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Autore: hermyDdC    05/07/2013    8 recensioni
1987. Una nuova opportunità per Sirius Black, racchiusa dentro un libro. L’opportunità di regalare una nuova vita a Remus Lupin, una nuova famiglia al piccolo Harry Potter… perché è questo che vogliono, tutti e tre. Ma ci vorrà uno shock per dare loro la forza di ammetterlo…
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Nota dell’autrice:

Qui ci vuole un cappello introduttivo, perché questa storia non prende le mosse direttamente da Harry Potter, bensì da un’altra fanfiction (o meglio, serie di fanfiction), che si chiama Books from the Future (di seguito BFTF). Potete trovare i link ai vari libri della serie sul profilo dell’autrice, Dimcairien. Intanto vi riassumo brevemente di cosa si tratta.

Siamo nel 1987, cioè quattro anni prima che inizi la saga. Albus Silente riceve un pacco che contiene sette libri (chissà mai che libri saranno?) da parte di tre ragazzi che si firmano come "Golden Trio". Questi ragazzi scrivono dall’anno 2005 e hanno spedito i libri in modo che i loro "alter ego" del passato possano evitare almeno qualcuna delle sfighe che succedono nella saga. Per questo chiedono a Silente di leggere i libri insieme alla famiglia Weasley.

All’inizio sono solo i Weasley e Silente; man mano che si va avanti si uniscono al gruppo anche altri personaggi, come Harry (di sette anni), che Silente si fionda a prelevare dai Dursley non appena capisce come lo trattano. Mentre leggono il primo libro si materializza Harry adulto dal futuro, per far vedere a Molly che è ancora vivo ed evitare che le venga un infarto per la preoccupazione mentre legge di tutto quello che gli capita. Dal futuro lo raggiungeranno anche Ron, Hermione e Ginny.

Nel corso dei libri, Harry adulto decide quali personaggi "del passato" invitare per la lettura… e, ovviamente, potevano forse leggere il Prigioniero di Azkaban senza invitare Remus? ^^ Lui arriva, già solo vedendo il titolo del libro si sente male, ma leggendo capisce come sono andate le cose… e, quando finisce il libro, anche se è mezzanotte, lui si piglia su con Silente e Arthur Weasley, con la gabbia del topo in mano, e si fionda ad Azkaban a fare lo scambio (scena da squaglio assoluto… *-*).

Aggiungo un paio di episodi che avvengono durante la lettura dei libri, perché saltano fuori nella mia storia.

  •  Nel terzo libro, sentendo come i Dursley trattavano Harry, a Remus è salito l’istinto omicida, del tipo "se sento ancora una cosa del genere, questo fine settimana ‘sti stronzi si ritrovano un lupo mannaro in giardino" (era sotto Antilupo, quindi poteva farlo senza pericolo di mordere nessuno). Ovviamente nei due libri successivi non è migliorato un bel niente, ergo Remus ha comunicato il suo piano a Sirius, che è stato più che entusiasta di unirsi. In BFTF, Harry adulto è un Animagus cervo, quindi durante la luna piena sono andati tutti e tre insieme appassionatamente a terrorizzare i Dursley ^^
  •  Il piccolo Harry ha cominciato a chiamare Sirius "papà" (), perciò Remus gli ha detto che se voleva poteva chiamarlo "uncle Moony", ovvero in italiano "zio Lunastorta". Loro lo chiamano spesso "cucciolo" ("pup" o "cub", cucciolo di cane o di lupo a seconda di chi lo dice xD)
  •  A un certo punto della serie salta fuori che Sirius ha perso dei pezzi di ricordi stando ad Azkaban… non so come spiegarmi, lo spiegherà lui tra poco. A me personalmente nei libri Sirius non ha mai dato l’impressione di avere la memoria annebbiata, ma l’autrice ha deciso così e io mi sono adeguata.
  •  Durante una pausa dalla lettura, Harry ha avuto l’occasione di provare una delle scope giocattolo dei Weasley (giusto un minuto, ma almeno si è tolto lo sfizio).

Perché mai mi è venuta la malsana idea di scrivere una fanfiction su una fanfiction? Semplice. L’autrice è stata così crudele da dipingere i miei cuccioli preferiti come "grandi amici" e basta… e, quando ho letto le reazioni alla morte di Sirius, io non ce l’ho fatta. Quella scena era incompleta, non aveva nemmeno la metà dell’intensità che avrei voluto… quindi, non ho potuto fare a meno di riscriverla, come volevo che fosse.

