Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: MurasakiHaru    07/07/2013    1 recensioni
Fece scorrere i suoi occhi color ambra su di lui studiandolo, per quanto il buio lo permettesse, ancora una volta con attenzione quasi come se imparare a memoria ogni singolo dettaglio di quel corpo, che mai avrebbe immaginato di conoscere così intimamente, potesse aiutarlo in qualche modo a capire cosa passasse nella sua testa. [Cassim/Alibaba]
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Alibaba Saluja, Cassim
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’Autrice: Salve a tutti! Sono stata parecchio assente da EFP ultimamente e so di avere un paio di lavori a metà ^^’ ma purtroppo, fra una cosa e l’altra, ho avuto davvero pochissimo tempo libero. Allora premetto che questa è una storia che non mi sarei mai aspettata di dover scrivere e neppure ne avrei avuto l’intenzione. E’ il regalo di compleanno per la mia Ludo ( TANTISSIMI AUGURI <3 ) che spero ne resterà soddisfatta anche perché è stata sicuramente la cosa più difficile che abbia affrontato in questo ambito anche perché non sono per niente fan della coppia. Prima di continuare voglio fare un ringraziamento a due persone davvero speciali che mi hanno aiutato e sopportato durante la stesura di questa fan fiction ( non le cito perché, oltre a farlo sempre, non sono particolarmente soddisfatta di come è uscita ^^’ ma so perfettamente che loro capiranno <3 ). Quindi in definitiva spero che abbiate la voglia e la pazienza di leggere tutto ed arrivare in fondo, come al solito mi è venuta un po’ lunghetta, e se volete lasciare un commento mi farete davvero un sacco piacere, sono sempre molto interessata a conoscere le vostre opinioni ! Un bacio a Tutti e ci sentiamo alla fine <3

 

 

night, moon, sand and You

 

 

Le placide ombre scure della notte erano scese ormai da parecchie ore sulla città sfarzosa solo in apparenza. Il tetro colore della sera avvolgeva qualsiasi cosa e mitigava tutte quelle palesi differenze che il sole continuava a sottolineare quasi con insistenza. Le case apparivano più simili, le strade ed i quartieri si confondevano e perfino le opulente mura del palazzo reale sembravano meno imponenti quando il buio le riduceva ad un informe massa quasi indistinta. La notte, nella sua fredda assenza di luce, era molto più giusta ed imparziale del governo corrotto di quella città: azzerava le differenze rendendo tutto più uguale. Anche gli esseri umani al buio sono più simili e spesso più veri; spogliati dall’imposizione dell’apparenza possono lasciarsi cullare dai loro istinti rivelando il proprio io in maniera più chiara e definita. Tutto gli era sempre apparso migliore illuminato solo dal fioco bagliore lontano delle stelle e perfino la sua Baldadd sembrava più bella.

Rabbrividì appena mentre l’ennesimo refolo di vento gli accarezzava la pelle nuda coperta solo da quella casacca bianca fin troppo larga per il suo fisico piuttosto minuto. Si strinse nelle spalle portando le mani sui lembi stropicciati dell’indumento cercando invano di avvicinare ulteriormente il tessuto leggero. Sbuffò appena accoccolandosi ancora di più su sé stesso in modo da ricercare calore. Avvicinò le ginocchia al petto e fu percorso da un brivido quando le sue gambe fredde si scontrarono contro la pancia, appoggio successivamente la testa allo scomodo stipite di pietra e legno che costituiva parte dell’ampio davanzale su cui si era rannicchiato ormai da quasi un’ora.

Non aveva sonno o per meglio dire non riusciva proprio a dormire. Aveva in testa tanti pensieri tutti troppo diversi fra loro per poter essere ordinati in qualche modo. La sua vita stava subendo l’ennesimo stravolgimento e, come ogni volta, lui faticava a tenere il passo. Chiuse gli occhi e si prese qualche secondo per tranquillizzarsi. Fece un paio di profondi respiri per combattere l’ansia che derivava dal senso d’inadeguatezza che provava ormai quasi costantemente e che lo accompagnava già da diversi anni. Sollevò nuovamente le palpebre tornando ad immergere lo sguardo sulla città addormentata, sentì un rumore ovattato in lontananza a cui non riuscì ad attribuire un’origine e, quasi d’istinto, spostò la sua attenzione all’interno della piccola stanza spoglia. Frugò veloce in quell’oscurità finché non trovò il letto appoggiato alla parete opposta alla sua posizione. I suoi occhi, già abituati al buio, non ci misero molto ad individuare una figura che giaceva, ancora placidamente addormentata, sul piccolo giaciglio sfatto che, anche quella notte, avevano condiviso.

