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Autore: Echelena    04/07/2013    2 recensioni
Ilaria ha un sogno: abbracciare Shannon. Il concerto a Lucca finalmente tanto atteso arriva.
Come potrà svolgersi? Riuscirà ad abbracciarlo?
Questa One Shot è frutto del racconto di un sogno della mia amica. lei ha raccontato il sogno e in me è partita la storia.
Non raccontatemi i vostri sogni o io li trasformo in parole…
Interamente dedicata alle mie due amiche Ilaria e Simonetta.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aspettavo la data del concerto da mesi ormai.
Ero in coda per vederli ed ascoltarli, ancora una volta.
In realtà io ero lì per vedere ‘’lui’’.
Era dal 2010 che ero completamente fissata con Shannon.
 Ero andata a quel concerto semplicemente per accompagnare la mia grandissima amica, Simo.
Lei si che era una Echelon da anni.
Ero lì semplicemente per farle compagnia.
A me piaceva un altro genere musicale,  ero innamorata degli HIM e i miei desideri più nascosti erano rivolti soltanto per Ville.
Pensavo di amarlo.
Certo non lo stesso amore che provavo per mio marito, ovviamente...
Quello era un altro tipo di amore e so che molte donne potranno capirmi.
Amare una band, un frontman, un chitarrista, un bassista o un batterista non significa non amare un uomo nella vita o non avere una vita propria.
Significa avere un sogno che ti solleva dalla vita quotidiana e dalla routine di tutti i giorni.
Riempire un vuoto dentro di me con una passione, questo significava.
Ma dopo quel concerto con Simo, qualcosa cambiò dentro di me...
Non fu durante quel concerto, ma dopo.
Ascoltai tutto lo show, ma le canzoni erano nuove per me, dunque non mi entusiasmò più di tanto.
Simo ascoltava e pendeva dalle labbra di Jared, che coi suoi occhioni blu aveva infranto mille cuori.
In realtà molte ragazze lì con noi erano ipnotizzate dai suoi occhioni, anche se la sua voce e la sua carica energica erano assolutamente divini.
Mi lasciai travolgere dalla musica, ammisi con me stessa che da quel giorno li avrei ascoltati con più attenzione.
Invece quando Simo mi convinse ad aspettarli fuori per gli autografi, successe qualcosa di indescrivibile ed inaspettato.
Qualcosa che, forse, avrebbe segnato la mia vita.
Tra le urla isteriche delle ragazze che videro realizzare il loro sogno di avere un autografo dai loro tre idoli, incontrai gli occhi di Shannon.
Fu un istante.
Non c’era più nessuno in quel posto, per me.
Non c’era Jared, ne Tomo,  né quelli della Sicurezza, né le ragazze che urlavano.
Nessuno.
Solo io e lui.
Per un istante i suoi occhi incrociarono i miei e io fui perduta.
Un colpo di fulmine.
Era successo proprio così.
E io non credevo ai colpi di fulmine.
Ero sposata da anni, avevo due figli meravigliosi e stavo con mio marito dai tempi del liceo.
Mai avuti colpi di fulmine, nonostante mi fossi sposata giovanissima.
Eppure quei suoi occhi, dal taglio così particolare, quasi felini, quel colore così intenso ed indefinibile, tra il verde e il marroncino, con sfumature dorate, mi colpirono.
Era come se mi avevano trafitto il cuore da una parte all’altra del torace.
Quando mi passò vicino il suo profumo colpì i miei sensi.
Lo afferrai per il polso, istintivamente, e lui mi guardò stupito.
Osservò la mia heartagram tatuata nel polso, senza quasi capire perché fossi lì, visto che di sicuro non ero una Echelon con Triad o Glyphics sulla mia pelle.
L’uomo della sicurezza cercò di staccare la mia mano dal suo polso, ma io lo tenni stretta finché dovetti cedere e lasciarlo andare, con mia somma delusione...
Da quel momento Shannon fu costantemente nei miei pensieri e nei miei sogni, in tribuna d’onore insieme a Ville.
Dicevo sempre che Ville mi ispirava amore e sentimenti dolci, mentre Shannon col suo modo di suonare e di porsi col pubblico, mi ispirava pensieri impuri!
Lui era tanto sensuale...
Mi appassionai alla loro musica e la ascoltai talmente tante volte che divenni Echelon anche io...
Quando uscì il nuovo album degli HIM e dei 30 Seconds to Mars, a breve distanza l’uno dall’altro, ovviamente li acquistai entrambi e li ascoltai fino allo sfinimento.
