Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |      
Autore: Ciribiricoccola    18/01/2008    6 recensioni
Sylvia ha 30 anni e sta aspettando il bus. Ma a quanto pare non potrà ascoltare la musica del suo I-Pod in santa pace ancora per molto... Per la cronaca, l'episodio è tratto da una storia vera, ovvero la MIA :) ma non era Tom l'abbordatore...non ero a Lipsia, bensì nel mio paesino...e non sono sposata :D RECENSITE!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
tom Questa ONE SHOT la dedico alle mie ragazze, le mie nipotine "non di sangue" che mi fanno sentire una zia provetta :) Spero piaccia anche a tutti coloro che la leggeranno! E che si sappia che per quanto riguarda il titolo... la famosa frase "Il giorno più bello di tutta la mia vita" ripetuta a oltranza dalle mie "nipotine" dopo il concerto dei Tokio Hotel a Milano...è stata quella a ispirarmi!

Suo marito le diceva sempre: "Ma perchè non ricominci a usare la macchina?!" e lei, prontamente, sbuffava e ribadiva che avrebbe preso il bus a vita piuttosto che ricominciare a guidare dopo quell'incidente, in cui per poco non lasciava la pelle.
E allora Tommaso si rassegnava e scuoteva la testa: Sylvia era nata per fare di testa sua, inutile tentare di dissuaderla o di consigliarla.

Come tutte le mattine, lei era lì, col freddo, con la pioggia, con un'umidità assolutamente oscena.
E aspettava il bus, che sarebbe passato nel giro di un quarto d'ora; arrivava sempre in anticipo per paura di perderlo, nel frattempo ascoltava la musica nel suo fedele I-Pod.
"Certo però, che vergogna" pensò "Ho 30 anni e per andare a lavorare prendo sempre l'autobus... Va bè... d'altronde a Lipsia c'è sempre troppo traffico e non c'è mai parcheggio! Quindi... la macchina... che la piglio a fare?!"
Trovava il modo giusto di giustificarsi anche quando era nel torto, era incredibilmente coccoita, nessuno aveva mai mancato di farglielo notare.
Però, ora che aveva 30 anni, si era decisamente calmata. Non era più come a 20 anni, quando faceva venire i capelli bianchi a sua madre per andarsene dove le pareva, con chi le pareva, quanto le pareva, per quasiasi occasione le pareva! Erano finiti i tempi d'oro, doveva ammetterlo, e si sentiva un pò vecchia.
Adesso lavorava in una pasticceria nel centro di Lipsia, era sposata da un anno e mezzo con un santo che amava e che la amava da 5, italiano per di più... tutto andava bene. Però... sì, insomma, non aveva più 20 anni.
Da un bel pò di anni ormai non faceva più le 4 in discoteca, nè scazzava in giro con i suoi ex compagni di università. E certo, si era laureata 5 anni prima. E poi piano piano, le amicizie si perdono...  Quando poi trovi un ragazzo con la faccia da schiaffi e l'ironia di Tommaso, sei a posto. Mentre stai aspettando un aereo che ti porti a Londra per una solitarissima vacanza.
Qunado le aveva detto: "Mi chiamo TOMMASO" per poco non gli aveva riso in faccia.
Che nome detestabile, se lo ricordava sempre!

A 19 anni andava pazza per i Tokio Hotel, sapeva tutte le canzoni, si faceva quante più date possibili in Germania, aveva tutti i loro CD, i loro poster, si faceva 30 ore fuori da un palazzetto per avere la prima fila durante i concerti...
Però detestava il chitarrista. Tom.
Lui con le sue mossette, il suo sorrisetto odioso e gli ammiccamenti vari! e quei suoi discorsi poi! Lo avrebbe volentieri preso a bastonate, specialmente quando, durante un concerto ad Essen, le aveva fatto l'occhiolino, a lei, in prima fila, colpevole di avere smanaccato come una matta, facendo sì che il suo top, già in stato precario, scendesse giù, lasciandola praticamente in reggiseno. Avrebbe voluto seppellirsi.
Che ricordi. Allora sì che si divertiva.

