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Autore: Onari    05/07/2013    5 recensioni
Solo dopo aveva cominciato a notare che Dean pareva esausto tutto il giorno. Cerchi scuri erano comparsi attorno suoi occhi, e aveva bisogno di tre tazze di caffè in più del normale per tirare avanti. Tutta la curiosità, il turbamento e l’irritazione di Sam furono automaticamente spazzati via dalla preoccupazione. Il fatto era che, per quanto ne sapeva, Dean era sveglio ogni volta che Sam riposava. Ma se era sveglio anche quando Sam non era addormentato –a parte occasionali sonnellini sul sedile del passeggero mentre lui guidava – quando dormiva?
[Originale by Onari]
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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REMEMBER THIS
[Traduzione]

[Originale by Onari]




La prima volta che Sam si era svegliato trovando Dean a fissarlo, non ci aveva dato troppo peso. I loro letti erano affiancati e lui si era rigirato nel sonno, finendo col ritrovarsi di fronte a suo fratello. Dean era sveglio. Fine della storia. A dire la verità, Sam era contento che gli occhi di Dean fossero aperti, dato che aveva appena avuto un incubo. Non uno di quelli che ti facevano agitare, rigirare, sobbalzare e sollevare gridando, ma un sogno oscuro, indefinito,  che l’aveva svegliato senza darlo a vedere. Indipendentemente da ciò, l’incubo gli aveva procurato una fastidiosa morsa allo stomaco.


“Ehi” bofonchiò Sam, assonnato.


Non riusciva a distinguere l’espressione di Dean nella penombra, ma vide le labbra di suo fratello stirarsi fino a disegnare un piccolo sorriso. Il ricordo del brutto sogno sfumò come per magia. Dean doveva avergli chiesto se fosse tutto ok, e lui probabilmente aveva risposto. Mentre il richiamo del sonno si faceva sentire di nuovo, imperioso, la conversazione  si tramutò in una di quelle chiacchierate notturne che hanno luogo  da qualche parte tra la veglia e il sonno. Sam era vagamente convinto che il mattino dopo  non sarebbe più stato certo che la conversazione ci fosse davvero stata.

Accadde ancora un paio di volte quella settimana e, dopo, per tutto il mese successivo. Sam si svegliava, nel letto di un hotel o nel sedile del passeggero dell’Impala, e gli occhi di Dean erano fissi su di lui. La maggior parte delle volte suo fratello posava semplicemente gli occhi da qualche altra parte appena Sam apriva i propri. Altre volte, i loro sguardi si agganciavano per un istante prima che Dean distogliesse il suo. Ma sempre, sempre, Sam aveva intravisto qualcosa brillare negli occhi di Dean, un’emozione tanto sconosciuta quanto forte e che durava appena un secondo prima che la maschera di Dean tornasse al suo posto.

Sam aveva chiesto a Dean cos’avesse, ma il cacciatore più vecchio aveva liquidato il problema con la solita noncuranza.  Sam non era sicuro se il comportamento di Dean l’avesse lasciato infastidito, stranito o incuriosito.


Solo dopo aveva cominciato a notare che Dean pareva esausto tutto il giorno. Cerchi scuri erano comparsi attorno suoi occhi, e aveva bisogno di tre tazze di caffè in più del normale per tirare avanti. Tutta la curiosità, il turbamento e l’irritazione di Sam furono automaticamente spazzati via dalla preoccupazione.  Il fatto era che, per quanto ne sapeva, Dean era sveglio ogni volta che Sam riposava. Ma se era sveglio anche quando Sam non era addormentato  –a parte occasionali sonnellini sul sedile del passeggero mentre lui guidava –  quando dormiva?

Quei sonnellini erano tutto il suo riposo?

Quella stessa notte, dopo una lunga giornata sulla strada, Sam respinse il sonno per concentrarsi invece sul ritmo della respirazione di suo fratello. Allo stesso tempo, cercò di mantenere il più possibile uniforme la propria, al fine di convincere Dean di essersi addormentato.

