, mie care, com’è diverso il mondo di sopra: le piante non ondeggiano come da noi, d’estate fa caldo e a volte l’acqua scende dal cielo. Quando avrete quindici anni potrete salire in superficie e vedrete ogni genere di stranezze!”
La piccola Courtney ascoltava rapita le parole della nonna: lei amava immensamente il mondo sommerso, un mondo perfetto di equilibrio e armonia, ma allo stesso tempo era attratta dalla superficie, dalla sua incomprensibile imperfezione, e sognava il giorno in cui avrebbe compiuto quindici anni per poterla vedere con i suoi occhi.
 
Intanto le sue sorelle, nate ognuna a distanza di un anno dall’altra, raggiungevano i quindici anni e salivano fino al mondo degli uomini, e raccontavano a Courtney cose meravigliose.
Bridgette le raccontò delle feste che gli umani davano sulle spiagge,di come ridessero e danzassero, e di quando cadevano, si rialzavano e continuavano la loro danza vorticosa intorno a meravigliosi anemoni rossi (le fiamme dei falò, ma loro non le conoscevano);
Sierra le raccontò delle canzoni che marinai e passeggeri cantavano sulle navi, e della luce che brillava nei loro occhi quando riabbracciavano i loro cari al ritorno da un viaggio;
Lindsay le descrisse nei minimi dettagli i profumi e i colori dei mercati, e i vestiti eleganti delle dame che passavano dal porto.
A volte, per orgoglio, Courtney fingeva di non provare interesse per ciò che le sorelle avevano visto, ma loro sapevano che in realtà lei passava ogni singolo giorno in attesa del loro ritorno e delle loro storie.
Mentre aspettava ingannava il tempo cantando nel suo castello, aveva la voce più bella e melodiosa di tutto il mondo sommerso, e tutte le creature acquatiche amavano ascoltarla.
 
Finalmente anche per Courtney il tanto atteso quindicesimo compleanno arrivò, e la nonna e le sorelle la prepararono e le fecero mille raccomandazioni di non farsi vedere dagli esseri umani.
“Non sono come noi, potrebbero ucciderti solo perché sei diversa da loro.”
 
Dopo una lunga nuotata verso l’alto, finalmente Courtney raggiunse la tanto sospirata superficie, e per la prima volta sentì il vento scuoterle i capelli.
“In fondo…non è tutto questo granché” provò a dirsi, ma sapeva bene che già adorava i brividi che l’aria le provocava.
Improvvisamente sentì un suono lontano, e via via che si avvicinava cominciò a distinguere la musica e le voci degli esseri umani che cantavano: era un gigantesco veliero, proprio come quelli che le avevano descritto le sorelle!
Incuriosita si avvicinò all’imbarcazione, e si arrampicò sulla fiancata per sbirciare al suo interno.
Uomini, uomini che festeggiavano cantando e ballando. Non sapeva perché, ma non riusciva più ad andarsene, era incantata dai movimenti di quelle che loro chiamavano gambe, così diverse dalla sua bella coda di pesce…
“Se questa è una festa, dov’è il festeggiato?” si chiese, ma la risposta non tardò ad arrivare.
 
“Eddai, Duncan, canta con noi!”
“Mettitelo in testa, Geoff, le donne cantano, gli uccellini cantano…io NON canto, capito?”
“Suvvia, maestà, non essere così scontroso! Almeno per il tuo sedicesimo compleanno potresti lasciarti andare, no?”
“Se si parla di scatenarsi, va benissimo…ma ti ho già detto che non canto!”
Duncan…allora il festeggiato era lui…
Courtney lo osservò attentamente: era sgarbato e arrogante, incivile ed in più odiava il canto!
Non riusciva a spiegarsi come quel ragazzo così spigoloso avesse così tanti amici, e come facesse ad essere tanto incoerente da essersi già buttato nella mischia dopo due minuti da quella scenata, ma soprattutto…perché cavolo non riusciva a smettere di fissarlo?
“È completamente diverso da me e dalla perfezione a cui sono abituata, quindi sono solo curiosa…vale per lui come per tutto il resto, è pura e semplice curiosità” si auto convinse la sirenetta, seppur con scarsi risultati.
 
