Noi siamo qui

“Perché…” “Inghilterra… eppure un tempo eri così grande…” rimase con la testa china sperando la pioggia cancellasse le sue lacrime. “Arthur!” disse una voce.

“Arthur! Arthur, ma porca vacca!” “Yawn… Victoria! Cosa ci fai in camera mia?” “Sono venuta a svegliarti” disse la ragazza con noncuranza. A volte odiava sua sorella Londra. “Stavo dormendo così bene…” disse rigrandosi nelle coperte “Parlavi sai?” “Ah sì? E che dicevo?” “Alfred…” disse la sorella con un sorrisetto sulle labbra. Lui distolse lo sguardo scocciato “Mpf. Era solo un sogno, non vuol dire niente “Ceeeeerto” “Smettila Vic!” “Non sei tu quello che ama il sarcasmo? Bhè, preparati, che si fa colazione”

Dopo colazione Arthur si vestì e si prese un libro da leggere. Era assurdamente preoccupato. Quel pomeriggio avrebbe incontrato Alfred per la prima volta dopo quel giorno. Accidenti se era preoccupato, ma non voleva darlo a vedere. Aveva già visto Alfy di vista, aveva constatato che non era cresciuto molto, ed era un bene, visto che era già un bel po’ piu alto di lui. Ma quella sarebbe stata la prima volta che gli parlava. Avrebbe preferito stare a casa, ma non poteva tirarsi indietro. Sperava che Alfred fosse cambiato, però… non era sicuro che una persona con un carattere diverso sarebbe stata davvero Alfred.

“Heilà Artie!” “Ciao…” silenzio. Ma benissimo. L’unica cosa che avevano da dirsi dopo anni di separazione era “Ciao” geniale. “Bhè… come va?” disse Alfy “Bene. E tu?” “Great!” Ma quello sapeva fare un discorso sensato? Cadde di nuovo il silenzio. C’era tensione nell’aria. “Bhè, andiamo a bere qualcosa?” propose “No, che poi ti ubriachi” “Come ti permetti!” “Hahahaha! Scherzo!” era sempre il solito idiota. Non era cambiato di un filo. Era molto sollevato. Aveva sperato che fosse diventato più maturo, più sveglio… ma era rimasto uguale. Bene. Perché a lui piaceva così, gli anni erano cambiati ma loro no. Loro erano lì. Benissimo. E questo non era sarcasmo, potete starne certi. Si avviarono verso il bar. “Bentornato Alfred” “disse sottovoce “Cosa?” “Nulla” “E adesso mi spieghi perché sorridi” “E a te che importa?” “Non sei cambiato di una virgola” “Lo dici come se fosse un male. Lo è?” “No ma…” “Insomma, deciditi. Dovresti pensare prima di parlare. E poi…” lo abbracciò “Mi sei mancato” dopo un attimo di stupore Alfred sorrise serenamente “Anche tu. E non sai quanto”