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Autore: malikslip    03/07/2013    5 recensioni
Ed io non riesco a resistere altri giorni senza te, perché la tua mancanza per me è diventata tutto. Cerco di colmare continuamente quel vuoto, ma non ci riesco. Ho bisogno di venire a prenderti, perché so che mi stai aspettando. Ed io ti vengo a prendere, amore mio.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Canzoni di sottofondohttp://www.youtube.com/watch?v=SFGvmrJ5rjM ; 
http://www.youtube.com/watch?v=BcyB6-4KcTo ;





23 agosto 2013, Londra.


Cara Kelsey,
mi sembra stupido scriverti una lettera ora che non ci sei  più, mi accorgo che più il tempo passa, più tu mi manchi. Mi sembra strano scriverti, e allo stesso tempo essere consapevole del fatto che non ci sei, non ci sei più. Oggi è il giorno del nostro sesto anniversario, e del primo anniversario di matrimonio. Ricordo che ci mettemmo assieme nel 2007, il ventitré agosto, per l'esattezza, e ricordo quanto tu desiderassi che quella data fosse la nostra, così, ti accontentai, e ci siamo sposammo lo stesso giorno, il ventitré agosto, ma del 2012. Ricordo la tua felicità, i tuoi occhi lucidi che si scontravano continuamente coi miei, ricordo le tue guance rosse, il bacio dopo il "si, lo voglio", e quello non appena arrivasti all'altare. Ricordo quando ti chiesi di sposarmi, e ricordo anche che quella fu la nostra prima volta. Fu la prima volta in cui tu facesti l'amore, e in un certo senso, nonostante l'avessi già fatto prima, fu anche la mia prima volta. Non la prima volta che facevo sesso, ma la prima in cui facevo l'amore. Ricordo i baci, l'imbarazzo, le carezze, gli sguardi. Ricordo l'amore. L'amore che ci circondava, l'amore che avevamo dentro. Ricordo tante cose, ma restano solo ricordi sbiaditi, che non posso condividere con nessuno, al di fuori dei ragazzi. Odio questi ricordi. Mi accorgo che ogni giorno che passa, riesco a focalizzare sempre meno alcuni piccoli particolari del tuo corpo, delle tue mani, del tuo viso.. Mi accorgo che sto dimenticando il suono della tua voce, e questo mi distrugge. Liam dice che io la tua voce ce l'ho dentro, e che ogni giorno, in ogni istante della mia vita, la sentirò sempre in qualche modo. Ma io non ci credo, tu non sei qui. Non mi bacerai le labbra quando starò male, non mi abbraccerai da dietro mentre guardo fuori dalla finestra, non mi seguirai nei tour più lunghi, non ti appoggerai di nuovo sul mio petto prima di addormentarti, non potrò più addormentarmi cullato dalla musica che creava il tuo cuore con i suoi battiti, non potrò più cantarti la ninna nanna, o farti le serenate. Non sentirò mai più la tua risata, non potrò più tirarti su il morale. Ricordo quando arrivavo all'aeroporto di Londra, dopo qualche tour, e ti trovavo lì a cercarmi e ad aspettarmi, ricordo che non appena mi vedevi, iniziavi a correre e mi abbracciavi forte, tanto forte che ogni volta che ci penso, riesco ancora a sentire le tue mani sul mio corpo. Chi mi darà la forza e la voglia di andare in tour? Chi mi darà un nuovo motivo per tornare a casa? Chi mi darà qualcosa per cui combattere adesso che tu non ci sei? Mi sento.. pazzo, e forse lo sono, ma io ti sento amore mio. Ti sento nell'aria. Ti sento dentro le pareti di questa casa, ti sento quando vado a letto, ti sento nell'aria. Sento i tuoi baci, ricordo tutto ciò che mi dicevi. Ricordo i momenti in cui cercavi di confortarmi, ricordo che cercavi di tirarmi su il morale in tutti i modi, e solo adesso m'accorgo che non ho mai fatto abbastanza. Non ti ho aiutato abbastanza, non ti sono stato abbastanza accanto, non ero abbastanza. Ma se c'è una sola cosa che ho fatto bene, è stata amarti. Perché ti ho amato fin troppo sopra la soglia dell'abbastanza. Ti ho amato troppo, ti ho amato e ti amo con ogni atomo di me stesso. E sono convinto, che l'amore per te, sia contenuto persino all'interno delle mie cellule. Vorrei che tu fossi qui. O che io fossi lì. O che fossimo tutti e due insieme da qualche parte. Vorrei che tu fossi qui a ridere con me, vorrei raccontarti la mia giornata, vorrei portarti a cena fuori, vorrei portarti su tutte le ruote panoramiche del mondo. Vorrei farti vedere ogni singolo angolo della terra, vorrei