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Autore: Princess Kurenai    04/07/2013    2 recensioni
« Come puoi desiderare una certa vita, se non ne hai mai vissuta un’altra?», gli aveva detto una volta per motivare il suo rifiuto, ed era sfortunatamente la verità.
Perché per tutti quegli anni l’esistenza di Nicolas si era sempre e solo basata attorno alle salde mura del convento, e secondo Padre Michael lui doveva vivere la tentazione carnale, vedere il Nuovo Mondo, e tornare indietro con la stessa sicurezza e purezza con la quale era partito.
Erano state quelle esatte parole, insieme alla stima e all’affetto che provava per quell’uomo, ad indurlo ad accettare quella bizzarra proposta - soprattutto quando Padre Michael aggiunse che si trattava di una prova per la sua fede.
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Titolo: Losing Faith in the Storm
Capitolo: Capitolo 2
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: (per il futuro) Slash, Sesso Descrittivo, Dub-Con
Conteggio Parole: 3575
Note: 1. Ho raccolto più informazioni possibili sul periodo e sulla pirateria pur di rendere la storia più verosimile possibile - lasciando ovviamente spazio anche al “fattore romanzo”, perché diciamocelo: per quanto affascinanti i pirati veri non sono Johnny Deep!
2. Dedicata a Thomas, l’amore della mia vita che mi ha incoraggiata tantissimo durante la stesura di questa storia!
3. Grazie a tutti coloro che hanno recensito/piacizzato/seguizzato/ecc ecc la storia<3 Per me è un vero piacere :3
4. Perdonate gli errori. Questo capitolo non è betato. Verrà corretto durante la settimana :3

« Forse, Padre, un modo ci sarebbe».
Per Nicolas fu praticamente impossibile non rimanere pietrificato davanti a quella semplice affermazione. Tant'è che gli bastarono solo quelle poche parole per sentire all’istante tutte le sue neonate speranze iniziare ad incrinarsi e per darsi anche dello stupido per aver creduto subito a quell’uomo.
Doveva aspettarselo, in fondo. Era stato tutto troppo semplice, ed incantato dalla prospettiva di tornare a casa era arrivato sul punto di dimenticarsi con chi aveva a che fare.
Quell’uomo era un pirata, un fuorilegge. Sicuramente la sua anima era tinta del rosso del sangue di tutte le sue innocenti vittime, come quelle dell’equipaggio della Saint Margaret.
Deglutì, afferrando ancora il rosario per darsi un po’ di contegno.
" Che cosa possono volere da me?", si chiese.
I pirati desideravano solo arricchirsi e lui, ovviamente, non possedeva alcun oggetto di valore da utilizzare come pagamento o merce di scambio per la propria libertà.
« C-cosa... cosa posso fare?», domandò nervoso incrociando gli occhi dell’uomo, nei quali riuscì quasi a scorgere una breve e fugace scintilla di esitazione, che scomparve quando questo rispose con voce decisa e priva di dubbi.
« Sareste disposto ad ascoltare e ad assolvere i miei peccati, Padre?»
« … come?», esalò Nicolas, faticando a credere a quanto aveva appena sentito.
" Vuole... una confessione?", si interrogò ancora, umettandosi le labbra secche per la lunga mancanza d'acqua e per la tensione.
« Desidero confessarmi», dichiarò con più chiarezza il pirata, guardando il suo ‘ospite’ negli occhi. E nonostante lo sguardo carico di aspettativa che gli rivolse il Capitano, Nicolas sentì tutta la tensione scivolare via nell’ascoltare quelle parole.
Samuel non gli stava chiedendo niente di costoso, se non il prezzo che avrebbe dovuto pagare dinnanzi al Signore. Questo perché sapeva di non poter officiare nessuna funzione religiosa, men che meno un sacramento importante come la confessione... ma, come ben sapeva, era l’unica opportunità che aveva per restare in vita.
Solo assecondando il desiderio di quell’uomo poteva continuare a mentire sulla sua vera identità, anche se significava aggiungere ai suoi peccati fattori sempre più gravi.
" La mia vita vale tutte queste menzogne?", si chiese tra sé e sé, ricambiando lo sguardo che gli rivolgeva il pirata e andando alla ricerca di qualche dubbio o incertezza, ma tutto ciò che lesse in quelle iridi fu la sincerità.
