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Autore: Charlie Cleaver    05/07/2013    1 recensioni
"Solitamente sono le persone più sarcastiche ed acide ad innamorarsi."
Alexandra Gascoyne, attrice australiana di film indipendenti, non può certamente concordare con una frase così stupida.
Nemmeno dopo essersi trovata davanti all'amico di suo fratello James.
La sua scelta è chiara e palese: non ha intenzione di innamorarsi, men che meno di qualche attore ricoperto di splendente celebrità. Nemmeno se l'attore in questione è Tom Hiddleston.
***
« Sei solito mettere le mani dove ti pare? »
Chiese Alexandra con insolenza, mentre portò gli arti ad incrociarsi sul petto.
Tom venne preso di sprovvista, non sapendo cosa rispondere.
« Mi verrà tagliata la mano, per caso? »
Domandò a quel punto, incuriosito da quella reazione.
«Può anche darsi, Mr Hiddleston, può anche darsi. »
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black Heart'
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Capitolo XIX

- L'anima tua sono venuto a rubare -

 

 

 

 

 

 

 

 

« Vuoi una coperta? »

Alexandra scosse il capo con un leggero sorriso, aggiungendo un « Sto bene così, grazie. »

Aveva caldo ma di certo tutto diventava plausibile se qualche minuto prima aveva fatto l'amore con lui.

Per quanto potesse sembrare ridicolo, Tom si ostinava ancora ad usare il pesante piumone invernale.

D'accordo, aveva quella fantasia con delle piccole foglie stilizzate che aveva acquistato all'IKEA – orrende, in effetti, ma non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo – ma maggio era quasi alle porte e forse sarebbe stato il caso di cambiare un po'.

« Voglio una sigaretta. »
Esordì con le spalle ben appoggiate al materasso e il volto rivolto verso il soffitto.
Era un desiderio reale e se avesse avuto la possibilità di realizzarlo ora sarebbe sotto le coperte, con una sigaretta in bocca e il posacenere appoggiato al comodino.
Tuttavia le regole erano le regole e quella non era casa sua.
« Lo sai che devi uscire... »
Infatti la risposta, che conosceva già, giunse al suo orecchio pochi secondi dopo aver formulato quel pensiero banale, ma estremamente vero.
Quindi, a conti fatti, la sua voglia era irrealizzabile, a meno che non si fosse rivestita per raggiungere il terrazzo e lasciare il suo ragazzo lì, da solo.
« Vorresti che uscissi nuda? » lo provocò Alexandra, voltando lateralmente il viso verso di lui. Sulle sue labbra si disegnò un sorrisetto di chi sapeva cosa stava facendo ma non riuscì a frenare le sue stesse parole che, immancabilmente, le uscirono di bocca con lo stesso tono usato in precedenza. «Così chiunque abiti qui in torno possa vedermi? »
Non si comportava in questo modo solitamente e questo lo sapeva anche l'uomo sdraiato accanto a lei, che si sorprese così tanto da arcuare entrambe le sopracciglia.
« Oh no, la gelosia me lo impedirebbe.»
« Sei geloso? »
La domanda di Alexandra apparve più derisoria che seria. Non era stupita da tale affermazione, poiché in quegli ultimi mesi aveva scoperto la celata possessione di Tom nei suoi confronti. Un assaggio l'aveva avuto nel modo in cui l'abbracciava in pubblico. Sì, ora succedeva.
Da quel lontano febbraio in cui avevano rischiato di separarsi per la testardaggine di entrambi le cose erano migliorate notevolmente. Alexandra si era ammorbidita sotto certi aspetti e di certo non storceva più il naso per andare a trovare la famiglia dell'inglese. Uscire con non era diventato più un problema.
Era stato un cambiamento radicale e Tom l'aveva seguito passo passo, portando una notevole pazienza nei suoi confronti. E alla fine erano stati entrambi premiati.

« Oh no, vai pure se vuoi. »

Le fece cenno di uscire pure dalla porta, con un sorriso di sfida stampato sulle labbra. Avevano imparato a stuzzicarsi l'un l'altro, a giocare insieme.
I progressi, invero, erano stati tanti.

« Non è la risposta che volevo sentirmi dire. » protestò a sua volta la donna, distesa accanto a lui.

« E cosa avresti preferito che ti dicessi? »

A quel punto Alexandra si portò una mano sul petto, assumendo un'espressione drammatica, ma eccessivamente teatrale. « Cielo, mia dolce Alexandra, non potrei mai lasciarti tra le grinfie di orridi sconosciuti. » fece slittare lo sguardo verso Tom, cercando di non ridere, giusto per non mandare a monte quella scenetta che aveva del ridicolo. « Tu, soave creatura, sei mia e mia soltanto! »

A quel punto, notando l'espressione accigliata del suo uomo, scoppiò in una fragorosa risata.

« Dio mio, Alex, sembravi un menestrello dei bassi fondi. »

L'attrice australiana non tardò a fargli una boccaccia di rimando a quelle parole, anche se sapeva benissimo quanto pena avesse fatto in quella piccola sceneggiata. Quello scambio di battute cominciava ad essere divertente e tutto ciò stuzzicava la curiosità di Alexandra stessa.

