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Autore: f9v5    05/07/2013    2 recensioni
[Questa fan fiction partecipa al contest “différent” di doresu no shoujo e _Aurara]
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Andò a farsi un giro per il giardino e fu li che la vide la vide la prima volta: corti capelli verde acqua, occhi vispi del medesimo colore, mentre si arrampicava su un albero; non l’aveva scambiata per un bambino solo per via del vestito.
[Maki x Haruya]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Carry/Maki, Claude Beacons/Nagumo Haruya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: F9v5
Titolo della storia: You shouldn’t be here!
Rating: Giallo.
Prompt: //.
Personaggi: Maki Sumeragi e Haruya Nagumo.
Pairing: Maki x Haruya.
Numero di parole: 1428, secondo Word.
Disclaimer: I personaggi di questa storia e la serie di cui fanno parte, “Inazuma Eleven”,  non sono di mia proprietà, ma appartengono alla Level-5. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Eventuali note: //.
 
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Era ormai scesa la notte nel pacifico reame.
Tutto il paese si era lasciato andare tra le braccia di Morfeo, sprofondando in un sonno ristoratore che avrebbe aiutato tutti a recuperare le forze per la giornata successiva.
Ma non tutti avevano accolto il suo richiamo.
Nagumo Haruya, anzi, lo aveva poco cortesemente mandato a quel paese; aveva di meglio da fare che accoccolarsi nel suo letto come il più classico dei bambinetti paurosi che hanno il terrore di avventurarsi in giro la notte.
Proseguendo per la via principale, fatta interamente di mattonelle in marmo bianco, il ragazzo finì per ritrovarsi nel luogo in cui si era prefissato di giungere: il palazzo reale.
Non c’erano parole per descrivere la magnificenza di quell’edificio, bello quanto grande.
Ovviamente un posto del genere non poteva che essere sorvegliato da guardie ben armate e pronte a puntare la spada contro chiunque osasse avvicinarsi nel cuore della notte.
Il rosso fece un ghigno di sfida, come se fossero state piazzate lì solo e soltanto per aspettarlo.
Chissà, magari il vecchio aveva saputo di lui e voleva impedirgli di vedere la sua “adorata bambina”, ma a lui poco sarebbe importato; figurarsi se un manipolo di soldati bastava a scoraggiarlo.
Andare lì e passare con la forza?! Non era così stupido da gettarsi in un’impresa folle, bastava aggirarli, come ogni volta.
Assicuratosi di non essere visto, il ragazzo sgusciò verso il lato destro delle mura, tastando la parete, come alla ricerca di qualcosa.
Quando sentì un lieve spostamento capì di aver trovato il masso giusto, lo spostò e lo rimise a posto una volta entrato.
Continuò a passare per le zone d’ombra, finché non giunse davanti alla finestra che cercava.
Era probabile che lei stesse già dormendo…e che gliene importava?! Non era certo andato fin lì per poi tornare indietro.
Prese un sassolino e lo lanciò contro il vetro della finestra, sperando di ottenere l’attenzione che voleva.
-Oh, nobile principessa, ti prego mostra il tuo volto a quest’ umile paesano, permettigli di godere, anche solo per pochi istanti, della tua grande bellezza.- recitò beffardamente.
Il sassolino che aveva lanciato prima gli arrivò dritto in faccia e, malgrado le dimensioni minuscole, gli fece male.
Sorrise soddisfatto alla vista della ragazza: indossava solo una veste da notte e i capelli, di solito legati in una bizzarra maniera da ricordare due fiori, erano lasciati sciolti, coprendole le spalle.
Era carina.
-Si può sapere che diavolo ci fai qui?- peccato per i modi non esattamente regali.
Haruya cominciò ad arrampicarsi sul muro per raggiungere la camera di lei, noncurante del fatto che, se fosse stato beccato, avrebbe passato ben di peggio di un brutto quarto d’ora.
Ma era ormai da tanto che lo faceva, ormai nemmeno lei faceva più troppe moine nel vederlo scalare la parete ogni sacrosanta notte.
La ragazza si scansò per lasciarlo entrare nella stanza.
Era la stanza tipica di una principessa, probabilmente era per questo che non la riteneva adatta ad una come lei.
-Maki pensa che non dovresti essere qui.- protestò lei, parlando di se in terza persona come era solita fare.
-Ma, se non sbaglio, hai detto così anche ieri, no?- rispose lui beffardo, cercando di baciarla, prima che lei lo fermasse.
-Maki ieri ha commesso un errore.-
-E avantieri…e la sera prima?- proseguì lui malizioso
-Maki ha commesso molti errori in questi giorni.- si arrese alla fine, lasciando che le labbra di lui si posassero sulle sue.
Era ormai da tanto che la loro storia andava avanti.
Gli inizi non erano neanche stati dei più promettenti.
Si erano conosciuti per caso da bambini: lui si era intrufolato all’interno del palazzo per via di una scommessa (ora che gli veniva in mente, Fusuke non gli aveva mai pagato pegno, quel bastardo), come avesse fatto, a quell’epoca, a eludere le guardie se lo chiedeva ancora.
Andò a farsi un giro per il giardino e fu li che la vide la vide la prima volta: corti capelli verde acqua, occhi vispi del medesimo colore, mentre si arrampicava su un albero; non l’aveva scambiata per un bambino solo per via del vestito.
Non ricordando di averla mai vista al villaggio, andò a presentarsi, alla sua maniera si intende: raccogliendo una manciata di terra e, quando questa tornò a terra, lanciandogliela in faccia.
Se c’era una cosa che lo divertiva era far piangere le bambine, succedeva ogni volta che faceva loro uno scherzo.
Per questo, quando lei gli ricambiò il favore, rimase leggermente spiazzato.
Bizzarro che tutto fosse cominciato da lì.
Malgrado fossero passati tanti anni, avevano entrambi la sensazione che niente fosse davvero cambiato da quel giorno: lui continuava a fare il gradasso e lei lo picchiava per ogni sciocchezza che faceva.
Alternavano momenti di odio totale a momenti…come quello.
-E’ amore.- avrebbe potuto dire qualcuno, loro non avevano nessuna certezza al riguardo, l’unica cosa che sapevano era che entrambi avevano bisogno di sentire il corpo dell’altro sul proprio, le loro lingue occupate in una danza erotica e sensuale che li faceva impazzire e di quel letto al baldacchino, su cui si erano accomodati, per dare sfogo ai loro piaceri.
Il ragazzo passò a concentrarsi sul collo di lei, leccando e mordendo fino a farla gemere con leggeri urletti di piacere, fregandosene di poter essere sentiti.
Non avrebbe saputo dire come era cominciato quel bisogno di toccarla, baciare ogni lembo di quella pelle candida e carezzarle i lunghi capelli, ma sapeva per certo di non poterne fare a meno.
Perché le emozioni che provava in quei momenti solo lei poteva causargliele.
D’altra parte, per lei era la medesima situazione: poteva anche essere un arrogante, un montato, tutto quello che gli pareva, ma l’averlo fuori dalla propria vita le avrebbe spezzato il cuore.
Ogni notte si ritrovavano lì, a fare i conti con loro stessi, in quel tumulto di sentimenti all’apparenza contrastanti eppure così convergenti verso un unico obbiettivo.
Non erano ancora sicuri che il loro fosse amore, ma di certo non era solo sesso.
Perché il sesso potrà anche essere bello, piacevole, eccitante, ma non faceva nascere in te il bisogno irrefrenabile di farlo sempre e solo con la stessa persona.
Il percorso dell’amore sarebbe stato lungo da percorrere, ma loro ci volevano provare: lui perché adorava le sfide (e quella era decisamente una bella sfida), lei perché troppo cocciuta per tornare indietro (e tanto non ne aveva alcuna voglia).
 
