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Autore: Renga4ever    04/07/2013    5 recensioni
Per il titolo mi sono ispirata al film con Susan Sarandon e Julia Roberts.
Un racconto nato così all’improvviso mentre appuntavo gli episodi de la pazza storia.
Ho voluto concedere una seconda possibilità ai nostri due eroi ma non solo a loro,in effetti saranno le protagoniste di questa storia ad avere una seconda possibilità.
Spero vi piaccia e tranquilli sto lavorando anche alle altre FF ;)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Contessa di Polignac, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era scappata via da quel paese nel momento più critico lasciando alle sue spalle l’amica più cara,più preziosa e più influente.
Era scappata spinta dal proprio egoismo ed ora? Cosa le era rimasto?
Nulla.
Aveva perso tutto,la famiglia,il denaro,il titolo,le amicizie e i ricordi.
Si,aveva perso anche quelli.
Ma stranamente aveva accettato questo destino,anzi,si sentiva meglio,più leggera e perché no…libera.
Era fuggita lontano dalla Francia in tempesta rifugiandosi in Italia,li si era ritrovata a fare i conto con se stessa,con la sua vita e con la sua coscienza.
Poi un giorno una lettera,un notaio la convocava per degli affari che riguardavano la sua famiglia ormai sterminata dalla rivoluzione.
Si trovava in Provenza da qualche giorno,lì i suoi genitori avevano nascosto parte dei beni di famiglia per tenerli lontani e al sicuro,non era molto ma le sarebbe bastato per vivere tranquillamente come aveva imparato.
Era una sera fredda di inizi novembre.
Avrebbe compiuto trentanove anni,si ritrovò a pensare con il cuore stretto in una morsa di rimorso,ricacciò dietro le lacrime e tirando su col naso chiamò con un cenno della mano la cameriera.
-ditemi madame…volete una cioccolata? È una manna con questo gelo…-
-si grazie molte…-
Nell’attesa della bevanda si ritrovò a giocare con una spilla e lì le lacrime scesero incontrollate ripensando a chi era appartenuta,la accarezzava febbricitante mentre la sua mente le restituiva l’immagine di lei così piccola,così bella con in dosso quella spilla.
con mano tremante si sistemò i biondi capelli dietro l’orecchio ,sollevò lo sguardo e ciò che vide la lasciò senza fiato.
Di fronte a lei una famiglia,due bambini una donna incappucciata dal mantello e un uomo dall’aria paurosamente familiare unica eccezione un paio di lenti.
Quei capelli castani,quegli occhi verdi e la sua voce…
L’avrebbe riconosciuta tra mille,l’aveva udita così tante volte.
Era raro poter ascoltare le voci della servitù e ricordarle ma lui non era un servo,era di più.
Era il suo angelo,la sua ombra…
Il cuore iniziò a batterle forte nel petto,lo sapeva morto,o meglio,li credeva morti…
La donna aveva ancora il cappuccio,stava aiutando uno dei bambini a togliere il loro e ancora non si era curata di spogliarsi lei dal pesante mantello,ecco, lo toglie e lì le sfugge un sorriso…
Subito una cascata di capelli biondi ricade sulle spalle della donna anche lei l’avrebbe riconosciuta anche al buio.
Non se ne stupì,aveva sempre visto in quei due uno sguardo strano,una luce strana che li illuminava.
Ma non ci badava all’ora a guardarla con altri occhi,con occhi alla pari,da donna a donna solo la regina la portò a quel pensiero,una sola volta, quando una sera sul balcone le aveva confidato che l’amore fa brutti scherzi,che ci s’innamora delle persone sbagliate,almeno sbagliate per altri.