A un certo punto, si tolse una cuffia: un tizio le stava parlando e lei non sentiva assolutamente nulla.
"Come?" chiese, sporgendosi leggermente in avanti.
"Hai una sigaretta?" chiese il tipo.
"Ah... no, mi dispiace, non fumo!" rispose lei facendogli un sorriso dispiaciuto. Il tipo la ringraziò e andò via, così che lei potè tornare alla sua musica.
Dopo neanche 10 secondi, fu costretta a togliersi di nuovo le cuffie: era tornato il tizio di prima.
"Scusa" le chiese "Sai quando passa il bus?"
"Tra...10 minuti" rispose lei guardando l'orologio. E lui se ne stette lì, fermo.
Era senza ombrello. Aveva degli occhiali da sole. "Ma questo è normale?" si chiese lei lanciandogli un'occhiata di nascosto.
"Scusa... mi puoi riparare?" le chiese lui all'improvviso, non dandole nemmeno il tempo di premere per l'ennesima volta "PLAY" sul suo I-Pod!
Sylvia esitò un attimo, poi annuì e spostò l'ombrello anche su di lui, un pò più alto rispetto a lei.
"Vieni, lo tengo io" si offrì il ragazzo prendendole l'ombrello gentilmente dalla mano. Lei sorrise e lo lasciò fare. Effettivamente sarebbe rimasto gobbo se fosse stata lei a tenere l'ombrello per altri 10 minuti!

Un silenzio un pò pesante si fece strada, e Sylvia si guardava intorno con le mani in tasca, fingendosi pensierosa. Quel tipo lì non lo aveva mai visto in giro, non che lei si ricordasse, almeno. Alto, capelli biondi corti, magro magro...e poi quei cacchio di occhiali da sole enormi che non c'entravano un cavolo con quella giornata del piffero... E poi cos'erano quelle braghe enormi? Erano più grandi di lei e lui messi insieme!

"Come ti chiami?" le chiese d'un tratto, con la semplicità di un bambino.
"Sylvia" rispose lei guardandolo solo un attimo, riflettendosi in quelle lenti scure a specchio.
"Ah... e quanti anni hai?"
"Ma cosa vuole questo qui?" pensò prima di rispondere: "Trenta... quasi trentuno..."
"Ah... io 29. Quasi trenta."
"Sai a me che me ne frega, bello..." pensò lei acida, abbozzando un sorriso.
Stava controllando l'orologio per la seconda volta, pregando che arrivasse l'autobus con un bel posto singolo solo per lei... quando il tizio se ne uscì con un bel: "Comunque sei carina" detto con assoluta non- chalance.
Sylvia, colta un pò alla sprovvista, rispose comunque con una risatina e un "Grazie" e tornò a guardare la strada.
Aveva i guanti, cavolo, a quanto pare non le aveva visto la fede nuziale. E mica poteva toglierseli apposta per fargliela vedere!
Guardava insistentemente la strada, quando all'improvviso, così, dal nulla, le arrivò un lieve bacio sulla guancia. Per un attimo sentì come se un piccolo pezzo di metallo le avesse sfiorato la palle. Poi si girò: eh sì, era stato lui! Lo guardò con occhi spalancati mentre lui diceva: "Sei carina davvero".
Che doveva fare? Ficcargli l'ombrello in un occhio? Impossibile, anche perchè lo aveva in mano lui! Si limitò a balbettare un altro "Grazie", allontanandosi di mezzo millimetro. Non poteva rischiare di prendere un acquazzone in testa. Se solo avesse smesso di piovere...

