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Autore: theclansman95    06/07/2013    5 recensioni
"Prigioniero numero 0394, Draco Lucius Malfoy, condannato alla pena capitale per l'assassinio di Astoria Greengrass. La pena viene eseguita come disposto dal Wizengamot in data 19 settembre 2015 nella prigione di Azkaban."
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Le riflessioni di Draco Malfoy, secondo una mia personalissima interpretazione, durante il suo ultimo giorno di vita, prima della sua esecuzione.
Se vi incuriosisce, leggete, ma soprattutto recensite! Accetto ogni critica, purché costruttiva!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Hallowed be thy name

 

 

 

Da qualche parte, in mezzo alle onde ed al freddo del Mare del Nord.

 

Isola di Azkaban.

 

La prigione dei maghi si ergeva, imponente e sinistra, sulla piccola isola tutta rocce e ghiaccio. Grigia e lugubre, l'alta costruzione di pietra aveva lo stesso colore della roccia su cui si poggiava e di tutto il paesaggio circostante, e si confondeva con il colore metallico del cielo e dell'acqua del mare, giungendo a sembrare un tutt'uno con essa.

Naturalmente, almeno per i Babbani, era così.

I pochi pescherecci che battevano quelle zone quasi perennemente agitate di mare incontravano solo uno scoglio troppo grosso e troppo spigoloso per fungere da approdo. Nessuno osava mai rischiare di avvicinarsi a quelle rocce aguzze e spigolose, nessuno che fosse sano di mente, perlomeno.

Ma i Babbani, che temevano solo le rocce dell'isolotto, non potevano sapere che perdere una barca era la cosa migliore che potesse capitare a quanti finivano su quell'isola.

 

Azkaban era il luogo più temuto della terra, per un mago.

I più neppure sapevano di preciso cosa accadesse ai senzadio che finivano lì dentro. Molti non lo volevano neanche sapere.

C'era addirittura chi diceva che Azkaban non fosse solo una prigione, ma anche una specie di campo di concentramento e di tortura, dove i prigionieri rimanevano appesi per i pollici o fustigati per giorni. Un mattatoio di massa, insomma.

 

***

 

Tanti erano i nomi che Azkaban si era guadagnata con gli anni.

La vendicatrice” la chiamavano i più cinici, perché vendicava il popolo dei crimini da esso subiti.

La porta dell'inferno” la chiamavano quasi tutti gli altri. Il perché potete immaginarvelo.

I detenuti la chiamavano, semplicemente, “La forca”, perché un uomo che ci entrava moriva. I più fortunati morivano davvero, finivano giustiziati e sepolti in una fossa comune fuori dalle mura.

Gli altri impazzivano e morivano dentro, non erano pochi quelli che si dimenticavano addirittura chi fossero.

 

I'm waiting in my cold cell
when the bell begins to chime
Reflecting on my past life
and it doesn't have much time
Cos at 5 o'clock
they take me to the Gallows Pole
The sands of time
for me are running low
 

Ad Azkaban le condanne a morte erano all'ordine del giorno.

Con tutti i rifiuti umani che si concentravano lì, sarebbe quasi parso strano il contrario.

Ladri, truffatori, assassini riempivano le luride celle dell'edificio, guardati a vista da pochi maghi scelti tra i più fedeli Auror del Ministero. Ci voleva un curriculum vitae più che perfetto per essere assegnati al corpo di guardia della prigione. Non che la gente fremesse per occupare una tale carica, comunque.

I secondini di Azkaban erano tutti veterani della Seconda Guerra Magica, eroi di guerra che si erano distinti nella lotta contro i Mangiamorte. Alcuni, i pochi ufficiali che gestivano la prigione dagli uffici posti ben lontani dal cortile per l'ora d'aria e, soprattutto, dalle celle, provenivano addirittura dalla vecchia squadra di Bartemius Crouch, e avevano vissuto entrambe le guerre.

 

Ad Azkaban le condanne a morte erano all'ordine del giorno.

Ad ogni ora, si sentiva suonare a morto una campana, che scandiva il tempo a beneficio dei prigionieri, perché sapessero quanto ancora mancava alla loro fine. Rimbombava nei lerci corridoi e nei lugubri sotterranei, dove stavano i prigionieri in isolamento e quelli condannati alla pena capitale, ormai gli unici ancora controllati dai Dissennatori.

