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Autore: NewShadow    05/07/2013    2 recensioni
Avete mai pensato a cosa sarebbe successo se Tom Riddle senior non avrebbe mai abbandonato Merope Gaunt quando questa era incinta? Ovviamente tutta la storia di Harry Potter sarebbe diversa! Bhe! se ve lo siete chiesti ecco una fan fiction che fa per voi!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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TOM E MEROPE
Merope era seduta sul letto con le mani in grembo e lo sguardo chino di esse. Si continuava a tormentare le mani. Lentamente girò la testa e guardò il ragazzo che era addormentato vicino a lei: Tom Riddle. Il giovane stava con una mano sotto il cuscino e la bocca semiaperta, i raggi della luna baciavano il suo bel viso, quel viso che aveva stregato tutte le fanciulle di Little Hangleton, lei compresa. Era così bello e lei lo amava, lo amava come nessuno lo avrebbe mai potuto amare. Ma Merope sapeva che questo non bastava, sapeva che il suo amore non era e non sarebbe mai stato corrisposto. Sapeva che se Tom avesse potuto scegliere avrebbe scelto di tornare a Little Hangleton. Sapeva che se lei avrebbe smesso di mettere ogni mattina nel caffè due gocce di amortentia, lui se ne sarebbe andato per sempre. Lei lo aveva ingannato, lo aveva portato via da Little Hangleton, dalla sua casa, dalla sua famiglia, dalla ragazza che lui amava veramente. Al pensiero di ciò che aveva fatto Merope si sentì sporca, era stata tremendamente egoista, gli aveva fatto del male, aveva ferito l’unica persona che amava veramente. E ora che lei aspettava un bambino da lui non sapeva come avrebbe fatto. Non poteva continuare ad ingannare quell’uomo e tenerlo per se, lo doveva lasciare, lo doveva far scegliere, lo doveva liberare da quella schiavitù in cui era imprigionato da tempo, da troppo tempo. E mentre pensava a questo, senza che se ne accorgesse, una lacrima le bagnò la guancia. Ma Merope non fece in modo che il suo egoismo prese il sopravvento. Così prese una decisione che le avrebbe cambiato la vita: non avrebbe più dato l’amortentia a Tom.
La mattina dopo
Erano le 6.30 di mattina, Merope si svegliò con un sapore di amaro in bocca e un sorriso triste sulle labbra. Si girò verso Tom. Dormiva ancora. Lei gli accarezzò la guancia teneramente, poi si alzò ed uscì dalla camera non  prima, però, di aver lanciato uno sguardo malinconico al giovane; molto probabilmente quella era l’ultima volta in cui lo vedeva nel suo letto.
Tom si svegliò alle 7.30, uscì dalla camera da letto e andò in salotto. Merope era seduta sul divano con le mani che abbracciavano il ventre e con lo sguardo assente che guardava un punto fisso davanti a lei non ben definito. Tom si sedette vicino alla ragazza, l’abbracciò e la baciò. Quando si staccarono Merope lo guardò negli occhi, in quei meravigliosi occhi color perla che facevano impazzire tutte le ragazze di Little Hangleton, me che ora erano coperti da un velo di disorientamento. Merope vedendo quegli occhi si rattristò ancora di più e spostò lo sguardo alle sue mani che erano incrociate nel suo grembo, poi si alzò ed andò in cucina a preparare il te a Tom. Il giovane la seguì e l’abbracciò da dietro. Merope si abbandonò a quelle forti e possenti braccia e scoppiò a piangere. Tom le prese, il viso tra le mani, la baciò, le asciugò le lacrime, la riportò sul divano e le chiese con voce dolce:
“Amore, che hai? Non ti ho mai visto così triste”
Quelle parole risuonarono false alle orecchie di Merope che in tutta risposta singhiozzò ancora più forte. Poi, dopo essere stata coccolata da Tom per parecchi minuti, Merope si fece coraggio, guardò il giovane negli occhi e disse:
- Sono incinta -
Dopo aver sentito quella frase Tom fece un sorriso ebete e con voce mielosa disse:
- Ma è meraviglioso –
- No, non è meraviglioso Tom - disse Merope con la voce ancora scossa dai singhiozzi : -Io ti amo con tutto il mio cuore, ma tu non mi hai mai amato, tu mi hai sempre ignorato e riso alle spalle – Merope fece un bel respiro e continuò – Io sono una strega e ho fatto una pozione per farti innamorare di me –
Tom era confuso, non aveva capito veramente quello che aveva detto Merope dato che era ancora sotto l’effetto della pozione. A quanto pare la ragazza se n’era accorta perché tirò uno schiaffo al giovane che si svegliò completamente dal sonno che gli aveva provocato l’ amortentia. Si guardò intorno e ripensò alle parole che Merope gli aveva detto poco prima. Era scioccato: come poteva esistere una pozione che facesse innamorare le persone? Come potevano esistere maghi e streghe? Come poteva esistere la MAGIA? Quelle cose esistono solo nelle favole che si raccontano ai bambini.
Guardò con uno sguardo interrogatorio e confuso Merope. Lei era rannicchiata a terra ed in lacrime. Lui si alzò dal divano, andò in camera, si vestì, prese velocemente le sue cose e se ne andò sbattendo la porta. Senza salutare Merope, senza degnarla nemmeno di uno sguardo ma sentendo i suoi singhiozzi.

