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Autore: bebraveforus    05/07/2013    0 recensioni
Louis tutte le volte giurò di averlo sentito singhiozzare. Si malediceva e allora stringeva i denti, soffocava l’orgoglio e si tirava uno schiaffone sulla guancia, rientrava nella loro camera e gli strappava il quadernetto dalle mani, lo chiudeva – Harry non voleva leggesse e Louis rispettava quella decisione – e faceva sdraiare sotto di sé Harry. Il più piccolo aveva le lacrime agli occhi e Louis gliele asciugava tutte le volte con le dita o con la bocca, baciava le sue lacrime piano e poi lo spogliava dei vestiti e delle insicurezze – nemmeno fossero un vestito ma lui con le dita riusciva a sfilargliele in silenzio e Harry non riusciva ad avere paura, con Louis non ne aveva mai.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don’t let me go.

 
Harry era strano da un paio di giorni: se ne stava sempre chino sul suo piccolo diario – quello che si portava sempre dietro e dove scriveva le canzoni o quello che gli passava per la testa – e scribacchiava ma poi si stringeva forte i ricci fra le dita affusolate e imprecava. “Dannazione!” Lo sentivi dire mentre se ne stava schiacciato in un angolino della sua stanza d’albergo o sul TourBus. Se lo stavi ad osservare per un po’ potevi notare come lui ogni due righe che scriveva cercava Louis con lo sguardo, lo intercettava, sorrideva e continuava a scrivere. Louis era stanco di vederlo così, anche quando erano soli lui tirava fuori il suo diario e si chiudeva in un mondo sconosciuto e proibito tranne che a sé stesso. Louis quando lo faceva stringeva forte i pugni e invece di stringerlo forte o di baciarlo si alza e se ne andava – sbattendo la porta – lasciando Harry coi suoi pensieri. Louis tutte le volte giurò di averlo sentito singhiozzare. Si malediceva e allora stringeva i denti, soffocava l’orgoglio e si tirava uno schiaffone sulla guancia, rientrava nella loro camera e gli strappava il quadernetto dalle mani, lo chiudeva – Harry non voleva leggesse e Louis rispettava quella decisione – e faceva sdraiare sotto di sé Harry. Il più piccolo aveva le lacrime agli occhi e Louis gliele asciugava tutte le volte con le dita o con la bocca, baciava le sue lacrime piano e poi lo spogliava dei vestiti e delle insicurezze – nemmeno fossero un vestito ma lui con le dita riusciva a sfilargliele in silenzio e Harry non riusciva ad avere paura, con Louis non ne aveva mai. Lo amava forte e lo chiudeva in un abbraccio rassicurante in cui Harry si sentiva al sicuro. E stavano nudi, sotto le lenzuola, abbracciati stretti senza dire nulla. Ma un giorno Louis interruppe il silenzio. “Che cosa scrivi?” Il più piccolo nascose il viso nell’incavo del collo del maggiore e mugolò qualcosa che il più grande non capì. “Harry, forza. Dimmelo.” “No.” “Perché?” “Louis è una cosa mia...” Piagnucolò il più giovane stringendosi con forza al più grande che gli baciò i capelli scompigliati, continuò a massaggiarli finché Harry non chiuse gli occhi e non si addormentò. Louis aveva tanti pensieri in testa e tutti sembravano ricollegarsi a Harry e a quel fottuto quadernetto. Si mise le mani fra i capelli frustrato e sistemò meglio Harry sul letto, lo coprì e gli lasciò un lungo bacio sulla fronte prima di raccogliere il quaderno. Lo aprì e si sedette contro il letto, sfogliò le pagine fino ad arrivare all’ultima che era stata scritta. ‘Don’t let me go’ c’era scritto e Louis iniziò a leggere.
 
Now you were standing there right in front of me
I hold on scared and harder to breath
All of a sudden these lights are blinding me
I never noticed how bright they would be
 
I saw in the corner there is a photograph
No doubt in my mind it's a picture of you
It lies there alone on its bed of broken glass
This bed was never made for two
 
I'll keep my eyes wide open
I'll keep my arms wide open
 
Don't let me
Don't let me
Don't let me go
'Cause I'm tired of being alone
 
Don't let me
Don't let me go
'Cause I'm tired of feeling alone
 
I promise one day I'll bring you back a star
I caught one and it burned a hole in my hand oh
Seems like these days I watch you from afar
Just trying to make you understand
I'll keep my eyes wide open yeah
 
Don't let me
Don't let me
Don't let me go
'Cause I'm tired of feeling alone
Don't let me
Don't let me go
 