Tra questi relitti umani, ormai rassegnatisi a dire addio all'esistenza terrena, molti erano quelli che impazzivano. La maggior parte di loro veniva tenuta lì per lungo tempo, privata addirittura dell'ora d'aria giornaliera; alcuni avevano passato settimane in quelle celle dalle pareti appuntite e taglienti perché scavate nella roccia viva. C'era chi vociferava di un detenuto tenuto lì per un anno, che alla fine era uscito di senno. Un giorno i Dissennatori l'avevano trovato morto, si era spaccato la testa contro uno sperone di roccia che usciva dalla parete.

 

Ad Azkaban le condanne a morte erano all'ordine del giorno.

E allora perché, quel giorno, i detenuti in isolamento, solitamente taciturni e scontrosi (o semplicemente pazzi), si erano improvvisamente destati, quando la campana aveva suonato i due rintocchi che, a giudicare dalla debole luce che usciva dalle nubi e timidamente si affacciava dalle sbarre incrostate incrostate di salsedine che chiudevano la finestrella di cui era dotata ogni cella, segnalavano le due del pomeriggio?

 

***

 

Nel buio di una delle celle del sotterraneo, al rintocco della campana, qualcuno si mosse.

Una figura alta e magra scese dalla branda di legno della cella e vi si sedette, dopo aver scostato la coperta sdrucita che lo copriva. Si passò una mano tra i capelli biondi e poi si stropicciò il viso, reso ruvido ed appuntito dalla barba incolta e dalla magrezza dei lineamenti, accentuata dal cibo scarso e malsano che gli veniva servito. Un tempo doveva essere stato un bel volto, ora era solo una maschera di pelle pallida e sporca tirata sulle ossa del volto, al punto da sembrare quasi uno zombi, ed in un certo senso lo era.

Draco Malfoy era morto già da tempo, ormai.

Il suo corpo viveva ancora, ma la sua anima era morta da molto. Da due anni, per la precisione.

Da quando era entrato alla Gringott, quel maledetto giorno, ed aveva incontrato Bartholomeus Shifty.

Shifty non gli era mai piaciuto. Era Capo dell'Ufficio Auror, da quando Potter era diventato Prefetto della Pubblica Sicurezza, e godeva della piena fiducia del Ministro Shacklebolt.

Ordine di Merlino, Prima Classe, aveva combattuto valorosamente nella Seconda Guerra, ed aveva dato “un contributo fondamentale alla sconfitta dei Mangiamorte e di Voldemort”.

Peccato che il Wizengamot tacesse sull'operato della sua squadra di Auror.

La Settima Divisione del Sud Ovest combatteva i Mangiamorte con le stesse armi dei seguaci di Voldemort, usava incantesimi non proprio ortodossi e più di una volta non aveva potuto catturare prigionieri. Gli altri Auror sapevano, ma tacevano sotto ordine dell'allora capo dell'Ufficio, Abraham Shifty, padre di Bartholomeus.

Non fraintendiamo, Bartholomeus Shifty era un grandissimo mago, e credeva fermamente negli ideali di giustizia della resistenza, esattamente come suo padre. Ma gli Shifty odiavano i Mangiamorte ed il Lato Oscuro in modo maniacale, tanto che, più di una volta, Abraham aveva proposto di radere al suolo Nocturn Alley. Questo perché, durante la Prima Guerra, i Mangiamorte avevano ucciso Sarah, moglie di Abraham e madre di Bartholomeus, che all'epoca era incinta di una bambina, per la quale era stato deciso il nome di Lucille.

Da quel momento, Abraham aveva cresciuto suo figlio inculcandogli, oltre ad ideali di giustizia e rettitudine, un odio profondo per le Arti Oscure.

Col tempo, Bartholomeus aveva fatto carriera. Diplomato con ottimi voti, ammesso subito tra gli Auror, in breve era diventato vice Capo dell'Ufficio, guadagnandosi sul campo promozioni e lodi. Ora ne era a capo, ma il suo odio era tutt'altro che scemato. Era ancora ossessionato dalla sua avversione per le Arti Oscure, cercava in tutti i modi di trovare gli espedienti più disparati per incastrare gli ex Mangiamorte scampati ad Azkaban, e Draco era tra questi.

Quel giorno, Draco era andato alla Gringott per affari, doveva compilare alcune carte riguardo a certi suoi conti in Svizzera, e l'aveva incontrato.