Il concerto annunciato mesi prima in Italia accese in me una nuova fiammella.
Non avevo la possibilità economica per acquistare un Golden Ticket, dunque basse probabilità di ‘’incontri ravvicinati’’.
Però sia io che Simo, come tante Echelon di tutte le fasce di età, speravamo di incontrarli a fine concerto per un autografo di rito.
Di solito erano propensi ad incontrare i fans a fine concerto e noi speravamo che questo rito si ripetesse.
Il giorno del concerto eravamo agitatissime, inutile dirlo, sia io che Simo.
Mio marito e mia figlia più grande, la sera prima, mi annunciarono di non poter tenere mio figlio più piccolo di 10 anni.
Erano successi degli imprevisti che avevano cambiato i  loro programmi.
La sera prima la passai a piangere disperata, mentre parlavo al telefono con Simo.
-         Come faccio domani, Simo? Non posso lasciare il piccolo da solo, i nonni sono al mare e non riesco a trovare qualcuno che me lo tenga, in così breve tempo!- i miei singhiozzi intervallavano le mie parole.
-         Stai tranquilla Ila, prendiamo altri due biglietti e portiamo i nostri figli con noi!- rispose pacata lei.
-         CHE COSA? Io non voglio rovinarmi il concerto e badare ai nostri figli, sono troppo piccoli per portarli con noi!- le urlai.
Lei mantenne la calma e mi ricordò che non avevamo altre alternative:  per forza di cose, avremmo dovuto fare così.
I nostri figli ci accompagnarono di buon grado, io ero meno felice.
Non che non volessi il mio bimbo con me, sia ben chiaro, ma con lui non mi sentivo libera di ascoltare in tutta tranquillità il concerto, perché ero abbastanza ansiosa di saperlo in quella calca di gente e  tante ore in coda.
Il mio bimbo, tra l’altro, studiava batteria e Shannon era un suo idolo da emulare.
Nonostante tutte queste paure, tutto filò liscio.
I nostri bimbi passarono la giornata a giocare tra loro, la gente capì l’esigenza della loro età e gli  permisero di restare fuori dalla coda tranquillamente, senza lamentele da parte di nessuno.
Fare la coda nei concerti, infatti, implica spesso e volentieri dei litigi per il posto.
Con gioia immensa scoprii che molta gente aveva portato con sé i  figli, dell’età dei nostri.
Così avevano tanta compagnia per giocare e passare serenamente le ore, in attesa del concerto.
Finalmente ad una certa ora aprirono i cancelli ed ottenemmo un’ottima postazione per potere assistere al concerto, noi ed i nostri figli.
Io ero ipnotizzata a guardare sempre nella direzione del batterista, ovviamente , e la Simo mi continuava a dare gomitate per distogliere il mio sguardo.
Mi urlò che sembravo ossessionata...
Lo ero, infatti!
Simo ballò e cantò tutto il tempo, godendo appieno del concerto.
Io un po’ meno, in realtà...
I nostri ragazzi erano felici: era il loro primo concerto e passarono una fantastica giornata.
Io ero un po’ delusa, volevo aspettare per gli autografi di rito e non sapevo se il mio piccolo avrebbe resistito ancora.
Finito il concerto, prima dei saluti di rito, Jared fece un annuncio che ci lasciò basiti : loro amavano i piccoli Echelon e siccome aveva notato già dalle prime file che c’erano molti bambini di diverse età, invitava tutti questi piccoli amici e i loro genitori nel Back Stage per un incontro personale.
Io e la Simo ci guardammo negli occhi per un attimo , per poi urlare dalla felicità!
I nostri figli non avevano capito una parola e pensarono che  forse eravamo impazzite.
Quando spiegammo il motivo della nostra felicità, scambiata per follia, anche loro esternarono la loro contentezza.
Di sicuro non fu come la nostra, ma questi sono solo dettagli...
Arrivammo con fatica sul posto indicatoci da Jared.
C’era davvero molta gente.
Qualcuno portava il proprio figlio sulle spalle, perché molto piccolo e nonostante la tarda ora, resisteva ancora.
Qualcun altro, forse molto furbo, aveva figli grandi e adolescenti e speravano comunque di entrare.
Ma quelli della Security all’ingresso fermavano chi non fosse idoneo ad entrare.
Io ero davvero emozionata: quello che sembrava rivelarsi un pessimo concerto per via dell’intoppo iniziale, stava per rivelarsi indimenticabile.