Don't let me
Don't let me
Don't let me go
'Cause I'm tired of feeling alone
 
Don't let me
Don't let me
Don't let me go
'Cause I'm tired of feeling alone
 
Don't let me
Don't let me go
'Cause I'm tired of sleeping alone

All’ultima strofa si voltò verso Harry e lo guardò dormire solo nel loro letto d’albergo, gli si strinse il cuore e finalmente capì tutto. Il suo piccolo Harry aveva paura che lui potesse lasciarlo e ci stava scrivendo una canzone perché era l’unico modo che aveva per parlare. Louis chiuse il quadernetto e si intrufolò sotto le coperte con Harry, lo abbracciò da dietro e appoggiò le mani sul suo stomaco e se lo strinse più forte contro il petto. Sembravano due pezzi di puzzle combacianti che finalmente si erano trovati – si erano cercati tanto dentro quella scatola di cartone, insieme ad altri migliaia di pezzi si erano trovati e uniti di nuovo. Il più giovane si svegliò e con dolcezza sgusciò fuori dall’abbraccio del maggiore che non appena si accorse di non aver fra le braccia il minore si alzò, Harry stava uscendo ma Louis lo fermò prendendolo per un polso. Harry lo guardò confuso e lesse uno strano bagliore negli occhi d’oceano di Lou. “Che succede Boo?” “Io non  ti lascerò mai andare, va bene?” Harry in un primo momento non capì poi realizzò tutto e non seppe se arrabbiarsi col più grande perché aveva letto nel suo diario o se baciarlo perché era tutto ciò che voleva sentirsi dire. “Giuralo.” Disse alla fine senza muoversi di un millimetro. “Te lo giuro, Harry Edward Styles. Hai la mia parola.” Louis si mise la mano sul cuore e lasciò uscire Harry dalla camera.  Non ne parlarono più per un bel po’ di quella canzone e di quell’episodio ma Harry era ancora nervoso, si stava spremendo le meningi per arrangiare una melodia per la sua canzone. Aveva intenzione di cantarla a Louis. Chiamò Sam McCarthy – un suo caro amico -  che lo aiutò e pochi giorni dopo la canzone spopolava già su Youtube. Aveva fatto scalpore ma a Harry non importava, voleva solo che la sentisse Louis. Così si era organizzato e lo aveva invitato a cena fuori, aveva prenotato un intero ristorante solo per loro due e Louis era così felice, si era vestito elegante e per tutta la serata non si doveva preoccupare di trattenersi: poteva fare al suo piccolo ciò che voleva. Ad un tratto Harry si alzò e iniziò a cantare, sotto la sua voce partì una melodia calma ma allo stesso tempo tenace, quasi violenta, che fece rimanere in assoluto silenzio Louis a guardare il suo ragazzo cantare. Sotto le luci soffuse del ristorante Louis poté giurare che Harry sembrasse un angelo. Ascoltò le parole della canzone e ricordò quali fossero e a quale canzone appartenessero così non riuscì a trattenere le lacrime. Pianse silenziosamente mentre guardava Harry che ad occhi chiusi si apriva a lui, che gli diceva quanto fosse indifeso senza di lui, quanto avesse bisogno di lui, quanto fosse stanco di dormire solo, quanto fosse stanco di sentirsi solo. Louis pianse perché il pensiero che Harry avesse tutte quelle cose dentro lo faceva stare tremendamente male, si sentì il cuore cedere. Harry smise di cantare e “Non lasciarmi Louis.” sussurrò tornando al tavolo accorgendosi delle lacrime che stavano scorrendo sul volto del più grande. “Piccolo!” esclamò allarmato e lo raggiunse iniziando a baciare tutte le sue lacrime com’era solito fare Lou con lui. “Io non ti lascerò mai, Harry. Non... temerlo nemmeno per un attimo. Accidenti, io non posso lasciarti. Sei la mia anima gemella. Sei tutto ciò che ho di bello. Se la parte di me che amò di più, anzi, sei l’unica parte di me che amo.” Balbetto il più grande mentre Harry stava in silenzio a guardarlo seduto sulle sue ginocchia. Sorrise e lo baciò, lo baciò forte. Intrecciò le dita fra i suoi capelli e lo spinse più vicino a lui, insinuò la lingua nella sua bocca e lasciò che potesse danzare con la sua compagna. “Ho bisogno di te.” Sussurrò Harry staccandosi. “Anche io ho bisogno di te.” Disse Louis. 
 
Quando tornarono a casa si misero a dormire abbracciati e non c’era spettacolo più bello di quei due ragazzi che si stringevano forte, non c’era spettacolo più bello di quei due bambini con le pelli scritte, di quei due libri aperti che nessuno riusciva a leggere. Ma Louis voleva cambiare le cose. Harry l’avrebbe aiutato. La sera dopo  ebbero un concerto e quando finirono di cantare Louis si avvicinò a Harry, gli afferrò la mano e col fiatone “Devo fare un annuncio.” gridò nel silenzio dello stadio gremito di fan attente. Guardò Harry per un secondo e il più piccolo sorrise e gli strinse più forte la mano. “Io non sono bravo con le parole ma quand’ero piccolo mia mamma mi raccontava sempre una leggenda. Diceva che Zeus quando aveva creato gli uomini li aveva creati simili a creature con due teste, quattro braccia e quattro gambe. Zeus iniziò a temerli e allora li divise e assegnò loro un compito cioè di ritrovarsi. Queste sono le anime gemelle e io ho trovato la mia e ora gli sto stringendo la mano. A me non importa di quello che pensate voi, mi dispiace, vi adoro ma non m’importa perché sono stanco di nascondermi. Io amo questo ragazzo e non smetterò mai di farlo perché sono nato per questo e non lo lascerò mai andare.” Harry aveva le lacrime agli occhi ma con un filo di voce cantò: “Don’t let me, don’t let me, don’t let me go ‘cause I’m tired of feeling alone!” senza musica ma con l’amore in sottofondo. Louis lo baciò e ci fu un boato e mille luci che li accecavano: macchine fotografiche, cellulari, videocamere e chi più ne ha più ne metta stavano immortalando il loro amore e ora nessuno poteva dire che non esisteva. Niall corse a tutta velocità dai due e li abbracciò forte, lo stesso fecero Liam e Zayn e si strinsero forte. “Grazie ragazzi.” sussurrarono Harry e Louis ancora con le dita intrecciate. “Grazie ragazze!” urlò Harry e quelle che erano rimaste a celebrare il loro amore, quelle che lo avevano aspettato con tanta premura piansero e gridarono in coro: “Amatevi più che potete.” Non si erano messe d’accordo ma quel coro fu il più bel coro del mondo, c’erano i cuori che gridavano insieme alle voci.  Louis e Harry si abbracciarono tremanti. Louis e Harry ora non dovevano più nascondersi. Il mondo ora sapeva di loro e questa era la cosa più bella del mondo. 
  
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