Serie TV > Hannibal
Ricorda la storia  |      
Autore: Ghevurah    05/07/2013    2 recensioni
Doveva lasciarlo andare, abbandonarlo all’ironia di quella gabbia. Perché per quanto fosse travolto dal fascino della sua mente, possedeva ancora uno spirito di autoconservazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: di mio, qui, c’è solo il testo. “Hannibal” e i suoi personaggi non mi appartengono, nessuno scopo di lucro è qui inteso.













Aporia











C’era quel che restava di un uomo al di là delle sbarre? Quel che restava quando toglievi fiducia, speranza, percezione della realtà. Avrebbe voluto chiederglielo: cosa vedi quando mi guardi, ora? Cosa senti? Un brivido, probabilmente. L’eccitazione irradiata dalla consapevolezza del potere, il potere di un uomo che era riuscito convertire la finzione in realtà e viceversa. Ed era più straordinaria una simile sensazione o la scelta di uccidere? Uccidere come, dove e quando lo si desiderava. Guardare una vita dissolversi come fumo. Soffiare sulla fiamma caduca di una candela…
No.
Immagini troppo altisonanti: è più terrificante la sublimazione della violenza rispetto alla violenza stessa. E lui non si sarebbe lasciato terrorizzare, non questa volta.
Era alla cruda realtà dei fatti che doveva pensare. Al sangue che per quanto si potesse provare a dimenticare, scivolava sotto pelle e impregnava l’anima. Ai corpi che un immenso, torbido, istante prima erano esseri umani.
Ti ho divertito, dottore? Avrebbe voluto chiedergli, mentre il suo sorriso lo divorava.
Lo sapeva, Will. Sapeva che la sua presenza, il suo sguardo d’ombra, lo aveva accompagnato sin lì; gentilmente e inesorabilmente aveva spalancato le porte della sua cella. Lo aveva sentito scorrere nell’anima e si era lasciato andare al suo tocco. Si era lasciato guidare dal suono profondo della sua voce, credendo che tracciasse la strada verso la salvezza, attribuendole il potere di squarciare l’incubo in cui lei stessa lo stava affossando.
Dimmi, sono stato il tuo migliore esperimento? Avrebbe voluto chiedergli, invece alzava lo sguardo per incontrare la sua figura frammentata dalle sbarre: una creatura atavica cesellata nell’oscurità che stempera i confini tra l’umano e l’inumano.
… O forse no.
Forse era tutta un'illusione. L’ultimo abbaglio della sua mente malata. E Hannibal era lì, di nuovo, per dargliene atto.




Doveva lasciarlo andare, abbandonarlo all’ironia di quella gabbia. Perché per quanto fosse travolto dal fascino della sua mente, possedeva ancora uno spirito di autoconservazione. Uno spirito in grado di elevarsi al di sopra del morboso istinto di curiosità che lo animava.
Eppure.
Eppure non era stato solo quell’istinto a spingerlo verso di lui. C’era stato qualcos’altro. Qualcosa di molto simile al senso di solitudine: una mancanza meno governabile della mera curiosità.
E c’era ironia anche in quello, sì.
Un uomo che si era elevato volutamente al di sopra dei propri simili, fregiandosi dell’imperscrutabilità del proprio essere, ora bramava la comprensione altrui. La condivisione di un attimo, di un misero pensiero. Avrebbe mostrato a Will il proprio disegno. Avrebbe lasciato che ne tenesse il progetto tra le dita e vedesse, almeno lui. Avrebbe lasciato che vedesse Hannibal Lecter.
Guardami, Will. Guardami davvero, lo disse o forse lo pensò. Poi fu come se le sbarre svanissero e Will fosse lì, ad una manciata di respiri. Poteva sentire il suo sguardo liquido, immensamente triste, scivolargli addosso. Allora socchiuse gli occhi a propria volta e toccò il suo volto. L’indice e il medio sulla mandibola ruvida; il pollice a premere appena lungo il collo, sopra l'arteria che pulsava e pulsava. Poteva percepire la consistenza della sua pelle tiepida sotto cui scorrevano vasi sanguigni affollati come strade di una metropoli, i battiti del suo cuore che scandivano il tempo del mondo.
Meraviglioso.
Ma Will era più della perfetta meccanica di quel corpo. Ed era la sua mente così acuta, così fragile, così sensibile agli stimoli che la circondavano ad affascinarlo maggiormente. A fargli nutrire la speranza che potesse comprendere ciò che gli altri stentavano anche solo a scorgere. Perché nonostante fosse difficile ammetterlo, la desolazione dell’incomprensione, di quella bieca solitudine, instillavano in lui il bisogno di essere compreso. Di rivelarsi e lasciarsi scoprire. Da lui.




Quando Hannibal riaprì gli occhi, Will era ancora al di là delle sbarre. Il volto contratto, stravolto da un’ombra che sembrava non concedergli tregua, ma gli occhi vividi di una nuova consapevolezza.
Io ti vedo, dottore.










   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Hannibal / Vai alla pagina dell'autore: Ghevurah