Quell’uomo lo avrebbe sfamato e protetto fino a quando non sarebbero giunti sulla terra ferma, dove poi lo avrebbe liberato come promesso. In cambio chiedeva solo il suo ascolto e l'assoluzione dai peccati... e giunti a quel punto Nicolas non riuscì a non trovarsi davanti all'ennesima scelta, quella che lo avrebbe accompagnato fino alla fine del viaggio: sopravvivere, continuando a mentire, o morire ma con la coscienza pulita.
Sospirò chiudendo per qualche istante gli occhi, e quando li riaprì aveva già preso la sua decisione.
« Sarà un o-onore per me, ascoltarvi e... e pregare con v-voi affinché il Signore vi assolva d-da tutti i v-vostri peccati», rispose piano, chiedendosi se qualcuno avrebbe mai fatto lo stesso con lui in futuro.
Padre Michael, o gli altri preti e novizi del convento, sarebbero mai stati in grado di perdonarlo al suo ritorno? Lo avrebbero guidato verso l’assoluzione dei suoi peccati?
Decise di non pensarci - temeva in una risposta negativa - e di volgere invece le sue attenzioni al presente. Si stava comportando come un vero egoista, ma desiderava per davvero continuare a vivere.
« Vi ringrazio, Padre», sorrise lievemente Samuel, e lo stesso Nicolas tentò di ricambiare piegando leggermente le labbra, tuttavia senza troppo successo. Nonostante il suo forte desiderio di sopravvivenza, c’era ancora un parte di lui che non era certa che la sua vita valesse tutte quelle menzogne, ma il suo istinto lo stava portando verso un’altra strada... e non poteva far altro se non proseguire con le sue bugie nella speranza che la verità non venisse mai galla.
Rimase ancora in silenzio, soppesando le conseguenze di quelle sue azioni, fino a quando qualcuno non entrò nella cabina, portando con sé l'invitante odore di uno stufato di carne che eliminò ogni suo dubbio. Infatti Nicolas, nonostante la ben presente nausea, non poté non sentire i primi morsi della fame dinnanzi a quel buon profumo - forse con la tensione che si era sciolta grazie alla promessa di quell’uomo, anche il suo malore sarebbe stato più sopportabile.
« Capitano. Padre», li salutò il nuovo pirata - un giovane dai lunghi capelli scuri e dai tratti chiaramente orientali - che percorse con sicurezza la cabina di Samuel, portando con sé dei piatti per la cena.
« Oh, Jim», esordì il Capitano rivolgendo le sue attenzioni verso il nuovo arrivato, « credo che tu sappia già che abbiamo un ospite. Il suo nome è Padre Nicolas e conto su di te e su Stace per ricordare al resto dell'equipaggio come devono comportarsi», continuò, lasciando che il giovane pirata servisse la cena.
Jim assentì con il capo, mormorando un: « Certamente. Stace ha già liberato l'amaca di Louis», mentre posava un piatto anche davanti a Nicolas che, improvvisamente più affamato, chiuse gli occhi come per lasciarsi avvolgere da quel profumo.
Gli sembrava passata un’eternità da quando aveva potuto mangiare qualcosa, inoltre fino a qualche ora prima si era addirittura convinto che quel pezzo di pane che aveva preso a colazione sarebbe stato letteralmente il suo ultimo pasto.
« Vi ringrazio», mormorò un attimo dopo, rivolgendo all giovane pirata uno sguardo carico di gratitudine.
« È un piacere», sorrise in risposta Jim, e dopo essersi accomiatato dal suo Capitano e dall’ospite, li lasciò soli chiudendo la porta alle sue spalle.
« Spero sia di vostro gradimento, Padre», continuò a parlare Samuel e Nicolas, deglutendo, si affrettò a scuotere il capo.
« T-trovo che sia anche troppo per u-un umile s-servitore del Signore c-come me...»
Era abituato a pasti ben più esigui - solo nelle grandi occasioni nel convento potevano permettersi di consumare qualcosa di più abbondante -, tuttavia in quell’istante il suo problema era un altro. Si sentiva decisamente meglio - il ‘profumo’ della libertà aveva sciolto un pesante nodo nel suo stomaco -, ma continuava ad avvertire una certa tensione e non voleva apparire maleducato dinnanzi a quell’uomo.
« Vi chiedo p-però di perdonarmi... n-non vorrei apparire ingrato, ma... h-ho sofferto di alcuni m-malori e...»