Spostò appena la testa piegandola quel tanto che bastava per riuscire ad appoggiare una guancia sulle ginocchia. Restò fermo in quella posizione fintamente comoda ancora per qualche altro minuto mentre tutta la sua attenzione si concentrava sul ragazzo che stava guardando dormire. Era disteso sulla pancia, le braccia abbandonate lungo i fianchi, con il viso rivolto verso di lui coperto solo parzialmente da un lenzuolo piuttosto rovinato che tempo prima, vista la fattura pregiata, doveva essere appartenuto a qualche membro della classe alta della città. Fece scorrere i suoi occhi color ambra su di lui studiandolo, per quanto il buio lo permettesse, ancora una volta con attenzione quasi come se imparare a memoria ogni singolo dettaglio di quel corpo, che mai avrebbe immaginato di conoscere così intimamente, potesse aiutarlo in qualche modo a capire cosa passasse nella sua testa. Risalì lentamente da dove il tessuto macchiato lasciava scoperta la pelle, di una sfumatura appena più scura della sua, della schiena e seguì il leggero avvallamento della colonna vertebrale fino alle scapole in parte nascoste sotto una scomposta massa scura di dread lasciata ora libera dall’usuale mezza coda. Passò oltre andando quindi a contemplare i lineamenti di quel viso per lui così famigliare ma che ora gli appariva tanto cambiato. Fissò la sua bocca appena dischiusa soffermandosi qualche secondo di più su quelle labbra sottili di cui ora conosceva il sapore, risalì lentamente naso e zigomi, andando poi a perdersi in quegli occhi, ancora nascosti dalle palpebre, di cui sapeva l’esatta sfumatura di colore.

Cassim. Quel nome gli venne spontaneo alle labbra e si ritrovò a pronunciarlo sottovoce senza neppure avere la piena consapevolezza di farlo. Per la terza volta quel ragazzo gli aveva sconvolto la vita e, come sempre, gli aveva sbattuto in faccia tutti i suoi tanti limiti. Credeva di averlo capito, almeno in parte ed invece si era ritrovato nuovamente spiazzato dal suo comportamento così eclettico ed imprevedibile. Si era quindi rassegnato all’evidenza e aveva accettato il fatto che non sarebbe mai e poi riuscito ad intuire quali fossero le reali intenzioni di quel presunto fratello che continuava costantemente a tenerlo legato a lui. Dopo l’incidente, che egli stesso aveva aiutato involontariamente a causare, avvenuto pochi anni prima al palazzo reale si era ripromesso non tanto di odiarlo, anche perché era ben consapevole che non ne sarebbe mai stato capace, ma quanto più di dimenticarlo e di non avere più niente a che fare con lui. Ed invece eccolo ancora una volta al suo fianco immischiato forse nella più folle e sbagliata battaglia persa che Cassim stava portando avanti ubriacato solo da un inutile desiderio di vendetta e guidato da un’ideologia, a sua avviso, totalmente sbagliata. Avevano messo su una sorta di teatrino piuttosto ridicolo o comunque molto improbabile. Chiunque, studiando il loro gruppo con un minimo di criticità, avrebbe subito capito il suo finto ruolo di leader. Tutto ciò non gli piaceva anche perché non era d’accordo con i metodi usati da Cassim, ma forse avrebbe potuto davvero cambiare le cose se fossero riusciti ad ottenere un numero di consensi ancora più alto fra le tante persone, ormai ridotte alla fame, che costituivano l’indigente popolo di Baldadd. Con l’appoggio della gente avrebbe potuto rivendicare il suo titolo di principe e avrebbe provato a portare dei cambiamenti radicali alla politica del suo paese. Eppure, quando si concentrava su questi pensieri, qualcosa lo faceva sentire profondamente a disagio e per una volta ciò non derivava dalla sua paura di sbagliare ma più che altro dal non sapere come il ragazzo che aveva di fronte avrebbe reagito. Quale sarebbe stata la sua risposta? Sapeva per esperienza che Cassim era un tipo incline ad usare più l’astuzia e le mani piuttosto che le parole, l’esatto contrario di lui. Spesso si erano scontrati su questo punto e più volte si era visto accusare di essere una persona inutile ed inconcludente proprio per questa sua inclinazione a voler trovare un modo “pacifico” per cercare di sistemare praticamente ogni situazione.      

