« L’hanno distrutta
: non
si è mai più ripresa. Non voleva usare la magia,
ma non poteva sbarazzarsene,
si è come rigirata dentro
di
lei e l’ha
fatta impazzire, esplodeva
quando
lei non
riusciva a dominarla,
e a
volte era strana, pericolosa. Ma la maggior parte del
tempo era dolce,
spaventata e innocua. »
E
la ragazzina lo fa: corre,
saltella, corre, saltella...
Corre attraverso la giallognola
erba incolta, che le arriva ai gomiti e si confonde coi suoi capelli
biondi. Le
solletica le dita, le braccia, e corre ridendo, beata.
Corre verso suo fratello, che le
tende paziente le mani, sorridendo.
Ma, d’un tratto… lei cade.
Il ragazzo scatta verso la
sorella, automaticamente.
E prega.
Sa, per esperienza, che esiste
un certo equilibrio nelle cose. In ogni cosa…
Afferra la ragazza per un
braccio, sollevandola un po’ da terra, e le guarda il volto,
gli occhi.
E ha paura.
« Mamma! » urla Aberforth, in
direzione della casa che si staglia di fronte al campo.
« Mamma, aiuto! MAMMA!!! »
Sua sorella si contorce…
Albus,
dalla sua stanza, sente i piedi
della madre che percorrono la casa, frenetici, diretti verso
l’uscita.
E sente le urla di suo fratello,
disperato, e di sua sorella, pazza.
Non ci fa caso.
Deve studiare, lui.