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Autore: Chanel7    04/07/2013    2 recensioni
"Ieri sono scappato perché ho paura, Aurora. Vorrei portarti da qualche parte per farti sapere che mi importa ma fa così freddo e non saprei dove. Vorrei passare il tempo con te, parlare e vederti sorridere perché sei così bella quando lo fai. Vorrei innamorarmi di te ma io ho paura di soffrire di nuovo, ho semplicemente esaurito tutte le lacrime per un altro amore. "
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Another love 



"And I’d sing a song, that’d be just ours
But I sang ‘em all to another heart
And I wanna cry I wanna learn to love
But all my tears have been used up"
Tom Odell-Another love

 







Il ventuno settembre ricominciava per Niall una nuova giornata. Solitamente si aspetta che la giornata almeno inizi per decretare com’è che andrà a finire, ma lui già lo sapeva.
Era consapevole che quella sarebbe stata grigia; grigia come i boxer che aveva indossato, grigia come il portachiavi a forma di panda, grigia come la graffetta che teneva fermi i documenti che si era portato a casa da lavoro, grigia come il suo umore.
Quando uscì di casa e i raggi del sole lo colpirono sembrò quasi scottato da tutta quella luce.
Cercò di non pensarci e alzò ancora di più la zip del suo giaccone per avviarsi alla fermata del bus.
Cercò, come sempre, di conformarsi con la folla in attesa come lui; non voleva fare amicizia o altro anche se incontrava le stesse persone ogni giorno. Non gli importava di sembrare asociale perché non si interessava della faccende altrui o scorbutico perché non si alzava per cedere il posto ad un anziano.
Ormai non gli importava più di nulla già era tanto se usciva di casa per lavorare. Lavoro che probabilmente l’aveva aiutato a non sprofondare nella completa depressione.
Cosa può portare un ragazzo di ventisette anni a diventare così? A vivere così? A comportarsi così?
Il suono di una frenata gli fece alzare lo sguardo: il bus era arrivato. Non era di certo il tipo di persona che spintonava gli altri per potersi accaparrare il posto migliore, almeno non più.
Finalmente era arrivato il suo turno di salire, appoggiò il piede destro sullo scalino per poi essere spintonato e urtare con la spalla sulla porta del mezzo, si voltò per vedere chi fosse stato e si ritrovò davanti una massa informe di lunghi capelli ricci.
Niall cercò di ignorare il contrattempo facendo leva alla sua forza e riuscì ad entrare individuando un posto alla fine del bus; il posto accanto al suo fu occupato velocemente ma non si voltò per vedere il suo ‘compagno di viaggio ’.
“Ciao!” la ragazza al suo fianco aveva parlato, ma lui la ignorò semplicemente, probabilmente si sarebbe offesa ma non gli interessava.
“Ok, forse ce l’hai con me o semplicemente non hai voglia di parlare. Neanche a me piace parlare quando prendo l’autobus ma volevo semplicemente scusarmi per averti spinto prima solo che avevo corso perché avevo paura di perderlo. Ecco sì..volevo solo scusarmi” si voltò e si ritrovò davanti una ragazza, la stessa ragazza che prima gli aveva fatto urtare la spalla.
La scrutò per bene in viso. I capelli ricci le contornavano il viso leggermente paffuto e gli occhi erano di un semplice castano, le labbra erano piegate in un sorriso. Niall si limitò a fare un cenno con la testa per farle intendere di accettare le sue scuse.
La ragazza sospirò e spostò lo sguardo altrove. Approfittò di quel momento per guardarla meglio: aveva una gonna rossa che le arrivava poco sopra il ginocchio, ai piedi un paio di anfibi gialli; si era tolta la giacca forse perché aveva sudato per la corsa e poté notare che indossava un maglioncino dello stesso colore degli anfibi, forse un po’ più scuro.
Alquanto stravagante, si ritrovò a pensare.
Quando si sentì osservato alzò lo sguardo e capì di essere stato colto in fragrante durante la sua contemplazione.
Senza dire nulla iniziò a guardarsi le converse bianche forse un po’ troppo consumate.
 