Sospirò cercando di scacciare, almeno per il momento, dalla sua mente tutti quei pensieri inutili. Tornò a concentrarsi sul viso addormentato dell’altro. Provò nuovamente a distinguerne i lineamenti nell’oscuro chiarore delle stelle e stavolta la sua attenzione andò a focalizzarsi sulla sua bocca. Dopo pochi secondi iniziò ad avvertire una strana morsa allo stomaco, come un senso di vuoto, mentre sentiva distintamente le proprie guance farsi appena più calde sintomo che stava arrossendo. Cominciò a respirare pesantemente dopo aver deglutito nient’altro che aria conscio che la sensazione d’imbarazzo che stava provando derivava dalla consapevolezza di avere gran parte del collo e della pancia segnata dal calco imperfetto di quelle labbra sottili. Quei marchi rossastri risaltavano ancora di più sulla sua pelle chiara resa ancora più bianca dalla luce fredda della notte e si intrecciavano, specie intorno ai fianchi e al bacino, con una doppia serie speculare, piuttosto regolare, di piccoli lividi grigiastri dalla forma molto simile a quella dei polpastrelli di una mano. Andò a ricercare con lo sguardo i segni che egli stesso aveva fatto sulla schiena dell’altro, ma la quasi totale assenza di luce gli impedì d’individuare l’esatta posizione di quelle lievi escoriazioni che, con tutta probabilità, la ricoprivano in gran parte. Erano sempre stati piuttosto fisici fin da bambini fra di loro e anche durante il sesso avevano mantenuto inalterata questa caratteristica.

Facevano l’amore ormai da parecchie settimane. Non avrebbe saputo dire con esattezza che cosa sottendesse quel loro ambiguo rapporto o cosa li spingesse a cercare in continuazione quel contatto così intimo e personale. Quel comportamento era abbastanza atipico per entrambi. In precedenza non aveva mai avuto esperienze degne di una certa rilevanza, ma poteva affermare con sicurezza di essere attratto dal gentil sesso e dalle grazie prosperose che il corpo femminile poteva offrire e, per quello che sapeva e che gli era stato raccontato da terzi, anche il suo amante la pensava allo stesso modo in fatto di gusti sessuali. Eppure stava così maledettamente bene stretto fra le sue braccia mentre provava un improbabile senso di appartenenza quando lo sentiva entrare dentro di sé. Non avrebbe saputo dire se era innamorato o meno e forse questo, momentaneamente, era il minore dei suoi problemi.

Il vento ancora troppo freddo della notte tornò a scompigliargli i capelli e lo riscosse dai suoi pensieri portando con sé anche qualche sporadica traccia di polvere e sabbia sottile. Ben presto un fastidioso pizzicore lo fece starnutire. Chiuse gli occhi e cercando di fare meno rumore possibile abbandonò la strana posizione che aveva assunto per portarsi entrambe le mani giunte a coprire bocca e naso in modo da riuscire ad ovattare ancora di più quel suono fastidioso. Decise dunque di alzarsi definitivamente e, con pochi passi veloci e silenziosi, raggiunse l’angusto letto fatto di assi. Si fermò proprio davanti al bordo e indugiò ancora un paio di secondi sul grande tappeto finemente lavorato che avevano steso sotto il precario mobile. Con i piedi nudi saggiò la consistenza morbida di quei fili sapientemente intrecciati mentre, dopo aver abbassato lo sguardo, si stupì di quanto quei brillanti colori vivaci fossero smorzati alla luce fredda della stelle. Si liberò velocemente della giacca che aveva inutilmente indossato per cercare di ripararsi dalla pungente aria della sera buttandola sulla piccola pila di vestiti sfatti che avevano accatastato in un angolo vicino alla porta quando erano entrati in camera. Erano entrambi troppo disordinati ed impegnati per preoccuparsi di dare una sistemazione almeno vagamente degna di questo nome ai loro indumenti leggeri. Rabbrividì nuovamente quando anche la parte, in precedenza coperta da quella stoffa sottile, rimase esposta completamente. Era solo ansioso di raggomitolarsi contro il corpo caldo di Cassim e di coprire entrambi con quel lenzuolo che ora giaceva parzialmente arrotolato attorno al corpo del più grande.

Si mosse quasi furtivamente e s’infilò in quel letto scomodo con un unico movimento fluido. La parte più difficile fu recuperare il lenzuolo, ma con un po’ di pazienza, mista ad altrettanta fortuna, riuscì nel suo intento senza svegliare il compagno. Sistemò come meglio poté il leggero quadrato di stoffa e poi finalmente andò ad accoccolarsi contro il fianco dell’altro. Appoggiò con delicatezza il capo sulla sua spalla strusciandosi appena su quell’improbabile cuscino mentre, con dei lenti e profondi respiri, si lasciava cullare dall’odore pungente proprio del suo amante. Adorava quel profumo intenso, era una sorta di misto fra l’inconsistente aroma della sabbia calda e una speziata fragranza d’incenso. Socchiuse gli occhi per potersi gustare appieno quel momento per lui così rilassante e pian piano scivolò in una sorta di vigile dormiveglia popolato da ricordi confusi. Si abbandonò a quella moltitudine di brandelli di memoria spesso incompleti e, fra tutti, andò a focalizzarsi su quello che ultimamente continuava a rievocare con più frequenza e di cui, ne era sicuro, non avrebbe mai dimenticato un singolo dettaglio.

