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Autore: RomanticaLuna    06/07/2013    0 recensioni
La famiglia Malfoy, rispettata da generazioni e temuta, ha la "sfortuna" di accrescere con un nuovo componente "diverso". Una nuova avventura tra maghetti, una ripresa della vecchia storia dei Malandrini, una FF di amicizia, amore e divertimento. =)
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Draco/Astoria, Lucius/Narcissa, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Aprile arrivò come un fulmine, quell’anno ed il sole caldo annunciò l’arrivo della primavera; gli elfi che giravano per villa Malfoy, invece, quello della Pasqua.
Tutti erano presi con i preparativi, lucidare l’argenteria, pulire la casa, preparare la sala da pranzo…
Daphne era in piscina, indifferente all’arrivo degli ospiti. Era il suo compleanno e nessuno della sua famiglia se n’era ricordato.
Era finalmente maggiorenne, la Traccia che pochi anni prima l’aveva fatta accusare di magie minorili era finalmente sparita. I capelli corti ondeggiavano sinuosi nell’acqua limpida e tiepida mentre la ragazza nuotava spensierata sul fondo della piscina, lontana dagli aromi dolci provenienti dalla cucina o dagli ordini urlati dal padre. Sapeva il suo dovere, eppure non aveva voglia di compierlo.
“Le giovani Purosangue devono sposarsi con loro pari, è tradizione! Vedrai che, anche se non troverai l’amore, imparerai ad essere felice anche tu con il tuo futuro marito” le aveva detto suo padre solo il mese prima attraverso una lettera che era arrivata ad Hogwarts poco prima dell’esame di Smaterializzazione e che l’aveva fatta andare su tutte le furie.
Suo padre che aveva imparato ad amare durante l’adolescenza e a cui, soprattutto, aveva insegnato ad amare, l’aveva promessa in sposa ad un perfetto sconosciuto senza nemmeno chiedere il suo permesso.

“Ma quale dannato permesso dovevo chiederti? Sei minorenne e sotto la mia responsabilità, decido io per te!” le aveva urlato in faccia. Parole dure e crude, come se per lui la figlia fosse solo merce di scambio. E poi c’era Scorpius che, come la sorella, aveva raggiunto l’età giusta per sposarsi. Due figli venduti dal padre. Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di opporsi e le loro lamentele avevano solo irrigidito la mentalità del padre. Ma quale tradizione, lei voleva seguire l’esempio di nonna Theresa, sposata per puro amore.
“Sei una Malfoy, cazzo, ascoltami!” le parole del padre le rimbombavano ancora nella testa. L’aveva svegliata bruscamente, quella mattina, costretta ad indossare un abito elegante, costretta a comportarsi bene ed a firmare un accordo matrimoniale. Ma lei si era rifiutata ed era scappata in piscina. Non poteva sposare un estraneo, il suo cuore era già nelle mani di un altro ragazzo e, in qualche modo, suo padre avrebbe dovuto capirlo ed accettarlo. Gli avrebbe parlato con calma, avrebbe risolto con la famiglia ospite, l’avrebbe spiegato a tutti che lei non si sarebbe sposata a 17 anni. Ora, però, aveva bisogno solo di sbollire l’irritazione e calmare i nervi.


***


Anche Scorpius, come la sorella, cercava le parole giuste per parlare con il padre. Non avrebbe mai sposato Ingrid Black, non perché fosse una brutta ragazza, non lo era affatto, ma perché non l’amava, né l’avrebbe mai amata. La sua vita era con Rose e nessun Malfoy gliel’avrebbe impedito.
Diciannovenne e con un buon curriculum scolastico alle spalle, avrebbe sicuramente trovato uno splendido lavoro e si sarebbe staccato dal padre, andando a vivere per conto suo il più lontano possibile da lui. Le città Babbane non gli dispiacevano, erano caotiche, ma avrebbero potuto nasconderlo da Draco.
E poi c’era la storia del bambino che cresceva lentamente nel grembo di Rose e che, sicuramente, non avrebbe mai lasciato.
Era cresciuto in una famiglia priva d’amore ed ora che l’aveva trovato non l’avrebbe certo lasciato andare.
“Pensa, pensa, pensa…cosa puoi dirgli? Come puoi spiegargli? Ti diserederà!” pensava percorrendo a grandi passi lo spazio di camera sua “E chi se ne frega se mi disereda! Io ho Rose… solo lei e il bambino sono importanti. Potremo vivere benissimo anche senza i regali di papà! Una nuova e normale vita! E anche Daphne vivrà con noi, almeno fino a che non troverà un uomo capace di farla star bene. Di certo, quell’uomo non è Marcus Kattermol!”
Uscì dalla sua stanza vestito di tutto punto, la cravatta perfettamente annodata, la camicia bianca e linda, il vestito scuro ed i capelli cortissimi. Respirò più volte, si sentiva coraggioso: avrebbe parlato con il padre.

