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Autore: DanzaNelFuoco    06/07/2013    2 recensioni
Questa storia avrebbe dovuto partecipare al contest "Only Drarry" di Allyii, che però purtroppo è stato cancellato per mancanza di partecipanti.
Chissà poi perché quando scrivo Drarry c'è sempre qualcuno che sta male! Comunque questa volta è Draco, che è affetto da una strana malattia che lo porterà quasi sul letto di morte, se non fosse per l'aiuto di qualcuno insospettabile e l'intercessione di qualcuno sospettabile.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Pacchetto: Harry (o Draco) si ammala (scegli tu cosa capita a sto povero disgraziato xD) e l'altro, vedendolo in quelle condizioni, capisce che non gli è del tutto indifferente... 


"Sto per morire." 
 "Tutti, prima o poi, moriremo." Disse, cinico, Blaise Zabini, il compagno di dormitorio del moribondo Draco Malfoy.
 "E, anche se ti ostini a fare il tragico e ci liberassi tutti da una sgradevole e innaturale tonalità di biondo con la tua dipartita, non è ancora giunta la tua ora."
 "Grazie, Blaise, sei veramente un amico." Borbottò, sarcastico, il biondo, affondando ancora di più la testa nel cuscino. 
 "Figurati! Sempre al tuo servizio." disse distrattamente Blaise, senza distogliere nemmeno l'attenzione dal tema di Trasfigurazione.
"Non dirai così, quando me ne sarò andato."
"Per il momento non vai da nessuna parte, non con quel raffreddore. Se poi non ti ostinassi a fare la checca mestruata e ti decidessi a prendere l'infuso Tiramisù di Madama Chips..."
"No, mi uscirebbe il fumo dalle orecchie!"
"Ma guariresti! E poi non ti vedrebbe nessuno!"
"Mi vedrei io!" Esclamò Draco, convintissimo.
"Allora tieniti il male." Lo rimbeccò l'altro, seccato.
Il biondo tacque un istante. 
"Sto per morire."
Blaise non rispose nemmeno.
 Avevano già fatto quella conversazione svariate volte e, sebbene il moro cambiasse approccio in continuazione, finiva sempre nello stesso modo, ovvero con Draco che si ostinava a fare di testa sua. 
                                                                     
 
*
 
 
Quello che sembrava essere un semplice raffreddore, il giorno dopo si trasformò in una febbre talmente alta che Madama Chips si vide costretta a spostare Draco in infermeria, per poterlo controllare e per evitare che contagiasse i compagni. 
 Blaise gli fece visita spesso, ma dopo poco le sue visite si fecero sempre più brevi.
L'amico alternava lunghe ore di delirio a rari momenti di lucidità, spesso vomitava, ancora più spesso aveva le convulsioni.
Quando riusciva a mettere insieme frasi di senso compiuto ordinava all'amico o all'infermiera di chiudere le tende perché la luce lo infastidiva e sempre più spesso riemergeva dal suo stato di semi-coscienza per chiedere a chiunque fosse nei dintorni di fare meno rumore o di tacere. 
Blaise si sentiva inutile e Madama Chips non aveva la benché minima idea di cosa stesse succedendo.
Dopotutto lei era un'infermiera, curava ossa rotte e raffreddori, non era preparata a questa situazione. 
Ma, anche se a tutti era chiaro che  Draco si stava spegnendo lentamente e dolorosamente e che probabilmente ci si sarebbe dovuti rivolgere al San Mungo in fretta, Madama Chips resisteva strenuamente a questa opzione.
Ne aveva fatto una questione personale tra lei e la malattia.
Come era possibile. Infatti. che dopo aver curato ogni genere di malattia -era persino riuscita a de pietrificare le vittime del basilisco- non riuscisse ad avere la meglio su una febbre che peggiorava di ora in ora nonostante la quantità di medicine che faceva ingurgitare al ragazzo? 
 
