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Autore: Struck By You    07/07/2013    3 recensioni
[Heavy Rain][Heavy Rain]Fanfiction su: Norman Jayden,Ethan Mars,Carter Blake,Leighton Perry.
"Cosa accade quando due universi come i nostri,devastati entrambi da questa debolezza umana...si urtano?" domandò a fronte bassa cercando di non scivolare nuovamente nel vuoto dei suoi occhi.
"Si salvano." rispose lui d'un fiato.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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۵ Capitolo 4  ۵



Blake scattò immediatamente in piedi, rovesciando maldestramente la sedia sulla quale era precedentemente seduto.
 
“Che diamine stai farneticando, Norman?!” lo aggredì imbestialito, mostrando gli incisivi in segno di sfida.
 
L’agente, inevitabilmente turbato da quelle urla, non demorse e ricambiò la provocazione con uno sguardo colmo di persuasione, lasciando al collega ben poche alternative.
 
“..Sei uno stronzo.”   digrignò a denti stretti Blake che, allontanandosi, non perse l’occasione di gettare  in aria i primi fogli che si trovò sottomano.
 
 
“...Perché l’ha mandato via?” per la prima volta il signore davanti a Norman alzò il viso,rivelando l’impolverata avvenenza dei suoi occhi color cielo.
 
Jayden sgranò impercettibilmente lo sguardo verso di lui, per poi sciogliere l’espressione in un lieve sorriso compiaciuto.
 
“Beh, vede, è semplice signor...”
 
“Mars. Ethan Mars.” si presentò, abbassando nuovamente il capo.
 
“A nessuno piace sentirsi oppresso. Specialmente in momenti come questi.” spiegò senza troppi giri di parole consapevole che, con la pressione esercitata dal collega, il padre non avrebbe mai rivelato l’intera verità.
 
“Allora la dovrei ringraziare.” Ethan pronunciò quelle parole con inverosimile sincerità.
 
“ Per caso Shaun aveva qualche motivo particolare per fuggire? Secondo lei è possibile che qualcosa l’abbia spinto a scappare?” chiese l’ agente che, con la mente ancora un po’ annebbiata dalla precedente crisi, si avvicinò al padre ,appoggiando il proprio peso sulla scrivania.
 
Ethan intrecciò le mani esitante. “...Mio figlio ha passato dei brutti momenti, tuttavia sono certo che non se ne sarebbe mai andato volontariamente,almeno non senza dirmelo.”
 
“Che rapporto c’è tra lei e suo figlio?” Norman sentiva di aver appena toccato un nervo scoperto.
 
“Sei mesi fa, dopo il divorzio con sua madre, non è stato più lo stesso. A dir la verità non siamo stati più gli stessi.” spiegò il padre. “Ci siamo trasferiti in una piccola casa residenziale, in un paese totalmente sconosciuto e Shaun non è mai riuscito ad instaurare dei rapporti di amicizia con i bambini della sua età.”
“Probabilmente ha paura di affezionarsi nuovamente a qualcuno.” La voce di Ethan si incrinò, lasciando trapelare un velo di falsità.
 
“Inutile dire che il nostro rapporto col tempo si è dissolto. Spesso capitava di discutere su questioni davvero banali ma infondo credo sapesse quanto ci tenessi a lui.”
 
Jayden  rimase immobile ad ascoltarlo fino alla fine e con estrema attenzione, annotando mentalmente ogni dettaglio, ma era evidente che tutto quello che gli aveva raccontato fino a quel momento non rappresentava altro che la punta dell’iceberg.
 
“Lei non ha mai cercato di rimedia-”
 
“Secondo lei agente, crede sia facile riconquistare la fiducia di un figlio?” nel tono di Ethan non c’era traccia di accusa, ma quell'affermazione diede molto da pensare all'agente, che rimase in silenzio per alcuni istanti.
 
“Sono convinto che ci sia sempre speranza per cambiare.” proferì  Jayden, perdendo lo sguardo nel vuoto, con occhi colmi di colpevolezza.
 
“Nel mio caso credo non ne sia rimasta neanche una goccia.” Ethan si passò una mano sugli occhi appesantiti dalla notte insonne.
 
“La ringrazio di essere venuto, non ho altre domande da porle.” sentenziò Norman, alzandosi dalla sua postazione. “Se le torna in mente qualche dettaglio non esiti a tornare.”
 
Il padre riuscì ad afferrare in tempo il braccio di Jayden che si contrasse immediatamente.“...L-lei crede sia opera dell’Origami killer?”

“Non abbiamo abbastanza prove, Ethan.” si rivolse a lui con una compassione spropositata.
 
“Questo...” replicò l’uomo, immergendo la mano nella tasca del cappotto di pelle. “...le sembra abbastanza come prova?”
 
Non appena Norman realizzò che cosa tenesse in mano, indietreggiò stordito, portandosi le mani alla bocca.
 
Un’origami macchiato di sangue.
Proprio come quello ritrovato la notte scorsa nelle mani senza vita del bambino.
 