 

Faceva fin troppo caldo quella sera. L’aria rovente del pomeriggio non era stata mitigata dal tramonto del sole e il poco vento che soffiava era carico di sabbia. Tutto era andato storto quel giorno.

Avevano litigato per gran parte del tempo e, come per l’afa, anche loro non si erano raffreddati con il calare della notte. Anzi la discussione stava assumendo toni sempre più accesi e violenti. Il motivo era sempre lo stesso, scatenato da una visione del mondo troppo diversa per poter essere conciliata in un qualche tipo di accordo. L’aria dell’angusta stanza in cui si trovavano era ormai impregnata dell’odore acre di tabacco e del suono vano di parole che somigliavano sempre di più ad una supplica. Avevano continuato ad urlarsi contro ancora e ancora finché entrambi sfiniti avevano tacitamente deciso di smettere quell’inutile quanto ridicola  pantomima: nessuno dei due avrebbe abbandonato la propria patetica posizione.

Si era lasciato cadere mollemente sul letto sempre tenendo gli occhi puntati sul suo irascibile interlocutore. Gli stava dando le spalle mentre frugava nervosamente dentro una malconcia cassa di legno, lo vide estrarre qualcosa che poco dopo venne avvicinato alla sporca lampada ad olio che illuminava il piccolo ambiente. Ne percepì l’odore prima di vederne la forma; l’ennesimo sigaro.

Odiava il fumo prodotto da quei rotolini scuri di foglie ed erbe, era disgustato dal loro aroma, ma la cosa che trovava più insopportabile era sentire quell’odore pungente su di lui, sui suoi capelli, sui suoi vestiti, sulle sue mani, ovunque. Fece una leggera smorfia arricciando appena il naso cercando di manifestare ancora di più il suo disappunto riguardo a quella malsana abitudine, la prima di una lunga serie, che Kassim aveva fatto propria. Tossì fintamente continuando a fissare il più grande che continuava tranquillamente a fumare con la schiena appoggiata alla parete. Ricevette in cambio solo un’occhiata annoiata. Restarono ancora un po’ avvolti in un silenzio ovattato e carico di tensione, poi improvvisamente Cassim, gettato da parte il sigaro ormai consumato interamente, abbandonò la posizione che aveva precedentemente assunto per avviarsi verso la porta della stanza.

 

- Dove vai? -
 

- Fuori. –
 

- Sì, ma dove? -
 

- Affari miei. -

 

Prima che riuscisse ad uscire dalla stanza Alibaba scattò in piedi e si parò davanti all’uscita appoggiandosi con la schiena contro la superficie fatta di tavole scure. Aveva una strana sensazione, anzi una brutta sensazione e non avrebbe mai permesso all’altro di passare la notte in un posto che probabilmente neanche egli stesso aveva ancora deciso. L’avrebbe fatto arrabbiare, di nuovo, ne era sicuro.

 

- Ti levi? -
 

- No! -
 

- Alibaba cazzo voglio uscire! -
 

- Perché? -
 

- Cosa vorrebbe dire perché? -
 

- Rispondi. -
 

- Sono stato qui tutto il giorno, ti ho sopportato fin’adesso e ora ho bisogno di uscire, andare a bere e probabilmente a farmi una bella scopata. Questa è una risposta sufficientemente esaustiva per te?  -

 

Silenzio. Non avrebbe saputo descrivere con esattezza quello che gli passò per la testa dopo aver sentito quelle parole, come non sarebbe mai stato in grado di capire il perché aveva maturato una sorta di gelosia nei confronti del ragazzo più grande, uno strano senso di possesso che spesso aveva etichettato, forse erroneamente, come affetto fraterno. Ma quello che stava provando in quel momento era ben lontano dall’attaccamento che si può provare per un fratello. Non sapeva cosa fare e tantomeno come ribattere alla sfacciata risposta che gli era stata data. Si sentiva impotente, frustrato sia dalla sfiancante litigata appena conclusa sia dalla situazione in cui attualmente si trovava. Abbassò appena il viso e andò a puntare gli occhi ambrati sul pavimento di pietra grezza, imprigionò il labbro inferiore fra i denti iniziando a torturarlo nervosamente con lievi morsi. Prese un profondo respiro dopo aver maturato una decisione totalmente insensata. Sentì l’imbarazzo crescere, raccolse tutto il misero coraggio che aveva poi alzò nuovamente lo sguardo, appena velato di pianto, per andare a puntarlo in quello freddo del suo interlocutore. Prima di prendere la parola ancora una volta si prese un secondo per sfidare quegli occhi così diversamente simili ai suoi.

