il 20 settembre, per essere precisi erano le 5.00 del mattino e mentre la città era avvolta ancora nel sonno io,mia madre Elison e mio padre Liuk stavamo abbandonando la favolosa città di Boston; forse per sempre. Ho trascorso solamente un anno qui, a causa dei problemi psichici di mia madre che ci spingevano a 20 settembre. Per una persona qualunque il 20 settembre è un giorno qualsiasi, ma per me era il decimo trasferimento. Scusate…mi presento,sono Sue Smith ...e questa è la mia storia. Dunque...ricapitolando…era cambiare ospedale frequentemente, ma ho molti ricordi che lasceranno un segno indelebile nel mio cuore. La sua malattia è una malattia rara; fin ora nessun ospedale è riuscito a comprendere di cosa si tratti. I medici ci hanno detto sempre le stesse cose: che parte dal cervello e si propaga lungo la colonna vertebrale, nient’altro. Molto spesso mia madre ha degli attacchi improvvisi che la spingono a fare cose mostruose. Sente delle forti scosse sulla schiena e dice che è come se dentro di lei ci fosse una presenza che cerca di soffocare la sua anima. E’ una cosa terribile. Ho trascorso la mia infanzia passando da ospedale ad ospedale e cambiando città molto spesso, così non ho mai potuto avere dei veri amici. Il mio miglior amico è da sempre mio padre; è con lui che ho passato la mia breve infanzia,poiché il rapporto con mia madre si è concluso all’età di 6 anni. Mi ricordo il suo primo attacco psichico, è stato traumatizzante: erano le 6.00 del mattino, stavo dormendo, quando ad un tratto vidi in piedi ,sopra il letto, mia madre ,con un coltello affilatissimo che guardava in un punto fisso della camera e diceva cose strane. La sua bocca si muoveva e ogni parola che emetteva aveva un suono spaventoso e tetro; quelle parole si stamparono nella mia mente e non riuscii mai più a tirarle fuori. Tentò di uccidermi; per fortuna mio padre se ne accorse subito e riuscì a salvarmi in tempo. Fu un’ esperienza terribile. Quello fu uno dei peggiori periodi della mia vita. Dovetti affrontare pesanti dialoghi con diversi psicologi e poi iniziò una serie di trasferimenti alla ricerca di un ospedale che potesse curare mia madre. Non ce l’avrei mai fatta senza mio padre che ogni giorno cercava di strapparmi un sorriso e mi diceva: “ Tua madre guarirà, te lo prometto”. Quelle parole suonavano così sincere agli occhi di una bambina, ma ormai cresciuta mi accorsi che erano soltanto un incoraggiamento per andare avanti. Mentre nella mia mente vagavano vecchi ricordi e pensieri ci stavamo allontanando da Boston . Cercai di distogliermi un attimo dai miei problemi; mi affacciai dal vecchio finestrino a manovella e vidi che la città stava prendendo vita.. c'è chi andava a lavorare, c'è chi portava il cane a passeggio e infine c' ero io che stavo vicino a mia madre,sul sedile di dietro, cercando di farla addormentare e cercando di dire basta ai miei pensieri. Finalmente dopo diverse ore di viaggio arrivammo a Chicago. Mio padre ha detto che saremmo rimasti qui per sempre perché la città ospita un grande ospedale(