Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: hiccup    04/07/2013    3 recensioni
- Seblaine -
[...]
Sebastian impreca sonoramente al suono del campanello e non muove un muscolo: è l’ultima partita della stagione dei Titans e stanno perdendo. Perdendo. I suoi Titans.
No, decisamente non è giornata.
[...]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: hiccup
Titolo: Litigio
Personaggi: Blaine Anderson; Sebastian Smythe
Genere: Introspettivo, Slice of Life, giusto un po’ di angst che non fa mai male.
Rating: Giallo
Avvertimenti: Slash, What if
Beta: Irish Shamrock <3
Note: Hola gente! Qui è Irish Shamrock che parla! Sono stata incaricata da Hiccup di pubblicare una sua shot e, visto che io e l'angst andiamo di pari passo, ho deciso di pubblicare "litigio". Spero di avere fatto un buon lavoro, tanto ammmmore per voi! Bye <3


Enjoy the ride, love the ending LOL



Litigio.






“And I don't want to see what I've seen
To undo what has been done
Turn off all the lights
Let the morning come, come”





Sebastian impreca sonoramente al suono del campanello e non muove un muscolo: è l’ultima partita della stagione dei Titans e stanno perdendo. Perdendo. I suoi Titans.
No, decisamente non è giornata.
Il ragazzo si morde l’interno della guancia a sangue stringendo tra le mani una bottiglia di birra ancora colma.
Non devo pensarci, si ripete per l’ennesima volta.

Ma è cosa risaputa quanto poco padroni di loro stessi siano gli uomini. Quanto facili alla perdizione e al godimento dei sensi; tanto illusi quanto consapevoli del male che si potrebbero auto infliggere facendo questo e dicendo quest’altro. Masochismo. Puro e doloroso masochismo.
E Sebastian è un emerito deficiente masochista. Dato accertato. Punto.
Lo è perché si ritrova nell’incapacità di guardare con un minimo di attenzione quella partita che non promette nulla di buono e di decidersi a tracannare quella dannata birra che regge da oramai quasi mezz’ora.
Non è depresso, sia chiaro, e quindi non affoga il suo dolore nel bere; odia come l’alcool scorre velocemente nelle sue vene togliendogli la lucidità in poco tempo. Preferisce perdere la concezione di sé in altri modi.

Non che necessiti di affogare un qual si voglia dolore, comunque. Perché Sebastian Smythe non soffre. E’ perfettamente impassibile, lui, tanto indifferente che in un’altra epoca avrebbe potuto diventare uno stoico convinto, ne è certo.

“Uno stoico perfetto” borbotta tra sé e sé decidendosi, una volta per tutte, ad avvicinare le labbra al collo della bottiglia e scolarsi un sorso di birra, tornando poi a posare lo sguardo sullo schermo della televisione.

Riesce quasi a realizzare che i Titans stanno giocando la partita peggiore della storia dell’universo quando il campanello torna a trillare una seconda volta e dal salotto si leva forte e chiara un’altra imprecazione.
“Non hai altro da fare, persona inetta, che disturbare le persone la domenica sera?” urla con rabbia. E spera davvero che quel tormentatore si rassegni e se ne torni a casa o dovunque abiti un rompiscatole che la domenica decide di andare a seccare la gente. Probabilmente è quell’idiota del secondo piano.

Non è giornata.
Nessuna domanda, per favore.
Non deve pensarci, chiaro?

Lui è Sebastian Smythe lo stoico.



Che vada a farsi fottere anche lo stoico.

Non sa bene come lui e Blaine siano arrivati a urlarsi addosso quella sera.
A dire il vero ricorda a mala pena come tutta la storia sia iniziata. Probabilmente lui – da completo deficiente qual è – se n’è uscito con una delle sue frecciatine o battutine troppo argute e Blaine ha perso le staffe.
Oh.
No, non era per quello,
si dice mentre rivede la scena vivida innanzi a sé, non riuscendo a trattenersi dall’affogare l’amarezza e il rimorso in un altro lungo sorso di birra.



“Chi è?”

“Chi è chi?”


“Questo tipo” Sebastian solleva il cellulare di Blaine nel palmo della mano, e può vedere l’espressione serena del suo ragazzo cambiare in un istante, mutare in una maschera di delusione e rimprovero insieme.

“Ci vediamo al caffè all’angolo? Non vedo l’ora di poterti vedere. Sul serio, Blaine?

“Da quando leggi i miei messaggi?” domanda avanzando con l’intenzione di riprendersi l’aggeggio elettronico.

“Da quanto va avanti questa storia?” Sebastian arretra di un passo stringendo il cellulare con forza, tanta che le nocche diventano bianche. Blaine strabuzza lo sguardo lasciandosi scappare un’esclamazione confusa.