Un paio d’ore più tardi, Dean era ancora sveglio, lo sguardo annoiato puntato sulla schiena di Sam.

Il più cacciatore più giovane decise che ne aveva abbastanza. Si girò nel letto per fronteggiare Dean, che sbatté le palpebre, sorpreso, e sussultò. Ed eccolo di nuovo, quel dannato qualcosa lampeggiare dietro i suoi occhi, quel qualcosa che Sam non era in grado di cogliere.

“Perché continui a fare così?” chiese Sam, prima che Dean avesse la possibilità di mettersi sulla difensiva.

“Cosa intendi con così?” ribatté Dean.

“Questo fissarmi, amico. Perché?”

“Cazzo, scusa, principessa. Prometto che non guarderò mai più nella tua direzione!”

Seccato, come al solito, dall’esasperante muro difensivo alzato da Dean, Sam sbuffò e si sforzò di non lasciarsi scoraggiare da esso. Aveva imparato per esperienza che più Dean faceva il coglione, più era turbato da quello che si teneva dentro.

“Fai degli incubi?” s’informò Sam in tono più morbido.

Tutto sommato, sarebbe stato normale per Dean essere tormentato dagli incubi dopo quello che era accaduto nell’ultimo mese, pensò Sam. La sua scomparsa e morte, il patto, la lotta col demone dagli occhi gialli, rivedere loro padre… il conto alla rovescia.

Sfortunatamente, Sam da sé ne sapeva molto sugli incubi, per cui era in grado di comprendere senza alcuna fatica.

Nell’altro letto, Dean si agitò, a disagio, e si lasciò sfuggire un sospiro stanco. Sam rimase in silenzio, aspettando, anche se dubitava che suo fratello avrebbe avuto voglia di aprirsi a lui. Per questo fu sorpreso quando Dean rispose.

“Non è quello.”

Sam deglutì. Non se ne era reso conto prima, ma la verità era che Dean non sembrava stanco, era assolutamente  spossato. Si girò su un fianco per osservare il profilo di suo fratello e si rese conto dell’aria sfinita che deturpava i lineamenti di Dean.

“Allora cosa c’è?” lo spronò gentilmente.

Dean si morse il labbro inferiore, senza staccare gli occhi dalla solida, sicura sterilità del soffitto. Deglutì una, due volte, sotto lo sguardo preoccupato di Sam.

“Dean?” cominciò Sam con voce sottile. “Cosa-“

“Sei morto, Sam.”

Le parole che Sam avrebbe voluto dire gli si strozzarono in gola. Quella volta, suo fratello l’aveva lasciato senza parole.

“Sei morto tra le mie braccia. Lo sei rimasto per ventiquattr’ore, lì, in quel letto, con gli occhi chiusi. Tu-“ la voce di Dean si affievolì e Sam la sentì incrinarsi, prima di vedere una lacrima rotolare dalla sua tempia sul cuscino.

“Eri freddo, e il tuo petto non si muoveva, e il tuo cuore… il tuo cuore non batteva, e io sono stato a guardarti per un giorno intero, e adesso-“ Dean deglutì e la sua voce si spezzò.  Sam dovette distogliere lo sguardo, battendo furiosamente le palpebre.

“Ora io proprio non riesco-“

“Dean-“

“No, Sam. Ci ho provato, ok? Non credi che io ci abbia provato?” Dean sbuffò, deridendosi da solo. “E’ solo che- ogni volta che chiudi gli occhi io… io non posso  chiudere i miei. Non riesco

a dormire senza accertarmi che tu sia vivo. A volte è come-“

“Come cosa?” sussurrò Sam.

“Come se non riuscissi a respirare finché non ti vedo di nuovo sveglio.”

Sam scosse tristemente il capo. “Dean” sospirò.