Shifty, inizialmente non lo aveva considerato. Poi, dopo averlo guardato sprezzante, aveva ghignato e se n'era andato.

Tra Draco e Shifty c'erano tensioni, non solo per via del loro passato, ma perché Draco aveva denunciato Shifty per i suoi crimini di guerra. Ovviamente, il Wizengamot non aveva ricevuto prove, la Settima Divisione aveva infangato tutto a regola d'arte. Ma Shifty gliel'aveva giurata.

Quello stesso pomeriggio, Draco era andato da un Magiavvocato per definire i dettagli del suo divorzio da Astoria Greengrass. Era un matrimonio senza amore, progettato da quando i due erano ancora in fasce, e col tempo i due Purosangue avevano scoperto non solo di non amarsi proprio, ma addirittura di non sopportarsi a vicenda.

Dopo aver definito i dettagli e la separazione, era rimasto in giro per Londra, per rincasare solo verso sera. Aveva trovato Astoria stesa sul tappeto del salotto, la stanza sfasciata. Sua moglie era inequivocabilmente morta.

I suoi ricordi si fermavano lì, e riprendevano il giorno dopo, quando si era svegliato in una cella del Ministero.

Era stato accusato dell'omicidio di sua moglie. Come seppe più tardi, Shifty ed i suoi fedelissimi l'avevano schiantato “dopo che il soggetto aveva palesato la propria colpa ed opposto una tenace e violenta resistenza”. Era stato processato per direttissima, Shifty aveva sfoderato prove schiaccianti, addirittura il Prior Incantatio era contro di lui.

L'avevano sbattuto ad Azkaban appena uscito dall'aula del Wizengamot, e dopo sei mesi di quell'inferno era arrivata la notizia: il detenuto Draco Lucius Malfoy, di anni trentacinque, nato il 5 giugno 1980 a Malfoy Manor, Midlands Occidentali, era stato condannato a morte per l'omicidio della consorte Astoria Greengrass in Malfoy. La sentenza sarebbe stata eseguita in data 19 settembre 2015.

Ed ora, Draco Malfoy se ne stava seduto sulla sua sudicia branda in una cella d'isolamento di Azkaban. Non aveva paura della morte, no, dopotutto l'aveva sfiorata e vista così tante volte ai tempi della guerra che poteva quasi considerare la tenebrosa signora come una vecchia amica.

Alzò lo sguardo, scostandosi dal viso i capelli sporchi, e guardò il calendario posto sulla parete davanti alla sua cella: era il 19 settembre.


When the priest come to read me the last rites
I take a look through the bars at the last sights
Of a world that has gone very wrong for me

Can it be there's been some kind of error
Hard to stop the surmounting terror
Is it really the end not some crazy dream

 

Ignatius Clergyman si considerava, modestia a parte, un uomo abbastanza fortunato. Per quanto riguardava i primi quarant'anni della sua vita, almeno.

Aveva avuto il dono della vocazione, era entrato in convento a vent'anni ed aveva studiato per prendere i voti, realizzando quella che aveva deciso sarebbe stata la sua strada. Anche se non aveva mai avuto l'aspirazione al martirio, rimaneva comunque un fervente cristiano.

Aveva vissuto i tempi difficili della guerra, e la sua posizione gli imponeva di dare asilo a chiunque lo chiedesse. Mangiamorte o ribelle che fosse.

Forse proprio per il fatto di aver ospitato, una volta, due Mangiamorte feriti, il destino aveva deciso di spedirlo ad Azkaban come pastore della prigione. Ora, alla soglia dei sessant'anni, e con gli acciacchi dell'età che si facevano sempre più presenti (ed il freddo non aiutava a guarire i reumatismi) professava la Buona Novella all'inferno.

Già, perché anche lui non poteva fare altro che considerare tale quel luogo.

Azkaban era l'inferno, i prigionieri erano i dannati, ed il personale era l'esercito di Satana. I secondini, sebbene non incutessero terrore ai livelli dei Dissennatori, erano temuti per via della rigidità dei loro metodi. La maggior parte veniva dalla vecchia squadra Shifty, e questo la diceva lunga su come trattassero i prigionieri.

La cosa che Clergyman sopportava meno del suo ruolo ad Azkaban era il dover guardare in faccia i condannati a morte. Non riusciva a sopportare i loro sguardi terrorizzati, le loro espressioni sconvolte.