« Posso comprendere», rispose Samuel senza attendere ulteriori spiegazioni, « Vi sembrerà strano, ma parecchi dei miei uomini i primi tempi hanno faticato a sopportare il mare aperto. Molti di loro sono stati solo dei semplici cacciatori, maniscalchi o fuggiaschi, costretti ad intraprendere questa vita per, possiamo dire, problemi con la legge», continuò con un mezzo ghigno, prendendo un pezzo di carne dallo stufato per addentarlo.
Nicolas lo ascoltò stupito, ricordando che anche quando aveva attraversato il ponte di coperta per la prima volta non era riuscito a non rimanere affascinato dalla laboriosità dei pirati, e quella nuova rivelazione gli stava aprendo un intero mondo davanti.
Pensava che i pirati fossero tutti amanti degli oceani, magari anche dei provetti nuotatori, mentre in realtà alcuni di loro erano uomini come lui che al minimo ondeggiare della nave avvertivano lo stomaco bloccarsi.
« Abbiamo delle cure temporanee per i primi tempi», riprese il Capitano, versando da bere a se stesso ed anche a Nicolas. « e se volete posso farvi portare qualcosa per aiutarvi a distendervi».
Il giovane uomo non riuscì a trattenere uno sguardo carico di speranza e gratitudine davanti a quella proposta.
« Ve ne sarei i-immensamente grato», mormorò sincero.
« Perfetto... se mi volete scusare», esordì il pirata, alzandosi con un sorriso gentile.
« N-no! Mangiate prima!», esclamò Nicolas, stupito da quella pronta reazione. « N-non dovete anteporre le mie n-necessità alle v-vostre!»
« Siete un mio ospite e desidero che stiate bene», tagliò corto Samuel, abbandonando la cabina con pochi passi, lasciandolo solo senza la possibilità di ribattere.
Il giovane uomo non si aspettava una simile reattività e disponibilità, ma in un certo qual modo era come se il Capitano stesse cercando di conquistare la sua fiducia e simpatia per assicurarsi l'assoluzione dai suoi peccati. O almeno così gli sembrava - era un pensiero un po' troppo malizioso, ma Nicolas sentiva di star agendo nel modo giusto, o almeno si stava convincendo di farlo.
Attese quindi in silenzio, paziente e ancora troppo intimidito per muoversi con un po' più di disinvoltura. Di fatti fu solo in grado di guardarsi attorno, cercando di distinguere altri particolari di quella cabina ormai illuminata solo dalle candele presenti sul tavolo, tuttavia senza alcun successo.
Spostò allora lo sguardo sul suo pasto. Lo stufato di carne aveva un aspetto invitante ed il suo profumo arrivo quasi a fargli gorgogliare lo stomaco.
Chiuse gli occhi, ignorando il malore e resistendo alla tentazione di assaggiarne un po' prima del rientro del Capitano - sarebbe stato maleducato.
Tentò quindi di riordinare le idee per l'ennesima volta. Tra le tante cose negative, poteva dirsi fortunato ad aver incontrato la nave guidata dal Capitano Samuel Collins e non una guidata ad un altro pirata.
Samuel era un credente, ed il fatto che Nicolas avesse l'aspetto di un prete aveva spinto l'uomo a salvarlo da una morte certa. Era certo che altri pirati non avrebbero fatto la stessa cosa - come quel Will, l'energumeno che lo aveva condotto dal Capitano.
Quella riflessione si rivelò ovviamente importante per Nicolas, perché anche se Samuel si stava comportando in modo gentile, gli altri magari non si sarebbero comportati nello stesso modo. Non doveva dare confidenza a nessuno. Doveva assolutamente rimanere sulle sue fino alla fine della traversata.
Perché una parola o un passo falso lo avrebbero solamente portato alla morte.
Sospirò ancora, umettandosi le labbra con la lingua, ritrovandosi poi a sussultare quando quel suo momento di solitudine venne interrotto dal rientro del Capitano. Si voltò verso di lui, osservandone il portamento sicuro e gli ‘strani oggetti’ che portava con sé: un fazzoletto ed una piccola boccetta.
« Questo è il nostro rimedio», esordì prendendo di nuovo posto e mostrando a Nicolas ciò che gli aveva portato. « Essenza di lavanda, il suo profumo aiuta a distendersi», continuò versando qualche goccia sul fazzoletto che poi porse al suo ospite.