« E sentiamo, caro signor attore, come avresti potuto dirlo meglio di come io non abbia già fatto? »

Un po' di vanto, per quanto sapesse alla perfezione che avesse fatto pena, non guastava mai e sapeva molto bene che Tom avrebbe trovato un modo per correggerla. Forse con qualcosa di spettacolarmente shakespeariano.

Lo sguardo di Tom era incredibilmente serio e Alexandra riuscì chiaramente a dedurlo dalla posizione delle sue sopracciglia e le labbra incredibilmente assottigliate. Eppure in tutta quell'espressione, la donna trovò qualcosa in grado di rapirla e, in un attimo, tutta la sua attenzione finì interamente su di lui.

« Perché ti amo, » esordì in quel modo e in quell'istante Alexandra ebbe la certezza che la confessione che le stava facendo sarebbe stata seguita da un intero discorso sull'amore e quello che insieme erano diventati. Tuttavia, per una volta, si stava sbagliando. « di notte son venuto da te così impetuoso e titubante »

Era una poesia e lo capì, anzitutto, dall'intensità con cui Tom stava pronunciando quelle parole. Lo aveva più e più volte sentito recitare una qualche opera classica ed era in grado di trasmettere a chiunque stesse ascoltando qualcosa di veramente unico: il reale ed intrinseco significato della sua lettura.

Probabilmente avrebbe reso interessante anche la lista della spesa.

« E tu non mi potrai più dimenticare, l'anima tua sono venuto a rubare. »

Non era Shakespeare e non tardò nemmeno a comprendere che si trattava di una poesia di Hermann Hesse. Era un testo che, sinceramente, non le era mai piaciuto, ma forse perché non l'aveva mai compreso appieno. L'aveva sempre trovato scialbo e di poco conto: d'altronde l'aveva letto nel periodo in cui frequentava Peter Argent e quindi la sua riflessione poteva anche essere plausibile.

Tuttavia con Tom stava scoprendo cosa realmente significasse amare ed essere amata e ogni cosa aveva un aspetto nuovo ai suoi occhi.

« Ora lei è mia – del tutto mi appartiene »

A quel punto afferrò la mano di Alexandra nella sua, mentre il suo sguardo era posato sugli occhi della donna.

Sì, gli apparteneva così come aveva appena recitato la poesia stessa. Tutto combaciava con la loro storia e con i propri sentimenti.

Perché Alexandra era di Tom e viceversa.

« Nel male e nel bene, dal mio impetuoso e ardito amare »

La mano della donna era ancora stretta in quella dell'inglese e, con un gesto lento, se la portò alle labbra e ne baciò castamente il dorso, prima di dare una conclusione definitiva a quella che era, a tutti gli effetti, una dolce confessione d'amore.

« Nessun angelo ti potrà salvare. »

Era una sensazione davvero strana per Alexandra, la quale rimase attonita da quello che aveva appena ascoltato. Tom era in grado di farla sentire davvero importante con poche parole e la trattava come se fosse l'unica donna sul pianeta. Già partiva avvantaggiato, poiché era estremamente gentile con chiunque e questo, così aveva infinitamente ripetuto, lo doveva a sua madre. Le basi principali per essere un buon gentiluomo inglese le aveva e il resto riusciva a coltivarlo benissimo da sé.

Alexandra si allungò lentamente verso di lui e in un attimo lo baciò con delicatezza. Gli rimase accanto, senza pronunciare una sola parola – dopo quella confessione non era necessario dire altro – lasciando che la propria fronte poggiasse su quella di Tom.

Nell'esatto momento in cui l'attore, dopo essersi scambiato un sorriso con la sua compagna, la lasciò scivolare sotto di lui, Alexandra comprese che sarebbe rimasti sotto quelle orribili lenzuola dell'IKEA ancora un po'.

 

 

Finalmente Alexandra era riuscita a conquistare la sua famosa e tanto reclamata sigaretta, tuttavia in quel momento era interamente vestita e si trovava nel terrazzo mentre, con sguardo particolarmente vigile, osservava ogni movimento di Tom. A prepararsi la valigia, doveva ammetterlo, era davvero diligente, anche se prima di cominciare doveva stilare una lista ridicolmente lunga, in cui segnava qualsiasi cosa gli venisse in mente.

« Hai intenzione di portarti via tutta la libreria, Tom? » gli domandò per ovvietà, lasciando di poco aperta la porta finestra, in modo tale che potessero conversare senza avere un vetro davanti a spezzare la loro comunicazione.

« Devo ricordarti che ci sono solo un po' di orette di viaggio aereo e sarò senza compagnia fino a martedì? »

« Non mi pare che Chris abbia rimandato il suo impegno, no? »

Era palese il riferimento che Tom stava facendo, ma d'altronde Alexandra non poteva partire insieme a lui, poiché altri impegni la bloccavano a Londra. E rimandarne altri non era l'idea migliore altrimenti la sua agente, Cat, l'avrebbe trascinata fuori di casa con la forza.