*
 
Quel giorno Zabini aveva finito i compiti prima del previsto e aveva colto l'occasione per fare nuovamente visita all'amico.
Fu una fortuna che si trovasse lì un' ora prima del previsto, perché Draco era miracolosamente cosciente. 
"Ciao" lo salutò debolmente il biondo.
"Ciao. Come ti senti oggi?" gli chiese l'altro.
"Sto per morire." sorrise tristemente.
Questa volta Blaise non poté contraddirlo e fare qualche battuta ironica.
Con le lacrime agli occhi gli rispose semplicemente: "Sì."
"Voglio parlare con lui." 
Blaise sapeva di chi stava parlando, era l'unico a cui Draco lo avesse confidato.
Era l'unico a cui Draco avesse detto di essere gay e di amare Harry Potter. 
Infondo chi era Blaise per negargli l'ultimo desiderio? 
 
*
 
"Potter, potrei parlare con te un secondo?" 
Harry Potter squadrò, sconcertato, il ragazzo di fronte a lui.
"Zabini, giusto? Sei un Serpeverde, se non sbaglio."
"Harry, è un amico di Malfoy." lo avvertì Ron alle sue spalle.
"Giusto." confermò l'altro con un sorriso. "Potrei parlare un secondo con te?" 
"Dimmi."
"Da soli."
"Da soli?"
"Non andare, Harry! Potrebbe essere una trappola." gli disse a mezza voce l'amico rosso.
"Non è una trappola. Se lo fosse sarebbe estremamente stupido mettere al corrente i due migliori amici della vittima."
"Ron, Hermione, potreste lasciarci soli per un po'?" acconsentì Harry.
Blaise aspettò che Hermione e Ron - quest’ultimo borbottando e maledicendo la stupidità dell'amico e tutti i Serpeverde in generale - se ne andassero, poi si rivolse a Harry.
"Draco sta morendo."
La notizia cadde tra i due come un macigno.
Harry rifletté per un istante, poi, dopo essersi leccato le labbra, gli chiese dubbioso: "E io cosa c'entro con questo?"
"Lui vuole vederti. " 
"Va bene."
                                          
*
 
La fortuna non sorrise ai due ragazzi che, mezz'ora dopo la prima visita di Zabini, entrarono in infermeria.
La febbre di Draco era salita e il ragazzo, in stato di semi-incoscienza, delirava. 
"Draco..." lo chiamò piano Blaise "Ho fatto come mi hai chiesto. Ti ho portato Harry."
"Harry..." chiamò, fioco, Draco. 
Nessuno riuscì a capire se Draco avesse compreso che Harry si trovava in quella stanza o semplicemente avesse ripetuto l'ultima parola sentita e su questa la sua mente avesse ricamato.
"Harry... Harry... Stupido Grifondoro... Harry..." 
"Senti, Zabini, io non sono venuto qui per farmi insultare, io..." 
"Harry... Perché?" alcune lacrime scivolarono lungo le gote del biondo, forse causate dai suoi pensieri, forse dal dolore o, forse ancora, dalla febbre.
Sentendosi chiamato in causa, il moro si interruppe e si avvicinò al letto. 
"Harry... Non è colpa mia... Loro... È loro la colpa... Io non... Mezzosangue... No, Harry... Io devo... Sono i miei genitori...educazione..." Draco biascicava, ma il concetto del discorso era chiaro.Harry ascoltò con aspettativa, sentire Draco Malfoy che cercava di discolparsi di fronte a lui era strano e imputabile soltanto alla febbre, ma il ragazzo aveva la netta sensazione che il biondo stesse dicendo la propria verità. 
"Harry... Io... Scusa... Io non volevo... Questi anni... Chiamarti Sfregiato... Io non... Non odio..." 
"Ok, Draco. Va tutto bene. Neanche io ti odio." gli sussurrò Harry, posando gli una mano sulla fronte.
Scottava.
Draco aprì gli occhi per un momento e sembrò mettere a fuoco la scena per qualche istante.
"Ti amo." gli sussurrò. Poi chiuse gli occhi e ripiombò nel delirio.
Harry rimase impietrito nella posizione in cui era, con la mano ancora sulla fronte del biondo, folgorato da un’illuminazione.
Per lui fu come se avesse avuto gli occhiali sporchi e non se ne fosse accorto sino al momento in cui Draco stesso non glieli aveva puliti.
In un punto imprecisato del delirio, Zabini si era silenziosamente ritirato lasciandoli soli, dunque Harry poté chinarsi sul biondo e sussurrare al suo orecchio la verità appena acquisita. 
"Anche io." 
                                