 

- Scopa me allora ! -

 

Mantenne gli occhi inchiodati in quelli dell’altro incapace di muoversi forse troppo imbarazzato per quello che aveva appena detto o troppo spaventato dalla reazione che la sua stupida presa di posizione avrebbe potuto provocare. Lesse inizialmente stupore nello sguardo apatico del più grande poi vide rapidamente la sua espressione, inizialmente interdetta, diventare più dura e in un certo senso più cattiva. La fredda risata che ricevette come risposta lo costrinse di nuovo ad abbassare lo sguardo incapace di sostenere quel contatto ora fin troppo umiliante.

 

- Addirittura. E cosa ti fa pensare che potrei trovare interessante la tua proposta? -
 

- … -
 

- Visto! Sei patetico, non hai ancora imparato a stare al mondo e dopo avermi fracassato le palle tutto il giorno con le tue inutili cazzate mi vieni anche a fare delle proposte indecenti e idiote di cui non comprendi neppure il significato. Sei ancora uno stupido moccioso, lo sei sempre stato dopotutto. -

 

Si costrinse a ricacciare indietro le lacrime che stavano fastidiosamente pizzicando per uscire, s’impose di non piangere e di non spostarsi neppure di un centimetro quando sentì i passi dell’altro farsi sempre più vicini. Non l’avrebbe fatto uscire quella sera, gli avrebbe dimostrato, forse per la prima volta, la sua determinazione nel prendere una posizione a costo di dover fare a botte e prenderle per l’ennesima volta. Ingoiò tutta la sua vergogna e il suo imbarazzo e facendo leva su quella strana paura che lo accompagnava sin dall’inizio di quella discussione alzò nuovamente gli occhi scoprendo così di trovarsi a pochi centimetri dal viso dell’altro.

 

- Allora ti levi adesso? Ti avverto che mi hai già stufato da un pezzo. -
 

- No! Voglio che tu stia con me stasera. -
 

- Ancora con questa storia!? -
 

- Mettimi alla prova. -
 

- Ma ti rendi conto di quello che dici? Conoscendoti sarai ancora vergine e io non ho alcuna intenzione di ve..   -
 

- Hai paura? -
 

- Di cosa esattamente dovrei avere paura? Tu ne hai! -
 

- Non ho mai detto di non averne, ma credo di avere più paura di quello che potresti fare se ti lasciassi uscire. -

 

Sapeva fin troppo bene come Cassim spendeva le sue nottate quando usciva da solo o in compagnia o per meglio dire lo immaginava. Più di una volta l’aveva visto tornare di pessimo umore distrutto da un qualcosa che non poteva capire ne immaginare. Aveva chiesto spiegazioni un po’ a tutti i componenti di quell’improbabile banda, ma nessuno era stato in grado di fornirgli una risposta decente, le uniche informazioni degne di un qualche tipo di rilievo le aveva avute da Zaynab. Lei lo conosceva piuttosto bene, erano praticamente stati costretti a crescere insieme e in fretta, avevano condiviso angosce e preoccupazioni. La giovane donna gli aveva raccontato molte cose riguardo alla terribile situazione che gli abitanti del suo vecchio quartiere avevano dovuto affrontare dopo la sua partenza, Alibaba imparò cose che avrebbe preferito continuare ad ignorare e non si sorprese più di tanto quando Zaynab gli disse che Cassim, dopo la morte di Mariam, fosse totalmente cambiato. Se prima di allora la ragazza poteva dire di averlo in parte capito ora era la prima ad affermare che nessuno sarebbe mai stato in grado di comprenderlo perché era lui stesso a rendere impossibile la cosa. Era diventato ancora più distaccato e apatico, aveva cominciato a bere piuttosto di frequente non arrivando però mai a perdere completamente la lucidità, mangiava di rado anche quando ce n’era la possibilità e dormiva altrettanto poco. Inutile sottolineare che aveva anche preso il vizio di fumare e lo faceva davvero in continuazione, in più era solito sparire, specialmente, quando era particolarmente di cattivo umore. Non era stato troppo difficile intuire dove andasse a passare la notte anche perché non era il solo del loro gruppo a frequentare i vicoli bui e sporchi di quella città degradata in cerca di una delle troppe donne disperate o ragazzine abbandonate a sé stesse che vendevano il loro corpo per poco meno di niente. Zaynab gli aveva raccontato tanti piccoli particolari su come Cassim fosse cambiato nel corso di quegli anni, di come il suo carattere si fosse ulteriormente indurito e di come facesse fatica a concedere fiducia agli altri. Si era praticamente isolato in una sorta di suo universo personale in cui era impossibile entrare, lei stessa spesso faticava a riconoscere nel ragazzo con cui adesso aveva a che fare il bambino con cui era cresciuta e Alibaba provava esattamente la stessa sgradevole sensazione.