aver creato una famiglia con te. Vorrei averti conosciuto prima, e vorrei che tu fossi qui adesso, e non nei miei sogni. Ti sogno ancora ogni notte, dicevano che sarebbe stata una cosa temporanea, "La sognerai solo per i primi tempi", dicevano, "Tutto questo dolore passerà, te lo prometto", dicevano. Eppure il dolore che provo è sempre lì, fermo, immobile, e continua ad aumentare, così come i sogni che faccio ogni notte. Non riesco a smettere di pensare al modo in cui sei andata via, non riesco ancora a capacitarmene. Perché fa male, fa tanto male. Ho ancora i tuoi messaggi salvati nel cellulare, e continuo a mandartene nella speranza che tu mi risponda. Ma so che non succederà, eppure, forse, questo è l'unico modo che ho per sentirti vicina. "Ti amo, ti amo tanto e mi dispiace, ti amo.", mi avevi scritto così quella notte. Non fu il primo messaggio del genere che mi mandasti, eppure quella notte, qualcosa dentro di me, scattò. Sentii fin da subito un brutto presentimento farsi strada dentro me, e cominciai a mandarti diversi messaggi. Ma tu non rispondevi. Eri già andata via. Ricordo che Liam entrò nel camerino, e mi vide mentre mi dimenavo, gridavo e gettavo tutto all'aria e contro le pareti. Ricordo che a quel punto corse da me, e che mi fece calmare, e mi fece ragionare. Parlammo un po', gli spiegai tutto, e allora lui, mi consigliò di chiamare Jenny. Lo conosci, sai com'è fatto. Non ti ha ancora dimenticata, e so che anche lui, quella notte, si preoccupò tanto quanto me. Lui e Jenny, a quei tempi stavano insieme da un po', e lei era venuta a vivere da noi. Condividevate la nostra stanza insieme, quando noi eravamo in tour, e lei, era la tua migliore amica sin dall'asilo. Ricordo che non rispose subito alla mia chiamata, e ricordo che quando lo fece, iniziai a spiegarle tutto e la pregai di venirti a cercare, lei mi disse che le avevi detto che ti saresti fatta una doccia, e che nell'aspettarti si era addormentata. Ricordo il modo in cui anche lei si preoccupò, mi disse che sarebbe corsa in bagno, e così fece. Ricordo le sue urla, il suo continuo gridare il tuo nome. Ricordo che diceva "Kelsey, sveglia oddio ti prego.", ricordo che mi disse che mi avrebbe chiamato dopo, perché voleva chiamare l'ambulanza. Ma non servì, tutto questo, non servì. Non fu abbastanza, l'ambulanza arrivò, e nonostante le provarono tutte, tu, non riapristi gli occhi e te ne andasti, silenziosa come il deserto. Ricordo che Jenny mi chiamò non appena entraste in ambulanza, o per meglio dire: quando lei e il tuo corpo entrarono in ambulanza, perché infondo la tua anima era già volata via chissà dove. Ricordo il suo pianto, i singhiozzi, ricordo che nemmeno Liam riuscì a calmarla. E ricordo che restammo al telefono per ore, finché il medico non tornò per dirle che non ce l'avevi fatta. Fu allora che il nostro mondo crollò, che il mio mondo venne distrutto e spazzato via. Gettammo entrambi il telefono a terra, ed iniziammo ad urlare. Il giorno dopo, il nostro tour venne annullato ufficialmente, nonostante il fatto che, noi eravamo già partiti con il primo volo diretto per Londra, la notte stessa. Nessuno aveva mai visto Zayn Malik, la star mondiale che sorrideva sempre, così distrutto. Piansi tutta la notte, e passai la prima settimana così, a piangere quasi senza sosta. La parte peggiore di tutto questo, fu il tuo funerale. Ricordo ogni particolare di quel giorno, e forse, raccontartelo mi farà credere di averti ancora accanto. Non so perché tutto questo mi riporti a te, non credo che la cosa abbia un gran senso, eppure scriverti, mi fa stare meglio. Sento la mia anima molto meno pesante, sarà che ti sento dentro, o che ti sento accanto, ma adesso, mi sento quasi vicino al sentirmi di nuovo vivo. Non c’è, non c’era e non ci sarà mai niente come noi. E mi manchi, mi manchi tanto. Mi ricordo che precisa com’eri, adesso avresti definito “confusionario” il mio modo di scrivere, e magari mi avresti detto “amore, devi scrivere in ordine cronologico”, eppure tu lo sai come son fatto, tendo sempre a nascondere le cose brutte con quelle belle, e lo farò anche questa volta. Questa lettera è piena di “ricordo”, seguiti da verbi al passato, eppure io vorrei che fosse piena di “oggi abbiamo