Guardare in faccia la morte non è mai facile, né tanto meno lo è guardare in faccia chi sa di avere davanti solo quello, chi sa di non avere scampo e conosce la sua ora.

 

Quel giorno Clergyman si alzò di buon'ora, come tutte le mattine, recitò le preghiere mattutine, fece colazione alla squallida mensa della prigione e controllò sulla sua agendina che cosa avrebbe dovuto fare. Avrebbe dovuto recarsi in una cella di sicurezza e confessare un condannato.

Sospirò. Ma era mai possibile che il Ministero della Magia, dopo aver tanto professato la fine dell'era della violenza, ricorresse ancora a metodi barbari come la pena di morte?

 

***

 

Nella sua cella, l'ultimo esponente della Casata dei Malfoy guardava la piccola feritoia che gettava uno spiraglio di luce nella sua cella.

'Ci siamo, vecchio mio' si disse 'Ci siamo quasi. Mancano poche ore, poi dirai addio a questo pazzo mondo'

Certo, avrebbe preferito di gran lunga un modo migliore per dare l'addio alla sua esperienza terrena. Magari ad un'età superiore alle trentacinque primavere. E magari con una famigliola che gli stesse vicino, come lui, malgrado tutto, si era ritrovato a fare con Narcissa, quando, qualche anno prima, sua madre era uscita sconfitta dalla sua battaglia contro il cancro.

Ironia della sorte, si trovò ad invidiare Astoria. Almeno, lei aveva avuto una fine pulita.

Un Avada, e punto. Fine. Addio ad Astoria, un'arrivista senza scrupoli, una delle donne più egoiste e malvagie che avesse conosciuto.

Lui, invece, sarebbe dovuto penzolare da una forca.

C'era qualcosa di scorretto in tutto ciò.

Ok, neppure lui era uno stinco di santo, ma almeno aveva tentato di riscattarsi.

Aveva fornito informazioni utili al Ministero nel periodo immediatamente successivo alla guerra. Aveva fatto catturare molti Mangiamorte. Aveva finanziato centri di accoglienza, ospizi per gli invalidi di guerra, aveva creato un nuovo ospedale magico (il San Mungo non aveva lo spazio materiale per curare tutti i feriti), aveva pagato di tasca propria il restauro di Hogwarts.

Ma malgrado ciò, restava sempre, per la gente come Shifty, il Mangiamorte, il seguace dell'Oscuro.

'Il mondo non è giusto' si disse. 'Non nei confronti degli sconfitti'.

E forse, a questo punto, era effettivamente meglio andarsene. Non era mai stato particolarmente religioso, ma di sicuro dall'altra parte ci sarebbe stata più giustizia che lì.

 

In quel momento, la serratura scattò, facendogli alzare lo sguardo. Era il prete del carcere, quel tale padre Clergyman.

Salve, ragazzo” gli disse.

Buongiorno padre”

Sono qui per...”

Lo so perché è qui, padre” lo interruppe Draco. “Posso immaginarlo”

Silenzio. Poi Clergyman disse: “Credimi, non mi fa piacere questa condizione”

Quale? La mia o la sua?” chiese Draco, sarcastico.

Entrambe”

E perché non dovrebbe essere contento di quello che fa? Lei permette ai poveri diavoli come me di andare all'altro mondo con la coscienza pulita. Che c'è di male in questo?”

È il fatto che tu debba andarci all'altro mondo. Non lo trovo giusto”

E come mai? Io sono un ex Mangiamorte. Sono il male, sono feccia, per la gente pulita”

Forse per quelli che stanno seduti nell'aula del Wizengamot”

E per lei? Non faccia il santo. So chi è lei, sa? Padre Ignatius Clergyman, al tempo della seconda guerra ospitò Antonin Dolohov e Thorpheus Jugson dopo averli trovati feriti in un bosco. Li curò e li lasciò andare, quando invece avrebbe dovuto lasciarli crepare o, come minimo, avvertire gli Auror. Non pensa di aver sbagliato ad aiutare due come me?”

No. Era mio dovere aiutarli. Il diritto di asilo è sacro”

E che mi dice dell'essere stato spedito qui? Crede che sia stato un caso?”