Non voleva che Cassim uscisse per andare a bere, non voleva che gli accadesse qualcosa come era terrorizzato dall’idea che potesse prendere una qualche malattia avendo rapporti sessuali con quelle donne fin troppo esili e pallide. Aveva già sperimentato sulla propria pelle, anni prima, quali rischi comportasse la prostituzione: aveva perso la sua adorata mamma per colpa di quel mondo così pericoloso quanto fiorente. Tornò a respirare appena più affannosamente mantenendo comunque lo sguardo piantato in quello indecifrabile dell’altro. Sentì una specie di stretta allo stomaco mentre stringeva appena i pugni come a voler illudersi di poter dare, con quei piccoli gesti, un’immagine di sé stesso che riflettesse un atteggiamento forte e risoluto che non gli era mai appartenuto tanto meno in quel momento. Poi improvvisamente abbandonò la propria posizione e scattò in avanti compiendo appena un paio di piccoli passi. Era come se il suo corpo si stesse muovendo da solo, aveva messo la ragione a tacere conscio che continuando a rimuginare sul da farsi non sarebbe riuscito a combinare proprio nulla e, ancora una volta, avrebbe avuto la peggio in quella specie di braccio di ferro che avevano nuovamente intrapreso. Andò letteralmente a far cozzare il proprio corpo con quello del più grande e, prima che quest’ultimo riuscisse a fare o dire qualche altra cosa, gli allaccio le braccia al collo. Si concesse solo un secondo ancora per permettere ai loro sguardi di fondersi di nuovo poi si lasciò guidare esclusivamente dall’istinto. Lo baciò. In maniera urgente e disperata, appoggiò le proprie labbra su quelle di Cassim che inaspettatamente non perse tempo a rispondere a quella che, con tutta probabilità, stava interpretando come una provocazione. Sentì le braccia forti dell’altro cingergli la vita attirando il suo corpo ancora più vicino, sentì una sorta di brivido attraversargli interamente la schiena quando avvertì le dita dell’altro che gli accarezzavano languide le natiche  da sopra il tessuto leggero dei larghi pantaloni chiari. Mantenne gli occhi chiusi mentre, assecondando i movimenti dell’altro, schiudeva le labbra per permettergli di approfondire quel bacio che mai si sarebbe sognato di riuscire a dargli, assaporò per la prima volta il gusto forte del più grande anche se coperto parzialmente dall’aroma intenso del tabacco. Sentiva le proprie guance scottare, avvertiva una sensazione di calore crescente in tutto il corpo, le carezze che gli venivano regalate si facevano sempre più intime e sfacciate e lui si stava decisamente perdendo in quel mare di sensazioni così nuove e intense che Cassim gli stava facendo provare.

Ubriacato dalle mani e dai baci del più grande si fece guidare verso il misero letto che troneggiava imponente occupando gran parte dello spazio in quella stanza che gli sembrava sempre più piccola. Si stese cercando di mantenere inalterato il contatto con il corpo dell’altro e non appena Cassim gli fu sopra alzò appena la testa per riprendere a baciarlo. Le sua mani iniziarono a vagare sulla sua ampia schiena cercando d’insinuarsi sotto i vestiti che stavano diventando un impiccio sempre più fastidioso. Alibaba era ben consapevole della propria esperienza quasi inesistente in merito al sesso, le poche cose che sapeva le aveva imparate per strada o dai racconti coloriti e spesso bugiardi di qualche ragazzo più o meno inesperto quanto lui. Si stava limitando a seguire e ad assecondare i movimenti sicuri e precisi di Cassim che, al contrario di lui, non sembrava minimamente intimorito o imbarazzato dalla situazione che si era venuta a creare fra di loro. Alibaba l’aveva provocato forse in maniera parzialmente inconsapevole, non si sarebbe certo aspettato di ritrovarsi veramente ansante ed eccitato abbracciato al suo migliore amico d’infanzia che versava più o meno nelle sue stesse condizioni e che probabilmente non aveva neppure capito appieno perché gli era stata lanciata quella provocazione. Ma dopotutto lui per primo non avrebbe saputo dire con esattezza cosa sottendesse questo suo strano comportamento. L’unica cosa di cui in questo momento era certo è che, nonostante l’enorme imbarazzo, volevo di più. Ancora una volta furono le parole dell’altro a riportarlo alla realtà.

 

-  Ti avverto che non sano per niente delicato.
 

- Lo immaginavo, ma mi va bene così.
 

- Hai ancora paura?
 

- Tu ne avresti?
 

- Se fossi al tuo posto?
 

- Esatto.
 

- Sì.