 
Quando il mattino seguente riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu un meraviglioso antipatico ghigno.
-Buongiorno, principessina.-
-Devi finirla di chiamare Maki in questo modo, sai che lo odia.-
-Oh, ma è appunto questo il bello.- la prese in giro lui, prima che lei lo prendesse per i capelli e lo buttasse giù dal letto in malo modo.
-Ehy, ti sembrano questi i modi?- protestò, massaggiandosi il sedere dolorante per via del non programmato incontro col pavimento.
Di rimando ricevette un sorriso beffardo.
-Tsk, stupida.-
-Scemo.-
-Idiota.-
-Coglione.-
-Stronza.-
-Impotente.-
A quell’ultima provocazione il ragazzo risaltò sul letto e le si mise sopra.
I loro volti distavano pochissimi centimetri; lui la fissava con lo sguardo pieno di malizia.
-Impotente dici? Non mi pare che stanotte tu ti sia lamentata, anzi, il contrario.-
A quel gioco si giocava in due, però -Tsk, Maki è una brava attrice, non vorrebbe farti calare l’autostima.-
Andarono avanti ancora per alcuni minuti con quel botta e risposta, per poi accorgersi di un piccolo particolare che fece seccare lei e ghignare lui: erano ancora nudi e crudi.
-Allora, principessina, ci facciamo un altro giro?-
Mezzo secondo dopo si ritrovò nuovamente col didietro sul freddo pavimento.
-Maki pensa, piuttosto, che sia il caso che tu te ne vada. Se il padre di Maki scoprisse tutto ciò passerai dei brutti guai.- spiegò lei lanciandogli i vestiti.
-Passerò?! Passeremo dei brutti guai vorrai dire?-
-No, perché Maki potrà sempre dire…- e mise su una faccia da cucciolo bastonato -…Quel cattivone ha costretto Maki a fare cose bruttissime e lei non ha potuto opporsi perché la minacciava.- e poi tornò normale, sorridendo astuta.
-Tsk, ribadisco, sei una stronza!- affermò ghignando, finendo di rivestirsi.
Rivestitasi anche lei, andò ad aprire la finestra per farlo uscire.
Haruya stava per andarsene, ma si voltò verso di lei malizioso -Un bacino, principessina, come saluto.-
Ci rimediò un calcione che lo spinse di sotto, fortuna che aveva la testa dura (e che non stavano poi così in alto).
-Maledetta.- bofonchiò prima di andarsene.
Lei, quando questi le lanciò un saluto strafottente, gli mostrò la linguaccia di rimando.
Proprio non lo sopportava… ma non avrebbe mai potuto fare a meno di lui.
 
 
 

  
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