Buona lettura!
 




Family time
 
 
 

Era stato uno shock, per tutti. Leggere della morte di una persona che era lì con loro, anche se quella morte avveniva nel futuro e con ogni probabilità questa volta poteva essere evitata, li aveva lasciati senza parole. Così, mentre Molly cucinava (e Tonks faceva danni cercando di aiutarla, perché lei era troppo scossa per impedirglielo), tutti gli altri, adulti e bambini, sedevano a tavola fissando il vuoto, a pensare.

Sirius, paradossalmente, sembrava quello che l’aveva presa meglio; senza dubbio il più provato era Remus. Aveva ancora gli occhi lucidi: non ci aveva nemmeno provato, a non piangere.

Non poteva succedere. Non al suo Sirius. La vita non poteva portargli via di nuovo tutto quello che aveva appena ritrovato: la libertà, il sorriso, l’affetto del piccolo Harry… l’amore di Remus, anche se lui non aveva ancora avuto il fegato di dirgli che lo amava ancora.

Chiuse gli occhi per farsi forza, ma dovette riaprirli di scatto: un’inspiegabile ondata di panico si era impadronita di lui. Il terrore di riaprire gli occhi e non vederlo più… Decisamente, era ora di mettere da parte i timori e dirglielo.

 
 

 

"Stai tranquillo. Stavolta non succede. Harry sa già tutto, non si farà fregare da Voldemort. E tu non ti farai fregare da Kreacher… perché ora sei libero, e nessuno potrà rinchiuderti in quel posto maledetto". Sirius se lo stava ripetendo per l’ennesima volta, quando si sentì afferrare una mano.

«Vieni fuori un momento?» sussurrò la voce di Remus.

«Certo.» Si alzò e lo seguì in giardino, meravigliandosi di come il suo Lunastorta fosse riuscito, ancora una volta, a leggergli nel pensiero. Anche lui voleva parlargli, e, dopo la lettura dell’ultimo capitolo, aveva deciso che non poteva più aspettare… Era dalla notte della sua liberazione che loro due avevano qualcosa da chiarire.

Sirius avrebbe ricordato quella sera per tutta la vita. Quello che sembrava impossibile era successo davvero… Solo una cosa poteva rendere quel momento ancora più perfetto: il sorriso felice e commosso dell’uomo che amava, che non aveva mai smesso di amare. Dopo sei lunghi anni, poteva stringerlo di nuovo tra le braccia… Avrebbe tanto desiderato baciarlo, ma lo sguardo di Remus gli aveva dato l’impressione che ci fosse qualcosa che lo frenava. Sirius aveva pensato di avere semplicemente un gran bisogno di una doccia, e una volta arrivato alla Tana aveva provveduto subito; fosse stato per lui, avrebbe chiesto volentieri l’assistenza dell’amico, ma in casa d’altri non gli era sembrato il caso. Per lo stesso motivo non aveva fatto obiezioni quando Remus aveva Trasfigurato due divani in altrettanti letti: non era proprio il caso che dormissero nello stesso, chissà mai cos’avrebbero pensato gli altri entrando in salotto la mattina dopo…

Nei giorni successivi, Remus gli era sembrato strano. All’apparenza era tornato quello di sempre, il bravo ragazzo malandrino dei tempi di Hogwarts. Davanti agli altri erano di nuovo complici, in sintonia come una perfetta coppia di migliori amici, ma la sera, quando erano soli, Sirius aveva l’impressione che l’altro non avesse il coraggio di guardarlo negli occhi, tanto che si era chiesto più volte se per caso Remus avesse una storia con qualcuno, e se per questo la presenza costante del suo ex lo mettesse in difficoltà. Per fortuna un giorno il piccolo Harry, imbarazzato dalle figuracce che faceva nel libro con la ragazza che gli piaceva, aveva avuto la geniale idea di chiedere l’aiuto dello "zio Lunastorta" per evitare di rifarle. Remus si era schermito: «Credo che in questo momento sarei più imbranato di te… A dirtela tutta, sono un po’ fuori allenamento.»

Così, almeno quel dubbio Sirius se l’era tolto, ma continuava a non capire lo strano atteggiamento dell’amico. Finché una sera, durante la lettura, non aveva raccontato agli altri una delle migliori figuracce di James ai tempi della scuola. O meglio, aveva cercato di raccontarla: alcuni dettagli li aveva ancora bene in mente, altri erano come sfocati, non riusciva a ricordare con precisione.