Non mi interessa se il Ministero ha voluto punirmi per aver aiutato quegli uomini. Non mi pento delle mie azioni. Ed ora, ragazzo, veniamo a te, non hai molto tempo. C'è qualcosa che vorresti dirmi, figliolo?”

Draco restò spiazzato davanti alla voce sicura con cui il prete aveva pronunciato quelle parole. Clergyman non era stato l'unico ad aver aiutato Mangiamorte feriti durante la guerra. La maggior parte di quelli che si era “macchiata di questa deplorevole azione”, per usare i termini con cui l'avevano definita quei parrucconi del Wizengamot, era stata obbligata dagli stessi Mangiamorte, ed aveva agito solo per paura e sotto ricatto, ed erano stati assolti dal tribunale. Altri, ma erano pochi, provenivano da famiglie vicine al Lato Oscuro, ed avevano agito perché convinti che Voldemort li avrebbe ricompensati una volta vinta la guerra. Manica di idioti. Erano stati tutti considerati alla stregua dei pochi Mangiamorte catturati. Erano criminali, quindi, ed erano stati spediti ad Azkaban.

Poi, c'erano i poveri Cristi come Ignatius Clergyman, gente dal buon cuore che non avrebbe mai fatto del male ad una mosca, e che non poteva guardare degli esseri umani crepare come cani. Si trattava di gente tutto sommato tranquilla e benvoluta, perciò il Ministero aveva ritenuto opportuno redarguirli, multarli (nulla di sconcertante, però) e chiudere la faccenda, anche perché si trattava quasi sempre di Mangiamorte alle prime armi, giovani inesperti che facevano più numero che altro.

Ma Clergyman no. Lui non aveva aiutato un ragazzetto con la faccia brufolosa che aveva sbagliato schieramento e che risultava sconosciuto ai più. Lui aveva aiutato Jugson e Dolohov, per la miseria! Evasi, torturatori, terroristi e pluriomicidi. Due dei più pericolosi avanzi di galera che avessero mai girato per l'Inghilterra. Jugson era poi morto nella Battaglia di Hogwarts, abbattuto da Minerva McGranitt in persona. Dolohov aveva, invece, ricevuto il Bacio. Era stato l'ultimo detenuto a riceverlo, prima della soppressione definitiva di quel tipo di pena capitale.

In molti erano convinti che il Ministero, non potendo condannare alla reclusione un prete, aveva optato per una via di mezzo: ad Azkaban, comunque, ce l'avevano mandato lo stesso.

Ed adesso, padre Clergyman sedeva davanti a lui, perfettamente tranquillo e quasi a suo agio, come se si trovasse in un salotto dell'alta società a parlare del tempo, e non in una cella dimenticata da Dio e dagli uomini a confessare un uomo condannato a morte.

Che poi, confessare... se Draco avesse dovuto elencare tutti i suoi scheletri, l'avrebbero giustiziato alle calende greche.

Tentò comunque di svuotarsi la coscienza e, sospirando, parlò per la prima volta dei suoi peccati; era stato un ragazzino spocchioso, viziato, arrogante ed attaccabrighe. Crescendo, era solo peggiorato. Il famoso Mezzosangue sibilato ad una dodicenne Hermione Granger non era solo la “prova di forza” di un marmocchio che vuole affermarsi agli occhi dei suoi amici più grandi. Lui ci credeva davvero a quello che aveva detto, dannazione! Era veramente convinto di essere superiore a quella ragazzina saccente, solo in virtù del fatto che i suoi genitori erano maghi Purosangue e quelli di lei solo degli insulsi Babbani.

Col tempo, aveva imparato a ricredersi, ma non aveva mai avuto il coraggio di andare da lei e scusarsi, che sarebbe anche stato il minimo.

Pure codardo...

Allora, non avendo il coraggio di andare contro quello che gli aveva insegnato la sua famiglia, si era rifugiato nella cattiveria. Odiava tutto e tutti, maledizione. Solo i Serpeverde lo ammiravano, ma perché era stato l'unico ad aver avuto l'onore del Marchio.

Già. Il Marchio. Anche quello era un peccato?