 

Per tutta risposta Alibaba si limitò a baciarlo nuovamente. Non era pronto e probabilmente, se continuava così,  non lo sarebbe mai stato ma non si sarebbe tirato indietro. Si lasciò spogliare interamente aiutando poi Cassim a fare lo stesso e quando restarono nudi chiese di poter spegnere la debole fiamma della lampada ad olio e ricevette come risposta una risata divertita. Dovette quindi decidersi a vincere quel senso di vergogna piuttosto velocemente, tirò le braccia al petto sovrapponendo le proprie mani chiuse a pugno appena sotto il collo come a volersi proteggere in qualche modo da una situazione che lo stava mettendo davvero in grande difficoltà. Sentì le mani di Cassim appoggiarsi sulle sue cosce nude e fare una leggera pressione, divaricò le gambe e vide l’altro che vi si accomodava in mezzo, lo fissò ancora qualche istante beandosi della visione del suo corpo nudo ed eccitato, poi, intuendo le intenzioni dell’altro, chiuse istintivamente gli occhi. 

Non ci furono altri baci, coccole, carezze o preliminari vari. Fece male. Tanto, troppo. Sentì la sua virilità lacerare la verginità che lui stesso gli aveva offerto. Restò quasi senza fiato mentre quel dolore secco ed improvviso lo costringeva a spalancare gli occhi. Si accorse di star piangendo solo quando sentì il gusto salato delle proprie lacrime in bocca. Si susseguirono un numero imprecisato di spinte veloci e profonde che decise di agevolare come meglio poteva solo dopo un paio di minuti. Aveva intuito che non sarebbe stato piacevole, era anche stato avvertito appena qualche minuto prima, ma non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a provare delle sensazioni così contrastanti fra di loro: non sapeva se pregare che finisse al più presto o implorare che durasse per sempre. Pian piano il dolore andò un po’ a diminuire iniziando a sostituirsi con quella sensazione di puro benessere propria esclusivamente del sesso. Non durò molto, poco più di una decina scarsa di minuti. Improvvisamente sentì il corpo di Cassim irrigidirsi e avvertì quasi contemporaneamente una sensazione di calore umido al proprio interno. Quasi come a volerlo imitare appena pochi secondi dopo lui stesso sporcò entrambi con il frutto di un orgasmo quasi sofferto.

 

Quella fu solo la prima volta di una numerosa serie. Avevano continuato a fare l’amore sempre più spesso e Alibaba era riuscito finalmente ad acquisire una maggior sicurezza durante il rapporto anche dovuta alla maturazione di una certa esperienza. Ora sapeva come muoversi, non era più impacciato e  riusciva a contenere l’imbarazzo che provava anche perché la voglia che aveva di sentire l’altro dentro di sé soppiantava sicuramente qualsiasi altro tipo di sensazione. Aveva imparato cosa piaceva al suo amante e cosa piaceva a lui, i modi poco delicati di Cassim non erano cambiati, ma ora era in grado di apprezzare i movimenti veloci e un po’ duri del più grande. Facendo l’amore entrambi erano in qualche modo cambiati così come era mutato anche il loro rapporto. Alibaba ricordava bene che, la prima volta, aveva passato la restante parte della notte da solo. Non appena avevano concluso l’amplesso Cassim si era alzato, aveva raccolto i suoi vestiti ed era uscito dalla stanza lasciandolo in preda ad una crescente confusione. Quella sera non chiuse occhio, restò in silenzio a rimuginare sull’accaduto cercando risposte impossibili a domande che avrebbe fatto meglio a non porsi. Solo a giorno fatto trovò il coraggio di rotolare fuori dal bozzolo che si era creato con il lenzuolo macchiato di sangue e sperma, combattendo contro un pungente fastidio al fondo schiena, e a raggiungere gli altri fingendo un’allegria che non provava. Incrociò Cassim solo verso l’ora di cena ma, quasi di comune accordo, s’ignorarono. Continuarono a fingere di non vedersi ancora per quasi una settimana poi si ritrovarono di nuovo soli in quella piccola stanza poco illuminata. Era stato Alibaba ad andare a cercarlo ed era rimasto in silenzio in piedi sulla soglia quasi per dieci minuti. Esattamente come la volta precedente fu lui a prendere l’iniziativa avvicinandosi al più grande per baciarlo ancora una volta. Nuovamente fecero l’amore e di nuovo presero ad ignorarsi. Questa stupida pantomima andò avanti quasi un mese finché presero a vedersi praticamente ogni notte per condividere il letto.