Il flusso dei suoi pensieri fu bruscamente interrotto da una saetta che squarciò il cielo, seguita da un assordante tuono.
Il mare si fece sempre più agitato, le onde erano sempre più alte e cominciarono a far dondolare pericolosamente la nave.
Courtney si tuffò in acqua ed osservò i marinai che fuggivano con le scialuppe da quell’imbarcazione che stava affondando inghiottita dalla tempesta.
Cercò con lo sguardo il ragazzo che tanto aveva attirato la sua attenzione, ma non era da nessuna parte!
Senza pensarci due volte si gettò in mezzo alle travi di legno che si staccavano dal relitto, strappate via con ferocia dall’acqua e lo vide…
Il ragazzo dai capelli neri, gli occhi azzurri e le risposte acide…Duncan.
Era rimasto intrappolato dalle gomene della nave, e non riusciva più a riemergere per respirare.
Courtney lo raggiunse che sembrava già affogato, e pregò di non essere arrivata troppo tardi mentre lo liberava e lo riportava in superficie.
Ancora incosciente, sputò l’acqua che aveva ingoiato, e lei tirò un sospiro di sollievo.
 
Stringendolo forte a sé, e nuotando sulla superficie del mare in modo che potesse respirare, lo trasportò fino alla spiaggia più vicina.
Ormai era l’alba, e Courtney si distese stanca accanto al principe mezzo annegato.
Grazie a lei era ancora vivo…un po’ malconcio, ma ancora vivo!
“Dovrebbe proprio ringraziarmi…non so neanche perché l’ho salvato, in fondo non mi sta neppure simpatico…chi si avventura per mare dovrebbe sapere a cosa va incontro…”
Si ripeteva così, ma tutto quello che desiderava era che arrivassero altri umani per portarlo in salvo, poiché per lei il limite era la spiaggia.
Ancora incuriosita da quell’umano provò a sfiorargli delicatamente il viso, ma proprio in quel momento sentì delle voci e, spaventata, si tuffò in acqua.
 
Nascosta dalla schiuma delle onde osservò la scena: vide arrivare una bella ragazza dai capelli neri seguita da altre persone, ed in quel momento si sorprese a pregare che si accorgessero di Duncan svenuto sul bagnasciuga.
Per fortuna la ragazza lo vide e accorse subito in suo aiuto, lo fece trasportare all’asciutto e lo aiutò a svegliarsi.
 
“Ugh…credo…credo che non andrò mai più ad una festa organizzata da Geoff…” fu la prima cosa che il ragazzo riuscì a dire.
Courtney, da lontano, sorrise: come riusciva ad essere così ironico anche dopo essere scampato a morte certa?
“Comunque…grazie per avermi salvato, amica…”
“Gwen. Mi chiamo Gwen.”
“Gwen…bel nome, me lo ricorderò!”
La sirenetta sentì una fitta al petto dopo aver udito quel dialogo.
“Guarda che sono stata io a salvarti, brutto ingrato!” avrebbe voluto uscire allo scoperto e urlarglielo, ma non poteva…erano le regole…  
Si immerse fra le onde, pronta a tornare nel suo regno perfetto e decisa a scordarsi di quel tizio…ma in cuor suo era stranamente felice di averlo salvato.
 