Tom camminò per ore ed ore riflettendo su Merope: come poteva essere una strega? Il giovane pensava che anche questa era una bugia della ragazza anche se non riuscì mai a trovare il motivo di quella che secondo lui era una menzogna. Poi, però, si ricordò che suo nonno da piccolo gli raccontava sempre di una famiglia di maghi che, si diceva, abitava nella collina vicino a casa Gaunt. La casa dove abitava Merope.
Più passavano le ore più Tom si convinceva dell’esistenza di maghi e streghe, e Merope doveva essere una di queste.
Varie volte Tom fu tentato di ritornare a casa di Merope a farsi raccontare tutto quello che sapeva sulla magia. Ma non poteva tornare, non dopo quello che lei glia aveva fatto. Lo aveva ingannato. Lo aveva usato per cosa poi? Per avere un figlio da lui. Però anche questa teoria di Tom fu presto messa da parte da alcune misteriose vocine nella sua testa; che, secondo dopo secondo, lo convincevano che Merope lo aveva fatto perché voleva un po’ di amore. Se poi fosse stato solo per avere un figlio perché mai avrebbe dovuto spezzare l’incantesimo?
Tom così si ritrovò a pensare a come sarebbe stata la sua vita con Merope e come sarebbe stata la sua vita senza di questa.
Dopo altre ore di riflessioni Tom giunse ad una conclusione: sarebbe tornato da Merope. Infatti, anche se lui faticava a crederci, Merope gli aveva dato tutto l’amore che lei aveva in corpo, un amore che nessuna delle sue precedenti ragazze gli aveva mai dato. E questo amore lo aveva contagiato. Infatti, anche se Tom non viveva veramente quei momenti passati con Merope, si ricordava di questi. Così si mise a correre in direzione dell’appartamento che, fino a qualche ora prima, condivideva con Merope.
Quando arrivò a destinazione era notte inoltrata. Tom si fermò qualche minuto a riprendere fiato. Poi fece un bel respiro e aprì il cancello cigolante, camminò barcollando fino al portone e bussò tre volte. Niente, Merope non apriva. Ribussò con più insistenza, ma la casa sembrava ancora disabitata. Allora si allontanò di qualche passo dal cancello e urlò – Merope! Sono io, Tom. Apri, ti prego –. Visto che la ragazza non dava ancora segno di aprire, Tom urlò ancora una volta – Allora, visto che non mi vuoi aprire, rimmarrò quaggiù fino a quando non ti deciderai a farmi entrare – e, detto questo, il ragazzo si riavvicinò al portone e si sedette con le spalle al muro.
Dopo qualche minuto Merope comparse sulla soglia e guardò stupita il bel giovane. Tom si accorse della ragazza e, raggiante, si avvicinò a lei, la guardò e le disse – Scusa se me ne sono andato così, senza dire una parola stamattina, ma…. Ero scioccato. Sono tornato per dirti che mi dispiace se quando abitavamo a Little Hangleton mi facevo beffe di te. Ora sono cambiato, davvero. Mi perdoni?-
Merope lo continuò a guardare stupita poi si lanciò tra le braccia di Tom, singhiozzante.
Tom la portò dentro casa e la fece sedere sul divano, preparò due the  e si accomodò anche lui sul divano. Quella sarebbe stata una lunga notte.
 