“No. Volevi sapere. Adesso lo sai. Qualsiasi cosa pensi di dovermi dire, me la sono già detta da solo, per cui tienila per te. “ disse Dean  aspramente. “Torna a dormire, sembravi distrutto.”

“Ma tu-“

“Starò bene.”

Sam si lasciò sfuggire una risatina secca. Conosceva suo fratello maggiore abbastanza da capire che, per quanto fosse stato ben disposto, la conversazione era terminata. Ma non era certo così ingenuo da lasciarsi ingannare dalle sue parole.


oooooooooooooOooooooooooooo


Sam inghiottì con avidità la sua quarta tazza di caffè e sperò che agisse in fretta. Era stufo di sentirsi come uno zombie per la mancanza di sonno. Non era strano che non fosse più stato in grado di riposare dopo la svolta inaspettata che aveva preso la conversazione che avevano avuto lui e suo fratello, nascosti dall’oscurità.

Dean gli aveva a malapena parlato quella mattina. In realtà, l’aveva totalmente evitato. Al primo raggio di sole era uscito per fare colazione e poi si era tenuto occupato con l’auto. Era rimasto a pulire le sue armi per gli ultimi quarantacinque minuti, e quello era il suo modo più diretto di comunicare che si era rintanato nella sua piccola bolla privata, e per il momento a Sam non era permesso nemmeno avvicinarcisi.

Sam era costretto a osservare il disagio di suo fratello da quella fastidiosissima posizione ai margini della bolla. Dio, odiava essere messo in quella cazzo di posizione! Aveva dovuto restare in disparte a guardare un po’ troppo spesso nei suoi ventiquattro anni di vita, e si sentiva impotente esattamente come la prima volta. Costretto all’inerzia, non riusciva a smettere di rivivere  la confessione del fratello nella sua mente e rimuginare sulle sue parole.

In sostanza, Sam stava andando fuori di testa.

Alzò gli occhi per studiare Dean, alla ricerca di un qualsiasi segno che facesse intendere che era disposto a discutere della situazione. Considerato che Dean non aveva ancora alzato gli occhi dalle pistole, non fu difficile dedurre che non era in vena. Nonostante la reale possibilità, in un futuro molto vicino, di diventare matto se non fosse riuscito a parlare con suo fratello, Sam non ebbe il coraggio di pressarlo di nuovo. Sapeva che se Dean si era aperto la notte precedente era solo perché l’aveva colto in un momento di debolezza. E, tanto per complicare le cose, non poteva che essere consapevole anche del fatto che Dean rimpiangeva amaramente quella confidenza che aveva rubato al suo fratellino delle preziose ore di riposo.


Allungato sul tavolo, Sam seppellì la testa tra le mani e sospirò. Fingendo di essere assorto in una ricerca per la loro prossima caccia, fissò svogliatamente il portatile e controllò di nascosto il riflesso di suo fratello sullo schermo, irrigidendosi quando vide Dean lanciargli un’occhiata non appena si fu voltato. A volte si sentiva davvero come se l’unico modo con cui osavano osservare l’altro fosse attraverso vie indirette, come quando non si scambiavano più che delle velate mezze parole.

Pochi minuti dopo, un ticchettio ripetuto e  impaziente riportò su Dean l’attenzione di Sam. Usò di nuovo il riflesso dello schermo, osservando Dean che lottava per rimettere a posto il caricatore della sua .45. Sam si accigliò accorgendosi del leggero tremito delle mani di suo fratello, che gli stava sicuramente complicando uno’operazione che Dean avrebbe potuto compiere persino da addormentato –se si fosse effettivamente persuaso di dormire.

“Merda” soffiò Dean quando il caricatore gli sfuggì dalle mani e cozzò sul pavimento.