I giorni passavano, e Courtney si faceva sempre più calma e pensierosa. Era diventata più riservata, a volte saltava i pasti e la notte non dormiva.
Continuava a pensare a lui e alla sua imperfezione, provenienti da un mondo imperfetto che l’attraeva sempre di più.
Si ripeteva che era solo perché non era stata ringraziata come si deve, ma intanto diventava sempre più malinconica.
Le sorelle si accorsero di questo improvviso cambiamento, e, preoccupate, le chiesero spiegazioni.
Infine Courtney decise di confessare tutto, il naufragio e il salvataggio, e le sorelle ascoltarono con molta attenzione.
Alla fine del racconto gli occhi di Sierra si illuminarono:
“Un momento! Io so chi è quel tizio! È il principe di un regno in superficie qui vicino, l’ho visto durante uno dei miei viaggi, venite!”
A poco servirono le proteste di Courtney, le sue sorelline la afferrarono e la trascinarono lontano dal castello, fino al regno di Duncan.
“Perché mi avete trascinato qui?!” si lamentò Courtney una volta che avevano raggiunto il porto.
Stava per dirne quattro a quelle sorelle impiccione, quando ammutolì di botto: era proprio lui, aveva appena visto Duncan camminare lungo il molo.
Quando sparì dalla sua vista si accorse degli sguardi eloquenti che le sorelle le rivolgevano.
“Ecco il motivo, si vede lontano un miglio che quel tipo ti piace!” cinguettò Sierra.
Courtney avvampò.
“Non è vero! Io non…”
“Tranquilla, è vero che non possiamo interagire con gli umani, ma sognare non fa male a nessuno, no?” la interruppe Bridgette.
“Così quando dovrai sospirare malinconicamente potrai venire direttamente qui, e a casa ti farai un pisolino come si deve, o la tua pelle si riempirà di rughe!” concluse Lindsay, e le tre sparirono tra i fluttui del mare, lasciando la povera Courtney spiazzata.
“Quindi…io sarei…?” si domandò la sirenetta castana, troppo imbarazzata per concludere la domanda.
Non si era mai innamorata prima, e non sapeva come ci si sentisse, ma effettivamente gli indizi c’erano tutti.
Si trovò a fissare il molo dove aveva visto Duncan con la mente che ribolliva di domande, prima di scuotere la testa e scomparire a sua volta tra le onde.
 
Ormai era diventata un’abitudine per lei.
Ogni giorno saliva in superficie e cercava Duncan con lo sguardo tra la gente che camminava in riva al mare.
Era passato poco tempo, eppure ora le sembrava di conoscerlo da una vita; passava ore ad elencare i suoi difetti nel tentativo di toglierselo dalla testa, ma era inutile: più ci pensava e più sentiva il desiderio di potergli stare di nuovo vicino, anche se per poco.
Poi, un giorno, quando vide quel ragazzo scorbutico e arrogante regalare un coniglietto a un amico triste, dovette capitolare:
si era innamorata.    
 
Purtroppo questa consapevolezza la fece stare ancora peggio, perché sapeva che le perfette figlie dell’acqua non avrebbero mai dovuto innamorarsi degli esseri umani.
Giorno dopo giorno continuava a pensare al naufragio, e la mente le si affollava di domande, finché non decise di chiedere alla nonna.
“Se gli umani non affogassero, potrebbero vivere per sempre? Non sono come noi che ci dissolviamo nel mare?”
La nonna scosse la testa.
“In realtà, piccola mia, la loro vita è addirittura più breve della nostra; noi possiamo vivere per trecento anni, poi ci tramutiamo in schiuma di mare, poiché non possediamo un’anima immortale.
Ma gli esseri umani, al contrario di noi, proprio perché hanno un’anima possono ascendere al mondo celeste una volta che il loro corpo muore, e lì vivranno per sempre!”
Dopo questa rivelazione lo sguardo di Courtney si fece cupo.
“Anch’io vorrei tanto avere un’anima immortale, anche se dovessi vivere un quarto della mia vita di sirena…”
“Non pensare neanche a queste cose! Gli esseri umani vivono nel più imperfetto dei mondi, e passano la loro esistenza tra continue sofferenze! Noi stiamo mille volte meglio di loro, anche se non abbiamo un’anima!”
“Ma…non esiste un modo per ottenerne una?”
“Solo se un essere umano ti amasse e fosse pronto a giurarlo davanti al mondo e a Dio con un matrimonio, allora condividerebbe la sua anima umana con te e tu diventeresti umana.
Ma una cosa del genere non potrebbe mai succedere: le nostre meravigliose code, invidia di tutte le creature d’acqua, sono viste dagli umani come qualcosa di disgustoso, e comunque ci impediscono di muoverci sulla terraferma. Goditi i trecento anni della tua vita, che non sono pochi!”
 