***


La famiglia Kattermol arrivò leggermente in anticipo, il campanello che suonava senza sosta a causa della loro fretta ed impazienza. Il signor Kattermol voleva firmare quel dannato contratto ed accasare il figlio una volta per tutte.
Scorpius andò ad aprire e, facendo entrare gli invitati, vide la sorella correre in costume per il giardino, arrampicarsi su un albero e scavalcare la finestra della propria camera. Strinse la mano del coetaneo che gli stava di fronte, rise alle sue battute squallide e si fece raccontare dell’estate appena trascorsa. Draco accolse il collega, parlarono a lungo seduti sulle poltrone del salotto, discussero delle clausole del contratto di Daphne, pensarono alla casa in cui mandarli a vivere e di quanti elfi avrebbero avuto bisogno in casa. E, un discorso tira l’altro, arrivarono a parlare anche dei futuri nipoti, dei loro nomi e della loro educazione.
Daphne scese le scale con un abito argento e verde, degno dei Serpeverde. L’aveva indossato la madre durante la sua festa di fidanzamento ed ora era stato destinato a lei. Sui capelli corti e biondi aveva agganciato una stella mentre sulle dita lunghe torreggiava una fedina argento con un piccolo diamante al centro. Era il regalo di James al compimento del primo anno insieme e, nonostante si fossero mollati a causa del padre di lei, non aveva mai smesso di amarlo e mai riposto l’idea di tornare da lui.
“Oh, finalmente, ecco mia figlia! Sei arrivata giusta, giusta per firmare il contratto!” esclamò Draco, i suoi occhi grigi erano allegri, eppure in lui c’era una scintilla che le metteva soggezione.
La stava praticamente obbligando a firmare quel contratto, non aveva scelta.
“Non si può parlare di argomenti così noiosi di mattina, rimandiamoli a dopo pranzo!” disse lei, sviando la discussione a quando sarebbe stata mentalmente più pronta. Doveva prendere tempo, doveva chiarire le idee e far ubriacare almeno un po’ gli ospiti, prima di parlare.
Non per caso fu lei a scegliere il vino. Un Chianti del 2000, dentro al quale fece cadere qualche goccia di un filtro arancione, utile per rilassare anima e mente, addormentarli o, meglio, anestetizzarli.
Bastò quella scintilla che brillò negli occhi della sorella per far capire a Scorpius di non bere il vino.
“Sono astemio!” disse infatti quando il padre gli riempì il bicchiere.
“E da quando?” gli chiese preoccupato.
“Dall’ultima festa. Credo di non aver ancora smaltito completamente la sbornia!” mentì prontamente.
Velocemente, Daphne riempì il suo bicchiere di vino bianco, dicendo che i vini italiani non erano il suo forte. Bugia che il padre non scorse, conoscendo poco i gusti della figlia.
Solo l’estate precedente, lo stesso giorno in cui Scorpius scoprì di essersi diplomato con ottimi voti, Draco aveva permesso una piccola gita in Italia e, più precisamente, in Sardegna. Una vacanza per la fine di Hogwarts a cui, secondo le sue informazioni misere, dovevano partecipare solamente i due figli. I dettagli che gli mancavano era il grande gruppo pronto per partire verso l’Italia composto non solo da Scorpius e Daphne, ma anche dall’intero gruppo dei Malandrini, da Rose Weasley, dai gemelli Scamander, e da tutti i rispettivi fratelli.
L’Italia, si sa, è la terra del vino ed il gruppo era entrato in tutte le botteghe vinicole ed aveva assaggiato tutti i vini, rossi o bianchi, lisci o mossi che fossero, passando una settimana all’insegna del divertimento e dell’alcol.
“Un brindisi” urlò il signor Kattermol, alzando il calice pieno di vino.
Daphne si riscosse, bruscamente sottratta al dolce ricordo, leggermente rossa in viso ripensando a tutte le volte in cui era caduta sul letto semi-incosciente o aveva passato le notti in bagno a vomitare.
Anche il resto dei bicchieri si sollevò. “A Marcus e Daphne, perché possano vivere una vita insieme felice e spensierata, e perché ci diano tanti bei nipotini!” esclamò l’uomo.
A guardarlo, sembrava già ubriaco. La giovane sorseggiò il liquido verdognolo nel suo bicchiere, ne assaporò lentamente il sapore mentre gli altri tracannavano vino rosso, un calice dopo l’altro. Le loro guance si erano arrossate, i loro occhi si muovevano con una lentezza incredibile, così come le parole che uscivano dalle loro bocche.
“Io non mi sposo!” urlò Daphne quando vide il padre riempire il terzo bicchiere e nell’alzarsi fece traballare la tavola, a causa della forza con cui l’aveva colpita.
Scorpius la guardò allarmato, giocherellando con l’anello che teneva nascosto in tasca, spostando gli occhi dal padre, agli ospiti, alla sorella.
“Cosa?” chiese Draco con sicurezza.
Daphne non aveva preso in considerazione la possibilità che il suo intruglio non funzionasse sul padre, credeva stesse andando tutto liscio, l’aveva visto allegro già dal primo bicchier di alcol. Vide che lottava per tenersi sveglio ed attivo e capì che era la rabbia a non farlo sprofondare nel mondo agiato che aveva già rapito i due Kattermol.
“Hai sentito. Marcus” disse girandosi verso il ragazzo che per tutto il pranzo le aveva palpato la coscia “Tu non fai per me. Non siamo mai andati d’accordo e mai ci andremo in futuro. Troverai di certo un’altra ragazza disposta a cader ai tuoi piedi”
Draco Malfoy si alzò di scatto, Daphne sentiva il coraggio venirle meno ad ogni palpitazione della vena sulla fronte.