 

 

 

“Spero tu abbia scoperto qualche indizio di interessante, Norman.”  disse il direttore, riferendosi all'improvvisa convocazione voluta ardentemente dall'agente dell’ FBI.
 
Blake, costretto anch'esso a far parte della riunione, se ne stava seduto nella sala di proiezione, limitandosi ad assumere un'espressione disgustata.
 
“La notte scorsa mi sono dedicato allo studio del delineamento geografico degli omicidi: come spesso accade, gli assassini martirizzano le proprie vittime in luoghi vicini alla propria residenza, probabilmente perché ,in caso di eventuali incidenti, vogliono avere un luogo sicuro dove rifugiarsi.” cercò di chiarificare Norman a nervi tesi. “Man mano che l’omicida acquista fiducia in se stesso tende ad allontanarsi dalla sua base.”
 
“Quindi?!” si intromise maleducatamente Blake.
“Analizzando i luoghi di ritrovamento delle vittime, sono riuscito ad isolare una zona nella quale potrebbe vivere l’assassino in questione.”
 
“...e quanto grande sarebbe questa ‘zona’?” Con un ghigno Blake rivolse uno sguardo ironico a Perry che però non ricambiò.
 
“Circa 10 miglia quadrate..” anche Norman era conscio che si trattava di un territorio troppo esteso, ma non aveva ancora finito la sua spiegazione.
 
“AH! Bene! Questi sì che si chiamano progressi!” il collega esultò con finto stupore. “ Ci abiteranno almeno diecimila persone in un’area simile. Hai intenzione di bussare ad ogni porta?”
 
“Più controlli faremo, più la zona verrà limitata.” chiarì.
 
“Qual’è il prossimo passo?” intervenne il direttore del distretto.
 
“Attualmente sono riuscito ad identificare due profili psicologici che potrebbero entrare in collegamento con la zona in questione. La mia intenzione è quella di interrogarli.”
 
“CAZZATE! Stiamo perdendo del tempo prezioso e non ho la minima intenzione di ascoltare una parola in più da questo idiota!” sbraitò Blake.
 
“Mi è stato affidato il compito di trovare l’assassino ed è esattamente quello che farò.Con o senza il suo aiuto.” contrattaccò Jayden, stanco dei suoi interventi inopportuni.
 
“SEI UNO STRONZO!” urlò Carter adirato balzando in piedi, con le vene delle tempie pulsanti.
 
“FINITELA!” Perry cercò di far calmare le acque. “Invece di litigare come bambini fareste meglio ad interrogare questi maledetti sospettati!”
 

 

 



Norman e Blake, dopo aver salito l’infinita rampa di scale, erano appena giunti davanti all'appartamento del primo indiziato,Nathaniel Williams.
Si respirava un’aria pesante, probabilmente dovuta all'incessante acquazzone che sovrastava la città da settimane, e per di più l’edificio sembrava crollare a pezzi.
 
“Non c’è nessuno.” sentenziò Norman dopo aver bussato incessantemente, nonostante ci fosse un campanello affianco alla porta. “Abbiamo perso tempo per niente.”
 
Starti ad ascoltare è una perdita di tempo.” protestò Blake che, ancora prima che Jayden se ne accorse, aveva già buttato giù la porta con un calcio, provocando un rumore assordante.
 
L’agente si voltò scandalizzato. “Che diamine ti salta in mente?!” lo ammonì incredulo. “Non sono sicuro che sia legale irrompere in casa di sconosciuti.”
 
“...chiami pure la polizia.” rispose Blake in tono sarcastico.
 
-Coglione.- pensò Norman tra sé e sé, costretto a seguirlo a ruota all'interno dell’appartamento.
 
Lo spettacolo che gli si materializzò davanti era tanto inconsueto quanto terrificante: le pareti, come il soffitto, erano interamente ricoperte da crocifissi di diversa dimensione e stile.
 
Il flebile bagliore che entrava dalle piccole finestre sfondate e le luci intermittenti delle candele donavano all'ambientazione un tocco macabro al tutto.
 
 Un brivido percorse la schiena di Norman. “Si direbbe che Nathaniel sia un...diciamo...fervente credente.” commentò, cercando di non guardarsi troppo intorno.
 
“E’ un povero imbecille timorato di Dio, in attesa della fine del mondo.” spiegò Blake con il suo solito tatto. “Mesi fa l’abbiamo interrogato perché è stato denunciato per disturbo della quiete pubblica in un parco. Farneticava e delirava. Diceva pure di sentire delle voci..”
 
Norman nel frattempo si dedicò all'esplorazione della casa e capì immediatamente che, il soggetto di cui stavano parlando, aveva perso ogni contatto con la realtà ed era evidente che soffrisse di una nevrosi mistico compulsiva unita ad un complesso di persecuzione.
Insieme ai numerosi piatti lerci trovati nel lavandino della cucina, l’agente trovò altrettanti farmaci, droghe e medicine di ogni tipo sparse per la casa.
Non bisognava essere criminologi per capire che non si trattava di un assassino.
 