Quella sera Courtney rimase chiusa nella sua stanza a pensare alle parole della nonna.
Continuava a pensare a Duncan…se l’avesse amata quanto lei amava lui, avrebbe ottenuto un’anima immortale…se quel giorno sulla spiaggia non avesse avuto la sua bella coda, ma un paio di gambe, avrebbe potuto stargli vicino fino al suo risveglio, e poi…
E poi niente.
Courtney si diede della stupida, perché sapeva che non c’era modo di ottenere le gambe.
Oppure sì?
 
Quella sera al castello c’era una festa meravigliosa. Le sorelle di Courtney danzavano sembrando tutt’uno con l’acqua, e gli occhi dei presenti erano tutti puntati su di loro.
Courtney ne approfittò per uscire: era la prima volta che scappava di nascosto, ma ormai aveva preso una decisione.
Si stava dirigendo verso la casa di Heater, la strega del mare.
 
Tutti ne avevano sempre avuto paura, ed anche Courtney si sentiva a disagio con quella donna, ma sapeva che lei padroneggiava tutte le arti magiche degli oceani, ed era l’unica da cui poteva sperare un aiuto pratico.
 
Quando giunse alla sua dimora la trovò intenta a preparare non-sapeva-cosa, ma non era affatto sorpresa del suo arrivo.
“Bene bene, chi abbiamo qui? La principessina del mare!”
Courtney non vacillò, il suo orgoglio glielo impediva.
“Sono qui per…”
“Lo so perché sei qui. Vorresti diventare umana ed ottenere un’anima immortale, vero? Devi essere diventata matta, ma non sta a me giudicare il modo in cui scegli di morire. Però posso aiutarti.”
Courtney si fece attenta.
“Io ti preparerò una pozione che ti cambierà la coda in due splendide gambe; avrai il passo più leggiadro e aggraziato di qualsiasi ragazza umana, ma ogni volta che poggerai il piede a terra sarà come camminare su una distesa di coltelli. Se il tuo caro umano ti sposerà, dividerà la sua anima con te e, una volta morta, potrai vivere per sempre con lui nel regno celeste; se, invece, non ti sposerà, tu vivrai la stessa lunghezza di una breve vita umana e morirai dissolvendoti in schiuma come ogni sirena, e se mai dovesse sposare un’altra donna il tuo cuore si spezzerà, e tu morirai il giorno dopo le sue nozze. Allora…te la senti?”
Courtney stava per avere dei ripensamenti, ma era tutto inutile…era decisa ad andare fino in fondo.
“Non cambierò idea.”
“Testarda, eh? Dopo aver bevuto la pozione non avrai fatto altro che accorciare la distanza che ti separa dalla tomba, ma a questo punto…sappi che io non faccio niente gratuitamente. Dovrai darmi qualcosa in cambio…quello che hai di più prezioso…”
Heater si avvicinò alla sirenetta e le mise un dito sulle labbra.
“Voglio la tua voce!”
Courtney spalancò gli occhi inorridita. Come poteva quella strega anche solo pensare di portarle via la sua amata voce, la voce con cui ogni giorno intonava i suoi canti meravigliosi?
Poi, come un lampo, le venne in mente Duncan, e il suo disprezzo per le canzoni.
“Ma…ma se non avrò la mia voce, come farò a…”
“Avrai sempre il tuo bel corpo, le tue movenze sensuali e i tuoi begli occhioni ammiccanti, no? Ora sbrigati a prendere una decisione, se non bevi quella pozione entro l’alba non avrà più effetto!”
“Va bene! Va bene, accetto!”
“Ottima scelta! Ora apri bene la bocca, che ti taglio la lingua!”
 