“Pablo, mi dispiace, non so cosa le sia preso! Sono sicuro che riuscirò a farla ragionare” disse rivolto al collega che, barcollando aggrappato al figlio, si alzò da tavola.
“Oh, caro Malfoy, non serve a niente chiedere scusa. Se tua figlia non vuole, allora credo sia meglio porre fine alla questione” e, così dicendo, strappò il contratto matrimoniale che aveva ripiegato in tasca. Un sonoro puff e scomparvero entrambi.
Draco guardò perplesso lo spazio vuoto lasciato dagli ospiti, poi il suo sguardo si posò sulla figlia, ancora in piedi di fronte a lui.
“Cosa ti è saltato in mente?” urlò, battendo un pugno sul tavolo, che sobbalzò.
“Ho detto quello che pensavo! Io non accetterò mai un matrimonio combinato, io voglio trovare l’amore e l’uomo della mia vita!”
“Tu sei mia proprietà! Sei mia figlia!” i suoi occhi erano ormai iniettati di sangue, il viso rosso e contratto.
Lei chiuse gli occhi, cercando di capire cosa le avrebbe consigliato sua nonna.
Segui sempre il tuo cuore, tesoro mio, lui sa cosa fare, lui non sbaglia. E anche se ti porta a farti male, non perdere la fiducia in lui, perché se ti sei fatta male significa che prima stavi bene!
Si ricordava quella frase a memoria. Quanto aveva pianto quando nonna Theresa aveva pronunciato quell’ultima parola, in un sussurro, addormentandosi per sempre.
“Io sono di mia proprietà!” urlò a sua volta, le guance rigate dalle lacrime del ricordo, le nocche bianche e le mani che gocciolavano sangue a causa della forza con cui chiudeva i pugni e conficcava le unghie nella carne.
Draco sembrò calmarsi, forse l’effetto del filtro iniziava a fare il suo effetto. Si sedette e parlò normalmente, non c’era più alcuna traccia di odio nella sua voce.
“Tesoro, l’amore è solo una fregatura! Ti fa sognare, ti porta in alto solo per lasciarti cadere! Nei matrimoni combinati spesso non c’è amore, è vero, ma c’è sempre felicità. Io e tua madre stavamo bene, eppure non ci amavamo! Guarda i tuoi nonni! Hanno vissuto un’intera vita insieme, hanno combattuto insieme, si amavano, eppure il loro era un matrimonio combinato!” disse, riferendosi ai suoi genitori, ricordando le discordanze ed i litigi della sua famiglia quando ancora lui era studente di Hogwarts, ma tenendoli nascosti nella parte più remota del suo cervello.
“Scoprirai nuove sensazioni, aprirai nuovi orizzonti! Pensa a come ti sentirai bene durante la tua prima volta, alla gioia che proverai quando vedrai tanti bimbi correre per casa!” continuò.
Daphne era scandalizzata dalle parole di Draco e dalla sua mentalità medioevale.
“Fermo, fermo, fermo! Papà, lasciami chiarire….” e pensò in fretta a qualcosa di convincente per fargli cambiare idea “Non posso sposarmi perché….sono incinta” esclamò alla fine.
No, no, ma come mi è saltato per la mente di dire un’idiozia simile? Ed ora? Pensò.
Vide il padre sbiancare di colpo, gli occhi sgranati che la puntavano, insieme a quelli di Scorpius. Lo vide perdere i sensi e trascinare la tovaglia a terra, dove si afflosciò.
“Ma che cazzo spari? Come ti è passata per la mente la fantastica idea di dirgli che sei incinta! Non hai tenuto conto della sua veneranda età? Gli anziani hanno il cuore debole!” urlò Scorpius, portando il corpo del padre sul divano.
“Ha 45 anni! E poi è la prima cosa che mi è passata per la testa e l’ho detta! Ho pensato alla tua situazione...” gli occhi preoccupati osservavano Draco e la sua mano corse svelta alla bacchetta con cui fece comparire un ventaglio ed i Sali minerali. 
Bastarono pochi secondi e gli occhi grigi dell’uomo si aprirono di nuovo, guardandosi intorno disorientati, cercando di ricordare cosa fosse successo.
“Papà? Stai bene?” bisbigliò Daphne. L’unica risposta fu lo schiocco di una sberla sulla guancia della giovane che cadde sul pavimento.
“Scusa, non è vero che sono incinta!” disse la ragazza, rialzandosi. La bacchetta stretta dietro la schiena, pronta a fermare l’uomo in qualsiasi momento. Gli occhi del padre si sgranarono.
“E’ solo che…non sapevo cosa dire. Io non voglio un matrimonio combinato perché amo già un altro ragazzo!”
Il suo corpo tremava da capo a piedi, si sentiva come una foglia che, scossa dal vento, rischia di staccarsi dall’albero e volare via.
“James Potter non fa per te! Il suo sangue non è abbastanza puro per una Malfoy!” gridò l’uomo, arcigno.
Scorpius si sentì svenire. Se James, figlio del grande Potter e di una Purosangue, non era degno per Daphne, lui non aveva alcuna possibilità di stare con Rose.
Una corda stretta girò attorno al corpo di Draco che si stava avvicinando pericolosamente verso la figlia, una forza più potente di lui lo fece cadere a terra.
Daphne era in piedi con la bacchetta alzata di fronte a sé, le gambe ora più sicure, gli occhi fissi che lo sfidavano come quando era bambina.
“Non puoi usare la magia fuori da Hogwarts, te la ritireranno come fecero due anni fa” disse Draco, raccogliendo il guanto di sfida.
“No, non sta volta” esclamò lei, iniziando a canticchiare lentamente “Tanti auguri a me, tanti auguri a me, tanti auguri cara Daphne, tanti auguri a me! 17 aprile, ricordi papà? Il mio compleanno, l’anniversario di morte di mamma. Sono maggiorenne!”
L’uomo la guardò basito: per la prima volta in vita sua non aveva parole da sbraitarle contro.
“Io torno da James, sai dove trovarmi!” disse sicura, prima di rivolgersi al fratello “Scorpius, se vuoi approfittare…” lasciò la frase sospesa nell’aria prima di scomparire.