Il giovane uomo prese esitante quel quadratino di stoffa, portandolo al viso per ispirarne il profumo.
Era buono e delicato, proprio come se lo ricordava, e solo quel semplice 'assaggio' servì quasi a rilassarlo. Non era uno sprovveduto, grazie ai suoi studi conosceva alcune proprietà della lavanda, ed anche se quella capacità gli era sconosciuta - per quel che ne sapeva poteva anche trattarsi di una sostanza innocua che agiva semplicemente condizionando il suo inconscio -, decise di fidarsi di quella sensazione di benessere.
« Vi ringrazio...», mormorò riconoscente accettando poi con più tranquillità il bicchiere pieno di vino che gli porse il pirata. Ne prese infatti un generoso sorso poi, posandolo di nuovo sul tavolo, iniziò a mangiare insieme a Samuel senza esitazioni.
Entrambi si gustarono quel pasto lentamente ed in silenzio, e anche se Nicolas continuava ed avvertire un leggero fastidio dovuto ai movimenti della nave, la cena si concluse in modo abbastanza piacevole - insieme alla bottiglia di vino che andò più volte a riempire il bicchiere di Samuel.
« Desiderate mettervi comodo, Padre?», domandò il pirata qualche momento dopo, rompendo il silenzio che si era creato, ma Nicolas scosse il capo ispirando ancora una volta l'essenza di lavanda - sembrava funzionare e la cosa lo rincuorava non poco.
In realtà avrebbe davvero gradito distendersi, ma sapeva di avere un dovere nei confronti di quell'uomo, e armandosi di coraggio prese la decisione di rimanergli ancora accanto.
« Io... s-sono a vostra c-completa disposizione, Capitano...», mormorò sforzando un sorriso.
« Allora dovete sapere che non sono sempre stato un credente», ribatté Samuel senza alcuna esitazione, sembrava non attendesse altro, « ho semplicemente sentito la necessità di rivedere alcune delle mie priorità sul punto di morte», ammise, e Nicolas davanti a quell'affermazione - non si aspettava una così pronta risposta -, non riuscì a non abbassare lo sguardo, incrociando per la seconda volta in quella serata la cicatrice sul collo del pirata.
« Esattamente», ridacchiò l’uomo dopo essersi reso conto di quell’occhiata, andando a toccare la pelle sfregiata con la punta delle dita, « all'epoca non ero ancora il Capitano di questa nave, ma ero pur sempre un pirata. Per quel motivo mi trovavo sulla forca, e Dio solo sa quanto volessi continuare a vivere! Il mio desiderio era talmente ardente che iniziai a pregarlo e a supplicarlo affinché mi desse un’altra opportunità. È stata tutta una questione di secondi, ma per me è stato un momento quasi eterno. Ho sentito le assi mancarmi da sotto i piedi, sarei soffocato o il mio collo si sarebbe spezzato.. ma non è accaduto, perché è stata la corda, forse marcia, a spezzarsi e sono caduto sotto lo sguardo stupito della folla accorsa per la mia esecuzione. Io stesso ero stupito, ma ero vivo e per questo motivo riuscii ugualmente a fuggire e a mescolarmi tra gli spettatori.», raccontò con tranquillità, lasciando il giovane uomo senza parole.
Nicolas non aveva mai sentito una storia simile e non sapeva assolutamente come interpretare quanto era accaduto, tant'è che si chiese come Dio avesse potuto scegliere di salvare quel pirata - un assassino ed un ladro - condannato a morte. O era stata una semplice coincidenza?
In tutta la sua vita Nicolas non aveva mai creduto alle coincidenze. Era certo che in ogni azione - e nelle successive conseguenze - ci fosse sempre la mano del Signore... quindi, per quanto assurdo potesse apparire, doveva esserci anche nella storia di Samuel.
« Non avevo mai creduto in Dio fino a quel momento. Era un segno o un semplice caso? Non lo sapevo, ma da quell’istante ho scelto di credere in Dio...», riprese l’uomo con tono serio, « Tuttavia, nonostante gli sforzi, non posso dire di non aver peccato. Non si tratta di una scusa, Padre. Sono un pirata, e questa è la mia vita. Non posso cambiarla perché sulla terra ferma mi aspetta un’altra corda attorno al collo, per questo motivo quando vi ho visto sulla nave, ho impedito ai miei uomini di riservarvi la stessa sorte dell’equipaggio. Il vostro arrivo è stato inaspettato e penso di poterlo interpretare come una prova della mia fede».