Sam si girò sulla sedia e aprì la bocca per parlare. All’ultimo momento, però, rimase in silenzio. Dean non aveva cercato di prendere il caricatore, ma era restato seduto dov’era con la testa bassa. Sam si alzò, lo raccolse e la porse a suo fratello, restando di fronte a lui. Dean impiegò un paio di secondi ad afferrare con un gesto stanco il caricatore, lasciandolo poi da parte insieme alla pistola, lo sguardo incollato al pavimento.

Imitando inconsciamente la posizione di Dean, Sam si sedette di fronte a lui e attese. Sembravano riflessi speculari così seduti, il silenzio rotto solo dai sospiri intermittenti di Sam. Dopo un po’ il silenzio divenne insostenibile, anche per Dean, che spesso lo usava come difesa. Il maggiore, seppur riluttante, finì per sollevare gli occhi, fissando il suo fratellino con aria mortificata.

Cosa?, sembrava che volesse urlargli.

“Dobbiamo parlare” dichiarò Sam.

Dean lo guardò in cagnesco per una frazione di secondo prima di distogliere lo sguardo e fissarlo in un punto ben definito della parete.

Ok, approccio sbagliato.

“Da quanto tempo va avanti questa storia?”

Il più vecchio lanciò un’occhiata fulminante a Sam, nonostante il calore del suo sguardo fosse mitigato da ombre di stanchezza che offuscavano gli occhi di solito così espressivi. Sam cercò direttamente gli occhi di suo fratello, anche se temeva che se avessero ingaggiato una gara di sguardi tutte le sue buone intenzioni gli si sarebbero ritorte contro. Dean non reagiva bene se messo alle strette.

“Un po’” rispose freddamente Dean.

Sam roteò gli occhi, ben consapevole che quell’ammissione poteva significare giorni, settimane o anche mesi, nella lingua di suo fratello. Pensare a Dean che lo guardava dormire, terrorizzato che potesse smettere di respirare in qualsiasi momento e senza curarsi di riposare minimamente, lo fece sentire estremamente in colpa di non aver fatto qualcosa prima.

“Beh, una cosa è certa: hai un aspetto di merda” disse Sam. Fece un lieve sorriso a Dean, cercando di non farlo sentire con le spalle al muro. Il tentativo contribuì ad alleviare almeno un po’ la sensazione di essere un feroce cacciatore che giocava con la preda. Cazzo, erano fratelli. Non avrebbe dovuto sentirsi come se stesse infliggendo le peggiori torture a Dean, quando stava solamente cercando di farlo parlare.

Dean era nervoso e sembrava pronto a chiudersi a riccio se Sam avesse insistito e continuato con l’interrogatorio. Tuttavia, aveva capito lo sforzo di Sam di alleggerirgli un peso, e la sua espressione si ammorbidì in segno di riconoscenza. Rilasciando la tensione, Dean si afflosciò un po’. Sam notò l’aspetto logorato di suo fratello con una sensazione di amaro alla bocca dello stomaco.

“Non puoi essere sveglio tutto il giorno tutti i giorni, Dean” mormorò.

Dean scosse la testa. Sam immaginava che avrebbe alzato gli occhi all’ovvia affermazione, se solo avesse avuto l’energia per essere sarcastico. Il fatto che non l’avesse fatto era solo un’altra dimostrazione che davvero non stava bene.

“Non sono sveglio tutto il giorno, Sam” replicò Dean, citando con estrema irritazione le parole di suo fratello.

“Davvero? Quand’è stata l’ultima volta che hai dormito?”

“Ieri.”

“Non intendo un pisolino nell’Impala” sbuffò Sam. “Quando è stata l’ultima volta che hai avuto una buona nottata di sonno? O almeno sei ore di fila?”

Dean si morse l’interno della mascella e rimase in silenzio.

“Allora?” lo spronò Sam.

“Dannazione, Sam!” ringhiò Dean, alzandosi in piedi e dando le spalle a Sam. “Che cosa vuoi da me?”

“Che ne dici della verità?” Sam si alzò a sua volta, perdendo buona parte del suo autocontrollo quando Dean gli diede le spalle.