fatto, ieri abbiamo visto”, come le pagine di diario che scrivevo di te, fino 367 giorni fa. Queste 367 pagine di diario, sono vuote e spente. Dicevano che la tua mancanza sarebbe diventata con il tempo, un qualcosa con cui c’avrei fatto l’abitudine. Ma non è stato così, io il dolore lo sento dentro. Lo sento il vuoto che hai lasciato. Magari se avessi reagito, le cose sarebbero andate diversamente. Ma io non l’ho fatto, e il dolore è solo aumentato, il dolore si è impossessato di me, del mio corpo, e soprattutto della mia anima. Hai lasciato un vuoto irreparabile. Perché hai deciso di andartene? Io non lo capisco, non te ne faccio una colpa, ma mi manchi tanto, e quaggiù non è più lo stesso senza te. La mattina del tuo funerale, arrivai tra i primi in Chiesa, e poco dopo il mio arrivo, sentii il suono di un pianto farsi strada dentro la Chiesa, capii subito che era il pianto di tua madre, e aspettai che si avvicinasse per abbracciarla. “Come?” mi chiese mentre si stringeva a me, ed io, che non sapevo neanche se era giusto farglielo sapere, dissi la verità “Overdose di farmaci, è quello che hanno detto i medici.”. A quel punto il pianto di tua madre si trasformò in una serie di singhiozzi quasi sommessi, ed io, senza parlare la strinsi a me. La cerimonia si svolse ore dopo, e accorsero un sacco di persone. Tutte, tranne il tuo patrigno. Venne persino il tuo fratellastro. Ma quel pezzo di merda non ne ebbe il coraggio. Ricordo la sera di Halloween che passammo a casa della mia ex, Rebecca. Era l’anno in cui ricominciasti a frequentarti con Liam, tu e lui, eravate stati compagni al liceo, alle medie e alle elementari, e provavate qualcosa l’uno nei confronti dell’altro fin dalle elementari. Ricordo che prima di quella sera, non t’avevo mai vista, e ricordo che quando Liam ti presentò a noi ragazzi, provai una sorta d’invidia nei suoi confronti. Quella sera ti ubriacasti come non mai, e ridevi, ridevi tanto per ogni cosa. Ricordo che te ne andasti poco prima di me, da sola, e che quando scesi ti trovai a litigare con il tuo fratellastro. Lui ti lanciò uno schiaffo, e io corsi da te. Lo allontanai e gli dissi che ero il tuo ragazzo e che doveva lasciarti in pace, e che soprattutto non doveva permettersi a metterti le mani addosso, ignaro del fatto, che foste fratellastri. Lui se ne andò gridando un “fatti i cazzi tuoi stronzo”, e tu mi spiegasti tutto ciò che era successo. Mi sentii uno stupido, e ne ridemmo per giorni. Giorni dopo, chiesi a Liam se sapeva qualcosa della tua famiglia, e lui mi raccontò tutto ciò che sapeva. Mi disse che si ricordava del fatto che, da bambina andavi a scuola sempre con la gonnellina, mi disse che ne avevi una per ogni colore, e che anche allora la tua scia era inconfondibile: se vedevi una bambina con una gonnellina, una maglietta che le si abbinava perfettamente e due codine, beh, quella era Kelsey. Mi disse che un giorno, quando frequentavate la 3^ elementare, non andasti a scuola per diversi giorni, che nessuno sapeva che fine avessi fatto, e che solo giorni dopo, erano tutti venuti a conoscenza della perdita che avevate subito tu e la tua mamma, un infarto si era portato via tuo padre, e si sa, questo sporco mondo ci strappa via sempre le persone a cui teniamo di più. Mi disse che quando tornasti a scuola, la tua mamma spiegò la situazione alla maestra, e per un po’ nessuno ti si avvicinò per non darti fastidio, tutti, tranne Liam. Mi raccontò anche del tuo patrigno, e di suo figlio, e di quello che vi hanno fatto entrambi. Mi disse che li avevate perdonati, nonostante il fatto che lui avesse tradito spudoratamente tua madre con altre donne e che vi picchiasse entrambe, e che le cose andavano meglio, ed io, decisi che ti sarei stato accanto. Poi, sarà stato il destino o non so che, il vero “fuoco d’artificio” è scoppiato tra di noi, quella sera al “Boe”. Ricordo che ero ubriaco, e che ti dissi che ti amavo. Tu mi baciasti, e Liam vedette tutto. All’inizio si incazzò con entrambi, ma quando lasciai Rebecca, capì. Mi disse che era tutto okay, che gli dispiaceva e che sapeva che non era colpa nostra. “L’amore ti prende all’improvviso”, aveva detto. E credo l’avesse capito anche lui, che tra noi, era amore. Amore vero. Amore