-amica mia…l’amore è un esserino capriccioso e dispettoso…solletica i cuori di chi non può reagire alle sue molestie…non possiamo ribellarci…e ci costringe ad amare in silenzio. A volte anche solo con gli occhi o con la presenza discreta dell’amato al nostro fianco…nessuno resta immune…nemmeno chi cerca di nascondersi dietro una uniforme e chi cerca di proteggerla da una vita…quella stessa vita beffarda che li unisce ma che allo stesso tempo li divide e li fa soffrire…-
Da quella sera li aveva guardati con occhi differenti,quando ormai si era arresa in quell’assurda battaglia di supremazia.
Quegli sguardi languidi che gridavano di un amore folle,feroce e impossibile e ora li aveva di fronte.
Li pensava morti eppure erano lì insieme genitori di due bambini,due e mezzo a giudicare dal ventre gonfio di lei.
-ecco a voi madame…-
La cameriera la scosse.
-grazie…-
-ho notato che stavate guardando quella famiglia…-
-si… chi sono?-
Chiese per avere conferma ai suoi pensieri.
-i Grandier? non si può non guardarli sono una coppia meravigliosa…lei poi è di una bellezza da togliere il fiato…è la maestra del paese,adesso è in pausa come avrete notato ahahahaha e lui lavora con monsieur Jacques il falegname del paese..abitano qui vicino e ogni sera vengono qui per fare una bella passeggiata…scusate devo tornare in cucina…-
-si grazie…-
Continuò a guardarli stentando a riconoscere il fiero comandante delle guardie reali in quei gesti così materni mentre pulisce la bocca della figlia imbrattata di cioccolata.
Certo,l’aveva vista qualche volta con il piccolo Joseph ma sempre legata al suo ruolo austero.
Restò a guardarli fino a quando non li vide andare via e salutare allegramente il proprietario della taverna,li vide uscire abbracciati mentre lei teneva il bimbo per mano e lui la piccola in braccio completamente accoccolata e affidata al papà cercando però con la manina le labbra della mamma a richiesta di un bacio che non mancò.
Sentì un sussulto al cuore guardando quella scena sentì crescere dentro di lei un sentimento che mai avrebbe pensato di provare per quella donna che in passato aveva odiato con tutta se stessa.
 
Sarebbe ripartita il giorno dopo ma voleva farlo.
Ci aveva pensato e ripensato in quei giorni e alla fine si era decisa.
Percorreva lenta quella via di campagna cercando nella mente le parole giuste per affrontarla dopo quegli anni di lontananza e non solo…
L’aria frizzante le pungeva il viso, respirò a fondo l’odore dell’umidità del legno che dominava le staccionate e gli alberi spogli.
Poi prestò attenzione alle case ricordando le indicazioni della cameriera,era ormai giunta sulla soglia del giardino quando qualcosa urtò con forza contro di lei.
Abbassò lo sguardo ritrovandosi di fronte un bambino che riconobbe subito,non avrebbe potuto non riconoscerlo in quanto era la copia della madre,capelli biondi e lo stesso sguardo fiero.
-scusate andavo di fretta…-
-ho notato…dove andavi?-
-a chiamare madame Elisabeth…la mamma sta tanto male!-
-cos’ha?-
Chiese preoccupata.
-le fa tanto male la pancia dice che il fratellino sta per nascere…-
-portami da lei…-
Il bimbo annuì diffidente ma la condusse in casa.
Il cuore le batteva all’impazzata quando un urlo strozzato attirò la sua attenzione.
-è qui…-
Disse il bimbo visibilmente scosso indicando la porta della cucina,la scostò lentamente e la vide in ginocchio per terra aggrappata alla poltrona vicina a lei,nell’angolo la bambina che osservava la scena impaurita.
Gettò a terra la borsa e tolse il mantello correndo verso di lei.
La afferrò per le ascelle e la sollevò.
-o Dio Elisabeth menomale che sei arrivata…sto malissimo…-
Un’altra contrazione la piegò in avanti facendola gridare.
-su…fatevi forza…-
Oscar scosse sentendo quella voce si girò di scatto impallidendo come se avesse visto un fantasma.
-non…non può…ma…-
Oscar boccheggiava per la sorpresa.
Non poteva credere ai suoi occhi.