Man mano che passava il tempo Cassim diventava più attento e, in un certo senso, affettuoso. Pur mantenendo inalterato il suo modo di fare l’amore era maggiormente attento a lui e alle sue esigenze, lo coccolava un po’di più e aveva considerevolmente aumentato il numero e la durata dei baci che gli regalava. Alibaba sorrise considerando il cambiamento che c’era stato fra di loro in quell’ultimo periodo, quel pensiero gli fece nuovamente tingere le guance di una sfumatura più calda e, quasi senza accorgersene, si ritrovò a stringersi maggiormente al corpo del più grande. Quasi immediatamente sentì l’altro sobbalzare appena segno che la sua ultima dimostrazione d’affetto era stata troppo irruente, allentò immediatamente la presa e si scostò quel tanto che bastava per permettergli di girarsi nella sua direzione ovvero verso ciò che aveva disturbato il suo sonno. Restarono a guardarsi nel chiarore sempre più debole della luna per alcuni istanti, lo sguardo ora allegro di Alibaba si specchiava negli occhi assonnati di Cassim. Il più piccolo sorrise, quasi inconsapevolmente, mentre constatava per l’ennesima volta quanto il colore dei loro occhi fosse così simile poi, approfittando dei riflessi ancora piuttosto intorpiditi dell’altro, gli si avvicinò nuovamente accoccolandosi nella stessa posizione che aveva dovuto abbandonare pochi istanti prima. Restò per l’ennesima volta intrappolato nel profumo che quel corpo emanava e si spinse appena contro la mano che Cassim aveva appoggiato fra i suoi capelli chiari. Quei piccoli gesti d’affetto, apparentemente insignificanti, lo facevano sentire dannatamente “suo” e, aveva capito che adorava provare quell’atipica sensazione di appartenenza che probabilmente era l’unico a percepire. Dopo averci riflettuto sopra per notti intere era giunto alla conclusione di non essere innamorato di Cassim, il sentimento che provava nei suoi confronti andava oltre quello che generalmente veniva etichettato come tale e soprattutto era molto più complicato ed incasinato rispetto all’amore. Era un qualcosa che non avrebbe mai saputo spiegare poteva solo limitarsi a vivere quel mare di sensazioni contrastanti e, in parte sbagliate, che stare con colui che reputava praticamente un fratello gli faceva provare. Era anche consapevole della precarietà della loro situazione, una relazione come quella non era certo destinata a durare, presto gli eventi sarebbero cambiati e così anche quella specie di strano limbo che avevano costruito sarebbe stato spazzato via da scelte che entrambi avrebbero dovuto fare e che, sicuramente, sarebbero state diverse se non addirittura opposte. Ma ora era lì. Stretto al corpo della persona che al mondo lo faceva stare meglio e, contemporaneamente, lo faceva sentire peggio. Spinto da un bisogno quasi urgente Alibaba alzò il viso appena di qualche centimetro per andare a cercare le labbra del suo amante. Si scambiarono baci umidi per un paio di minuti poi, continuando a tenere la bocca praticamente incollata a quella dell’altro, il più piccolo soffiò un paio di parole con tono flebile. – Cassim .. Io e te cosa siamo? – Prima di lasciarlo replicare si prese il lusso di farsi baciare ancora. La risposta che gli venne data era forse la più semplice e scontata e probabilmente anche la più vera. – Noi. – Cassim fece una breve pausa e si allontanò di appena un paio di centimetri per poterlo guardare meglio negli occhi prima di terminare la frase. – Io e te siamo semplicemente noi. Niente di più. – Alibaba sembrò piuttosto pensieroso e, per evitare di perdersi nuovamente nei ragionamenti contorti che era solito fare, decise di mettere immediatamente a voce i propri dubbi. – Ma noi è un termine così .. indefinito.- Nuovamente la risposta dell’alto lo lasciò spiazzato. – Mi piacciono le cose indefinite, è praticamente impossibile dire quando cominciano e quando finiscono a differenza delle cose definite che hanno un inizio e una fine stabilita. –  Terminò la frase dandogli un bacio a fior di labbra poi scrollò appena le spalle per trovare una posizione più comoda e, dopo avergli sussurrato di rimettersi a dormire, chiuse nuovamente gli occhi, segno che la conversazione per lui era finita.

Alibaba restò ancora qualche altro minuto immobile ripetendosi mentalmente le parole che gli erano appena state dette. Con sua grande sorpresa si accorse di non poter essere più d’accordo con lui. Sorrise felice di aver ricevuto, per una volta, una risposta confortante, si accoccolò di nuovo contro il corpo di Cassim e lentamente iniziò a scivolare in un sonno tranquillo e senza pensieri. Intanto, fuori dalla finestra, la pallida luce della luna veniva soffocata ancora una volta dal caldo colore del sole.

 

 

 

Angolino dei saluti: Complimenti davvero se siete arrivati alla fine !! Spero che la storia non fosse troppo pesante u.u Se avete voglia lasciate un commento e ci sentiamo alla prossima !! <3 <3 <3

  
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