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Autore: Aries K    04/07/2013    4 recensioni
"Jem è il mio più grande peccato."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Carstairs, William Herondale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piccola nota: Questo piccolo spaccato è collocabile a molto prima dell'arrivo di Tessa nell'Istituto. Buona lettua! :)




Il tempo è un fattore estremamente soggettivo, lo sa bene colui che è abituato a misurare i propri respiri.
William Herondale potrebbe dire di essere sulla soglia della stanza di Jem da pochi secondi, così come potrebbe confermare la sua presenza lì da quelle che potrebbero essere ore.
Lui e il tempo sono vecchi amici.

Charlotte si sta affezionando a me. Non è ora che posso permettermi di cedere.

Cinque minuti e uscirò da questa stanza, Henry è troppo premuroso stasera.

Due ore. Non posso restare senza Jem.

Può rinunciare a chiunque ma non al suo parabatai e questo –questo- era il suo più grande peccato.

E a lui quanto tempo sto sottraendo?

L’orologio è un macigno che pesa sul suo polso rigido, stretto ai fianchi.
Jem è dinanzi alla finestra, vestito dalla sua lunga vestaglia, abbraccia sulla spalla il caro violino e per un attimo il mondo sembra arrestarsi per bearsi di quella melodia tanto familiare quanto ipnotica.
William pensa che lui sia argento: i suoi capelli fini e lievemente scompigliati lo sono, il suo sguardo –ora nascosto dalle palpebre abbassate- lo è, i riflessi della luna che lo baciano sulla pelle, lo sono.
Potrebbe rimanere a guardarlo per tutta la vita, se potesse, ma tutta la vita di Jem non è abbastanza.
Serra i pugni e inghiottisce lacrime che si era ripromesso di non versare; le sente scorrere nella gola o forse è solo l’amaro di quei pensieri.
Quei pensieri che gli fanno abbozzare un movimento nella stanza senza nemmeno renderlo partecipe dei propri comandi.
Egli vede le spalle di Jem irrigidirsi e di colpo la magia cessa, la musica è solo una eco di sospiri.
Sa che cosa sta per domandargli e per questo lo precede:
-“Sì, sono io.”


-“Will…”
Il suo nome è appena un accenno, un soffio che gli sfiora le labbra socchiuse come una piuma. Jem stava per domandare se era lui, nei pressi della sua stanza.
-“Sì, sono io.”
Il ragazzo si perde in un accenno di sorriso, cogliendo la preoccupazione genuina nella voce di lui.
Stava bene, quella sera, stava bene.
-“Non riesci a dormire.”
-“No”, risponde Will, secco, laconico a quella che non è nemmeno una domanda. A quel punto Jem si volta, il violino ancora in spalla ma lo sguardo argentato ora mosso da un’inquietudine che non si aspettava di ricevere, quella sera.
Quella sera che, davvero, si sentiva bene.
-“C’è qualcosa che ti cruccia? Sai che puoi dirmi tutto quello che vuoi.”
William è un’ombra immobile, Jem non riesce nemmeno a vedergli gli occhi in tutto quel buio, ma riesce ad intravedere le labbra piene e schiuse, il collo lungo e maschile, le braccia incollate al corpo asciutto, saldo come quello d’un guerriero.
-“Io sto bene”, dice,-“volevo solo passare per vedere se tu stavi bene.”
Jem trattiene un soffio spazientito e si avvicina di poco all’amico; adesso vede i suoi occhi e, potrebbe metterlo per iscritto, sotto la superficie blu sembra vedere la tempesta del mare. Del suo animo.
-“William, io sto…”
-“Continua a suonare”, lo interrompe, indietreggiando,-“solo…continua a suonare.”
E sembra quasi una preghiera. Poi William esce di scena, lasciando la porta socchiusa.
I passi del ragazzo che si allontanano nel corridoio vanno di pari passo con il rintocco della mezzanotte.


La tentazione di rimanere nella stanza di Jem è vinta solo dalla paura e dal senso di colpa.

Se lui si preoccupa per me. Se lui mi guarda in quel modo, come se indovinasse i miei pensieri, allora sono io che gli precludo il futuro.

È un pensiero che gli sfugge e che gli mozza il fiato.

Jem è il mio più grande peccato.

Si lascia scivolare a terra, mentre con gli occhi fissa il suo rifugio prediletto: quello dei libri. Perché se una storia non ti è concesso viverla, allora è bene cercarne una già scritta.
Si porta le mani sul volto William Herondale, nel momento in cui, dall’altra parte dell’Istituto, il violino di Jem riprende a suonare.



Angolino: Ciao a tutti, se siete arrivati a leggere fino a qui vi RINGRAZIO. Non ho molto da dire su questa flash fic nata veramente per caso, così, senza nemmeno avere ispirazione. Solo, è da u po' di giorni che i miei pensieri corrono a quel rapporto spettacolare che lega Will e Jem. E questa fan fiction sono i "residui" delle emozioni che William mi ha procurato nel secondo libro della saga. Lui che crede che Jem sia il suo peccato perché da lui si lascia amare, perché infondo sta morendo. Lui che non se lo lascia mai mancare, nella sua vita. E' un rapporto che mi spezza, lo ammetto. Quindi ho provato ad immaginare cosa sia il tempo per Will... ed eccomi qui.
ps: non ho ancora letto Cpss, la mia forza di volontà mi ha sorretta fino ad oggi, alla pubblicazione italiana. *festeggia*
   
 
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