che ti prende e non ti lascia andare. E io t’amo anche se mi hai lasciato qui, da solo. Ricordo che tra noi c’erano gesti, piccoli sorrisi, le mani che sudavano in inverno, il tremore alle gambe, il rossore sulle guance. Poi chiudevo gli occhi e mi lasciavo trascinare della tua voce dentro un burrone, mi sentivo a casa ovunque se c’era il suono delle tue risate, perché quando ridevi, c’era sapore di felicità ovunque. Ricordo  quando morivo in generale e cercavo te per salvarmi. Mi ricordo quando stavamo insieme tutto il giorno poi appena salivo in macchina mi arrivava un tuo messaggio per chiedermi se ero ancora vivo. Se ti amavo ancora. Se mi mancavano i nostri baci, le nostre carezza. Poi i tuoi occhi che cercavano e che mi trovavano anche in mezzo alla folla. Ti amo, e ti amavo per sentirmi felice in maniera ingiusta. E forse era ingiusto avere tanta felicità in una sola vita. Mi chiedo ancora oggi cosa ti abbia portato a fare ciò che hai fatto, cosa ti ha distrutto tanto da non riuscire a parlarmene. Mi faccio continue domande nella speranza di trovare risposte. Mi chiedo continuamente in cosa posso aver sbagliato. Ma una risposta non c ‘è, è tutto così ingiusto.. così.. doloroso. Ti avevo promesso che saremmo rimasti insieme per il resto dei giorni della nostra vita, ma quei giorni hanno raggiunto la loro scadenza. Mi chiedo se mi hai pensato, mentre morivi. Mi chiedo se.. hai sperato che io ti raggiungessi. Ma io non lo so, ed ho più voglia di andar via, che restare qua. Se ripenso a tutto quello che abbiamo fatto insieme, a tutte le cose belle che abbiamo vissuto e passato insieme, l’unica cosa che riesco a sentire sono le farfalle nello stomaco che provavo quando ti avevo accanto. Avrei voluto donarti il mondo, portarti in ogni singolo posto del mondo, in ogni angolo della terra, e farci qualcosa insieme a te, per far si che lo ricordassi come “nostro”. Tutto il mondo doveva diventare “il nostro posto”. E tutti i miei muri si ergono dipinti di malinconia, e io li abbatterò, li abbatterò e aprirò la porta per te. Non sapevo neanche io, il motivo per il quale io ti stavo scrivendo. Non ne ero a conoscenza fino ad adesso. Io voglio tornare da te. Mi sento come se avessi sentito la tua mancanza per tutto questo tempo, e che nonostante questo, io l’abbia lasciata scorrere nelle mie vene senza fermarla, senza sentirla davvero. La tenevo dentro come qualcosa che ormai mi apparteneva, questa mancanza di te. Ogni persona dovrebbe avere qualcuno che gli accarezzi i capelli, che giochi con le punte di quest’ultimi e che l’abbracci fino a star male, e io ti avevo. E ti ho perso. Tutto quello che so, è che da 367 giorni, nonostante le variazioni del tempo, il sole, le nuvole e tutto il resto, io riesco a vedere solo pioggia. Sono 367 giorni che il cielo piange con me la tua morte. Sono 367 giorni che tutto è cambiato, ed io vedo ancora il tuo volto ovunque. Mi mancano i tuoi occhi che si dilatavano quando ridevi troppo, o che sembravano minuscoli quando sorridevi. Mi manca scattarti le foto in bianco e nero, e appenderle in camera. Mi manca il fatto che ogni giorno, tranne quando ero fuori, avevamo una foto nostra. Mi manca appendere altre foto nel muro sopra il nostro letto. Mi manca il tuo sorriso. Ma tutto è cambiato. Ed io non riesco a resistere altri giorni senza te, perché la tua mancanza per me è diventata tutto. Cerco di colmare continuamente quel vuoto, ma non ci riesco. Ho bisogno di venire a prenderti, perché so che mi stai aspettando. Ed io ti vengo a prendere, amore mio. Lascerò questa lettera su i sei diari che ho scritto di te, che ho scritto di noi. Concluderemo questo diario dal cielo, lo concluderemo insieme, quest’anno. C’è tanto buio dentro il mio cuore, la mia anima è spenta. Ma il mio cuore perde uno, due, tre battiti quando penso che tra poco, tornerò da te. Liam verrà a chiamarmi tra venti minuti esatti per l’intervista che devo fare. Un altro coglione, che mi chiederà di te. Ma non c’è tempo e devo sbrigarmi. Devo correre da te. Conoscerti, è stata la cosa più bella che mi sia capitata. Volevo andare avanti, ma ho capito che l’unica cosa da fare è voltarmi indietro e correre. Correre da te. Ed io, ti vengo a prendere, amore mio.
 