*
 
Harry Potter era gay, ma nessuno lo sapeva.
Quasi non lo sapeva nemmeno lui.
Non aveva mai avuto un ragazzo, non era mai stato con qualcuno, da momento che Hogwarts certo non pullulava di gay dichiarati e quindi non ne aveva mai nemmeno avuto la possibilità.
Se qualcuno gli avesse chiesto chi gli piaceva la sua risposta automatica sarebbe stata “Cho Chang”, nonostante fosse ovvio che lui non avesse nemmeno provato recuperare la loro storia nel momento in cui ne aveva avuto l’opportunità.
Ovviamente, non voleva stare con Cho, né con nessun’altra ragazza.
Se la sua coscienza gli avesse chiesto chi gli piaceva la sua risposta automatica sarebbe stata “Nessuno” e gli sarebbe bastato.
Effettivamente, da quando si era accorto che le donne non lo interessavano –esattamente dopo il fiasco con la Corvonero- non gli era mai piaciuto nessuno.
Infine, se qualcuno gli avesse chiesto cosa pensava di Malfoy, lui avrebbe risposto che era un antipatico, razzista, purosangue del cazzo, con un cervello abbastanza grande da poter essere considerato intelligente, se solo non l’avesse usato per cercare di distruggere la vita dei suoi amici.
Di sicuro non avrebbe mai pensato di rispondere che lo amava.
Come poteva anche solo venirgli in mente una cosa del genere?
Come avrebbe mai potuto pensare che i continui bisticci, gli sfottò a Quidditch, i duelli fossero tutti modi per attirare la sua attenzione?
Come avrebbe mai potuto capire che Draco con lui voleva mantenere una facciata per non fargli vedere i propri sentimenti e nel contempo restargli vicino?
Non poteva e dunque non lo aveva mai fatto.
Fino al giorno in cui Draco non gli aveva dato la chiave di lettura del suo comportamento.
Allora, davanti alle spiegazioni del modo di agire della Serpe, aveva cominciato a capire anche il suo modo di agire.
Non progettava mai un piano senza che “il problema Malfoy” fosse attentamente analizzato, Draco c’entrava sempre.
C’entrava il primo anno quando aveva visto il drago di Hagrid.
Centrava il secondo anno quando avevano preso la pozione Polisucco per scoprire se era stato lui ad aprire la Camera dei Segreti.
C’entrava il terzo anno quando voleva che Fierobecco fosse giustiziato.
C’entrava il quarto anno quando aveva creato quelle spille orribili.
C’entrava anche adesso, ora che la Umbridge lo aveva nominato membro della squadra di Inquisizione. 
Si accorse che non poteva programmare qualcosa senza pensare alla contromossa di Malfoy, ma si accorse anche che avrebbe disperatamente voluto che egli lo aiutasse, invece che opporsi.
 
Come avrebbe voluto averlo al suo fianco nelle sue avventure!
 
Si accorse, allora, che mentiva a sé stesso, non gli piaceva “Nessuno”, ma “Draco Malfoy”.
 
Il suo cervello ci mise pochi istanti a elaborare questo ragionamento e, una frazione di secondo dopo le parole del malato, Harry decise di chinarsi e sussurrargli all’orecchio tutto quello che aveva capito, ma quando fece per aprire bocca gli scivolò fuori qualcosa di più corto e vero.
 