Si girò a guardarlo ancora una volta con fare sospettoso, per controllare che non facesse altre mosse di quel tipo... e lui, sorridendole, sospirò: "Come sei bella..."
"Oddio, ma che palle!!!" gridò dentro di sè rispondendo: "Sì, ho capito, grazie, ma..."
"Scusa, eh, volevo farti un complimento..." ribatté lui, fingendosi offeso, sfoderando un sorriso bellissimo, se non fosse stato per quel piercing per lei assolutamente inopportuno.
Lei rispose imbarazzata e anche seccata: "Bè, scusa tanto, arrivi qui, dici 2 parole, mi baci e dici queste cose!"
"E perchè? Non vuoi?" le chiese con aria innocente, mostrandosi addirittura sorpreso.
"Ma non è normale!" gli spiegò lei alzando la voce, ridendo stupita. Ma che gli era preso a quel tizio là???
Si girò di nuovo verso la strada, quel cazzo di bus non c'era ancora, accidenti al traffico!
Di nuovo un bacio sulla guancia. Stavolta dato più dolcemente e con più calma. Sylvia si girò a guardarlo, pugno in alto e guance in fiamme.
"Basta!!" esclamò ad alta voce "Io sono sposata!"
"E io non sono geloso!" ribattè prontamente lui mettendosi a ridere, un pò per la posa di Sylvia, un pò perchè andava fiero di quella sua battuta.
"Smettila subito! O me na vado con l'ombrello!" minacciò lei riprendendo dalle mani di lui il suo ombrellino nero.
"No, no, scusa, dài, lo tengo io..." ribatté subito lui, riprendendoglielo con calma.
Sylvia sbuffò e, per tutta risposta, il ragazzo le circondò le spalle con un braccio, facendola quasi inciampare, e la baciò sulla testa. Sylvia sbuffò ancora più forte e strinse i pugni in tasca.
"Lo sai che è da mezz'ora che ti fisso?" le chiese tutto contento, guardandola.
"Ah! Pure!!!" ribatté lei, fulminandolo con lo sguardo.
Voleva andarsene, ma poi avrebbe perso il bus. Niente bus, niente lavoro. Niente lavoro, capo che s'incazzava. Capo che s'incazzava, grane. E lei non voleva grane per un dementello che faceva il playboy imbranato.

"Me lo dài un bacino....?"
La domanda giunse, di nuovo improvvisa, sfacciatissima, detta con calma assoluta. Sylvia, chiudendo gli occhi, rispose con un secco: "NO".
"Dài...uno solo!"
"No, no, no, no, no!"
Sembrava una scena da Stanlio e Ollio...
"Ti prego!"
"No! Ho detto di no! E se proprio devo dartene uno, sulla guancia!"
"Sulla guancia?? Ma che bacio è? Ti prego, un bacino a stampo!"
"Cosa?! Ma tu sei tutto matto!!!"  esclamò lei scandalizzatissima, strappandogli l'ombrello di mano. Si voltò e vide finalmente il bellissimo bus che l'avrebbe portata via.
O FORSE NO?
Gli chiese senza troppi complimenti: "Devi mica prendere il bus, vero?"
"No..." rispose lui scutendo la testa "Sono venuto qui per stare un pò con te..."
Lo disse con una voce così... strana, così.... stranamente carina....che Sylvia quasi si pentì di averlo trattato male.
Voleva stare con lei. Per un quarto d'ora. A farsi trattare a pesci in faccia.
Borbottò un imbarazzatissimo: "Ehm...è arrivato il bus... io devo... andare!"
"Allora me lo dài un bacino? Ti prego!"
"Smettila!" ribadì lei puntandogli il dito contro "Non so neanche chi sei, come ti chiami, che fai! E sono sposata!!!"
"Mi chiamo Tom, che ho quasi 30 anni te l'ho detto, suono e non sono geloso di tuo marito..." rispose lui fieramente sorridendole ancora con quel sorriso odioso ma stupendo.
Sylvia disse: "Sì, ma... perdo il bus!" e intanto pensava: "Tom...?"
Essendoci parecchia gente da far scendere e da far salire, le cose si stavano prolungando a bordo del bus. Ma lei voleva prenderlo. Le stava salendo l'ansia.
"Adesso che sai chi sono mi dài questo bacino?" le chiese il ragazzo per l'ennesima volta, esasperandola.
Sylvia gli immobilizzò la faccia con una mano, ritrovandosi la sua guancia sinistra davanti, e lo minacciò dicendogli: "Se ti giri, ti ammazzo!" e lo abciò velocemente sulla guancia.
Aveva un dopobarba da sballo.
Si ricompose in fretta e lo salutò con un veloce: "Ciao eh!" ricevendo un dolcissimo: "Ciao, bella..." come risposta.
Corse sul bus, accaparrandosi il suo posto singolo dietro l'autista prima di una vecchina, costretta a stare in piedi. E guardò dal finestrino mentre il bus chiudeva le porte e partiva.
Lui era sempre lì, sotto la pioggia, e le sorrideva.
La salutò con una mano e si tolse gli occhiali da sole.