-contessa de Polignac…voi…?-
L’avrebbe riconosciuta tra un milione,anche se non portava più quell’acconciatura imponente  ma solo un semplice tupè e quegli abiti umili e semplici.
-avremo tempo per la rimpatriata ma adesso abbiamo altre priorità! Ce la fate ad alzarvi?-
-io…AAAAAAAAHHHHHHH!-
-da quanto avete le contrazioni?-
-Un po’…-
-un po’ quanto?-
-mmm non saprei credo da un paio d’ore…solo che adesso sono più dolorose e ravvicinate…-
-c’è bisogno che vi mettiate a letto… vi aiuto io forza… aggrappatevi a me…-
Oscar si aiutò attaccandosi al braccio della donna sollevandosi a fatica,il dolore alle gambe era terribile e il ventre pesantissimo.
-aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhh!-
-coraggio…dov’è la vostra camera?-
-è lì di fronte…-
Ansimò Oscar.
-bene andiamo…-
-dove…dove sono i bambini?-
Chiese accorata.
-state tranquilla sono qui…adesso stendetevi a letto…-
La aiutò a mettersi seduta sul materasso.
-come va adesso’-
-meglio…-
Non le sfuggì il tono di diffidenza e non la biasimò.
-bisogna avvisare vostro marito…-
Oscar annuì mentre cercava di dominare una nuova contrazione.
-Joseph!-
Non si stupì affatto del nome che quel bambino portava,anzì,le gonfiò il cuore ancora di più.
-mamma…-
Sussurrò spaventato il bambino,che timidamente raggiunse la madre richiamato dalla sua mano.
-tesoro mio…adesso voglio che…che tu vai da zio Alain e mandalo  a cercare papà a lavoro va bene?-
Il bimbo annuì tra le lacrime.
-mamma ma tu stai bene vero?-
-si amore mio non avere paura…a…-
Si fermò cercando di non urlare all’ennesima contrazione,la vide mordersi le labbra per non spaventare il bambino.
-mamma…che hai…?-
-tranquillo…fai come ti ho chiesto…vai  da Alain e andate a chiamare papà e ditegli di venire subito…-
-si…faccio subito mamma…-
-bravo il mio ometto…-
Baciò il piccole che corse fuori.
Appena constatato che il bambino si era allontanato Oscar gridò a pieni polmoni a causa di una dolorosissima contrazione che per poco non la fece cadere in avanti.
La contessa la sostenne prontamente.
-su coraggio…ci sono io ora passa…-
-cosa…cosa ci fate qui…-
-è una lunga storia…-
-eh abbiamo tutto il tempo…-
-bhè per scoprirlo dovrei controllare…-
-cosa?!-
-bhè dobbiamo vedere a che punto siete…-
Oscar la guardò scettica.
-lo so che detto da me vi suonerà strano e anche assurdo ma vi prego fidatevi di me almeno questa volta…-
-perché le altre volte avrei dovuto fidarmi?-
-diciamo che in questo caso…non avete altra scelta…-
-o sto sognando o il dolore mi sta dando alla testa…eppure le altre due volte non mi ricordo di avere avuto le allucinazioni…-
-vi posso garantire che sono io in carne ed ossa madamigella…oh scusate…madame Oscar…-
Le rispose con un sorriso che mai aveva veduto sul volto della contessa.
-ce la fate da sola a stendervi?-
-io…credo di si…-
Oscar si sentiva confusa,a fatica riuscì a stendersi mentre la Polignac le sistemava i cuscini dietro la testa e la schiena.
-però sembrate pratica…-
Ironizzò Oscar prima di un’altra contrazione.
-diciamo di si…dove abito adesso…per vivere,collaboro con una levatrice…-
Oscar alzò il sopraciglio non credendo a quanto aveva appena sentito.
-voi? Lavorate?-
-eh mia cara Oscar…si cambia…-
-voi? Cambiata?-
-perché no?! Siete cambiata anche voi…avreste mai pensato che un giorno vi sareste sposata e diventata madre?-
Quella risposta la zittì,in effetti aveva colto nel segno.
-AAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!-
-Su respirate…adesso dovrò togliervi la biancheria per controllare va bene?-
Oscar annuì mentre cercava di regolare il respiro.
La contessa le sollevò il vestito fin sotto il seno e le allargò le gambe,Oscar arrossì pensando che quella scena aveva del paradossale tanto da strapparle una risata.
-e adesso? Cosa vi prende?-
-pensavo all’assurdità della situazione…se in passato avessi saputo che la mia nemica numero uno un giorno mi avrebbe aiutata a partorire guardandomi tra le gambe non c’avrei creduto!-
-ahahahaha in effetti fa strano anche a me…adesso fatemi togliere la biancheria…-
Con delicatezza le sfilò le coulottes.
-bene…non dovrebbe mancare molto…-
-ma per gli altri due c’ho messo più ore…come…aaaaaaahhhhhhh!-
-bhè lo pensavo anche io ma mi sono ricreduta alla nascita del mio Armande…adesso cercate di rilassarvi,ad ogni contrazione cercate di regolare il respiro io vado a mettere su l’acqua…mi servono anche degli asciugamani e tutto l’occorrente….-
-si…troverete tutto in…in quel cassetto…ci sono anche le cose per il bambino…ah!-
-va bene…torno subito…-
Uscì dalla stanza e si appoggiò al muro sorridendo per quella situazione così singolare,si scosse ed entrò in cucina.
Una volta messa l’acqua a bollire si voltò notando che la piccola era rimasta ferma in quell’angolo.
-e tu?-
Le chiese inginocchiandosi alla sua altezza.
-vieni qui non avere paura…-
La piccola uscì dall’ombra mostrando i suoi bellissimi occhi verdi uguali a quelli del padre.
-ma la mia mamma come sta?-
Chiese la piccola tirando su col naso.
-starà bene non temere…quanti anni hai?-
La bimba segnò il numero due con le ditine della mano.
-ma sei bravissima…come ti chiami?-
-Charlotte…e tu?-
Alla contessa mancò il respiro,il cuore iniziò a battere come un tamburo mentre le lacrime iniziavano la loro corsa lungo il suo viso.
-oh….hai…hai un nome bellissimo…Charlotte…-
-perché piangi?-
Sorrise alla piccola.
-sai ti chiami come la mia bambina…-
-e dov’è?-
Già dov’era?
Era morta,uccisa dall’egoismo che per anni e anni aveva dominato il suo essere,quello stesso egoismo che tante volte aveva escogitato mille modi per levare di mezzo quella che oggi è sua madre.
-lei…lei non c’è più…-
-è diventata un angelo?-
La donna annuì carezzando il volto della piccola.
-la mia mamma dice sempre che il mio nome e quello di mio fratello sono i nomi di due angeli…-
-si? Dice così la tua mamma?-
La piccola annuì con enfasi.
-ha proprio ragione…sai? Avete i nomi di due angeli molto speciali…-
Ma l’urlo di Oscar le scosse.
-mamma…-
Piagnucolò la bimba.
-stai tranquilla vedrai che tra poco avrai un fratellino o una sorellina…tu cosa vorresti?-
-una sorellina!-
-Bene! Allora mentre io e la tua mamma cerchiamo di far nascere una bella sorellina che ne dici di stare qui buona buona?-
La piccola annuì mettendosi seduta sulla poltroncina stringendo la bambola.
La osservò un istante prima di tornare in camera da letto.
-sono più ravvicinate…-
Ansimò Oscar appena varcata la soglia.
-si guardo subito…-
Prima prese l’occorrente seguendo le indicazioni della padrona di casa,poi controllò la situazione come la vecchia Eugenia le aveva insegnato
-si Oscar ci siamo quasi tra poco dovrete cominciare a spingere…-
Annuì con il volto sudato e affaticato.