Odiava quando lui si rifiutava di guardarlo.

“Sai già la verità!” replicò Dean. “Hai già avuto il piacere di sentirmi raccontare tutto!”

“Questo non è-“ protestò Sam, inorridito. “Sto solo cercando di aiutarti!”

“E allora lascia perdere!” Dean gridò, girandosi per fronteggiarlo.

Sam fece un passo indietro e si morse il labbro inferiore prima di distogliere lo sguardo e percorrere la breve distanza che lo separava dalla porta del bagno, le mani intrecciate dietro la nuca.

Calma, si ripeté più e più volte, è per lui, tu non vuoi litigare, calmati

“Ascoltami” disse, esalando cautamente. Tornò a guardare Dean, che fissava con ostinazione il muro in un atto di resistenza. Era un debole tentativo, ma colpì comunque Sam, soprattutto

perché l’unico segnale del fatto che Dean fosse a conoscenza della presenza del suo fratellino era il nervosismo che gli faceva contrarre le spalle. “Mi stai ascoltando?”

Ci volle un momento, ma Sam mantenne la sua posizione e alla fine Dean annuì.

“Sì, Sam, sto ascoltando” rispose Dean, il tono a metà tra un grugnito e un sospiro.

“Forse ci aiuterebbe stare in camere separate per un po’-“

La testa di Dean si sollevò di scatto, e si voltò, a quell’osservazione. La paura rasente al panico che brillò nel suo sguardo fece boccheggiare Sam, che dovette guardare da un’altra parte.

“Sì?” commentò Dean freddamente. “E come fai a dirlo?”

Sam si morse la lingua sentendo il tono cinico di suo fratello. Giusto, forse non era stata l’idea più intelligente che avesse mai avuto. Dean non riusciva dormire per la paura che accadesse qualcosa a Sam, difficilmente la presenza di un muro tra il suo fratellino e il bisogno di proteggerlo avrebbe semplificato le cose.

“Ma ci deve essere qualcosa che possiamo fare” cominciò Sam, sentendosi vicino alla sconfitta. “Se non avessi-“

“Sam” disse Dean in tono severo. “Non è colpa tua.”

“Ma è a causa mia” sottolineò Sam. “Maledizione, deve esserci qualcosa che posso fare!”

“Tu proprio non capisci, vero?” disse Dean, sospirando mentre si lasciava ricadere pesantemente sul letto. “Fai già l’unica cosa che voglio che tu faccia” aggiunse, incontrando lo sguardo di suo fratello. “Ti svegli ogni mattina, Sam.”

Il petto di Sam si strinse in una morsa improvvisa, e lui dovette serrare la mascella per impedire al mento di tremare.

“Dean-“

“Questo è tutto ciò che mi serve, Sammy” lo interruppe Dean. “E’ tutto quello che chiedo.”

La sincerità di quelle parole e l’emozione che contenevano colpirono Sam e gli tolsero il respiro come avrebbe fatto un pugno. L’emozione prese il sopravvento, la traballante fermezza che aveva mantenuto durante la conversazione scomparve,  e si ritrovò ad annuire senza nemmeno rendersene conto. Stava facendo del male a Dean. Lo stava ferendo con la sua insistenza. E nonostante inconsciamente sapesse che era per il bene di Dean, non poteva continuare a pressarlo quando suo fratello l’aveva apertamente pregato di smetterla.

O almeno, tanto apertamente quanto Dean riusciva ad esserlo. Abbastanza perché Sam lo sentisse forte e chiaro e percepisse il messaggio.


oooooooooooooOooooooooooooo


La notte seguente, Sam si girava e rigirava nel letto mentre il sonno continuava a sfuggirgli. Non riusciva a smettere di pensare a Dean, disteso a pochi metri da lui ed altrettanto sveglio. I minuti divennero ore, e finalmente il più giovane riuscì a costringere il suo organismo a rilassarsi. Il fermento che stava attraversando si trasferì dai suoi muscoli alla sua mente. Lì i suoi pensieri si agitavano vorticosamente e lo tenevano sveglio più del continuare a cambiare posizione.

