Still
talkin' to myself and nobody's home
Il
cielo vomitava acqua e nebbia, i colori erano spenti così
come la mente di
Anassimandro che guardava tutt’intorno a sé ma non
riusciva a vedere nulla.
Avevo l’impressione che la nebbia fosse così fitta
da essermi entrata anche
nella testa, avvolgendo il cervello e impedendomi di pensare. Avevo
freddo,
molto probabilmente viaggiare per molto tempo, fregandosene di mangiare
o bere
abbastanza non mi aveva fatto bene.
Mi
sentivo strano, come drogato (e di droghe a mio tempo ne avevo provate
abbastanza), ma non ricordavo di aver fatto uso di stupefacenti
nell’ultimo
anno.
La
situazione cominciava ad essere strana.
Come
ero arrivato in mezzo alla nebbia? Possibile che in quella zona, col
caldo
soffocante che mi aveva torturato per quasi tutto il viaggio, fosse
scesa
improvvisamente una nebbia così fitta?
Piano
piano ripresi a pensare in modo coerente, sentivo distintamente di
essere
seduto a terra, con le gambe distese e la schiena appoggiata a una
parete…No,
era qualcosa di duro e irregolare.
Sentivo
la testa stranamente leggera.
Dov’era
Apeiron?
La
presenza dell’alieno non era percepibile, ma sapevo che si
trovava ancora lì,
non poteva essere altrimenti. Forse
anche lui era “drogato” e non riusciva a
riemergere.
Poi
sentii un brivido…No, un rombo, proveniva dalle mie stesse
orecchie, lo sentivo
dentro la testa.
Provai
a chiamare Apeiron, per un intervallo di tempo che non seppi misurare l’alieno non
rispose, ma il rombo continuava incessante,
sempre più forte, fino a quando una voce conosciuta mi
parlò piano. Non
riuscivo a capire quelle parole, quello che stavo ascoltando era un
sussurro
che in qualche modo riusciva a sovrastare il rombo fino ad annientarlo
del
tutto.
“…Vero?
Un vile tradimento….” Riuscii ad ascoltare. Con
chi stava parlando Apeiron? Con
me? Ma quella sembrava la fine di un discorso iniziato già
da molto, possibile
che non si fosse accorto di nulla?
“…Poi
il tuo nome è troppo
lungo…E’…Una rottura…Dite
così, no? ”
Cosa
centrava con la storia di tradimento che stava (non ne ero affatto
sicuro )
raccontando poco prima?
Decisi
comunque di assecondarlo.
Chiamami
con un nome più corto, no?
“Non
sono poi così fantasioso con i nomi…”
Anche
io… Chiamo il mio “migliore amico” Kol,
perché il suo cognome è Kolvenik.
“Allora
dovrei chiamarti Nove?” Ridacchiò lui.
Non è
molto carino.
“Kolvenik…E’
un nome che nei tuoi ricordi non è collegato solo al tuo
compare.”
Michail
Kolvenik…E’ il personaggio di un
romanzo che lessi tempo fa, lo trovai bellissimo e in un certo
senso…Kol gli
somiglia. Sai, l’amore per la ricerca, una passione ossessiva
per ciò che è
proibito.
“Un
degno rappresentante del genere umano.” Replicò
Apeiron con una punta di
disprezzo.
Non
posso darti torto. Ma …Dove diavolo siamo
finiti? La nebbia è troppo fitta, non riesco a vedere
nemmeno le mie mani!
“Come…Non
ricordi niente?” mi
chiese, stupito.
Sentii la paura, anzi, il terrore vero e proprio invadere la mente e
soffocarla. Mi mancò il respiro per un attimo.
Piano
piano cominciavo a ricordare.
La
strada, il caldo, sonno…Ero veramente stanco. Ho sbandato e
sono finito fuori
strada, e poi…Poi?
“Ho
perso conoscenza insieme a te, naturalmente. Non so dove siamo, ma
ricordo che
qualcuno o qualcosa ci stava trascinando via…C’era
qualcosa che somigliava ad
un’auto…”
E
la nebbia? Cos’è questa nebbia!?
Pensai isterico.
“E’
tutto nella tua testa, non sei ancora del tutto cosciente. Non
c’è nessuna
nebbia, siamo al chiuso molto probabilmente.”
Avevo
paura, una paura folle. Volevo muovermi ma era impossibile. Ci avevano
trovato,
si erano accorti che ero umano. Non avrei più trovato Kol.
Non
c’era più scampo.
I
pensieri si susseguivano in modo furioso e incoerente, spinti dalla
paura di
morre e quella di vagare da solo per sempre. La nebbia sembrava farsi
ancora
più fitta, potevo respirarla e buttarla fuori, umida e
appiccicosa, mi ostruiva
i polmoni.
Sprofondai
nell’incoscienza consapevole del fatto che mi ero arreso, e
che non avrei
voluto risvegliarmi mai più.
In
quel momento provai paura per l’ultima
volta, perché Apeiron era già lontano, molto
più stanco e abbattuto di quando
potessi immaginare.
Young
at heart and it gets so hard to wait
When
no one I know can seem to help me now
Old
at heart but I musn't hesitate
If
I'm to find my own way out
[Estranged-Guns N’Roses]