-non mi avete detto cosa ci fate qui…-
-vedete…dalla mia fuga dell’ottantanove mi sono rifugiata in dapprima in Provenza poi una notte dovetti scappare per raggiungere il Piemonte…-
-e…vostro marito? Vostro figlio?-
La donna abbassò lo sguardo e raggiungendo la finestra guardò fuori osservando quel cielo grigio e quegli albero spogli che tanto somigliavano alla sua anima.
-sono morti…Dio mi ha punita ancora per tutte le colpe commesse…ha voluto che rimanessi da sola…senza i miei figli e senza il mio uomo…avrei dovuto dar retta al fato quando mi ha privato della mia Charlotte,ma ho voluto continuare perdendo anche la mia prima figlia e poi tutta la mia famiglia,ed è per questo che sono qui,per sbrigare delle faccende che riguardano i beni rimasti,poi tornerò a Moncalieri…il paesino dove vivo,tornerò alla mia solitudine,al mio lavoro…non mi sorprende che voi non crediate nel mio cambiamento…ma si cambia…oooh se si cambia mia cara…-
Quando la donna si voltò a guardarla Oscar notò uno sguardo che mai le aveva visto,aveva di fronte un’altra persona.
-aaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhh-
-su stringete la mia mano…avete sete?-
Oscar annuì tra gli ansimi.
La contessa la aiutò a bere e con voce meste le pose la domanda che le premeva da quando l’aveva rivista.
-avete più visto…Rosalie?-
-sta bene…non la vedo da un anno ma sta bene…ci…aaaaaahhhhh ci scriviamo spesso…-
La donna sorrise.
-siete…siete nonna…-
-cosa?-
-si….aaaaaahhhhhiiiiiiii…..-
Oscar strinse le mani della donna cercando sollievo.
-si…si chiama François ha 3 anni …-
-sono nonna…-
Ripeté tra le lacrime.
-si…AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH ODDIOOOOOO!!!!!!-
La contessa riprese la sua postazione.
-CI SIAMO! Adesso dovrete spingere ok?-
-si aaaaaaaaaaaahhhhhhhhhh-
-forza spingete così….-
Oscar era stremata,non ce la faceva più.
-forza….ecco,afferrate la mia mano e stringetela forza!-
Oscar si aggrappò a quell’unica mano mentre con l’altra la donna cercava di lavorare.
-forza spingete di più! Bravissima…quando spingete piegatevi di più in avanti così agevolerete il piccolo ad uscire…così…-
-AAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHH-
-VEDO LA TESTA! RESPIRATE E SPINGETE ECCO!-
-FA MALEEEEEEEE!!!!!!-
-LO SO MA CI SIAMO QUASI….ECCOLO! UN’ULTIMA SPINTA ED è FUORI!-
Oscar spingeva come le veniva chiesto,l’ultimo urlo e potè sentire distintamente il piccolo farsi strada tra le sue gambe.
-eccolo!-
Disse la contessa lasciando la mano di Oscar per dedicarsi al bambino.
-sta…sta bene….?-
-adesso lo facciamo piangere…-
Così dicendo prese il piccolo dai piedini,uno schiaffetto sul sederino ed eccolo il pianto.
-come strilla! Oh ma è una bambina! taglio il cordone e ve la do…pazientate un momento…!-
Tagliò il cordone con mani malferme,prese poi una copertina e la avvolse.
-eccola qui…-
Disse porgendola ad Oscar.
-amore mio…-
Sussurrò prendendo tra le braccia la sua bambina.
-sei bellissima…-
-sarà contenta la vostra Charlotte…-
Oscar guardò la contessa con le lacrime agli occhi.
-grazie…-
Sussurrò con voce rotta la donna che una volta aveva odiato.
Oscar le sorrise per poi tornare a guardare la sua bambina.
-io…vado a sistemare l’acqua per pulire voi e la piccola…torno subito…-
Quando entrò in cucina vide la bimba in piedi.