Non poteva credere di averlo fatto. Ancora una volta la sua testardaggine aveva avuto la meglio ed ora era muta.
Nuotò fino al regno di Duncan, risalì i canali e raggiunse il laghetto del suo castello.
Facendo forza sulle braccia si tirò fuori dall’acqua, afferrò la fiaschetta che Heater le aveva dato e bevve tutto d’un sorso.
Subito avvertì un dolore fortissimo, come se una spada le avesse appena trapassato il petto,e dopo una decina di secondi il male si fece più acuto, finché la povera Courtney cadde a terra svenuta.  
 
“Buongiorno, raggio di sole!”
Male.
Decisamente male.
Tra tutti quelli che poteva trovare, quello di farsi sorprendere svenuta davanti al castello proprio da Duncan era un pessimo modo di presentarsi ufficialmente.
“Allora, esco di casa dopo aver fatto colazione e mi ritrovo una ragazza mezza morta sulla scalinata…che si fa?” chiese lui divertito.
Io sono quella che ti ha salvato, deficiente! Non osare rivolgerti a me in quel modo!Questo avrebbe voluto urlare Courtney, ma dalle sue labbra non uscì alcun suono.
Solo in quel momento si ricordò di essere muta, e chinò il capo malinconica.
Duncan rimase colpito da quella strana ragazza, che tra l’altro era convinto di aver già visto da qualche parte, quindi senza pensarci troppo su le porse la mano.
“Se proprio non hai un posto dove andare, puoi rimanere qui…” si accorse dello sguardo stupito della castana e si sentì leggermente imbarazzato “ Cioè…il nostro castello è molto grande, ti posso trovare una sistemazione…”
Gli occhi di Courtney brillavano: non poteva credere che il ragazzo scontroso che aveva trasportato semiaffogato sulla spiaggia fosse lo stesso che le tendeva la mano per aiutarla ad alzarsi…
Fu in quel momento che si ricordò di non aver perso solo la voce, ed infatti al posto della sua bella coda c’erano due splendide gambe.
Un po’ incerta si alzò e mosse qualche passo, e subito per lei fu come camminare su una distesa di vetri taglienti.
Il dolore era fortissimo, eppure camminava in modo armonioso ed impeccabile.
“Wow, cammini come una principessa, sai?”
Arrossì a quel complimento, anche se non voleva darlo a vedere, ma i suoi occhi dicevano tutto.
 
Da un po’ di tempo viveva al castello insieme a Duncan, e si sentiva inspiegabilmente felice.
Ormai erano diventati inseparabili e la cosa divertiva entrambi, soprattutto perché i loro caratteri erano totalmente opposti, ma a volte erano più simili di quel che poteva sembrare.
Ogni tanto litigavano: lui diceva qualche frase scortese, lei gli lanciava una delle sue micidiali occhiatacce e cominciava una discussione ben strana, in quanto a parlare era solo lui mentre lei si faceva intendere con le sole espressioni del viso.
Una sera arrivarono a lanciarsi contro il cibo durante la cena!
Ma questi litigi, seppur frequenti, duravano decisamente poco. Il più delle volte terminavano con le risate di Duncan e le espressioni divertite e silenziose di Courtney.
La sua malinconia però tornava quando la notte osservava il mare, dove immergeva i piedi dolenti per trovare un po’di sollievo, e vedeva le sue sorelle che le rivolgevano sguardi tristi e delusi, per poi immergersi nelle profondità degli abissi marini.
 
Una sera le damigelle cantarono per intrattenere il principe, i suoi genitori e tutta la corte. Anche Courtney era lì.
Quando finirono Duncan si complimentò con loro, ma sentì subito lo sguardo inquisitorio della castana su di sé, così spiegò:
“Sì, è vero che odio cantare, ma mi piace ascoltare le ragazze che cantano.”
E pensare che io, per poter stare vicina a questo deficiente, ho dato via la mia bella voce…se potessi cantare forse si ricorderebbe di me, ma ormai non posso più farlo…
Aveva assunto la sua caratteristica espressione imbronciata che aveva sempre quando qualcosa le andava storto, e Duncan se ne accorse subito. E non perse tempo per stuzzicarla.
“Che hai, Principessa? Per caso sei gelosa?”
Courtney gli lanciò un’occhiataccia, si alzò, camminò fino al centro della sala e cominciò a ballare sotto gli occhi stupiti e ammirati di tutti i presenti, Duncan compreso.
Era la danza più bella che si potesse vedere, fluida e sensuale come un’onda.
I piedi le facevano così male che sembrava dovessero sanguinare da un momento all’altro, ma nessuno se ne accorse.
Quando ebbe finito sorrise compiaciuta verso Duncan: non le era servita la sua bella voce per riuscire a farlo rimanere senza parole.
 