È il simbolo della mia dannazione”

Vero” rispose l'anziano prelato. “Ma ti è stato imposto. Non l'hai scelto. Avevi già imparato da tempo quanto fossero sbagliate le idee dell'Oscuro”

Ma ce l'ho. È per quello che sono qui a confessare i miei peccati per non andare all'altro mondo con la coscienza grondante di fango, invece che essere al Manor a godermi i miei miliardi”

Sì, ma ti sta facendo pagare per qualcosa che non hai mai veramente commesso; le tue colpe le hai espiate col pentimento. Ora, sta a Dio l'ultima parola”

Silenzio. Poi: “Ho paura”

Normale. La morte non è una cosa facile. Non è bella. Nel tuo caso non è giusta. Ma esiste. Nessuno può farci nulla. Hai visto che fine ha fatto l'ultimo che ha provato a sconfiggerla”

Ma ho paura lo stesso! Fino a poche ore fa non l'avrei detto, ma... vorrei rimanere qua. Non voglio andare su quel patibolo”

Purtroppo non è possibile. È scritto che la tua vita finisca oggi, Draco Malfoy” disse il prete, alzandosi. “Ma non devi pensare che sia un'ingiustizia. Anzi, visto come sta andando il mondo, forse è meglio per te”


Somebody please tell me that I'm dreaming
It's not easy to stop from screaming
But words escape me when I try to speak
Tears they flow but why am I crying
After all I am not afraid of dying
Don't believe that there never is an end
 

No.

Non voleva morire.

Voleva vivere. Curioso come, forse per la prima volta in vita sua, Draco Malfoy provò un disperato attaccamento per la vita. Proprio oggi che sarebbe stato giustiziato.

Arrivò a sperare che fosse un sogno.

si diceva è solo un brutto sogno, un incubo. Ora mi sveglio e sono nel mio letto, al caldo, a casa mia.

Ma non era così. Era sempre, spietatamente in una cella buia. Solo. Al freddo.

Tremava. Non riusciva a parlare, se pensava a cosa lo attendeva. Le parole del prete avrebbero dovuto tranquillizzarlo, ma in realtà non riusciva a ragionare.

 

Pianse.

Neppure ricordava quand'era stata l'ultima volta che l'aveva fatto, ma scoppiò in un pianto dirotto.

Lasciò che le lacrime gli bagnassero le guance, mentre ripensava al colloquio con il prete.

L'aveva consolato. Gli aveva detto che non era un male, per lui, la prospettiva della morte.

Ripensandoci, si accorse che la sua vita era stata composta, per buona parte, da menzogne, intrighi e raggiri.

Lo stesso fatto che fosse lì, era il risultato dell'ennesimo intrigo.

Questo non lo spingeva ad agognare di farla finita, ma, ripensandoci, la prospettiva di un incontro ravvicinato con il Tristo Mietitore non era terribile. Si disse di prenderla con filosofia. Non sarebbe morto impaurito.

Non doveva aver paura. Se non altro, lui era un Malfoy.

Anzi, meglio. Era l'ultimo dei Malfoy.

Non poteva morire tremando come un Weasley qualunque.

Avrebbe tenuto la testa alta, e lo sguardo fiero.

Fino all'ultimo.


As the guards march me out to the courtyard
Someone calls from a cell "God be with You"
If there's a God the why has he let me die?

As I walk all my life drifts before me

And though the end is near I'm not sorry
Catch my soul it's willing to fly away

 

Si sentì il rumore di una serratura che scatta. Draco alzò lo sguardo.

Un secondino era entrato nella cella. Teneva in mano un paio di grosse manette a cui era legata una catena. Si guardarono. La guardia era un uomo anziano, sul suo volto segnato dalle rughe Draco poté notare stanchezza, e quasi sofferenza.

È ora, ragazzo” gli disse. “Bisogna andare”

Draco si alzò e tese i polsi. L'anziano lo ammanettò e lo condusse fuori dalla cella.

Lì lo attendevano quattro Auror in divisa, che si posizionarono uno davanti, uno dietro e due ai lati di Draco. L'Auror che lo precedeva (che il biondo riconobbe come un sergente di cui però gli sfuggiva il nome) prese la catena dalle mani dell'anziano secondino e, dopo un veloce saluto di circostanza a quest'ultimo, guidò il gruppetto attraverso i corridoi delle “segrete” di Azkaban.

Percorsero un corridoio buio e silenzioso, in cui si sentiva solo il rumore dei loro passi e delle gocce d'acqua, risultato della condensa dell'umidità del luogo, che cadevano dal soffitto.