Avrei visto Shannon da vicino…
Si, lo so che la band è formata da tre elementi, ma il mio preferito era lui.
In realtà era più preciso chiamarlo ‘’ossessione’’!
Dopo un’attesa giustificata dal fatto che i membri della band dovevano rinfrescarsi e cambiarsi, finalmente arrivò il momento tanto atteso.
I bambini erano ancora tutti molto svegli, anche perché di molto piccoli in realtà non ce n’erano.
Jared, Shannon e Tomo erano raggianti di fare foto coi piccoli fans e i genitori erano molto felici di questa loro disponibilità.
Devo dire che pochi artisti si ‘’concedono’’ alla gente come facevano loro.
Prima del concerto il Meet & Greet con gli Echelon che avevano acquistato il Golden Ticket e ora questo incontro con i piccoli Echelon improvvisato, all’ultimo minuto.
Loro tre parlavano ai bambini che non capivano nulla e i genitori erano costretti a tradurre.
C’era una mamma così agitata, che faceva la civetta con Jared, tanto da sembrare eccessiva.
Ma lui comunque era sempre molto carino e gentile.
Io ero in attesa del mio turno, accanto a Simo e ad i nostri figli.
Tra poco avrei potuto stringere la mano a Shannon e parlargli.
Speravo che l’emozione non mi avesse giocato brutti scherzi, l’ansia mi stava attanagliando lo stomaco.
Era lì a due passi da me…
Ripassavo mentalmente cosa dirgli.
Avrei voluto un abbraccio: chissà se avrebbe accettato?
E pazienza se c’era mio figlio che avrebbe spifferato tutto al padre: non avrei perso questa occasione per nulla al mondo!
Quando arrivò il turno dei nostri figli e  fecero la foto con loro tre, io mi sentii come scaraventata in un’altra dimensione.
Ero emozionata e tremante, balbettai qualcosa di incomprensibile e con mano tremante accettai l’autografo di Shannon.
Tutto durava pochi istanti, la gente era tanta e loro erano stanchi.
Shannon aveva il volto molto tirato anche se sorridente.
E gli altri due non erano da meno, anche se si dimostravano molto disponibili, elargendo sorrisi ed autografi.
Tutto si svolse in un attimo: la Simo si stava allontanando, anche sotto cortese sollecitazione degli uomini della Sicurezza.
Io stavo per andarle dietro un po’ stordita.
Può essere che stavo perdendo così stupidamente l’occasione di abbracciare il ‘’mio’’ adorato Shannon?
Non potevo lasciarmi sfuggire una simile occasione: queste situazioni passano come tram che vanno di fretta e stanno pochissimo alla fermata.
Vanno presi al volo!
Così, dopo essermi accertata che Simo stava coi bambini, mi voltai di scatto e tornai sui miei passi.
Superai anche l’omone della Security che mi intimava di accomodarmi all’uscita.
Con uno strattone mi svincolai dalle sue manone sudaticce e scivolose, tornai da Shannon.
Lui stava parlando con un bambino e io mi piazzai tra loro.
La mamma si indignò e io non la lasciai parlare.
Ovvero lei parlò, ma io non l’ascoltai…
Mi armai di coraggio e chiesi tutto d’un fiato se potevo dargli un abbraccio.
Lui mi sorrise un po’ sorpreso per questa mia invadenza e mi rispose di si, con un sorriso gentile.
Chiese al bimbo di aspettare un attimo e mi abbracciò.
Era così caldo e profumato.
Appoggiai la mia testa sull’incavo del suo collo e aspirai l’odore che emanava.
Forse volevo imprimerlo nella mia memoria.
Si svolse tutto in pochi istanti.
Le sue braccia massicce mi stringevano un po’ e io lasciai aderire il mio corpo al suo.
Se in quel momento ci fosse stata una forte scossa di terremoto avrei anche potuto morire e giacere sotto le macerie con lui.
Ogni singolo istante di quell’abbraccio fu una specie di incentivo per me, mi ricaricò di forze ed energie e decisi in quell’istante che quel tram mi avrebbe trascinato con se, nonostante la velocità.
Ora o mai più!
Si staccò da me, tolse la sua mano dalla mia schiena, quando io avrei voluto incollarla per sempre.
Mi staccai riluttante e mi sporsi per dargli un bacino sulla guancia.
Lui si girò e le sue labbra carnose ed invitanti erano lì, socchiuse, che sembravano aspettarmi.
Fu un attimo.
In un lampo poggiai le mie labbra sulle sue, incurante della gente che ci guardava.