Un giorno i genitori di Duncan gli annunciarono che si sarebbe fidanzato con la principessa di un regno vicino.
“Ti assicuro che l’ultima cosa che mi va di fare è sposare una perfetta sconosciuta!” si lamentò con Courtney durante il viaggio in mare, verso il regno di questa ipotetica fidanzata.
“Vedrai, farò un paio di discorsi vaghi e poi rifiuterò il fidanzamento! Figuriamoci! E poi, se proprio devo sposarmi…c’è una sola ragazza con cui lo farei, anche se so già che non la incontrerò mai…”
Courtney sapeva a chi si riferiva.
Gwen, la ragazza che lo aveva soccorso sulla spiaggia e da cui lei si era nascosta.
So già che ami lei, molto più di quanto ami me, ma solo perché credi che sia stata lei a salvarti…io ti ho liberato dalle corde che ti legavano alla nave, ti ho impedito di affogare, ho nuotato tutta la notte per portarti in salvo, ho rinunciato alla mia voce per starti vicino…ho rinunciato alla perfezione per diventare come te…ma se tu non lo sai…cosa ne sarà di noi?
Avrebbe voluto piangere come gli umani, ma non poteva, perché le sirene non sono in grado di piangere.
“Sai…piuttosto che una principessa straniera, preferirei sposare te, la mia piccola e irascibile Principessa silenziosa…”
Allora perché non lo fai? Perché non ti basto?
 
Il mattino dopo la nave entrò nel porto della città del re vicino, e fu accolta da suoni di campane e grida di festa.
Il principe Duncan e il suo seguito furono ricevuti con tutti gli onori a palazzo, e Courtney era curiosa di vedere questa famosa principessa.
Finalmente furono fatte le presentazioni, ma quando la futura fidanzata di Duncan si mostrò, fu come un fulmine a ciel sereno.
La stessa pelle chiara come latte, gli stessi capelli color ebano, lo stesso sguardo penetrante!
Gwen.
Era proprio lei, la bella ragazza che aveva portato via Duncan dalla spiaggia.
“Sei tu!” esclamò il principe in un misto di gioia e stupore, e corse ad abbracciarla, mentre lei arrossiva di botto.
“Guarda, Principessa, è proprio lei! Oh, non avrei mai creduto che questo giorno arrivasse davvero!”
Courtney sentì il cuore spezzarsi nel suo petto, ma non disse niente.
Non poteva più dire niente.
 
Il giorno del matrimonio Gwen era la sposa più bella dell’intero regno e ad ogni suo passo verso l’altare sentiva gli sguardi pieni di ammirazione dei suoi sudditi su di sé….la cosa la metteva un po’ a disagio, ma era felice!
Dietro di lei, Courtney, vestita da damigella, reggeva lo strascico, ed ad ogni passo sentiva di avvicinarsi sempre di più al patibolo, perché sapeva che il giorno dopo sarebbe morta.
 
Dopo la cerimonia Duncan e Gwen, ora sposi, partirono per tornare nel regno di lui e vivere per sempre felici e contenti.
Con loro c’era anche Courtney, che stava affacciata da una delle finestre della nave e osservava il mare, pensando al suo quindicesimo compleanno e alla sua prima esperienza in superficie.
Allora aveva tante speranze e tanti sogni, ma ora tutto quello che le rimaneva era qualche ricordo e l’attesa dell’alba che avrebbe sancito la sua condanna a morte.
 