Tom.

Sylvia sgranò gli occhi, appiccicando le mani a ventosa al finestrino.

Era QUEL Tom quello che la stava salutando mentre lei ormai stava quasi per svoltare sull' autobus.

Una volta sparito dalla sua vista, si portò le mani al viso, sentendosi le guance prenderle di nuovo fuoco.

Tom Kaulitz ci aveva provato con lei.

29 anni, alto, occhi nocciola, piercing al labbro, braghe larghe. E quei capelli biondi...ecco perchè non lo aveva minimamente riconosciuto... i rasta, quegli splendidi rasta...non c'erano più....


E lei lo aveva trattato di merda!
E lo aveva baciato sulla guancia!

Sbottando per un attimo in una risata stupita e gioiosissima, Sylvia si tappò la bocca e per tutto il tragitto in bus rimase così, con quel sorriso ebete e il cuore che le batteva forte forte, come a 19 anni. Quando gridava il nome di Tom e quasi piangeva di gioia sentendo i suoi assoli ai concerti. Seppur detesandolo.

......

"Tomo?" chiamò dirigendosi verso la luce bianca della cucina.
"Sono qui, è quasi pronto!" le rispose la voce rassicurante di Tommaso con quell'accento adorabile.
Sylvia lo raggiunse con un piccolo vassoio di pasticcini in mano e chiese, passandogli una mano sulla schiena: "Com'è andata?"
"Bene, bene... sai che c'erano anche dei romagnoli oggi a vedere la cattedrale? Ho potuto parlare in dialetto dopo anni!!"
"Ecco, e poi dicono che facendo la guida turistica impari le lingue eh?" gli disse lei dandogli uno scalpellotto scherzoso dietro al collo "Che si mangia stasera?"
"Penne al ragù. E il ragù è di mamma, me lo ha spedito con la raccomandata..."
"Ah, allora...! Io comunque ho noleggiato un film, lo guardiamo dopo?"
"Che film è?"
"Almost famous. E' bello!"
"Ma non è un pò vecchiotto?"
"Fidati, è molto meglio delle cazzate che passano stasera in TV..."

Dopo cena, se ne stavano tranquilli a guardare il film, sdraiati, le con la testa appoggiata sul suo petto. Le stava venendo sonno, si sentiva vecchia...
Sbadigliando, alzò la testa e chiese a Tommaso: "Tu te li ricordi i Tokio Hotel?"
"Chi?" fece lui, distratto dal film.
"I Tokio Hotel... quelli che avevano il cantante che sembrava una donna..."
"Sì... me li ricordo... che vennero anche in Italia, ma anni e anni fa... chissà dove sono finiti, non li sento più!"
"Lo sai che oggi ho visto il chitarrista?"
Tommaso la guardò un pò stranito e le chiese: "E quando? Dove?"
"Mentre aspettavo il bus per andare al lavoro..."
"Il chitarrista dei Tokio Hotel che prende il bus??"
"No, ma... lui passava di lì e basta, non ha preso il bus..."
"E che gli hai detto?"
Sylvia fece spallucce e disse con tranquillità: "Nulla, l'ora. Voleva sapere l'ora".
"E l'autografo glielo hai chiesto?"
"No... l'ho riconosciuto quando ormai era andato via..."
Tommaso annuì  e tornò a guardare il film, stringendo a sé sua moglie, che sorrise addormentandosi sul suo petto, contenta come quando aveva 19 anni, per l'emozione e la faccia tosta che aveva messo in quelle parole che avevano composto la bugia che aveva appena detto.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Ciribiricoccola