Il giorno successivo la routine era la stessa solo che ci fu un cambiamento.
La ragazza del giorno prima era di nuovo lì e l’aveva salutato, a lui!
Non poteva credere che secondo lei avessero un rapporto così ‘stretto’ da potersi salutare.
Niall si limitò a farle un cenno con la mano e tornò chiuso nel suo mondo.
I giorni passavano e la ragazza continuava a salutarlo, non demordeva, e lui faceva di tutto per mostrare quanto non gli importasse affatto di quel saluto. Eppure non pensò quanto in realtà la sola presenza di quella ragazza valesse per lui fin quando un giorno di metà novembre quella non si presentò, e nemmeno quello successivo e nemmeno quello successivo ancora.
Probabilmente abitava dalle sue parti perché prendevano il bus alla stessa fermata solo che Niall scendeva cinque fermate dopo la partenza, invece la fermata da cui sarebbe scesa la ragazza gli era ignota.
Non voleva ammetterlo ma era curioso e anche un po’ preoccupato. Non aveva mai saltato un giorno da lunedì al venerdì era sempre lì tutte le mattine. Aveva capito che era abbastanza stravagante, era la solita ragazza socievole che sorrideva sempre e che indossava sempre abiti colorati. Insomma il suo opposto.
Ma lo incuriosiva, lo incuriosiva maledettamente.
 

Il tre dicembre ricominciò un’altra delle grigie giornate di Niall, grigia come le nuvole che continuavano a far scendere gocce d’acqua da almeno quattro ore. E lui lo sapeva bene perché la pioggia lo aveva svegliato e proprio a causa sua non era riuscito più ad addormentarsi così si era seduto sul davanzale della finestra del suo appartamento che affacciava sulla strada ed era rimasto lì con la testa appoggiata al vetro a guardare quelle gocce scendere e scendere. Con l’ombrello si avviò alla fermata. Attese il suo turno per salire e notò davanti a lui una chioma conosciuta.
Era la ragazza, proprio lei.
Era una settimana che non prendeva il bus e non seppe spiegarselo ma dentro di sé qualcosa cambiò era..forse felice di averla rivista? Non riusciva a capirlo. Azzardò e prese posto accanto a lei. “Ciao” lo salutò con il suo solito entusiasmo.
“Ci-ciao” e le accennò un sorriso. Non sapeva perché l’aveva fatto ma se lo sentiva. La ragazza rimase leggermente interdetta, forse si aspettava uno dei suoi soliti cenni con la mano o con la testa.
“Io..piacere Aurora” e gli porse la mano.
Se lei non si aspettava che il suo saluto venisse ricambiato così lui non si aspettava questo.
“Niall” mormorò stringendole la mano. Quando arrivò la sua fermata si alzò e con un cenno si congedò.
Guardò il bus andare via e si toccò per una frazione di secondo le dita della mano destra che per poco l’avevano sfiorata.
 


I giorni successivi Niall si alzava sempre più volentieri con la consapevolezza che avrebbe visto Aurora.
Dal giorno in cui si erano presentati la ragazza continuava a fargli domande e a fare conversazione.
Ora sapeva che aveva ventisei anni e che lavorava in uno studio dentistico come apprendista e che si era trasferita lì da qualche mese proprio per quel lavoro. Le mancava la sua famiglia ma ci teneva davvero tanto a quel lavoro. Viveva da sola in un appartamento poco distante da quello di Niall.
Quest’ultimo invece le disse che lavorava come contabile presso una multinazionale elettronica, che aveva ventisette anni e che viveva anche lui da solo. La sua famiglia abitava a qualche ora di distanza e almeno una volta al mese andava a pranzo da loro; sapeva guidare ma preferiva prendere i mezzi di trasporto per andare a lavoro per evitare il traffico. Insomma inaspettatamente riuscì ad aprirsi tanto con Aurora e non poteva esserne più felice.
Una settimana prima di Natale faceva più freddo del solito, probabilmente avrebbe nevicato.
Fu quel giorno che durante la loro quotidiana conversazione la ragazza azzardò a fargli una domanda
“Io..mi chiedevo se..qualche volta non è che ti va di uscire?” e gli sorrise.
Niall rimase pietrificato, l’aria cominciò a farsi pesante così si alzò e scese dal bus due fermate prima della sua.
 