“Quindi è una gara adesso? Per vedere chi riesce a rimanere sveglio più a lungo?” la voce di Dean fluttuò all’improvviso nello spazio tra i due letti,  stanca e aspra, anche se adornata da una nota di divertimento. “Pensavo che fossi diventato troppo grande per queste un bel po’ di tempo fa.”

Sdraiato sullo stomaco, Sam sbuffò contro il cuscino in cui aveva sepolto il volto. “Molto divertente” disse, la voce attutita dalla morbidezza del cuscino.

Rimasero in silenzio per un minuto, respirando quietamente nell’oscurità. Poi Dean parlò di nuovo.

“E’ così stupido. Non c’è motivo di essere svegli tutti e due quando almeno uno potrebbe stare dormendo” disse, cercando di sembrare ragionevole.

Sospirando profondamente, Sam si girò sulla schiena e batté pigramente le palpebre fissando una crepa nella vernice del soffitto sopra al suo letto.

Prima o poi crollerà. E può succedere in qualsiasi momento.

“Ci ho pensato su” sentenziò Sam in tono lieve, immaginando suo fratello che alzava gli occhi nonostante non lo stesse davvero guardando. “Se non v- se non riesci… se non dormi mentre lo faccio io… forse potresti dormire mentre sono sveglio.”

Il più vecchio non rispose subito.

“Cosa vuoi dire?” chiese Dean cautamente.

“Voglio dire… potresti… non so, cercare di riposare un po’ durante il giorno, mentre io guido o lavoro al pc. Oppure anche la notte, se preferisci… a me non importa, davvero.”

“Intendi… fare tipo dei turni?”

“Beh… sì. Qualcosa del genere, credo.” Sam scrollò debolmente le spalle.

Dopo quello, Dean non parlò per un bel po’. Alla fine, Sam girò la testa sul cuscino per fronteggiare il fratello, il cui volto era accigliato in un’espressione di profonda riflessione.

“Dean?”

“No, Sam, non succederà.”

“Perché no?”

“Hai mai considerato la possibilità che io voglia effettivamente trascorrere del tempo sveglio con te?” disse Dean con voce tesa. “Ho meno di un anno, non ho intenzione di passarlo a fare i turni per dormire.”

Sam si alzò a sedere sul letto così in fretta che si sarebbe potuto spezzare la schiena.

“Non dire così” ordinò.

“E’ la verità.”

“No!” esclamò. “Ti ho detto che non succederà. Non ti lascerò arrivare a tanto!”

Dean fece un respiro profondo e distolse lo sguardo dal soffitto, distolse lo sguardo da Sam. Il minore sentì un’ondata di rabbia crescergli nel petto, tanto da stringergli il cuore in una morsa.

“Quando è successo, esattamente, Dean?” ringhiò. “Quando, precisamente, hai smesso di lottare?”

Di fronte al silenzio di Dean, Sam si sentì come se ogni nervo del suo corpo fremesse di rabbia e demoralizzazione. Ricacciando indietro le lacrime di frustrazione, gettò via le coperte e si alzò con uno sbuffo.

“Beh, tu puoi aver mollato” borbottò con voce roca, mentre con un unico movimento attraversava la stanza e si sedeva alla scrivania accendendo il pc “ma io no.”

“Sono le tre del mattino, Sam. Che diavolo stai facendo?”

“Una ricerca.”

“Sam-“

“Lasciami fare. E cerca di dormire un po’ mentre sono impegnato qui. Avrò bisogno che tu sia vigile.”

“Sam-“

“Inoltre, non c’è ragione di essere svegli tutti e due quando almeno uno potrebbe stare dormendo, no?”

“S-“

“E’ tutto ciò di cui ho bisogno, è tutto quello che chiedo” disse Sam.