“Storia? Sei impazzito, per caso? E’ solo un collega”

“E ti scrive che
hai gli occhi come l’acqua dell’oceano al tramonto? Piuttosto squallido, non trovi?” dice Sebastian assottigliando lo sguardo “ma a te piacciono queste cazzate da film, vero Blaine?” incalza e la voce trema appena in una nota di paura.

Paura, sì, perché cazzo, Blaine è solo suo e lui non vuole perderlo.

“Ora calmati, Sebastian,” ribatte Blaine duramente “è un collega, nient’altro. Ora il cellulare se non ti dispiace. Ma se vuoi leggere i miei messaggi, prego, fai pure”

“Blaine” inizia l’altro.

“Credi davvero che ti abbia tradito?” esclama all’improvviso il moro “Non ti fidi di me?”




Ed è allora che la situazione precipita completamente, Sebastian riesce ancora a sentire le grida di loro due rimbalzare sulle pareti ricoperte dalla carta da parati melensa che ha scelto Blaine.
Urla e urla ancora – probabilmente i vicini faranno loro causa – ma quando finalmente tutto tace Sebastian si ritrova da solo con una guancia arrossata. Blaine se n’è andato, richiudendosi la porta d’ingresso alle spalle.
L’ha schiaffeggiato e l’ha abbandonato. E questo fa male. Un male terribile.

E’ un deficiente Sebastian, certo, ma non è riuscito a trattenersi, davvero: Blaine sempre con quel cellulare tra le mani, Blaine che esce sul balcone per fare delle chiamate durante le loro cene del venerdì sera, Blaine che non presta attenzione a tutto ciò che lo circonda e Sebastian ha combinato un guaio più grande di lui; non è in grado di gestire queste cose, non è minimamente capace di vivere da solo. Non dopo nove mesi che lui e Blaine condividono quell’appartamento, non dopo nove mesi di relazione stabile. E lui ha rovinato tutto. Di nuovo.


Deficiente.


Al quarto scampanellio e all’ennesima imprecazione Sebastian molla telecomando e birra sul tavolino e si alza, dirigendosi a passo di marcia alla porta d’ingresso e la apre con violenza.
“Ma che problemi hai?” sbraita prima di sentire le parole fermarsi in gola, lo stomaco contrarsi dolorosamente e il cuore saltare giusto un battito o due.
Blaine è lì che lo fissa. Ha i capelli spettinati, gli occhi gonfi di pianto e un piccolo broncio. E Sebastian pensa a quanto sia bello, a quanto sia così Blaine, a quanto lui si sia comportato da cretino. Non sa bene da dove cominciare, è consapevole di dovergli delle scuse, ma le parole non sono il suo forte così come non lo sono i sentimenti. Potrebbe semplicemente dire “scusa”, abbracciarlo, baciarlo o qualsiasi altra cosa, no? Invece rimane immobile, a fissarlo negli occhi per un tempo che gli pare interminabile.
Si umetta leggermente le labbra e prende un bel respiro, è pronto a dire qualcosa, quando Blaine emette un singhiozzo strozzato e annulla la distanza tra loro, allacciandogli le braccia al collo e seppellendo il volto nella sua spalla.
Accade tutto così rapidamente che Sebastian è costretto a posare una mano contro lo stipite per non perdere l’equilibrio.
“Sei un deficiente,” singhiozza Blaine stringendosi forte a lui “sei la persona più deficiente al mondo. Ti pare che ti possa tradire?”
“Mi dispiace”
E’ poco più di un soffio ma Blaine lo sente e questo gli basta.

Un attimo dopo si ritrovano a rotolare tra le lenzuola profumate sul loro letto, lottando contro i vestiti, maledicendo ogni bottone, ogni cerniera.
“Non accendere la luce,” ansima Blaine trascinando Sebastian sopra di sé “lascia che la mattina arrivi”.
Hanno fretta, non c’è tempo; hanno bisogno di toccarsi, di sentirsi, di avvertire il respiro affannato dell’altro sul collo, di gemere senza ritegno ad ogni carezza, ad ogni spinta, di rabbrividire di piacere l’uno nelle braccia dell’altro, di ripetere Ti amo come un mantra ad ogni sfregamento di pelle.
Hanno la necessità di amarsi.


“Com’è andata la partita?”

“Mah, alla fine non erano nemmeno i Titans. Avevano la divisa simile”

“…”

“Non guardarmi così! Avevo cose più importanti a cui pensare che non accorgermi chi giocava”

“Ti amo”

“Mhm”

“Lo prenderò per un  ti amo anch’io”

“Mhm”

“Vado a farmi una doccia. Prepari la colazione?”

“…”

“…”

“Non pensare di essere più importante dei Titans, comunque!”

“Tranquillo  amore, la tua presunta reputazione di stoico è salva”


 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: hiccup