« Lo... lo credo anch’io...», rispose Nicolas dopo aver esitato per qualche secondo.
“ Forse”, si disse tra sé e sé, “ salvando Samuel quella volta, il Signore ha scelto di salvare anche me”.
Era una spiegazione quasi plausibile, anche se sinceramente si trattava pur sempre di una supposizione un po’ troppo fantasiosa.
« La vita dei pirati non è povera di peccati, questo penso che lo sappiate. Dobbiamo rubare ed uccidere per evitare che venga fatto a noi stessi», proseguì l’uomo.
« D-dovete proteggervi, q-questo è comprensibile... ma potete a-anche scegliere di non... u-uccidere. Voi lo... lo avete fatto con me...»
« Sono il Capitano e sono stato eletto dai miei uomini, non è un diritto ereditario né mi è stato donato dal mio predecessore. Gli uomini scelgono chi deve rappresentarli e guidarli, ed hanno scelto me. La legge nel mare è chiara: uccidi o sarai ucciso. Credete che i corsari o le navi che portano il vessillo della Corona Inglese ci risparmierebbero sapendo che non sono intenzionato ad uccidere nessuno?», domandò, lasciando a Nicolas qualche attimo per pensare.
Da una parte era un grave peccato uccidere - imperdonabile in realtà -, ma dall’altra il giovane uomo poteva anche comprendere ciò che sarebbe accaduto.
Gli uomini di quella nave avevano eletto Samuel Collins come Capitano perché si fidavano di lui e delle sue scelte, sapevano che li avrebbe protetti.
Se avesse scelto di arrendersi o di lasciare in vita chiunque incontrasse sul suo cammino, sarebbe stato come tradirli. Inoltre, come Nicolas ben sapeva, la legge li avrebbe ugualmente giustiziati.
Erano assassini e ladri, ma erano pur sempre esseri umani. Doveva essere Dio a scegliere per la loro vita e non la legge - o almeno era sempre stato quello il pensiero del giovane uomo, anche se era sempre stato abbastanza intelligente da tenerlo per sé - non a tutti piacevano certe idee ‘innovative’ o contro la credenza popolare.
« Avete ragione...», mormorò. « Tradireste la fiducia dei vostri compagni e li mettereste in pericolo».
« Esattamente», annuì Samuel. « Ma non per questo non provo rimorso per ciò che faccio. Cerco di proteggere chi si fida delle mie decisioni, anche se questo va contro il volere di Dio e della legge. Questo non mi rende una brava persona e sicuramente non mi merito un posto in paradiso, ma almeno ne sono consapevole».
Nicolas assentì ancora. Ovviamente non condivideva il loro modo di vivere ma poteva comprenderlo, lui stesso agendo in quel modo stava peccando e sperava di essere perdonato per quanto stava facendo.
« Dio sa che provate questi sentimenti...», rispose assumendo un tono gentile. « e quando giungerà il... il momento e verrete giudicato, lui terrà conto di ogni vostra azione, buona o cattiva. Io... io stesso comprendo le vostre azioni e... per questo motivo pregherò con voi e chiederò di assolvervi da questi peccati», concluse riuscendo a mantenere la sua voce più calma possibile per poi alzarsi ed invitare il pirata a fare lo stesso.
Non avevano alcun altare in quella cabina, né un confessionale o un qualsiasi luogo sacro, ma potevano pur sempre inginocchiarsi e pregare, e Samuel, dopo aver intuito le sue intenzioni, piegò il capo in segno di rispetto e gratitudine per poi imitarlo.
Si inginocchiarono entrambi, e dopo aver congiunto le mani davanti al viso, Nicolas iniziò a mormorare una preghiera venendo subito seguito dall’altro con non poche difficoltà - Samuel non era chiaramente abituato a pregare.
« Deus meus, ex toto corde pǽnitet me ómnium meórum peccatórum, éaque detéstor, quia peccándo, non solum pœnas a te iuste statútas proméritus sum, sed præsértim quia offéndi te, summum bonum, ac dignum qui super ómnia diligáris...»
Ancora una volta Nicolas chiese perdono per quelle sue menzogne e pregò anche per l’anima di quel pirata che gli aveva salvato la vita. Non era lui a dover giudicare un uomo per le sue scelte. Poteva non condividerle, certo, ma il giudizio finale spettava a Dio.