*
 
Se nemmeno Madama Chips era in grado di trovare una cura per il male di Malfoy e nemmeno gli insegnanti di Hogwarts avevano potuto fare granché -la Cooman era l'unica che, con grande presenza di spirito, aveva fatto qualcosa di più che dichiararsi incompetente al riguardo e aveva rivelato di aver predetto la morte del Serpeverde alcuni mesi prima, riuscendo a guadagnarsi soltanto un' occhiataccia da Harry e dalla maggior parte del corpo docenti- c'era soltanto una persona a cui rivolgersi, prima di andare al San Mungo: Hermione, la donna che sapeva tutto. 
Ron ne fece una questione di stato.
"Hermione, non devi aiutarlo! È Malfoy, per Godric! "
"Ron, è pur sempre un essere umano! Non possiamo guardarlo morire!"
"Lui lo farebbe con noi. Starebbe a guardarci soffrire e sarebbe felice."
"No, lui non lo farebbe! Lui..." non poteva dirlo ai suoi amici, ma dentro di sé sorrise. 'Lui mi ama.'
"Lui lo farebbe, Harry. "È un essere umano. Non possiamo lasciarlo morire. Non è neanche certo che Hermione scopra come curarlo, lascia solo che faccia un tentativo."
"No, Hermione non aiuterà quella Serpe e mi meraviglio di te che lo difendi dopo tutto quello che ci ha fatto."
"Ron, se permetti, io decido per me stessa e non sarete né tu né Harry a dirmi cosa fare ." li interruppe la diretta interessata.
"Allora?" chiesero i due ragazzi in sincrono. 
"Harry, Ron ha ragione Malfoy è Malfoy, non possiamo dimenticare, MA..." soggiunse, alla festante espressione di Ron, "ma, come dice Harry, è pur sempre un essere umano, e sì, è vero, ci lascerebbe morire, ma noi non siamo come lui. Noi siamo i buoni." 
 
*
 
Fu così che Hermione Granger, figlia di dentisti Babbani, impiegò circa mezz'ora a diagnosticare la malattia di cui Draco era affetto. 
"Meningite." Sentenziò, dopo aver sfogliato parecchi tomi Babbani che si era fatta inviare il giorno prima dai genitori.
"Dovete portarlo in un ospedale Babbano, il San Mungo non credo sia in grado di trattarlo." Disse, ricordando il bieco tentativo di sutura di un tirocinante al signor Weasley.
“Ma come ha fatto a prendersi una malattia Babbana?” chiese Blaise.
“Spesso, il meningococco risiede nelle cavità nasali e nella gola, se ha battuto la testa è possibile che i batteri siano arrivati fino alle meningi e le abbiano infettate.”
“Due giorni fa è cascato dalla scopa!” si illuminò Blaise, per poi oscurarsi nel chiederle: “Sopravviverà?"
"Non lo so. Potrebbe, ma le probabilità sono scarse dato che non é stato curato abbastanza tempestivamente." 
Ma Draco sopravvisse.
 