Giunsero ad una rampa di scale e la salirono, giungendo al primo livello sotterraneo, dove imboccarono un altro corridoio altrettanto umido, buio e silenzioso del precedente.

Ad un certo punto, qualcuno, da una cella, disse con voce strascicata e un po' mangiandosi le parole quello che Draco interpretò come un “Dio sia con te”.

Stese le labbra in un sorriso triste. Ripensò con amara ironia che l'ultima volta in cui gli avevano detto una cosa simile era stato al suo matrimonio.

Ora sua moglie era morta e comunque avrebbero divorziato. Evidentemente qualcuno là in alto ce l'aveva con lui, non vi era altra spiegazione.

Lui non era mai stato una persona particolarmente religiosa. Certo, era convinto che dovesse esserci un qualche essere “superiore”, qualcuno che decidesse come dovessero andare le cose nel mondo, altrimenti ci sarebbe stato solo lo sbaraglio, l'anarchia, e non l'ordine. Ed in quel momento, in uno slancio di autocoscienza, si convinse che, effettivamente, un ordine c'era: lui stava pagando. Pagava per gli errori commessi in passato. Pagava per gli errori di suo padre, che era morto stroncato dal vaiolo di drago e non aveva potuto saldare i suoi conti con “il bene”.

 

***

 

Camminarono lungo il corridoio buio. Era strana, la sensazione che Draco sentiva scorrere lungo la schiena, dal basso verso l'alto.

Era come se tutta la sua vita gli ripassasse davanti, come in un lunghissimo flashback. Si rivide bambino, sulle ginocchia di sua madre, mentre suo padre leggeva il giornale sulla poltrona del salotto blu, e sorrideva.

Si rivide ragazzino, a Diagon Alley, mentre passeggiava con la sua famiglia, quando erano ancora uniti. Rivide un ragazzino biondo con i capelli impomatati che si faceva prendere le misure da Madama McClan per la divisa di Hogwarts, vide quel ragazzino parlare, senza saperlo, con un giovanissimo Harry Potter.

Si rivide adolescente, l'arrivo ad Hogwarts, le scaramucce con Potter, le storie con le sue compagne, le risate nella Sala Comune di Serpeverde, le sbronze con Theo e Blaise... il Marchio Nero.

Ecco, quello, probabilmente, fu l'inizio della fine. Da quel momento, era stato un reietto, rifiutato dai Serpeverde che prima ne avevano paura, poi lo disprezzavano, e dagli altri che ne avevano avuto schifo da subito.

Ripensandoci, forse non era poi così male andarsene. Basta bugie, basta sguardi falsi, basta fetenti leccaculo che gli si inchinavano davanti per poi gioire alla notizia della sua condanna a morte. Ne aveva abbastanza di quel concentrato di menzogne e falsità che era stata la sua vita terrena; a cominciare da tutte le cazzate sul sangue e sulla purezza e superiorità dei Malfoy: erano tanto vere che, per fare pulizia nel mondo magico, avevano seguito un Mezzosangue che combatteva i suoi simili, uscendone sconfitti, mentre gli attuali Eroi Supremi del Mondo Magico erano, rispettivamente, un Mezzosangue, una Nata Babbana ed un traditore del proprio sangue. Della serie: pigliatelo in saccoccia, Voldemort dei miei stivali.

Aveva quasi fretta, se pensava a queste cose. Poteva quasi sentire le sue gambe che chiedevano di aumentare il passo, e qualcosa dentro di sé che spingeva per uscirne.


Mark my words believe my soul lives on
Please don't worry now that I have gone
I've gone beyond to see the truth
When you know that your time is close at end
Maybe then you'll begin to understand
Life down there is just a strange illusion

 

Giunsero al cortile dell'ala ovest. Era un cortiletto quadrato, non molto grande. Sul lato destro rispetto alla porta da cui l'avevano fatto entrare, stava un piccolo palco per le autorità. Erano presenti i rappresentanti del Ministero e degli Auror della prigione.

Draco lanciò un'occhiata verso il palco e scorse Bartholomeus Shifty in persona. Il bastardo era venuto a godersi lo spettacolo.

Benissimo. Farò in modo che la performance sia degna del grande Capo dell'Ufficio Auror.

Le guardie, senza tanti complimenti, lo condussero alla forca che era stata allestita al centro del palco. Lo fecero salire e lo obbligarono a voltarsi verso il palchetto delle autorità, mentre il boia armeggiava con il cappio.