Era stato un colpo basso usare contro suo fratello le sue stesse parole, ma Sam era abbastanza disperato da supplicarlo, se ce ne fosse stata la necessità.

Udì un sospiro, seguito da un lieve fruscio di lenzuola.

Lottando per contrastare il nodo di disperazione che albergava nella sua gola, Sam trattenne il fiato in attesa della prossima mossa di Dean.

Per favore, Dean. Combatti. Non posso farcela da sola. Fallo e basta.

“D’accordo.”

Il cuore di Sam mancò un battito e subito dopo acquistò sempre maggiore velocità. I suoi occhi si chiusero per un istante.

Grazie.


oooooooooooooOooooooooooooo

Durante i giorni seguenti ci provarono, ci provarono davvero a far funzionare la cosa. Ogni volta che lavoravano ad un caso, Sam effettuava tutte le ricerche che potevano essergli utili e costringeva Dean a dormire un po’ mentre lui lavorava, così che potesse essere riposato e vigile per la caccia. Quando erano in viaggio, Sam si metteva al volante e Dean si appisolava accanto a lui.

Non era perfetto, era ben lontano dall’esserlo, ma Dean sembrava essere in grado di abbandonarsi al sonno solo avendo la certezza che Sam fosse sveglio. Da un punto di vista pratico, trovare un modo per non dormire nello stesso momento era complicato, ed era anche logorante emotivamente. Alla fine della giornata nessuno dei due aveva riposato abbastanza, e quando erano svegli non erano in vena di parlare né di fare altro.

Nonostante tutti i disagi, però, era la soluzione migliore che il cervello affaticato di Sam fosse stato in grado di elaborare. In realtà, per essere precisi era stata l’unica soluzione. Non era stato facile per Sam chiudere un occhio sullo stress che stava provocando a Dean. Ma sapeva che aveva bisogno di dormire, anche se solo per poche ore al giorno, in modo da essere più o meno in grado di continuare con le ricerche e mantenere la promessa. Confidava che, dopo qualche tempo, si sarebbero abituati alla routine. Non che non fossero abituati ad andare avanti riposando molto poco, e anche se a Sam mancava l’incessante chiacchiericcio di Dean –specialmente mentre guidava - era giunto alla conclusione che sarebbe sopravvissuto senza di esso finché suo fratello non aveva più l’aspetto di un morto vivente.

Ma le cose non erano mai così semplici. Un pomeriggio, a dispetto di tutte le sue promesse, non riuscì a resistere e si addormentò sul portatile mentre aspettava che si caricasse una pagina col debole segnale wi-fi che dava in dotazione il motel. Dean stava dormendo sul proprio letto, sopra alle coperte, quando Sam lasciò che i suoi occhi si chiudessero. Quando li riaprì, Dean era seduto sul pavimento, la schiena appoggiata al muro, e lo fissava con un’espressione stregata.

“Dio… Dean.” Sam scosse la testa per schiarirsi le idee, ancora assonnato, mentre cercava di orientarsi. “Mi… mi d-“

Dean  lo zittì con un brusco cenno del capo e si alzò, usando il muro per sostenersi. Sam si morse il labbro. Si sentiva uno schifo, decisamente afflitto. Naturalmente Dean non lo biasimava per essersi addormentato, ma Sam poteva leggere sul suo viso le tracce del panico che doveva essersi impadronito di lui nell’istante in cui si era svegliato e aveva trovato il suo fratellino accasciato sul tavolo.

Da quel giorno, non importava quanto Sam insistesse, Dean aveva testardamente rifiutato di chiudere occhio, anche se Sam era sveglio. Il suo riposo si ridusse agli inquieti e frammentari sonnellini che schiacciava in macchina. Ben presto tutto ciò cominciò a ripercuotersi su di lui.

L’inevitabile accadde durante una caccia. Perché Dean era assonnato. Perché era stato troppo lento.


  
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