11 anni dopo
 
- Papà! Mamma! Svegliatevi!-
Il piccolo Tom stava saltando sul letto dei genitori con l’intenzione di svegliarli.
- è arrivata! È arrivata la lettera per Hogwarts-
A quelle parole il piccolo Tom si lanciò tra le braccia dei genitori. Dopo essersi staccati, Merope guardò negli occhi suo figlio e, accarezzandogli il viso così simile a quello di suo marito, disse – Ora dobbiamo andare a Diagon Alley a comprare tutto il necessario.- E Tom (sia quello piccolo che quello grande) esultarono. Infatti nessuno dei due era mai andato a Diagon Alley, Merope non voleva che ci andassero per paura di incontrare suo padre (Orvoloson Gaunt) che, dopo aver scoperto che la sua unica figlia aveva sposato un babbano, avrebbe ucciso sia suo marito che suo figlio per poi ricondurla nella vecchia dimora dei Gaunt vicino a Little Hangleton. Ma in quel momento era stata costretta a rischiare. Dopotutto non poteva non mandare suo figlio ad Hogwarts per una sua paura!
E così, due giorni dopo, il terzetto uscì da casa per dirigersi al Paiolo Magico dove si trovava (e si trova ancora oggi)l’ingresso di Diagon Alley. Dopo essere entrati nel locale, Merope condusse suo marito e suo figlio davanti al muro di mattoni che stava dietro il Paiolo. Tirò fuori la bacchetta e colpì i mattoni giusti. Anche se era passato molto tempo dall’ultima volta che era entrata a Diagon Alley, Merope si ricordava perfettamente ogni negozio, ogni casa e ogni strada di Diagon Alley. Dopo che il muro si fu aperto guardò i suoi due compagni e vide che entrambi avevano a stessa espressione da ebeti, con un sorriso sulle labbra Merope disse – Chiudete la bocca o ci entreranno le mosche -. A quelle parole i due ritornarono alla realtà e scoppiarono in una fragorosa risata.
Finiti gli acquisti la famiglia Riddle tornò a casa. Era stata una giornata faticosa ma divertente per tutti e tre.
Tom junior era nel suo letto, incapace di dormire. Era stata una bellissima giornata; aveva camminato, finalmente, in mezzo a gente come lui, e si era sentito parte di qualcosa. Allungò la mano sul comodino e afferrò la sua nuova bacchetta: legno di tasso e piuma di fenice. Una bacchetta stupenda! Iniziò a rigirarsela tra le mani e a pensare a cosa avrebbe potuto fare un giorno con quella bacchetta. Avrebbe fatto grandi cose, un giorno. Si, ma cosa? Sarebbe diventato un grande mago grazie a quel piccolo bastoncino. Si, ma come? Insieme a quelle due domande ne affiorarono molte altre nella testa del piccolo Tom: In che casa sarebbe stato smistato? Come sarebbero state le lezioni ad Hogwarts? Quali amici avrebbe trovato ad Hogwarts? Cosa avrebbe fatto una volta uscito da Hogwarts?... Ma tra tutte queste domande una gli premeva più di tutte: Avrebbe trovato qualcuno con cui passare il resto dei suoi giorni?
Già! Il piccolo Tom si preoccupava del suo futuro. Lui voleva avere amici, voleva avere qualcuno con cui condividere delle esperienze, ma soprattutto voleva qualcuno con cui condividere tutto l’amore che i suoi genitori avevano dato a lui in quegli undici anni di vita.
Si! Perché Tom, anche se era stato concepito sotto l’effetto di una pozione d’amore, sapeva amare e voleva amare.
E con quei pensieri ancora fissi nella mente, con un sorriso sulle labbra e con la bacchetta ancora stretta nella mano, il piccolo Tom si addormentò cullato dai suoi pensieri sull’amore.
 
Si! Ok! Lo so… Fa schifo! Perdonatemi ma è la mia prima Fan fiction e ho scritto questo primo capitolo dopo mezzanotte! Quindi siate buoni con me e fatemi sapere cosa ne pensate! A PRESTO!
Un bacio da una mezza addormentata NewShadow
  
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