«Hai davvero… perso dei ricordi?» gli aveva chiesto Remus, esitante.

«A certe cose i Dissennatori non resistono…» aveva risposto lui, chiudendo gli occhi e provando a ripescare dalla sua mente qualche altro episodio. «Sì… Più i ricordi sono belli, più è tutto… annebbiato.»

Solo allora aveva incrociato lo sguardo di Remus… e di colpo aveva capito. Quello che aveva letto nei suoi occhi non era curiosità accademica, e nemmeno semplice preoccupazione: era proprio paura. Paura che Azkaban gli avesse portato via il ricordo del sentimento che li aveva legati… Come se fosse stato anche lontanamente possibile.

Se non era impazzito in quella cella, lo doveva a Remus Lupin. Il pensiero di aver dato fiducia a un traditore e non all’uomo che amava non l’aveva lasciato nemmeno un istante in quei sei anni, così come l’idea di avere completamente distrutto la vita del suo amato con la sua imperdonabile ingenuità. Il senso di colpa lo aveva lacerato oltre l’immaginabile, ma gli aveva anche permesso di non dimenticare mai per un solo istante l’amore della sua vita… Dopo poche settimane là dentro, i prigionieri non sapevano più nemmeno chi erano: se a lui non era mai successo, era solo merito di Lunastorta. Ma Remus questo non lo sapeva, e anzi temeva che il suo Felpato si fosse dimenticato di lui…

Sirius aveva subito cercato di rassicurarlo: «Stai tranquillo», gli aveva detto, posandogli una mano sulla spalla, ma sentendosi una ventina di occhi addosso l’aveva rapidamente buttata in ridere, non potendo sbilanciarsi davanti a tutta quella gente. «Di te mi ricordavo ancora. Con la sfuriata che mi hai fatto dopo l’incidente del Platano Picchiatore… figurati se me la scordo!» Il messaggio, tuttavia, sembrava non essere passato: al momento di andare a dormire, Remus era più imbarazzato che mai. "Poco male", aveva pensato lui. "Domani è luna piena. Avremo la notte per noi. Quando la luna tramonta parleremo…"

… e invece no! Manco a farlo apposta, quel guastafeste del suo figlioccio dal futuro se n’era uscito dicendo che anche lui era un Animagus e quella notte voleva unirsi a loro… Certo, dopo averlo visto trasformato, Sirius l’aveva perdonato subito. Era commovente quanto somigliasse a James, anche da cervo… Era stato come tornare per una notte ai vecchi tempi: Lunastorta, Felpato e Ramoso… e si erano divertiti non poco a terrorizzare i Dursley. Il loro problema, tuttavia, era rimasto irrisolto, perché non avevano avuto nemmeno un minuto di privacy… finché, pochi istanti prima, non avevano deciso di prendersela con la forza.

 


 

Remus camminava spedito nel giardino innevato della Tana. Puntò verso un grosso albero, per avere un po’ di riparo dal vento gelido, e quando lo raggiunse si voltò a incontrare gli occhi dell’uomo che amava. Prese un bel respiro e andò dritto al punto.

«Se stanotte mi sveglio e non ti sento lì, accanto a me… credo che mi verrà un colpo.» La voce gli si stava incrinando, ma proseguì. «Penserò che è tutto vero… che tu sei veramente…»

Chiuse gli occhi e si interruppe: non ce la faceva. Prima che potesse anche solo riprendere fiato, Sirius l’aveva già stretto forte a sé.

«Non lo dire», gli sussurrò, posandogli un dito sulle labbra. «Non lo dire, Lunastorta… Io sono qui. Non ti lascio neanche un minuto stanotte…» continuò, abbracciandolo più forte. Remus lo fissò intensamente: voleva davvero dire che…? Come se l’altro sentisse i suoi pensieri, posò fugacemente le labbra sulle sue. «E il giorno dopo, e quello dopo ancora…» Sirius avanzò verso l’albero, nascondendoli alla vista degli altri occupanti della Tana, e lo baciò. Un bacio lento, dolce, rassicurante, che sembrava dirgli "non preoccuparti, per me non è cambiato niente." Remus era più che felice di ricambiarlo. Tutto poteva ricominciare, esattamente da dove si erano interrotti sei anni prima.

 


 

«Tra due minuti è pronto», disse Molly, affacciandosi dalla cucina in salotto. Fece per tornare ai fornelli, ma si bloccò notando le due sedie vuote. «Dove si sono cacciati quei due?» Guardò fuori, ma dalla finestra non si vedevano. «Qualcuno vada a chiamarli, per favore.»