« Ideo fírmiter propóno, adiuvánte grátia tua, de cétero me non peccatúrum peccandíque occasiónes próximas fugitúrum. Amen», concluse.
« Amen...», gli fece poi eco Samuel.
Il giovane uomo sforzò un sorriso, e alzandosi con non poche difficoltà, si sedette ancora.
« Tra qualche giorno, Padre, non avrà più problemi di equilibrio», lo rassicurò con un ghigno il pirata notando le sue esitazioni.
Nicolas assentì incerto. Quando prima aveva percorso il ponte di coperta, non si era reso conto di quella sua difficoltà, era sicuramente troppo teso e nervoso per prestare attenzione a quelle ‘piccolezze’.
Strinse quindi il fazzoletto, portandolo di nuovo al volto per inspirarne quel dolce profumo.
« Vi ringrazio», riprese l’uomo, ma ancor prima di poter aggiungere qualcos’altro, qualcuno bussò alla porta.
L’uomo che entrò subito dopo nella cabina era abbastanza alto e zoppicava vistosamente, e Nicolas non riuscì a trattenersi dal seguirlo con lo sguardo con non poca curiosità, chiedendosi come si fosse procurato quella ferita o se si trattava di un suo problema fisico.
« Capitano, sono quasi le otto», annunciò, lanciando un’occhiata al giovane uomo.
« Sì, Simon», assentì Samuel, rivolgendosi poi al suo ospite, « lui ti condurrà negli alloggi dei pirati», spiegò con calma.
« I-io... d’accordo», assentì Nicolas riscosso dai suoi pensieri, alzandosi lentamente. « Vi devo, ringraziare a m-mia volta, Capitano... è un onore avervi incontrato...»
Samuel sorrise compiaciuto dichiarando poi un: « Vi auguro un buon riposo, Padre», e solo allora Nicolas poté che congedarsi a sua volta ricambiando l’augurio del Capitano, per poi seguire il pirata zoppo - Simon - fuori dalla cabina.
La sua uscita sul ponte di coperta venne accolta da un leggero venticello che lo fece quasi rabbrividire. I suoi occhi corsero subito alla ricerca di un qualcosa di familiare - aveva visto quel luogo giusto poco tempo prima -, ma le sue chiare iridi finirono per scontrarsi solamente con la desolazione delle tenebre notturne, rischiarate solo dalla candela che portava il suo 'accompagnatore'.
« Anche se sei un ospite del Capitano, ci sono delle regole che devi rispettare se non vuoi creare problemi», esordì serio l’uomo con un forte accento irlandese, avviandosi verso le scale del cassero.
« S-sì, certamente...», assentì subito Nicolas cercando di stargli dietro.
La nave, benché fosse ferma per la notte, ondeggiava placida guidata dai movimenti del mare e lui, che non era minimamente abituato a camminare su una superficie così instabile, si ritrovò più volte a cercare un appiglio per sorreggersi nei sostegni in legno.
Al contrario Simon, nonostante si muovesse con un’andatura irregolare dovuta al suo problema fisico, sembrava ben stabile sulle sue gambe e sicuro nel portamento.
« Le candele si spengono alle otto, ovvero in questo momento, e chi si vuole trattenere oltre quell'ora deve rimanere sul ponte di coperta. Nella nave inoltre non è permesso giocare d'azzardo, né sono accettati litigi di ogni sorta. Si risolve tutto sulla terra ferma. Infine il bucato, ognuno se lo fa da sé. Siamo intesi?», domandò fermandosi davanti ad una porta nel piano inferiore del cassero, voltandosi poi verso il giovane uomo come per assicurarsi che avesse ascoltato tutto.
« S-sì, signore», balbettò Nicolas in risposta, tenendo per sé lo stupore.
Era ovvio che ci fossero delle regole su una nave del genere - anche se erano dei pirati, dovevano pur seguire una sorta di ‘linea comportamentale’ per non uccidersi a vicenda -, ma era più che altro stanco e necessitava per davvero distendersi e dormire per qualche ora... e magari sognare di essere di nuovo a Penarth.
« Perfetto, ragazzino», ghignò Simon compiaciuto, aprendo poi la porta per farlo entrare in quelli che dovevano essere gli alloggi dei pirati e di conseguenza anche i suoi, sussurrando un divertito e quasi amichevole: « Benvenuto a bordo della Neptune».

 

   
 
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