Improvvisamente dalla spuma delle onde spuntarono fuori le sue sorelle.
I loro capelli erano stati tagliati.
Sierra le lanciò qualcosa che Courtney prontamente afferrò: era un pugnale.
Fu Bridgette a parlare:
“Abbiamo consegnato i nostri capelli alla strega del mare in cambio di quel coltello! Se con quello trafiggerai il cuore del principe e bagnerai i tuoi piedi nel suo sangue, questi torneranno ad essere una coda, e tu potrai tornare a vivere con noi i tuoi trecento anni da sirena prima di diventare schiuma di mare!”
Lindsay non disse niente. Si limitò a passare una mano tra le cortissime ciocche dorate che fino a poco prima erano i suoi lunghi e fluenti capelli, e poi sparì sott’acqua, seguita dalle altre.
Courtney osservò il pugnale che scintillava alla luce della luna, poi si diresse verso la stanza dei due sposi.
Li vide dormire l’uno abbracciato all’altra, e li sentì chiamarsi nel sonno.
Ormai nel tuo cuore c’è solo lei...non c’è più posto per me.
Aprì la finestra e scagliò il pugnale il più lontano possibile; dove cadde le onde si tinsero di rosso sangue.
Courtney rivolse un ultimo sguardo a Duncan e alla sua Gwen, poi si sporse a sua volta dalla finestra e si lasciò cadere in acqua.
 
Eccoli, i primi raggi del sole.
Courtney osservò tutti i caldi colori dell’aurora e sentì le gambe che tanta sofferenza le erano costate, le mani, le braccia e tutto il suo corpo sciogliersi in schiuma. E si dissolse fra le onde.
 
 
 
 
 
 
Non sentì la morte.
Improvvisamente,nella luce mattutina e tutto intorno a lei vide volare le creature più belle che avesse mai visto: sembravano fatte d’aria, e si muovevano con grazia verso il cielo, sospinte dalla loro stessa leggerezza.
Si rese conto allora di essere diventata come il loro, e di essere già distante dalle onde in cui il suo corpo era scomparso.
“D-dove sto andando?”
“Dalle figlie dell’aria” le rispose una voce dolce e spirituale, che sembrava appartenere al vento stesso.
“Chi sei tu?”
“Mi chiamo Dawn, sono una figlia dell’aria” Courtney vide la proprietaria della voce, una creatura talmente bella e luminosa da sembrare una fata.
“Le sirene non hanno un anima, e possono averne una solo grazie all’amore di un essere umano. Neanche le figlie dell’aria hanno un’anima, ma possono conquistarla da sole, facendo buone azioni.
Noi portiamo le fresche piogge quando fa caldo, spargiamo il profumo dei fiori nel vento e doniamo ristoro e guarigione. Facciamo tutto il bene possibile e dopo trecento anni di buone azioni otteniamo un’anima immortale e saliamo nel regno celeste.
Tu, Courtney, hai desiderato con tutta te stessa di avere un’anima e ti sei sacrificata per amore, rinunciando alla perfezione del mondo sommerso. Hai sofferto come tutte noi, e proprio per questo sei diventata una figlia dell’aria!”
Courtney rivolse lo sguardo verso quel sole che aveva visto la sua morte e la sua rinascita.
Sentì che le era stato dato qualcosa che non avrebbe mai osato sperare: una seconda possibilità.
Per la prima volta delle lacrime cominciarono a rigarle il viso, lacrime di gioia!
 
Sulla nave ormai tutti erano svegli ed avevano ripreso il loro lavoro.
Duncan e Gwen avevano cercato Courtney ovunque a bordo, senza alcun risultato, ed ora osservavano tristemente la scia di schiuma che la nave lasciava dietro di sé, come se sapessero che lei si era gettata in mare.
Invisibile ai loro occhi, Courtney planò leggera accanto a loro; sentì ogni sentimento di delusione, rancore o rabbia sciogliersi come neve al sole.
Spettinò leggermente i capelli di Gwen e diede una piccola spinta a Duncan, poi si voltò, sorrise e volò via.
Sì, lei era una folata di vento decisamente dispettosa.
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Lorelei