Erano morbide, tanto morbide…
Carnose ed invitanti.
Rimase spiazzato.
Nemmeno il coro di meraviglia che si levò dai presenti, mi fermò.
Osai: passai la punta della lingua sulle sue labbra e inaspettatamente la sua mano si ripoggiò sulla mia schiena per fare un movimento circolare e lento sopra di essa.
Questo gesto spontaneo e inaspettato, mi incendiò!
La sua bocca si schiuse leggermente e con la punta della lingua, in modo incerto, rispose al mio bacio.
Piegò leggermente la testa di lato per aderire meglio alle mie labbra, che ormai pendevano dalle sue.
Jared cominciò a battere le mani come fanno le foche e a fare lo stupido e Tomo si piegò in due dalle risate.
Dicevano qualcosa, ma io non capii più nulla.
Fu tutto molto veloce, anche se il mio cuore rallentò il battito e dentro la mia mente si era svolto tutto molto lentamente, per imprimere tutto perennemente.
Mi staccò con delicatezza.
Fosse stato per me avrei  continuato…
Ci furono applausi, fischi e urletti.
Io lo guardai seria e anche se lui mantenne gli occhiali vidi un lampo nei suoi occhi.
-         Grazie…- mormorai, appena mi staccai.
Lui sorrise, era impacciato, non sapeva che dire e non aggiunse nulla.
Jared urlò al pubblico presente di farmi un applauso per la mia intraprendenza rivolta a suo fratello e la gente applaudì.
Fui letteralmente trascinata via dalla Sicurezza, mentre i miei occhi non si staccavano dai suoi.
Non se lo aspettava nemmeno lui una intraprendenza simile.
Era rimasto impietrito.
Però aveva risposto al mio bacio.
E questo mi era bastato.
Di certo non avevo progettato un mio simile comportamento, tutto si era svolto al momento e ne ero felicissima.
Quando raggiunsi Simo e i bimbi, mi chiesero dove fossi finita.
Ero gongolante ed ebbra di felicità, risposi soltanto:
-         Ibernatemi così sarò felice per l'eternità con il sapore delle sue labbra sulle mie!
-         Che cosa? Ma sei impazzita?- chiese Simo, stupita.
I bambini invece mi guardarono senza capire.
-         Ho baciato Shannon!- dissi trionfante, sottovoce, per farmi sentire da lei soltanto.
Lei rimase di sasso e io le raccontai ogni dettaglio.
Mi guardò a bocca aperta, incredula, mentre ci avviavamo verso il parcheggio.
 
L’indomani mi svegliai col sorriso sulle labbra.
Ero però convinta, appena sveglia, che tutto fosse stato un sogno.
Ma quando ripresi la lucidità necessaria, capii che era stato tutto vero!
Era domenica, i miei erano tutti in cucina e stavano facendo colazione.
Augurai il buongiorno a tutti col sorriso sulle labbra e mi passai la lingua per sentire ancora il sapore delle labbra di Shannon.
Erano molto dolci, non lo dimenticherò mai.
Baciai mio marito che sorridente mi salutò.
-         Ti fa bene andare ai concerti, eh? Sei di buonumore appena sveglia!- disse lui sagace.
-         Ho baciato Shannon!- ammisi trionfante.
-         Certo come no, io ho baciato Belen! Ma nei sogni si può baciare chiunque…- continuò con noncuranza, mentre mordeva un biscotto, appena inzuppato nel caffellatte.
-         Quella è una zoccola e io sto dicendo la verità, non l’ho sognato!.- mi ribellai, mentre mi versavo il caffè.
I mei figli ridevano di gusto alle mie battute.
Beh, io glielo dissi, amavo mio marito, eravamo insieme dai tempi della scuola e non lo avevo mai tradito, ne tantomeno baciato un altro uomo.
Ma lui non mi credette.
Ero stata sincera, io avevo baciato Shannon, il mio sogno si era avverato e non lo avrei dimenticato mai!
 
                                 FINE
Angolo della pseudo autrice.
Una One Shot a sorpresa dedicata a due amiche carissime, Ilaria e Simonetta.
Ilaria ha raccontato il suo sogno e io ci ho imbastito una storia leggera.
Scusate gli errori ortografici e grammaticali.
Di solito scrivo meglio , ma questa storia è stata scritta di getto.
Non raccontatemi i vostri sogni o io li trasformo in parole…
Spero possa risultare piacevole comunque e se volete lasciare anche un rigo di recensione mi fate piacere…

Grazie per avere letto!



   
 
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