-visto? Io e la mamma ti abbiamo accontentata! Hai una bellissima sorellina!-
-SIIIIIIIII-
Gridò euforica la piccola.
-posso vederla?-
-tra poco…prima devo pulirla…quando sarà tutto pronto ti farò entrare va bene?-
-Si!-
Le sorrise e poi tornò in camera da letto.
Una volta sistemata la piccola aiutò Oscar .
-ma è così distante la falegnameria?-
Chiese la contessa mettendosi seduta nella seggiola di fianco al letto,mentre la piccola riposava nella culla.
-no ma al momento Andrè sta lavorando per monsieur Jacques in un cantiere un po’ distante da qui…-
-capisco…e…lei…l’avete più rivista?-
Oscar capì di chi stava chiedendo.
-si…poco prima della sua condanna…-
-ho sentito che quando è salita sul patibolo dimostrava settant’anni …-
-ha patito molto la prigionia…ma è andata via da vera regina…Rosalie si è presa cura di lei…ed è stato grazie a lei e Berdard che sono riuscita ad incontrarla…-
Calò il silenzio –
-avrei dovuto esserci io al posto suo…è colpa mia se è andata a finire così…-
-vi mentirei se vi dicessi che non l’ho mai pensato…ma col senno di poi posso dirvi che forse sarebbe scoppiato lo stesso tutto questo…non eravate solo voi la cattiva consigliera…molti premevano anche sul re e i suoi nemici tramavano contro la famiglia reale di nascosto fomentando la folla…-
-no cara oscar il senso di colpa che mi porto nel cuore non cesserà mai…la mia solitudine è la giusta punizione per una vita misera colma solo di odio e sangue…l’unica figlia che mi è rimasta giustamente mi detesta ma saperla felice e sapermi nonna mi compensa…-
-quando farete rientro in Piemonte.
-domani…ho già sbrigato tutto quello che dovevo…però devo dirvi che non mi pesa affatto…anzi vi sembrerà strano ma mi sento come rinata…mai avrei immaginato che mi sarebbe bastato così poco per vivere,faccio cose che prima non avrei mai immaginato di poter fare ed è appagante tutto ciò…-
-è vero…è lo stesso anche per me…-
-non vi manca la vostra vecchia vita?-
-certe volte si…ma…mi basta guardare i miei bambini,mio marito e passa tutto…-
Il pianto della neonata spezzò la quete.
-credo abbia fame…-
Sussurrò stanca Oscar.
La contessa si sollevò dalla sedia per prendere la piccola.
-ma quanto baccano…una signorina non dovrebbe strillare così…-
Porgendola ad Oscar commentò la bellezza della piccola.
-somiglia molto al padre…avrà i capelli scuri e gli occhi verdi…-
-si l’avevo notata anche io…dov’è Charlotte?-
-la faccio entrare è impaziente di conoscere la sorellina…-
-si la desiderava tanto…-
La piccola entrò chiamata dalla donna.
-amore mio…vieni a vedere la sorellina…-
Corse incontro alla madre e aiutata dalla contessa salì sul letto vicino ad Oscar.
-è piccola…-
-si…ma diventerà grande come te…-
-come si chiama?-
Oscar guardò la contessa negli occhi e sussurrò il nome a fior di labbra.
-Marie…la…la tua sorellina si chiama Marie…-
Un baccano infernale attirò l’attenzione delle donne.
-ANDRè DANNAZIONE VUOI CALMARTI RISCHI UN INFARTO COSì! NON TI SOPPORTO Più! OGNI VOLTA LA STESSA STORIA!-
-VORREI VEDERE TE! –
-HO Già UN FIGLIO DANNAZIONE E NON HO FATTO COME TE! MANNAGGIA AL TUO SVENIMENTO ABBIAMO PERSO MEZZ’ORA!-
-ERO EMOZIONATO!-
-E TI EMOZIONAVI IN CASA UNA VOLTA NATO TUO FIGLIO NON A DISTANZA DI CHILOMETRI CON LA FRETTA CHE AVEVAMO!-
Le donne scoppiarono a ridere di gusto.