Per sempre tuo,
Zayn.

 

 
Liam’s point of view:

Bussai alla porta di Zayn diverse volte, ma non riuscivo a spiegarmi il motivo per il quale non rispondesse. Decisi di aprire la porta, mentre un brutto presentimento si faceva strada dentro me. Aprì la porta, e mi ritrovai faccia a faccia con un corpo inerme ai piedi del letto matrimoniale di Zayn e Kelsey.
“Harry, Niall, Louis, aiuto. Vi prego aiuto” gridai con tutta l’anima che avevo in corpo. “Chiamate una cazzo di ambulanza, vi prego. Aiuto, smuovetevi cazzo. Se ne sta andando.” Gridai.
Tutti e tre corsero in camera, e gettarono un urlo non appena videro il corpo di Zayn a terra, inerme. Se ne stava andando, voleva andare da Kelsey, ma non gliel’avrei permesso. Non poteva, il mio migliore amico, non poteva andarsene. Non anche lui. Harry scoppiò in un pianto isterico, e si accasciò a terra, Niall, corse a chiamare Paul, i nostri bodyguard, e chiunque altro potesse aiutarci, mentre Louis, chiamava un ambulanza.
 
3 ore dopo.

E’ tutto così freddo dentro, è tutto così freddo qui, tutto così inutile. Zayn è andato via. Anche lui è andato via. Mi ha lasciato, ci ha lasciati. E sarà felice, tornerà dal Kelsey, e a me piace pensarlo così, felice mentre corre con lei mano nella mano nelle strade di chissà quale angolo del paradiso. Ma qui è tutto così.. doloroso, immobile. La mia anima è vuota, un altro pezzo è stato portato via. E spero tanto di reggerlo. Spero tanto di farcela, perché loro ci vogliono qui. Il loro amore è stato anche più forte della morte, e lo sarà anche quello che provavamo per Zayn e quello che lui provava per noi. Supereremo le distanze, accorceremo tutto con la voce. Ed io canterò per lui. Canterò sempre. Noi canteremo sempre, per lui.
 


Zayn’s point of view:

Vidi una luce, una luce luminosa, forte, e subito dopo due mani mi avvolsero in un abbraccio.
“Zayn, amore, sei qui.” Disse Kelsey. “Ti ho aspettato tanto, ti ho aspettato a lungo. Sapevo che saresti tornato. Sapevo che mi saresti venuto a prendere.” Disse Kelsey sorridendo.
Mi girai, e le toccai il viso con incertezza. Lo rifeci, una, due, tre volte. “Kelsey, oddio mio, sei tu. Sei qui. Ce l’ho fatta. Oddio. Non ci credo.” Dissi prendendola tra le braccia e facendo una giravolta. “Dove siamo?”
“Che ti importa, amore mio? Sei qui, qui con me. Ti ho aspettato a lungo.” Disse lei, sorridendo.
“Sapevo che in qualche modo, ti avrei ritrovata. Hai ragione, non importa dove ci troviamo, ovunque, è il paradiso, se sono con te.” Dissi, sorridendo a Kelsey, e sfiorandole il volto ancora incredulo. E dopo 367 giorni, sentii di nuovo la felicità farsi strada dentro me ed impossessarsi di ogni cellula, di ogni atomo del mio corpo. La lasciai andare, e dopo di ché le presi la mano, “Ti prego, fammi vedere tutte le strade del paradiso.” Dissi sorridendo.
Dopo 367 giorni, lei ed io, di nuovo insieme.
Dopo 367 giorni, la felicità.
   
 
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