In ogni caso si rivolse all'inglese con un sorrisetto furbo, concentrandosi poi sulla propria sigaretta. Come ogni volta, Tom le sarebbe mancato, per quanto poi si sarebbero rivisti a Los Angeles per Iron Man 3, sfilando come coppia ufficiale: sì, ormai quel fattore non la infastidiva più di tanto. Se aveva superato il fatto di essere stata paparazzata mentre mangiava un gelato con lui ad Hyde Park, allora tutto era possibile.

« Alex, questa o quest'altra? »

Tom comparve all'improvviso, mostrandole due paia di camice differenti, una bianca e una color della notte.

« Quella bianca e porta via la giacca nera. » in un attimo Alexandra spense la sigaretta, lasciando il mozzicone nel posacenere. Quando rientrò, socchiuse la porta finestra e continuò quel discorso , circa la giacca di Tom.

Dialoghi di una tenerezza disarmante, poiché si comportavano come una coppia a tutti gli effetti. Conoscevano un sacco di aspetti l'uno dell'altra, ad esempio dove tenevano un particolare vestiario nell'armadio o dove aveva lasciato l'ultima volta gli occhiali da vista.

E non c'era più da meravigliarsi se Tom avesse lasciato un paio delle sue pantofole a casa di Alexandra.

« Comunque ho mandato Luke a ritirare la culla che abbiamo ordinato la settimana scorsa. Puoi pure darla a tuo fratello prima di partire. »

« Sicuro? Pensavo volessi essere presente. »

Affermò Alexandra alzando lo sguardo su di lui. A lei non piaceva fantasticare troppo, ma era stato inevitabile pensare a quella scenetta e, soprattutto, alle espressioni di James e Helen davanti al loro regalo per la bambina in arrivo.

Tom scosse il capo e chiaramente si poteva leggerne il dispiacere sul suo viso. Non lo faceva apposta, questo era ovvio, tuttavia il primo appuntamento che aveva prefissato erano gli MTV Movie Awards.

« Anche se so di essere il miglior cattivo dell'anno. »

Aggiunse con tono autoritario, ma era palese che stesse fingendo, in quanto non c'era uomo più umile di lui che Alexandra non conoscesse.

« Non ti facevo così... »

« Così come? »

L'uomo la guardò con sopracciglio alzato e un sorriso furbo sulle labbra. Forse avrebbero dato vita ad un altro gioco.

« Così modesto e presuntuoso? » nelle parole di Alexandra non si nascondeva nessuna offesa, anzi era tutto tutto uno scherzo.

Spesso si divertivano come bambini e questo era possibile grazie a Tom, il quale era riuscito ad estrarre la parte fanciullesca dell'attrice, rimasta sepolta per troppo tempo sotto un carattere serio ed eccessivamente intransigente.

A quel punto Alexandra si sporse verso di lui, con un'espressione divertita e al tempo stesso istigatrice, arrivandogli a stringergli con una mano le guance.

« E poi Loki non mi spaventa più di tanto. »

Tom non tardò un solo attimo a togliere le dita della propria ragazza dal suo viso e in poco tempo la stava guardando con occhi ricolmi di sfida.

« Ti conviene cominciare a nasconderti, sciocca umana. »

« Non avevi una valigia da fare? »

Eppure in quel momento a nessuno dei due interessava davvero molto il viaggio a Los Angeles e a riempire il bagaglio ci avrebbe pensato in un secondo momento.

« Uno... »

Sì, stava cominciando a contare e forse Alexandra avrebbe dovuto cominciare a nascondersi da qualche parte. Aveva quasi trent'anni, ma non avrebbe rinunciato a fare cose simili con la persona che, effettivamente, amava.

« Due... »

A quel punto decise che sarebbe stato meglio andare al piano di sopra.

Rise, rise come forse non aveva mai fatto in passato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Hiddle's corner:

Ed eccoci qui, a rilento come al solito.
Spero che il prossimo capitolo – l'ultimo tra l'altro – possa arrivare abbastanza presto, visto che comunque ho l'ultimo esame di luglio il 23.
Ad ogni modo, spero vi sia piaciuto.

 

La poesia di Hermann Hesse, come ho detto sulla mia pagina fb, mi ha paraculato il capitolo, perché, sinceramente, non sapevo come andare avanti e dare una svolta a quello che stavano facendo.

Era una poesia che avevo letto tempo fa ma che, come accadeva in passato ad Alexandra, non mi dice niente. Sarà che non riesco a capirla come vorrei e, diciamocelo qui, a me Hesse non piace moltissimo.

Comunque, eccola qui, ben unita e non spezzettata come la recita Tom.

 

Perché ti amo, di notte son venuto da te

così impetuoso e titubante

e tu non mi potrai più dimenticare

l'anima tua sono venuto a rubare.

 

Ora lei è mia – del tutto mi appartiene

nel male e nel bene,

dal mio impetuoso e ardito amare

nessun angelo ti potrà salvare.

 

 

E con questo vi saluto e mi godo i miei pochi (pochissimissimissimi) giorni di vacanza.
Adieu,

Charlie

   
 
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