-OSCAR! OSCAR!-
Andè spalancò la porta tutto trafelato con il piccolo Joseph in braccio.
-AMORE MIO! COME STAI?!-
-stiamo bene…-
-oh mio Dio!-
Disse mettendo a terra il piccolo e avvicinandosi alla moglie pieno di lacrime.
-state bene?-
-si stiamo benissimo…ti presento Marie…-
-una bimba? Oh amori miei…-
Disse prendendo la piccola che aveva appena finito la sua prima poppata.
-ma Andrè cos’hai fatto alla testa…-
Chiese Oscar notando la vistosa fasciatura del marito.
-EH STORIA LUNGA VERO ANDRè!?-
-AH INSOMMA ALAIN BASTA!-
-TE LO RINFACCERò A VITA! OSCAR SAPPI CHE IL TUO CORAGGIOSO MARITINO è ASVENUTO APPENA GLI HO DETTO CHE STAVI PER PARTORIRE! NON SOLO HA AVUTO LA BRILLANTE IDEA DI RICADERE IN MEZZO ALLE TRAVI IN LEGNO E SI è SPACCATO LA TESTA!-
-MI STAI ROVINANDO UNO DEI MOMENTI Più BELLI DELLA MIA VITA!-
-E FA CHE SIA L’ULTIMO perché MI SONO ROTTO DI RACCATTARTI A TERRA PRIVO DI SENSI! POSSIBILE CHE DOPO TRE FIGLI ANCORA SVIENI!?-
-MI EMOZIONO VA BENE!?-
-mamma!-
Chiamò il piccolo Joseph raggiungendo la madre che lo abbracciò stretto.
-amore mio…contento della sorellina?-
-un’altra femmina??? E chi resiste?-
Oscar spalancò gli occhi guardando i due sospettati.
Alain si grattò la testa fischiettando e Andrè per sfuggire all’ira della moglie iniziò a vezzeggiare le figlie.
-eh prima o poi vi becco a tutti e due!-
-ti ha aiutata madame Elisabeth?-
-ehm…no…-
-e chi?-
Oscar lo indirizzò con gli occhi verso la figura rimasta in disparte vicino la culla della piccola.
-ciao Andrè…-
Fu la timida risposta.
L’uomo spalancò la bocca fissando stralunato prima la moglie e poi la contessa.
-Andrè meglio che mi dai la piccola non vorrei che la facessi cadere dopo l’impegno messo da tua moglie in primis e da me…-
Esclamò la donna ridendo per smorzare un po’ l’atmosfera.
-co…contessa de…Polignac!?-
Biscicò mentre la donna prendeva la piccola per metterla nella sua culla.
-proprio io in carne ed ossa…-
-ma…-
-ti racconterà tutto tua moglie Andrè…per me si è fatto tardi devo andare…e Oscar ha bisogno di riposare…quindi tutto fuori…-
I bimbi abbracciarono la madre e seguirono lo zio Alain fuori,Andrè uscì per ultimo lasciando le due donne sole.
-non so come ringraziarvi contessa…-
-oh no per favore…è stato un piacere per me…anche sapere che ho ancora un legame con questa nazione…-
-e sarei io?-
-bhè sembra assurdo ma siete proprio voi…mi ha fatto piacere sapervi viva…sembrerà assurdo detto da una che ha cercato in tutto i modi di farvi fuori ahahahahah ma è la verità…-
Si abbracciarono,un gesto nuovo per loro.
-abbiate cura di voi amica mia…-
-fate altrettanto per voi…e se vi va scrivetemi…-
-certo con vero piacere…-
Disse sorridendo,ma la voce di Oscar la fermò quando ormai era vicina alla porta.
-aspettate…-
La donna tornò a guardare Oscar e la vide aprire un cassetto del comodino e prendere una lettera.