Il piccolo Harry si alzò immediatamente e corse fuori. («Metti la giacca!» gli urlò dietro Molly).

Non voleva perdere Sirius, per nessun motivo. Lo conosceva solo da pochi giorni, ma gli voleva un bene dell’anima. Lui era il papà che non aveva mai avuto… e non voleva che morisse. Non voleva che lo lasciasse. Neanche per un attimo…

«Ehi, Harry…» Sirius l’aveva visto arrivare e gli sorrideva. Il bimbo si bloccò: d’improvviso gli era presa una gran voglia di mettersi a piangere… «Che c’è? Dobbiamo rientrare?»

Harry fece cenno di sì, poi gli corse incontro a perdifiato e gli si gettò tra le braccia, in lacrime. «Non voglio che tu vada via…»

«No», rispose Sirius, commosso, arruffandogli i capelli ancora più del solito. «Staremo sempre insieme, te lo prometto…»

«Papà…» mormorò Harry, alzando timidamente gli occhi, ma non osò continuare. Aveva avuto l’impulso di chiedergli una cosa, ma si vergognava troppo…

Il suo padrino gli sorrise affettuoso. «Cosa c’è, cucciolo? Puoi dirmi tutto, sai. Non ti mangio…»

Il piccolo esitò un istante, poi disse tutto d’un fiato: «Posso dormire con te?»

Sul volto di Sirius passò un lampo di qualcosa che Harry non riuscì a decifrare… ma forse se l’era solo immaginato. Il suo tono di voce non sembrava per niente arrabbiato, solo commosso, come il suo sorriso… «Certo…» Si voltò verso Remus. «Ho l’impressione che stanotte il tuo letto sarà un po’ affollato…»

«Anche tu dormi con noi, zio Lunastorta?»

Remus sorrise. «Ma sì, tutti a dormire da me, stasera…»

«Grazie… papà.»

Harry allargò le braccia e si slanciò per abbracciarli tutti e due… i suoi due papà. Perché in fondo lo erano entrambi. Buffo, non avere avuto un papà per sei anni e all’improvviso ritrovarsi con due… Sorrise felice e tornò di corsa verso la Tana.

 


 

Sirius mosse un passo per seguire Harry, ma si accorse che Remus aveva una strana espressione e si fermò. «Che c’è?» gli chiese, preoccupato. «… Secondo te ho fatto male?»

«No, tu hai fatto benissimo…» Il suo sguardo era fisso a terra: sembrava che si vergognasse di qualcosa. «Sono io che mi sento uno schifo.»

D’impulso, Sirius lo abbracciò per consolarlo. «Sarebbe lo stesso per me, se mi dicessero che muori…»

«No, non è quello… Mi sento un dannato egoista per quanto ho bisogno di te.» Non teneva più gli occhi bassi: ora il suo sguardo era deciso, penetrante, come se volesse farsi leggere nel pensiero. «Capisci?»

Sirius annuì, con un’occhiata eloquente. Diamine, se lo capiva… «Sapessi il bisogno che ho io di fare l’amore con te…» gli sussurrò, stringendolo più forte. Sentì Remus staccarsi da lui all’improvviso… e una voce alle sue spalle lo fece voltare di scatto.

«Non venite a pranzo?» Harry era tornato indietro, vedendo che loro non l’avevano seguito, e li stava guardando con aria interrogativa. «Dovete…» (fece una pausa, come concentrandosi per ricordare qualcosa) «"fare l’amore"?» concluse candidamente, con il tono di un bambino piccolo che ripete a pappagallo una parola nuova senza la minima idea di cosa voglia dire.

Remus era diventato più rosso dei capelli di un Weasley… Sirius sorrise, mantenendo un tono tranquillo e scherzoso. «No, c’è troppa gente in giro… Stasera, con comodo…»

«Quando siamo tutti a casa tua?» chiese il bimbo, entusiasta come se gli avessero proposto un nuovo gioco. «Posso farlo anch’io?»

… Oh, Merlino.

Se Harry aveva deciso di fare arrossire Sirius Black (cosa tutt’altro che semplice), beh, decisamente c’era riuscito. Come diavolo glielo spieghi a un bambino di sette anni?!

«… Ehm… No, Harry. Non è una cosa che possono fare i bambini…»





A presto per il racconto della serata! ;)

 

 
  
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