Un funzionario del Ministero, un uomo basso e tarchiato, con dei grandi baffi neri, si alzò e prese in mano un pergamena.

Prigioniero numero 0394, Draco Lucius Malfoy, condannato alla pena capitale per l'assassinio di Astoria Greengrass. La pena viene eseguita come disposto dal Wizengamot in data 19 settembre 2015 nella prigione di Azkaban. Ha messo a verbale, scrivano?”

Sì, giudice”

Molto bene. Il condannato ha un ultimo desiderio?”

A dir la verità, sì. Vorrei potermi avvicinare al signor Shifty, che vedo presente tra il pubblico, per potergli dire due parole in privato”

Beh, servirebbe l'accordo del signor Shifty...” rispose il giudice, voltandosi verso l'interpellato.

Va benissimo”

Bene. Il condannato è autorizzato a scendere dal patibolo e a recarsi fino a metà strada tra il patibolo e il palco. Il signor Shifty lo raggiungerà lì”

I due eseguirono, e si incontrarono faccia a faccia in mezzo al cortile.

Allora, Malfoy, che volevi dirmi?”

Innanzitutto, che sei un bastardo disonesto. Ho visto Mangiamorte comportarsi in modo più pulito”

Shifty ghignò. “Sfogati pure, Malfoy. Tanto tra poco sarai solo uno spiacevole ricordo”

Ricordati le mie parole, Shifty. Io oggi muoio, ma ne verranno altri dopo di me. Un giorno pagherai per quello che hai fatto. Come me, altri si solleveranno”

Non mi fai paura, Malfoy. Sono solo le ultime unghiate di una tigre ferita”

Forse. O forse no. Chissà?” disse Draco, ridendo. “Tu pensi di avermi distrutto condannandomi. Ma non sai che, per quelli come me, non è un problema morire. Sai, Shifty, alla fine ti devo ringraziare. Ho capito molte cose, stando qui dentro”

Tu sei pazzo”

No, Shifty. Non sono mai stato così lucido” rispose l'ex Serpeverde. “Tu pensi di distruggermi, distruggendo la mia vita, ma non è così. La vita cos'è? È un sogno, un'illusione. È fallace. Non affezionarti troppo alla tua, Shifty. Potresti esserne deluso” concluse, prima di voltarsi.

Ah, Shifty?”

Che vuoi ancora?”

Posso dirti un'ultima cosa?”

Lo sputo centrò il Capo dell'Ufficio Auror dritto nell'occhio destro, facendolo piegare dalla sorpresa.

Sotto lo sguardo attonito dei presenti, Draco Malfoy tornò sulla forca, sghignazzando, e si posizionò dov'era prima del colloquio.

Guardando il cielo, mentre il boia gli sistemava il cappio al collo e Shifty imprecava, pensò che, veramente, non era importante quello che aveva deciso Shifty.

Ringraziò mentalmente Ignatius Clergyman per averglielo fatto capire.

 

Un ordine del giudice.

Una leva che scattava.

 

Hallowed be thy name

 

 

 

Note dell'autore:

 

Allora...

Innanzitutto ringrazio tutti quelli che sono riusciti a giungere fin qui nella lettura.

Questa è la mia terza FF, come The Mercenary è ispirata da una canzone, anche stavolta degli Iron Maiden. Il brano in questione si chiama Hallowed be thy name, parla di un condannato a morte che invoca una preghiera a Dio e... mi piaceva vedere Draco Malfoy nei panni del condannato. Non so, mi ha sempre dato un'idea un po' triste e solitaria, ma molto riflessiva, soprattutto per quanto riguarda il Draco sedici/diciassettenne.

I personaggi di padre Ignatius Clergyman, Bartholomeus ed Abraham Shifty sono nati dalla mia mente, se avete intenzione di ispirarvi a loro vi prego di farmelo sapere :)

Piccola nota sui Mangiamorte citati: il nome proprio di Dolohov è citato nei libri di HP, mentre Jugson è presentato solo col cognome. Io gli ho dato questo nome, non so come mi sia uscito, ma mi piaceva!

 

Un grazie enorme ad A ghost behind words, per avermi messo tra i suoi autori preferiti :)

PS Scusate per le dimensioni del testo un po' ballerine, ma con l'HTML sono impedito e il mio computer è pazzo :(
  
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