*
 
"Granger... Hermione, io volevo ringraziarti per avermi salvato." Draco Malfoy sembrava veramente in imbarazzo. "So di averti trattato male e... mi dispiace. Grazie." 
Sentire uscire tutte queste parole dalla bocca di Malfoy fu uno choc per  la ragazza.
Hermione, grazie, scusa.
Non poteva essere vero, sicuramente anche lei aveva contratto il meningococco e stava avendo un’allucinazione. 
"Harry, potrei parlare un attimo con te?" e, se prima era stato in imbarazzo, adesso il suo viso toccava la tonalità rosso Weasley. 
"Certo."
Ron tentò di protestare.Non era possibile che solo lui vedesse che Malfoy era... beh, Malfoy. Certo aveva ringraziato Hermione, ma questo non cambiava nulla, era sempre una viscida Serpe in fondo. 
Harry bloccò l'escandescenza dell'amico e fece cenno a Malfoy di seguirlo fuori dalla Sala Grande. 
"Cosa volevi dirmi?" gli chiese poi, una volta che furono da soli.
"Ecco, io volevo ringraziare anche te. E volevo anche dirti che quello che ti ho detto, qualunque cosa io ti abbia detto, era colpa della febbre."
"Quindi quando hai detto che mi odiavi, era colpa della febbre? Devo dunque intendere il contrario, che mi ami?"
"Sì." rispose il biondo in automatico. 
"Oh, bene. Mi ami allora."
"Sì... eh? Cosa? No! Cioè sì, ma no! Nel senso... O Merlino, non so neanche io cosa voglio dire!"
"Rispondi a questa domanda: mi ami?" 
I due si fissarono negli occhi qualche istante, poi Draco sospirò un "sì" talmente lieve che Harry pensò di averlo immaginato. 
"Bene. Anche io."
 Il cuore dell'altro mancò un battito.
 "Bene?!  Davvero? Ma io non sapevo che tu fossi gay!" 
"Ci sono un sacco di cose di me che non sai. Non avevo capito di amarti però, non finché tu non hai detto di amare me. Vederti lì, su quel letto, sincero per la prima volta in tutti questi anni, mi ha fatto capire molte cose. Dobbiamo fare ancora un sacco di strada e migliorare qualche approccio però... Se tutte le volte che vuoi la mia attenzione dobbiamo fare a botte sarà difficile stare insieme!" ridacchiò, malizioso.
"Insieme? Che diranno gli altri? Harry Potter e Draco Malfoy insieme? " disse, sottolineando veementemente l'ultima parola. 
"Ti sembra che mi sia mai importato di quello che dicevano gli altri quando Rita Skeeter gettava fango su di me o la Umbridge diceva che ero un bugiardo? Al massimo adesso potranno essere sicuri che tra me ed Hermione non è mai successo niente."
"Ora potranno preoccuparsi di scoprire cosa c'è stato tra te e Ron!"
Harry rise: "Il massimo che potrebbero scoprire è che so quanto russa la notte, visto che condividiamo lo stesso dormitorio!" 
Draco si unì alla risata. 
 
*

Draco si svegliò, la testa che pulsava.
Il cuore gli si riempì di malinconia.
Aveva appena sognato come sarebbe stata la sua vita se un letto di morte avesse rivelato il suo più grande segreto
"Dovevo saperlo che era solo un sogno!" si rimproverò ad alta voce "Gli uccellini che cantano e i lieto fine esistono solo nei sogni." 
"Hai detto qualcosa, tesoro?" mugolò Harry, sdraiato nel letto accanto a lui, dopo essere riemerso dal sonno e aver sollevato una palpebra.
"Stai bene?" gli chiese, preoccupato di una ricaduta.
Girandosi verso il ragazzo e abbracciandolo  Draco rispose: "Sì, sto bene, tranquillo: non sto per morire." 

N.d.A. 
Ero indecisa sul rating (parla di morte ma è tutto molto leggero), sul genere (non ce n’è uno in particolare, quindi ho optato per lo slice of life, visto che prima o poi tutti si ammalano) e anche sull’ anno in cui ambientare tutto questo (ho deciso di ambientarlo alla fine del quinto anno poco prima della morte di Sirius, sono abbastanza grandi per avere una storia, ma non ancora incasinati dai problemi Voldemort, Mangiamorte & Co.) Ho scelto Blaise come suo migliore amico, anche se nel quinto libro non ne parla, perché non mi sembrava il caso di affidare a Tiger e Goyle questo genere di confessioni.
Per i sintomi della malattia e la sua eziologia mi sono affidata a Wikipedia.
Spero si capiscano le motivazioni che ho voluto costruire dietro ogni personaggio, perché nessuno si muove così solo per necessità di trama e tutto ha un senso.
Un grazie a Allyii per aver betato e corretto tutte le virgole (e i verbi *corre a nascondersi sperando che fossero pochi*)!
Ciao a tutti, DNF
 
  
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