Si ritrovò a girovagare per la città senza una meta precisa. Era un codardo, lo sapeva. Ma non poteva permettersi di soffrire ancora, di fidarsi ancora. Si era già esposto troppo aprendosi così con una persona, una sconosciuta per giunta!
Cosa sapeva di lei?
Sapeva che le piaceva fare colazione con i biscotti che preparava lei stessa con la ricetta della nonna.
Sapeva che le piaceva dormire tra le lenzuola appena lavate.
Sapeva che odiava il suo capo che considerava troppo altezzoso per i suoi gusti.
Sapeva che le piaceva rinchiudersi in una biblioteca per ore solo per sentire l’odore dei libri.
Sapeva che non ascoltava la musica dall’i-pod nei luoghi pubblici perché le piaceva sentire tutto ciò che le accadeva intorno.
Sapeva però che prima o poi quel momento sarebbe arrivato.
Aveva esaurito tutte le lacrime per un altro amore, non era pronto per buttarsi in un'altra storia; forse non lo sarebbe mai stato. Voleva amare, lo voleva davvero. Ma aveva amato ed era stato ferito. Aveva perso.
La sua Julie che non poteva più definire ‘sua’ aveva tradito la sua fiducia.
Aveva preso il suo cuore e l’aveva calpestato. Aveva ridotto il suo amore a brandelli e l’aveva lasciato da solo a raccoglierli.
Da solo in un appartamento fin troppo grande. In un mondo fin troppo caotico.
Lui era sopravvissuto, ma poteva essere definita vita la sua? Era vita?
Non erano valse le parole di conforto di sua madre, le rassicurazioni di suo padre e neanche i tentativi di suo fratello di ‘ributtarlo nella mischia’. Era passato un anno e ormai la sua famiglia ci aveva rinunciato e l’avevano lasciato andare avanti da solo per la sua strada.
Julie aveva buttato via cinque anni d’amore fuggendo in Africa per ‘approfondire’ il mondo della zoologia e anche il rapporto con Paul, il suo amante.
Chiamò a lavoro per avvisare della sua assenza fingendosi malato. Un giorno senza di lui sarebbero sopravvissuti.
Tornò a casa a piedi e si distese supino sul letto finché non si addormentò.
Sognò Aurora che gli veniva incontro sorridendo, anche lui sorrideva finchè la ragazza non cadeva in un enorme buco nero.
Si alzò sudato e ansimante. Erano le sei del mattino e decise di iniziare a prepararsi nonostante l’ora.
Arrivò alla fermata con dieci minuti di anticipo e riuscì anche a sedersi sulla panchina che era sempre occupata negli altri giorni. Sentì dei passi avvicinarsi ma non alzò lo sguardo, quando però riconobbe un paio di anfibi gialli guardò la ragazza seduta al suo fianco. Non l’aveva salutato e sentiva un peso sullo stomaco.
Prese un enorme respiro e attese il bus. La fermata iniziò ad affollarsi e i vocii delle persone si fecero sempre più insistenti ma entrambi rimasero lì immobili. Quando arrivò il mezzo Niall bloccò la ragazza per un braccio
“Resta qui” Aurora lo guardò stranita per qualche secondo e quando si voltò il bus era già ripartito.
“Mi farai fare tardi a lavoro”
“Oggi è martedì, il tuo turno inizia a mezzogiorno ma prendi lo stesso l’autobus per poter andare in biblioteca e passare il tempo lì. Me l’hai detto tu”
“Te lo ricordi?” chiese con incredulità.
Il ragazzo annuì “Ricordo tutto ciò che mi hai detto ed è questo il problema. Io mi sono affezionato a te nonostante ci vediamo solo la mattina in un autobus. Ieri sono scappato perché ho paura, Aurora. Vorrei portarti da qualche parte per farti sapere che mi importa ma fa così freddo e non saprei dove. Vorrei passare il tempo con te, parlare e vederti sorridere perché sei così bella quando lo fai. Vorrei innamorarmi di te ma io ho paura di soffrire di nuovo, ho semplicemente esaurito tutte le lacrime per un altro amore. Ma credo di aver capito qualcosa..c’è qualcosa che mi fa più paura del buttarmi in una nuova storia, ovvero perdere te. Non vederti più, non parlarti più. Perdonami per essere scappato ieri e per aver cercato invano all’inizio, voglio rimediare. Che ne dici di vederci qualche volta?Anche ora, potrei..non so accompagnarti in biblioteca! Potrei dire a lavoro di essere ancora malato” aveva terminato il suo discorso mantenendo il contatto con i suoi occhi che continuavano a guardarlo senza riuscire a capire davvero il senso del suo discorso.
Ma quando l’ebbe terminato un grosso sorriso si fece largo  sul viso di Aurora “Ok” si limitò a rispondere.
Gli si avvicinò e l’abbracciò.
Quell’abbraccio significava che aveva capito davvero cosa volesse dire.
E Niall sorrise, capendo che finalmente era pronto per un nuovo amore. 











Holaaaaa! Non ho idea da dove mi sia uscita questa storia, giuro! Mi sono ispirata ad una canzone di Tom Odell "Another love"
che io personalmente adoro! :) 
Mi andava di pubblicarla anche se non avrà successo, ma sono contenta del risultato! :D
Se vi va passate alla mia storia Auburn hair. ! (:
Questo invece è il mio Twitter 
Grazie se avete letto questa OS! ;D


   
 
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