“Sai, il giorno in cui si è recato alla stazione di polizia ha pure osato dire che IO ero l’Anticristo, sceso in terra per perseguitarlo.Che razza di idiota.” disse Blake sogghignando.
 
-Non ha tutti i torti.- Jayden soffocò mentalmente una risata pensando al carattere di merda che si ritrovava il collega.
 
“Le candele sono ancora accese.” fece notare, facendo finta di non aver seguito il suo discorso. “Dovrebbe tornare da un momento all-” prima che potesse terminare la frase sentì cigolare la porta d’entrata.
-Merda!-  pensò voltandosi di scatto.
 
“Giusto in tempo Nathaniel! Ti stavamo cercando.” Blake con le braccia conserte si affacciò
dalla cucina, con la sua inconfondibile aria da superiore.
 
Il sospettato appena lo vide strinse i pugni e corrugò la fronte, bisbigliando qualche preghiera in latino.
 
“Agente Norman Jayden, FBI. Dovrei porle alcune domande.” intervenne prontamente, mettendo da parte il senso di colpa per essersi addentrato in una proprietà non sua.
 
“Sono innocente, Dio mi è testimone.” rispose Nathaniel con voce spezzata.
 
“Stai tranquillo, qui nessuno ti sta accusando.” cercò di metterlo a suo agio, sperando che il buon senso di Blake lo tenesse alla larga da quella discussione.
 
“Ti ricordi dov'eri martedì scorso, alle 16.50?”
 
“Ero a casa, da solo, a rendere grazia all'operato di Dio nostro Signore.” rispose iniziando a gesticolare in modo alquanto evidente.
 
“E le voci Nathaniel? Senti ancora gli spiriti sussurrarti all'orecchio?” Blake si intromise con malgarbo, facendo risalire il sospettato.
 
“Oh,noi sappiamo chi ti parla.Lo sappiamo entrambi, non è vero?” il collega si avvicinò con fare minaccioso, facendo assumere all’uomo una posizione ambigua, quasi volesse proteggersi da quelle parole.
 
“..N-non nominare il suo nome!” ringhiò il sospettato.
 
“Dimmi,cosa ti dice Nathaniel?” Blake ignorò il precedente avviso, continuando ad infierire.
 
“N-non mi è permesso parlarne...non dovresti parlarne neanche tu.”
 
“Ti ha detto di trovare nuovi seguaci no? Ti ha costretto ad andare in quel parco a spaventare quella fottuta gente!”
 
“Non devi parlarne!Lo porterai qui!” Norman aveva la netta sensazione che i malati di mente in quel momento fossero due.
 
“Il tuo Dio ha sempre bisogno di più seguaci, di più offerte!!Non è vero Nathaniel?!”
 
 “Basta!QUESTO E’ T-TROPPO!”
 
“Hai dovuto sacrificare la vita di quei bambini e l’hai donata al tuo fottuto Dio!” Blake afferrò il colletto consumato del sospettato e lo sollevò in aria per mezzo metro, facendolo quasi soffocare.
 
“BLAKE CHE STAI FACENDO?! Sei fuori di testa?!” Norman decise finalmente di intervenire ma invano.
 
“Fermati! Fermati!!” Nathaniel dimenò le gambe nel tentativo di liberarsi ma si ritrovò presto con la faccia scaraventata a terra.
 
“Li hai uccisi! Confessa bastardo!!” Blake gli tirò un calcio violento sulle costole ma ben presto la situazione si ribaltò.
 
Il sospettato dopo alcuni sforzi riuscì a sollevarsi dal pavimento e, con uno scatto fulmineo, estrasse una pistola che puntò dritto alle tempie di Blake.
 
“Tu sei l’Anticristo!” urlò contro Carter, senza avere la minima intenzione di abbassare l’arma. “Sei stato inviato sulla terra per distruggerci!”
 
“Abbassa quella pistola!” lo incitò Norman, puntando la sua Colt M1911 verso l’indiziato. “Non riuscirai di certo a sconfiggere l’ Anticristo con una Revolver. Lui è più potente di te.” l’agente cercò di immedesimarsi nella sua psicologia, reggendo il gioco.
 
“Anticristo un cazzo!” sbraitò Blake palesemente confuso.
 
“Ti pentirai di essere andato contro la volontà divina! Conoscerai la potenza del mio Signore!” proclamò avvicinandosi  sempre più alla testa di Carter.
 
“Che cazzo stai aspettando Jayden?!Per l’amor di Dio, SPARA!”



N/A
 
UFF!Capitolo intenso, non è vero?
Spero vi sia piaciuto anche perché mi sono divertita molto a scriverlo!
Secondo voi cosa farà Norman?
Scrivete il vostro parere nelle recensioni!
Non vedo l’ora di vedere se qualcuno indovina!
 
With love.

 
-Elix

 

  
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