“Avresti dovuto tenerla lontana da quella gente indegna” Draco sputò l’ultima parola come se fosse stato un masso tanto pesante nella sua bocca.
“L’unica persona da cui avrei dovuto tenerla lontana eri tu! Comunque, anche io non mi sposerò con la Black! Torno da Rose…” si preparò per la Smaterializzazione, prima di guardarlo ed aggiungere “A proposito, devo farti comunque i complimenti: a quanto pare diventerai davvero nonno!”.
Un altro puff ruppe il silenzio appena creatosi ed il primogenito Malfoy scomparve dalla vista del padre.


Solo e legato in mezzo al salotto Draco cercava di assorbire le informazioni dell’ultima ora. I figli che l’avevano tradito, due matrimoni andati in fumo, un nipote Mezzosangue dietro l’angolo e, soprattutto, il fatto di essere rimasto solo.
Si liberò della corda ed iniziò a scagliare maledizioni contro i libri, le cornici ed i vasi di fiori sulle mensole, riducendoli in mille pezzi. Doveva sfogare la sua rabbia e quello era l’unico modo che conosceva per farlo.
Draco Malfoy, Purosangue di alta classe, di grande fama ed intelligenza, aveva fatto l’unico errore di non abbandonare quell’unica figlia che, sin da piccola, gli aveva causato tanti problemi.
Daphne non era come lui, l’aveva dimostrato in più di un’occasione. Era in grado di mandarlo su tutte le furie, lui, così calmo e paziente. Era in grado di farlo sentire in colpa per errori non suoi. Era in grado di piegarlo sotto la sua volontà con un semplice schiocco di dita. La odiava per questo, era suo padre ma l’odiava. L’avrebbe crucciata se avesse rimesso piede in quella casa, sia lui che Scorpius, il figlio perfetto.
Si accasciò a terra, tenendosi la testa tra le mani ed incominciò a piangere. Di rabbia, di nervoso, di una strana sensazione che non aveva mai provato e che, più di tutto, lo faceva star male. Era stato abbandonato dalla sua famiglia, era stato lasciato solo.


***
Siamo quasi arrivati alla fine della storia...caspita, un po' mi dispiace! Anche solo perchè ci ho passato tanto tempo a perfezionarla...e ne passerò ancora in futuro molto probabilmente! Spero che vi piaccia, in ogni caso. Mille baci!=)

 

  
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