-prima di tornare a casa voglio che passiate dal convento delle carmelitane che si trova al confine tra l’Italia e la Svizzera…presentate a suor Giovanna questa lettera…lei capirà…-
-cos’è?-
-lo scoprirete…e spero di farvi piacere…diciamo che è il motivo per cui un anno fa ho incontrato la regina…-
-va bene…lo farò…-
Disse titubante prendendo la missiva.
-grazie ancora contessa…-
-grazie a voi Oscar per questa possibilità…-
E così dicendo voltò le spalle lasciandosi dietro quella che per anni aveva considerato una rivale troppo scomoda per i suoi piani.
Una volta uscita dalla casa era ormai il tramonto,l’aria le sembrò più leggera forse perchp tra tutto il marciume della sua vita precedente era riuscita a risanare un buco enorme,a riscattarsi in qualche modo.
La vocina della bimba la scosse.
-hey…-
-ciao…-
-vai via?-
-si…-
-quando torni?-
-non so…io abito lontano…vieni qui…-
La piccola si avvicinò,vide la donna frugare nelle tasche e la piccola seguì curiosa quei gesti.
-ecco…questa è per te…-
Disse porgendo alla piccola la spilla che una volta era stata di sua figlia.
-che bella…-
-prendila è tua…-
-davvero posso?-
-si…certo…adesso devo andare…abbia cura della tua mamma e della tua sorellina..e tieni questa spilla sempre con te…-
La piccola passò le dita su una incisione fatta dietro.
-cosa c’è scritto?-
-Charlotte…-
E così dicendo si sollevò per andare via.
-aspetta non mi hai detto il tuo nome…-
-mi chiamo Martin Gabriel…-
E andò via inghiottita dalla timida nebbia della sera con un sorriso sul volto che cancellava tutto quello che era stata fino a quel giorno.
 
Moncalieri 18 dicembre 1794
Mia cara Oscar,
come promesso vi scrivo quella ,che spero ,possa essere la prima di una lunga serie di lettere.
Quando ci siamo lasciate ho fatto quanto mi avete chiesto.
Il giorno dopo mi sono recata presso il convento delle carmelitane,ho chiesto si suor Giovanna e ho consegnato la vostra lettera sigillata,mi ha lasciata attendere qualche minuto salvo tornare poi con due bambini che ho subito riconosciuto,un riconoscimento ricambiato.
La piccola “Maria” è corsa in contro a me perdendosi nel mio abbraccio colmo di una sorpresa e una gioia immensa,il piccolo “Carlo” ci ha messo un po’ prima di ricordarsi di me ma alla fine con l’aiuto della sorella ha iniziato a ricordare e si è sciolto.
Cara amica mi avete fatto un dono meraviglioso,quando la superiora mi ha detto che avrei potuto portare via con me i due ragazzi non ho resistito e ho pianto di gioia.
Grazie al vostro gesto adesso non sono più sola,mi è stata data un’altra possibilità la stessa che è stata concessa a voi.
La nostra Maria lavora con me ed Eugenia,impara in fretta e adora i bambini,il piccolo Carlo va a scuola e da grande vuole fare il dottore.
Ma la cosa che più mi rende felice è che da qualche giorno hanno iniziato a chiamarmi mamma.
Oh Oscar,mi sembra di riavere qui la mia Charlotte e il mio piccolo Armand.
Grazie amica mia,per questa nuova vita.
Scusatemi per il male che ho cercato di farvi in passato.
Spero di ricevere una vostra risposta e magari una vostra visita quando voi e la piccola sarete in grado di viaggiare.
Anche i miei figli non vedono l’ora di rivedervi.
Quanto grande può essere la vita mia adorata amica?
Basta saper aspettare,basta avere pazienza e alla fine ci ricompensa…
Con il cuore in mano vi saluto amica mia,mio unico legame con la nazione che mi ha vista nascere,mio unico legame con la mia vita precedente,mio peccato riscattato…
Mio unico modello di una seconda possibilità.
Con affetto:
Martin Gabriel
 
 

 
   
  
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